Underwater (2020)
UnderwaterUn gruppo di ricercatori subacquei deve arrampicarsi verso la salvezza dopo che un terremoto ha devastato il loro laboratorio situato sott'acqua. Ma l'equipaggio ha altro da temere, oltre che le profondità dell'oceano.
Nel profondo dell’oceano, qualcosa si è risvegliato. I membri dell’equipaggio dell’operazione mineraria Kepler sapevano che la loro missione sarebbe stata difficile: trenta giorni confinati negli stretti corridoi e nelle anguste cabine di una trivella sottomarina costruita per sopportare l’incredibile pressione della trivellazione sul fondo dell’oceano. Ma dopo un devastante terremoto, si scatena l’inferno. Gli allarmi suonano mentre fiumi d’acqua esplodono attraverso la struttura in cemento rinforzato con violenza inimmaginabile, distruggendola nel giro di pochi secondi. Grazie alla sua prontezza e al suo ingegno, l’ingegnera elettronica Norah Price riesce a salvarsi e prevenire il disastro imminente, ma a caro prezzo. La situazione sembra senza speranza per Norah e gli altri pochi sopravvissuti, che non riescono a inviare una richiesta di soccorso. In più, il loro sottomarino di salvataggio è andato distrutto. Norah e i membri rimanenti dell’equipaggio – il capitano Lucien, la studentessa di biologia marina Emily, il direttore delle operazioni Smith, il responsabile dei sistemi Rodrigo e Paul, il buffone del gruppo – non hanno scelta: per avere una speranza di sopravvivenza, dovranno camminare sul fondale marino per raggiungere una trivella distante e abbandonata, la Roebuck, sperando che le sue apparecchiature di comunicazione siano ancora funzionanti, o che ci sia un numero di capsule di salvataggio sufficiente a portarli tutti in salvo. Ma il loro pericoloso viaggio sottomarino diventa ancora più preoccupante quando i membri dell’equipaggio iniziano a sospettare di non essere soli. Qualcosa li sta inseguendo da vicino, pronta a colpire in qualsiasi momento. Intrappolati in un pericoloso gioco del gatto e del topo contro un misterioso predatore, Norah e gli altri dovranno fare ricorso a tutto il loro coraggio per sperare di raggiungere la superficie.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 30 Gennaio 2020Uscita in Italia: 30/01/2020
Data di Uscita USA: venerdì 10 Gennaio 2020
Prima Uscita: 10/01/2020 (USA)
Genere: Azione, Drammatico, Horror
Nazione: USA - 2020
Durata: 95 minuti
Formato: Colore
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Box Office: USA: 15.905.984 dollari | Italia: 365.247 euro
Classificazioni per età: ITA: 16+
In HomeVideo: in Digitale da giovedì 14 Maggio 2020
Cast e personaggi
Regia: William EubankSceneggiatura: Brian Duffield, Adam Cozad
Musiche: Marco Beltrami, Brandon Roberts
Fotografia: Bojan Bazelli
Scenografia: Naaman Marshall
Montaggio: Todd E. Miller, Brian Berdan, William Hoy
Costumi: Dorotka Sapinska
Cast Artistico e Ruoli:
Kristen Stewart
Norah Price
Vincent Cassel
Lucien
Jessica Henwick
Emily
John Gallagher Jr.
Smith
Mamoudou Athie
Rodrigo
T. J. Miller
Paul
Produttori:
Peter Chernin (Produttore), Jenno Topping (Produttore), Tonia Davis (Produttore), Kevin Halloran (Produttore esecutivo)
Visual Effects Supervisor Blair Clark
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UNA MISTERIOSA MINACCIA. UN LUOGO ISOLATO.
LA SOPRAVVIVENZA NON È GARANTITA.
Nel 1979 Alien, la pietra miliare di Ridley Scott, condusse il genere horror nel profondo dello spazio. Nel 1989 James Cameron gettò l’equipaggio di un sottomarino in mezzo al pericolo nel profondo del mare con The Abyss. Attingendo agli elementi migliori di quei film e introducendo personaggi entusiasmanti e creature dall’aspetto completamente nuovo, UNDERWATER offre ai fan dell’horror e della fantascienza un’avventura coinvolgente e viscerale ambientata undici chilometri sotto la superficie dell’oceano e sorretta dalla coraggiosa interpretazione da protagonista dell’acclamata attrice Kristen Stewart.
