Tre Manifesti a Ebbing, Missouri (2017)
Three Billboards Outside Ebbing, MissouriThree Billboards Outside Ebbing, Missouri è una commedia nera diretta dal regista premio Oscar Martin McDonagh. Dopo mesi trascorsi senza trovare il colpevole dell’omicidio della figlia, Mildred Hayes compie un gesto audace. Lungo la strada che porta in città, noleggia tre cartelloni pubblicitari sui quali piazza un controverso messaggio diretto allo stimato capo della polizia locale William Willoughby. Quando nel caso viene coinvolto anche il vice Dixon, uomo immaturo dal temperamento violento e aggressivo, lo scontro tra Mildred e le forze di polizia di Ebbing diventa sempre più duro.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 11 Gennaio 2018Uscita in Italia: 11/01/2018
Data di Uscita USA: venerdì 13 Ottobre 2017
Prima Uscita: 13/10/2017 (USA)
Genere: Commedia, Crimine, Drammatico
Nazione: USA, UK - 2017
Durata: 115 minuti
Formato: Colore
Produzione: Blueprint Pictures
Distribuzione: 20th Century Fox
Box Office: USA: 53.349.562 dollari | Italia: 3.616.343 euro
In HomeVideo: in Digitale da giovedì 26 Aprile 2018 e in DVD da mercoledì 16 Maggio 2018 [scopri DVD e Blu-ray]
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L’ultimo film di Martin McDonagh esplora la provincia americana per raccontare la storia di una donna esasperata dall’omicidio insoluto di sua figlia. Tutto ha inizio con tre cartelloni situati sulla strada di Drinkwater Road. “Il punto di partenza era quello di una madre disperata che compra tre cartelloni: da quel momento la storia si è quasi scritta da sola”, racconta McDonagh. “Mildred Haynes è una donna forte, determinata, colma di rabbia, e devastata dal dolore. Questa è la genesi della trama”. In questa storia l´attrice premio Oscar Frances McDormand dà vita alla variante femminile di un moderno eroe western, con una performance che evoca le suggestioni di una resa dei conti. “Mi sono ispirata a John Wayne perché non c´erano modelli femminili analoghi su cui basarmi per creare Mildred”, spiega l´attrice. “La protagonista assomiglia all´uomo misterioso della tradizione degli spaghetti western, il pistolero che arriva al centro della strada con le pistole in mano e che lascia tutti senza parole. Mildred però non ha nessuna pistola. È armata solo della sua intelligenza e di una Molotov”. “Da come cammina e da come si comporta”, spiega McDonagh, “Frances assomiglia a John Wayne, anche se in lei vedo anche Marlon Brando e Montgomery Clift”. Mildred è il primo personaggio femminile che McDonagh abbia concepito come protagonista di un film, e forse è anche il suo personaggio più implacabile, una donna che soffre e che senza rimorsi decide di mettere alla prova tutta la sua città.
LA SCENEGGIATURA
“Secondo me i poliziotti qui sono più occupati ad andarsene in giro a torturare i neri che non a cercare di risolvere questo crimine, perciò ho pensato che magari questi cartelli potessero richiamare in qualche modo la loro attenzione”. – Mildred Hayes
Al centro di TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI – c´è il conflitto fra Mildred e il capo della polizia di Ebbing. “La storia racconta una guerra fra due persone, entrambe, in qualche modo, nel giusto”, spiega McDonagh “ed è proprio il loro rapporto a generare dramma e tensione”.
Queste tensioni nascono da una rabbia che non riesce a essere placata, e aumentano nel corso del film mentre la storia si addentra nei concetti di divisione, rabbia e regolamento di conti.
Chiede McDonagh: “Cosa succede quando si è giunti allo stremo della disperazione e della rabbia? Cosa si può fare, sia di costruttivo che di distruttivo, per scuotere la situazione? Questa è un’ idea interessante da esplorare e cioè cosa succede quando cerchi la speranza in una situazione disperata. Credo che sia questo il motivo per cui questo film è così diverso dagli altri noir. Sulla storia aleggia costantemente un dubbio: e se non ci fosse una soluzione a questo crimine?”
Forse la sfida più grande di McDonagh è stata proprio trovare un equilibrio fra la dark comedy e le emozioni che guidano le azioni di Mildred. Il regista ha optato per un umorismo oscuro e tagliente, lasciando i suoi personaggi alle prese con il vuoto della perdita, il senso di ingiustizia e la resistenza al cambiamento.
“La vicenda della figlia di Mildred è triste e terribile ma ho avvertito la necessità di non rinunciare alla commedia, e di fare in modo che la lotta di Mildred contro questa situazione disperata, restasse sempre costante”, dichiara McDonagh.
Lo stile caratteristico in cui McDonagh sovrappone i vari toni è molto apprezzato dagli attori. Osserva uno dei membri del cast, Lucas Hedges: “Il dialogo di Martin è reale e surreale al tempo stesso e per un attore questo è un sogno. I suoi testi sono molto onesti dal punto di vista emotivo, quasi shakespeariani, in alcuni momenti, per le loro elevatezza morale e spirituale”. Aggiunge Abbie Cornish: “C´è qualcosa di molto crudo nel tono di Martin. Non ci sono effetti di fumo o riflessi di specchi: ciò che mostra è soltanto la verità”.
Dice McDonagh che questo è il film più tragico che abbia mai scritto finora ma che mostra anche la ricerca della speranza. “Il punto di partenza è molto triste ma la storia è ricca di momenti comici e commoventi”, riflette. “Credo che sia questo il modo in cui vedo la vita. Vedo la tristezza ma la mia tendenza è sempre quella di stemperarla con l´ottimismo, con l´umorismo, per quanto nero, e con la lotta contro la perdita della speranza”.
Per il produttore Graham Broadbent, che ha già affiancato