Stewart interpreta Norah Price, un’abile ingegnera elettronica che diventa la leader di fatto di un gruppo di sopravvissuti dopo un disastro avvenuto sotto la superficie del mare, che li ha costretti a evacuare la trivella sottomarina in cui vivevano. A 8000 km di distanza dalla terraferma, tentano di contattare la superficie per chiamare i soccorsi, ma ben presto si rendono conto che per avere una speranza di sopravvivenza dovranno effettuare un’estenuante marcia sul fondale marino. Lentamente, e con crescente orrore, Norah e il gruppo si rendono conto di stare affrontando anche una minaccia molto diversa: una minaccia biologica, che sopravvive da anni nelle profondità più torbide dell’oceano senza essere mai stata scoperta. Improvvisamente, le possibilità di trovare una via di fuga appaiono sempre più distanti.
I migliori film di genere possiedono sempre un collegamento di qualche tipo con il mondo reale, e fin dall’inizio UNDERWATER è stato concepito come una miscela estremamente ambiziosa tra la fantascienza, il cinema d’azione, l’horror e l’umorismo, che al tempo stesso potrebbe plausibilmente avere luogo in un futuro non troppo distante. Il film ha avuto inizio da un’idea in bilico tra vari generi concepita dallo sceneggiatore Brian Duffield, la cui filmografia comprende il terzo film della saga di Divergent, The Divergent Series: Insurgent (2015). La sceneggiatura iniziale di Duffield ha subito catturato l’attenzione dell’esperto team di Chernin Entertainment. Hanno notato immediatamente il grande potenziale insito in questa storia, che parla di una spedizione mineraria sottomarina finita male e di ciò che accade quando i protagonisti cercano a tutti i costi di sopravvivere in questo ambiente implacabile.
“Inizialmente, sono stata attratta dalla semplicità del soggetto”, afferma la produttrice Jenno Topping. “Il film segue un gruppo di individui che tentano di spostarsi da un punto A ad un punto B sul fondale dell’oceano mentre tentano di scappare da un mostro. Questo tipo di struttura e i temi a essa collegati mi sono parsi molto originali all’interno del panorama thriller-horror. Era costruito sugli elementi tradizionali di entrambi i generi, e sfruttava al tempo stesso le opportunità offerte da un ambiente misterioso: il 95% del fondale oceanico non è ancora stato esplorato”.
La produttrice Tonia Davis aggiunge: “Potreste definirlo un survival movie perché i protagonisti devono sopravvivere agli elementi: semplicemente, non sanno ancora quali siano questi elementi. Una delle cose che ci piace di più del mondo sottomarino è il fatto che sia ancora sconosciuto. Ci sono persino luoghi molto vicini alla costa che sono ancora inesplorati”.
I produttori hanno reclutato Adam Cozad (The Legend of Tarzan) per rifinire la sceneggiatura e approfondire i rapporti tra i personaggi: Norah, il Capitano Lucien, la studentessa di biologia marina Emily, il direttore delle operazioni Smith, il responsabile dei sistemi Rodrigo e Paul, il buffone che ruba sempre la scena a tutti. Cozad si è ispirato ad Alien ma anche al sequel pieno d’azione concepito da Cameron, Aliens – Scontro finale (1986), ugualmente importante: entrambi i film vedevano ovviamente Sigourney Weaver nell’iconico ruolo di Ellen Ripley.
“Il personaggio di Norah rappresenta un piccolo omaggio a Ripley”, afferma Cozad. “Non era importante se Ripley fosse maschio o femmina e questo la rese un personaggio davvero innovativo. Nessuno aveva mai creato un personaggio del genere fino a quel momento. Questa è stata la vera fonte di ispirazione: volevo che l’arco narrativo di Norah non avesse nulla a che fare con il suo genere sessuale. Mi sembrava una rappresentazione molto autentica di un personaggio. Nel mondo di oggi, credo sia giusto comunicare un messaggio del genere”.
Man mano che la sceneggiatura prendeva forma, i produttori hanno iniziato a cercare un regista che fosse in grado di sostenere la tensione al cardiopalma richiesta dalla storia, e che si sentisse a proprio agio con gli effetti visivi necessari a raccontare una storia ambientata completamente sul fondo dell’oceano e a creare una nuova specie marina. William Eubank si è dimostrato la scelta perfetta. Dopo il suo esordio con un film indipendente ben accolto, Love, lo sceneggiatore, regista e direttore della fotografia ha raggiunto la fama con il suo secondo lungometraggio, The Signal, un tortuoso thriller fantascientifico presentato nel 2014 al Sundance Film Festival, dove ha avuto un grande impatto.
Dopo che l’ex direttore della fotografia ha presentato la sua visione del film, tutti hanno capito che si trattava della persona perfetta per questo lavoro. “Will Eubank ci è sembrato subito un cineasta entusiasmante”, afferma Topping. “Durante i meeting iniziali, ha dimostrato una grande curiosità. Era ossessionato dall’idea di scoprire quante poche cose sapessimo sui misteri delle profondità oceaniche. Visivamente, eravamo interessati a lui perché è un filmmaker estremamente inventivo e sicuro di sé. Oltre ai suoi talenti creativi, è anche pieno d’energia, intelligente e stacanovista: tutte queste caratteristiche si sono dimostrate cruciali per le riprese”.
Davis aggiunge: “Era pieno di energia ed entusiasmo e aveva visualizzato tutto il film. Quando ti presenta le sue idee, è come se esistessero già nel suo cervello. Diceva ‘Questa sarà la scena d’apertura del film’. E ha girato letteralmente la stessa identica scena, utilizzando anche la macchina da presa di cui avevamo parlato durante il nostro primissimo meeting. Questo ci dà un’idea della precisione con cui si è approcciato al processo e al progetto. Sapeva esattamente cosa voleva”.
Da parte sua, Eubank era elettrizzato dai temi presenti nella sceneggiatura: la sopravvivenza di fronte alle avversità, i misteri dell’oceano e il senso di claustrofobia insito nell’ambientazione. “La nostra paura dell’acqua e dell’ignoto è estremamente intensa”, afferma. “Nell’istante stesso in cui ti immergi nell’acqua, ti trovi fuori controllo. Non riesci a respirare. È completamente buio. Più vai a fondo, e più le cose diventano strane. Potrebbe esserci qualsiasi cosa laggiù”.
Eubank e Cozad hanno lavorato insieme a stretto contratto per evitare i cliché dei monster movie: per entrambi, e anche per i produttori, era importante che il pubblico si ponesse delle domande e che la tensione crescesse con l’evolversi della storia. “Tanti film hanno un solo mostro, che deve essere presentato in modo particolare”, afferma Cozad. “In questo film possiamo creare, in maniera molto fluida e organica, un’escalation che un normale film horror non ci consentirebbe. La posta in gioco continua sempre ad aumentare”.
Man mano che la sceneggiatura proseguiva, Cozad inviava le bozze di varie scene al regista, che creava modelli computerizzati per capire che aspetto avrebbero avuto queste sequenze sul grande schermo. “Nei weekend, costruiva sul suo computer delle rappresentazioni in CG che erano molto più spettacolari di ciò che avevo in mente”, afferma Cozad. “La sua visione delle scene ha reso il film molto più epico”.
Per testare alcune delle idee estremamente ambiziose di Eubank, i filmmaker hanno organizzato una giornata di riprese di prova per creare un cortometraggio di 90 secondi che avrebbe rappresentato un proof of concept. Nel filmato, il membro di una squadra sottomarina di trivellatori sente qualcosa di strano con la radio, cammina sul fondale oceanico per controllare una sua collega in un’altra area e non la trova: rimane soltanto uno dei suoi guanti. Quando si volta, un mostro si avventa su di lui dal nulla. Lo studio ha apprezzato il filmato, e UNDERWATER è stato approvato.
I PERSONAGGI E IL CAST
Una volta definita la storia, i filmmaker hanno cercato di assemblare una squadra di attori stellari per dare vita all’equipaggio dell’operazione mineraria Kepler. Hanno iniziato con il ruolo centrale di Norah Price, un’ingegnera elettronica perseguitata dal suo passato tormentato. “È tosta, è estremamente capace e non sopporta gli sciocchi”, afferma la produttrice Tonia Davis parlando del personaggio. “Nel film, Norah passa da una situazione di insicurezza, in cui è incerta riguardo al proprio ruolo nel mondo, a una condizione di sicurezza estrema, in cui è costretta a diventare una leader e una guida per il resto dell’equipaggio. Nel frattempo si troverà ad affrontare i propri demoni e il proprio passato, che scopriremo lungo il percorso”.
Era fondamentale trovare un’attrice dotata che fosse in grado di fornire un’interpretazione ricca di sfumature, riuscendo allo stesso tempo a sostenere le intense sequenze d’azione. Fin dal suo primo incontro con i produttori, il regista Eubank riusciva a immaginare soltanto un’attrice per il ruolo di Norah: Kristen Stewart. “È estremamente drammatica e carismatica”, afferma Eubank. “Il suo volto è in grado di comunicare moltissime cose anche senza parlare. Le cose che riesce a fare in modo sottile, soltanto con espressioni facciali piene di sfumature, sono estremamente potenti”.
“All’inizio del film Norah viene colta completamente alla sprovvista”, afferma Stewart. “Quando la trivella esplode, viene colta letteralmente con le braghe calate, al mattino, mentre si sta lavando i denti. Nei momenti traumatici, le persone tendono a lasciarsi sopraffare dalle emozioni o mostrare lati diversi, mentre Norah è chiusa in se stessa e un po’ distaccata dal punto di vista emotivo. Nel corso del film, scopriamo che si trova nel bel mezzo di un processo piuttosto intenso di elaborazione del lutto, e pensa di non avere più nulla da perdere. Proprio quando potrebbe essere troppo tardi, si accorge che c’è sempre qualcosa da perdere. C’è sempre qualcosa per cui combattere. La vita è preziosa. In quel momento si rimette in piedi e diventa un’eroina”.
“Amo guardare Kristen sullo schermo perché è sempre in grado di comunicare una combinazione unica di forza e vulnerabilità, e il personaggio di Norah aveva esattamente bisogno di queste caratteristiche”, afferma Topping. “Lo scopo del personaggio è spingere il pubblico a interessarsi a lei, sperando di scoprire cosa nasconda”.
Anche se la fisicità del ruolo ha aiutato Stewart a dare forma alla sua interpretazione, il suo legame con il personaggio è stato immediato e non ha richiesto quasi nessun tipo di addestramento o ricerca. “Non dovevo prepararmi per questo ruolo”, afferma Stewart. “Non sono soldati. Sono persone perfettamente normali che lavorano in un luogo che credevano sicuro ma invece non lo è. È brava ad aggiustare schermi, stringere viti e assicurarsi che la piattaforma petrolifera funzioni a dovere, ma non è una persona che sa come sopravvivere in una situazione del genere. Dunque, la migliore preparazione era essere presente il più possibile”.
È stata Stewart a suggerire che Norah avesse i capelli rasati. “Kristen è stata al gioco fin dall’inizio”, afferma Davis. “Letteralmente, 48 ore dopo, 72 ore dopo, eravamo nella stanza di un hotel con una parrucchiera, e Kristen si stava rasando i capelli e li stava tingendo di biondo. Si è dedicata completamente al proprio ruolo ed era prontissima a prendere parte alle difficili riprese del film, oltre che a trasformare il proprio aspetto: è stata davvero una grandissima fonte di ispirazione per tutti noi”.
Intrappolato in questa difficile situazione insieme a Norah c’è il capitano della Stazione Kepler, Lucien, un buon soldato che conosce bene l’ambiente circostante e la possibile rotta che i superstiti dovranno intraprendere per sopravvivere. È determinato a mettere tutti in salvo. L’esperto attore francese Vincent Cassel possedeva sia le abilità attoriali che la serietà necessaria per il ruolo. “Vincent possiede un’aria meravigliosamente potente ed enigmatica che lo rende perfetto per interpretare il capitano di un vascello minerario sottomarino”, afferma Eubank. “È estremamente tosto. Sembra in grado di fornire ottimi consigli amichevoli o paterni. Ma sembra anche capace di lottare contro un orso se dovesse essercene bisogno”.
Lo stesso non si può dire di Emily, una specializzanda in biologia marina che possiede un’incredibile conoscenza accademica della flora e della fauna abissale ma ha avuto pochissime esperienze sul campo. Quando avviene il disastro, è terrorizzata e deve scavare dentro di sé per trovare il coraggio necessario a proseguire. Per interpretare Emily, i filmmaker hanno scelto Jessica Henwick, che aveva precedentemente interpretato la guerriera Nymeria Sand nella serie HBO Il Trono di Spade e l’esperta di arti marziali Colleen Wing nella serie Marvel Iron Fist.
“Da un certo punto di vista Emily incarna lo sguardo del pubblico, perché ha una reazione estremamente reale e innocente a ogni cosa”, afferma Henwick. “Dato che la maggior parte degli spettatori non ha mai affrontato una situazione del genere, lei rappresenta il punto di contatto più vicino”.
Smith, il direttore delle operazioni che condivide un passato con Norah, è di indole buona e fa del suo meglio per aiutare Emily a superare i pericoli. Dato che lavora nella struttura Kepler da più tempo di chiunque altro tranne Lucien, è l’ottimista del gruppo. John Gallagher, Jr., che ha recitato nei film Short Term 12 e 10 Cloverfield Lane, ha ottenuto il ruolo. “È una persona di buon cuore che tiene molto alla sicurezza della squadra e vuole che tutti sopravvivano”, afferma Gallagher, Jr. parlando di Smith. “Tutti i personaggi di questo film sono persone comuni. Formano una comunità molto legata, si prendono cura l’uno dell’altro e dipendono l’uno dall’altro”.
“È affettuoso, divertente, intelligente ed estremamente coinvolto”, afferma Eubank parlando di Gallagher, Jr. Davis aggiunge: “John è affascinante, dolce, bello, e anche un po’ nerd come Smith”.
Mamoudou Athie, la cui filmografia comprende le serie The Get Down, The Detour e Sorry for Your Loss oltre che i film The Front Runner – Il Vizio del Potere e Patti Cake$, interpreta Rodrigo. È il responsabile dei sistemi, ed è emotivamente e spiritualmente controllato anche in situazioni difficili: sarà lui a spingere Norah a confrontare il suo traumatico passato. “Possiede una grande quantità di anima e potere nei suoi occhi”, afferma Eubank.
Il gruppo è completato da Paul, un saldatore macho con un ego pari soltanto alla sua imponente stazza. Dotato di una sostanziale quantità di conoscenze tecniche, ha trascorso più ore di tutti gli altri fuori dalla struttura, camminando sul fondale sottomarino come farebbe un astronauta nello spazio. È una sorta di fratello maggiore per Norah e fa di tutto per proteggerla. Allo stesso tempo, Paul possiede un grande senso dell’umorismo. E un coniglio di peluche a cui tiene molto. “Will è venuto da me e mi ha spiegato che aveva pensato di aggiungere un po’ di leggerezza e umorismo al personaggio di Paul, che originariamente era stato concepito come un tipo tosto simile a tanti altri”, afferma Davis. “Ai nostri occhi, c’era soltanto un attore capace di risultare grande, forte e robusto sul grande schermo ma anche pieno di umorismo: quell’attore era T. J. Miller”.
Si è scoperto che Miller, il quale aveva appena concluso la serie comica HBO di grande successo
Silicon Valley, era affascinato dal mondo sottomarino: The Abyss è uno dei suoi film preferiti. Dopo aver incontrato Eubank, è rimasto colpito dalla sua visione per il progetto e dai suoi film precedenti. “Ho pensato che mi avrebbe dato lo spazio necessario per fare ciò che volevo con il personaggio”, afferma Miller. “Inoltre, è raro trovare un film del genere nel panorama cinematografico contemporaneo, e spesso è proprio questo elemento a spingermi verso determinati progetti. Non esiste nessun altro film che incrocia Aliens – Scontro finale con The Abyss, mescolandoli con un senso completamente nuovo di claustrofobia”.
In UNDERWATER, il tempo a disposizione è poco e le scorte di ossigeno stanno per finire: i personaggi dovranno affrontare ostacoli di tutti i tipi per sopravvivere. “Il fatto che la storia si svolga completamente sott’acqua mi sembra molto interessante dal punto di vista tematico”, osserva Topping. “Questo senso di claustrofobia rispecchia l’evoluzione di Norah, che cambia nel corso di un lasso di tempo estremamente compresso. Ci si affeziona subito a lei e si fa il tifo per il personaggio, sperando che riesca a sopravvivere alle difficoltà per avere una seconda possibilità”.
Mentre Norah affronta i suoi demoni personali e i mostri autentici che la circondano, Topping rimane ottimista: secondo lei, gli spettatori che si presenteranno al cinema per vivere un’esperienza elettrizzante riusciranno anche a identificarsi con il suo viaggio a un livello più profondo. “Spero che vivano un’avventura e si godano il divertimento e i momenti spaventosi presenti nel film. E magari, quando usciranno dalla sala, si porteranno dietro la catarsi emotiva derivata dall’esperienza di vedere un personaggio che sceglie non soltanto di vivere, ma anche di combattere per ottenere ciò che vuole dalla vita”, afferma Topping.
LA PRODUZIONE
UNDERWATER è stato girato a New Orleans in tre teatri di posa e un numero ridotto di set esterni, ma la produzione ha comunque dovuto affrontare ostacoli piuttosto significativi. “Uno degli aspetti più difficili di questa produzione è il fatto che, per la maggior parte della storia, i protagonisti devono attraversare il fondale oceanico”, afferma la produttrice Jenno Topping. “Il che significava che avremmo dovuto trovare un modo realistico per far sembrare che i protagonisti si trovassero sott’acqua. Per farlo abbiamo unito svariate tecniche, impiegando un gran numero di effetti visivi, riprendendo gli attori nell’acqua e utilizzando tecnologie create appositamente per le riprese di questo film”.
Il regista William Eubank ha lavorato a stretto contatto con il direttore della fotografia Bojan Bazelli e lo scenografo Naaman Marshall per dare vita ad ambienti immersivi che avrebbero aiutato gli attori a calarsi nei luoghi opprimenti in cui si svolge la storia. Le cose si sono dimostrate particolarmente complicate per Marshall, dato che quasi tutti i set della Kepler – i corridoi, le stanze in cui si indossano le tute, la sala di controllo, gli alloggi dell’equipaggio – dovevano essere progettati per essere scossi e allagati o prendere fuoco, e avevano spesso bisogno di essere completamente riprogettati, dipinti e ristrutturati per trasformarsi negli ambienti della Roebuck, la stazione abbandonata che offre un’ultima occasione di sopravvivenza al tormentato equipaggio. Era importante che i set della Kepler e della Roebuck avessero un aspetto consumato e segnato dalle intemperie, come se si trovassero sul fondale dell’oceano da anni.
Marshall descrive l’estetica visiva del film con il termine “futuro passato”, mentre la produttrice Tonia Davis aggiunge: “Visivamente, ci sono elementi che ricordano la fantascienza, l’heavy metal e l’anarchia. L’aspetto e l’atmosfera del film dovevano apparire funzionali, vissuti, leggermente punk rock e leggermente futuristici”. Marshall voleva inoltre amplificare il senso di claustrofobia e gli spazi ristretti costruendo set dotati di soffitti molto bassi. “Ho persino aggiunto dell’isolante sui muri per farli apparire ancora più stretti”, afferma. “Gli spazi non dovevano assolutamente apparire grandi e vasti”.
La dinamica sequenza d’apertura di UNDERWATER stabilisce molto velocemente il tono, il ritmo e lo stile del film. Vediamo per la prima volta Norah all’interno dello spogliatoio dell’equipaggio, pochi secondi prima che avvenga il disastro… le cose sono stranamente silenziose e c’è un senso crescente di pericolo. “Per me lo spogliatoio rappresentava uno spazio molto importante: il film inizia in quel luogo e non capiamo bene dove ci troviamo”, afferma Marshall. “Potremmo essere nello spogliatoio di un liceo o di un college, oppure in una sorta di ufficio, e l’idea mi piaceva. Abbiamo giocato con i colori spenti del luogo, aprendo il film con Norah in quell’ambiente”.
Una volta che la struttura della Kepler viene sfondata e invasa dall’acqua, il pubblico si rende subito conto delle gigantesche dimensioni di questa operazione mineraria, che è stata progettata per sembrare in grado di ospitare credibilmente tra le 30 e le 60 persone, con gli alloggi dell’equipaggio, una caffetteria e un centro di comando che funge da sala di controllo.
“Abbiamo concepito la sala di controllo come uno spazio estremamente claustrofobico e affollato, pieno di monitor”, afferma Marshall. “Credo che ci fossero circa 60 monitor, e il set non era più grande di 4×6 metri. Avevamo dei soffitti incredibilmente bassi e abbiamo aggiunto un light box attorno a cui si riuniscono tutti i personaggi. È in quel momento che vediamo per la prima volta tutti i personaggi nella stessa stanza e li conosciamo”.
I set sono stati inoltre costruiti e dipinti in modo da potersi adattare a riprese dry-for-wet. La tecnica dry-for-wet, che è stata recentemente utilizzata nel fantasy d’epoca diretto da Guillermo del Toro e premiato con l’Oscar® La Forma dell’Acqua – The Shape of Water e nel film drammatico incentrato sugli astronauti Lucy in the Sky, prevede che le scene ambientate sott’acqua vengano girate in teatri di posa all’asciutto piuttosto che in enormi vasche. Durante le riprese, alcuni speciali effetti di luce aiutano a creare l’illusione di una ambientazione completamente acquatica nel teatro di posa, che può essere anche riempito di nebbia per aumentare l’effetto. Gli attori (o le loro controfigure) eseguono i loro movimenti mentre vengono sollevati da cavi o imbragature: in questo modo sembra che stiano galleggiando.
In fase di post-produzione, vengono utilizzati effetti visivi all’avanguardia per creare onde digitali, bolle e sostanze particellari, così da aumentare l’illusione che le scene stiano avendo luogo sott’acqua. “Stiamo girando un film ambientato sul fondale marino, ma non ci troviamo davvero sul fondale marino, dunque utilizziamo moltissime tecnologie per arrivare in quel luogo: queste tecnologie sono sia low-tech che high-tech – effetti visivi, effetti digitali, effetti speciali”, afferma Eubank. “Abbiamo utilizzato più o meno tutte le tecnologie che potrebbero venirvi in mente”.
Per le scene in cui i personaggi si spostano da ambientazioni asciutte (come gli interni della piattaforma di trivellazione) al fondale oceanico, la produzione ha creato un ambiente transizionale wet-for-wet, costruendo vasche che potevano contenere decine di migliaia di litri d’acqua. In uno di questi set, soprannominato “piscina della luna”, sono stati installati degli ascensori in cima alle vasche, che permettevano agli attori di essere immersi nell’acqua per alcune riprese specifiche. “È una stanza progettata per trasportare i personaggi da un’ambientazione asciutta al fondale dell’oceano”, afferma Marshall. “Scendono con l’ascensore per raggiungere una camera di pressurizzazione e poi, quando arrivano giù, le porte si aprono e permettono loro di avventurarsi sul fondale dell’oceano”.
L’illuminazione era cruciale per tutte le riprese. Lo scenografo Bazelli e la sua squadra controllavano in remoto le luci e le ombre presenti sul set, modificando ciascun dettaglio nel momento del bisogno. “Bojan è riuscito a creare un’atmosfera capace di arricchire il film, aumentare l’adrenalina e facilitare le interpretazioni degli attori”, afferma Davis.
L’approccio dry-for-wet ha avuto un grande impatto anche sul modo in cui gli attori si muovevano in determinate sequenze e sull’esecuzione degli stunt. Lo stunt coordinator Mark Rayner aveva il compito di progettare le imbracature e gli altri congegni necessari a simulare la forza gravitazionale esercitata dall’acqua. “Quando ho letto la sceneggiatura per la prima volta, ero super entusiasta perché c’era tantissima azione”, afferma Rayner. “Quando Will mi ha detto che avremmo girato una larga parte del film in dry-for-wet, sono rimasto piuttosto sorpreso. Solitamente, gli stunt coordinator hanno il compito di realizzare scene piene di energia e velocità, ma in questo caso, dato che l’azione si svolge sott’acqua, avremmo dovuto rallentare ogni cosa e questa sarebbe stata una grande sfida”.
“Inizialmente, avevamo pensato di far indossare agli attori delle ginocchiere e delle gomitiere, così da rallentare i loro movimenti e creare l’illusione che si trovassero sott’acqua”, afferma Rayner. “Ma una volta che hanno indossato le loro mute subacquee, ci siamo resi conto che avevano un aspetto piuttosto autentico: si muovevano già in modo lento e pesante. Guardando i monitor, sembrava che gli attori fossero sott’acqua anche senza l’ausilio degli effetti visivi. Tutti noi avevamo un rapporto di amore e odio con le mute. Hanno un aspetto realistico, ma hanno anche rappresentato una sfida per tutti, persino per gli stuntmen. Non è facile stare appesi a un cavo aspettando che la macchina da presa e le luci vengano sistemate, soprattutto quando si indossa una tuta di oltre 40 chili, per poi essere lanciati in aria”.
Le mute subacquee Poseidon, che i membri dell’equipaggio indossano quando si trovano all’esterno dell’ambiente pressurizzato della struttura, sono state progettate e create dalla pluripremiata compagnia Legacy Effects, con la consapevolezza che sarebbero dovute essere asciutte in determinate scene e sommerse dall’acqua in altri. “Abbiamo cercato di mantenerle il più possibile leggere e mobili”, afferma il key mechanical designer di Legacy, Richard Landon, parlando delle mute. “Ma dovevamo anche progettarle per fare sì che, una volta immerse nell’acqua, fossero ancora in grado di funzionare senza imbarcare acqua”.
Questo ha rappresentato una sfida, dato che materiali più leggeri come il poliuretano espanso o la gommapiuma assorbono l’acqua proprio come farebbe una spugna. Landon e la sua squadra hanno ideato una sorta di struttura dal guscio rigido, simile a un esoscheletro, ispirata alle varie tute spaziali utilizzate dalla NASA. La squadra di Legacy ha realizzato delle versioni in plastica rigida delle mute utilizzando delle stampanti 3D. Sono stati realizzati calchi dei pezzi individuali delle mute, e i costumi sono stati realizzati utilizzando questi calchi. Vi erano essenzialmente due misure – una per gli uomini, e una versione più piccola per le donne – anche se ogni costume è stato realizzato su misura per adattarsi meglio al fisico di ciascun attore.
In totale, sono state realizzate nove mute: una per ciascuno degli attori principali, con delle tute stunt per Stewart e Henwick e una tuta stunt in più per gli interpreti maschili. Le mute, che pesavano tra i 29 e i 45 kg, potevano essere immerse in acqua e appese al soffitto. Per aiutare il cast a sopportare il peso, la produzione ha costruito dei supporti simili a quelli di uno zainetto all’interno dei costumi. Inoltre, c’erano svariati proteggispalle, cinghie e imbracature per distribuire più uniformemente il peso.
“Ogni giorno, trasportavo 45 kg sulla schiena”, afferma Stewart. “Non potevo fare nemmeno due passi senza sudare. Era estremamente faticoso dal punto di vista fisico. Ma, se non ci fossimo sentiti così affaticati e agitati, non saremmo stati in grado di interpretare alcuni momenti di questa storia. E quindi non vedevo l’ora. Non potevamo fingere emozioni del genere. Non volevo iperventilare e fingere di essere spaventata. L’ho vista come una sfida”.
“Il primo giorno in cui ho indossato la muta, ho pensato che non sarei riuscito a terminare le riprese. Non potevo farcela”, aggiunge l’attore John Gallagher, Jr., che interpreta Smith. “Poi ci siamo accorti che ci sentivamo tutti in quel modo, dunque dovevamo trovare un modo per diventare più forti. C’è stata tanta improvvisazione sul set, semplicemente per capire come sostenere il peso di quelle tute. Ma poi, quando guardi una scena sul monitor e vedi Kristen Stewart che cammina nell’acqua indossando la muta, ti accorgi che ha un aspetto meraviglioso. È così fantastico che ti spinge a pensare ‘Ok, devo farmi forza, perché se la scena avrà un aspetto così bello ne sarà valsa la pena”.
Per illuminare gli attori, sono stati inseriti svariati circuiti elettrici all’interno delle tute, con sei diversi canali di illuminazione dentro all’elmetto: due luci per le guance, due luci per la fronte, e una luce che illuminava sia il lato sinistro che il lato destro. Le mute avevano inoltre dei piccoli display elettronici sulla schiena, progettati per sembrare dei monitor che mostravano le percentuali di ossigeno e CO2.
Le luci permettevano ai filmmaker di aggiungere dei piccoli tocchi visivi alle scene. “Potevano aggiungere un po’ di verde se l’acqua era torbida, o un po’ di rosso per far apparire la scena più intensa”, afferma Landon. “E poi ci sono un paio di scene in cui tutti i personaggi devono spegnere le luci, perché il mostro sta arrivando e loro si trovano sul fondale marino”.
Per le sequenze in cui i personaggi si trovano faccia a faccia con le creature degli abissi e sono costretti a combattere, la squadra ha ideato dei cannoni a rotaia portatili da indossare, che il property master Ed Borasch, Jr. descrive come “una spillatrice sotto steroidi. Tutti i nostri dipartimenti sono riusciti a trovare un modo per trasformare questo equipaggio sottomarino in un gruppo di tipi tosti”.
Al termine delle riprese principali a New Orleans, Eubank e il visual effects supervisor Blair Clark si sono spostati a Los Angeles, dove hanno dato inizio al lungo e intenso processo di realizzazione degli effetti visivi con la celebre compagnia MPC (Moving Picture Company), che ha curato i pluripremiati effetti di film come Il Libro della Giungla, Vita di Pi e Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1. La squadra addetta agli effetti visivi doveva creare l’illusione che tutto il film si svolgesse sott’acqua, assicurandosi che il movimento dell’acqua fosse realistico e facendo sì che le movenze degli attori rispecchiasero i movimenti del corpo umano quando si trova a una tale profondità.
MPC ha dato vita anche alle terrificanti creature del film. Il Clinger è basato sia sui calamari che sui cirripedi ed è un predatore mostruoso che si muove velocemente, mentre il Ghost, ispirato alle meduse, è traslucido e più etereo. Infine, l’enorme Behemoth, che si vede soltanto nelle drammatiche sequenze finali del film, combina elementi provenienti da entrambi i design per diventare il mostro marino finale.
“Il Behemoth ospita centinaia e centinaia di Clinger”, afferma il produttore associato Jared Purrington, che ha curato anche gli storyboard di UNDERWATER e aveva già collaborato con Eubank nel suo lungometraggio The Signal. “Dato che questa creatura è così gigantesca, i Clinger si attaccano ad essa. Il Behemoth è come il punto di partenza di tutte queste creature. È talmente grande da rappresentare un ecosistema a sé stante”.
La produttrice Davis afferma: “Le creature sono gli antagonisti del nostro film. È impossibile fare un film del genere se non ci si innamora completamente dei mostri: ovverosia, devi essere completamente disgustato da essi. Per noi, il modo e il momento in cui scegliamo di svelare i mostri dipendono da ciò che è più spaventoso in un dato momento. Abbiamo scelto deliberatamente di svelare i mostri e le informazioni su di essi in modo graduale”.
Oltre a essere terrificanti da vedere, le creature contribuiscono anche al tema più ampio di UNDERWATER. “Questo film è incentrato anche su un tema che viene affrontato da molto tempo, ossia l’arroganza dell’essere umano e l’idea che non si possa semplicemente esplorare ogni parte della natura senza conseguenze”, afferma Gallagher, Jr. “In un certo senso, queste persone stanno scavando troppo a fondo, stanno andando troppo oltre, stanno esplorando luoghi che non dovrebbero essere esplorati. Non si sa mai cosa si potrebbe trovare laggiù”.
“È un thriller avvincente sulle ripercussioni causate dal fatto di appropriarsi di qualcosa che non ci appartiene: stiamo consumando la nostra Terra”, afferma Stewart. “È una storia di sopravvivenza piena d’azione, incentrata su un gruppo di persone che non si conoscono davvero, ma che alla fine sono legate semplicemente dalla loro umanità”.
Eubank conclude: “È un film pieno di colpi di scena e sorprese che si nascondono dietro ogni angolo. Speriamo di sconvolgere gli spettatori”.
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info: 30/01/2020.
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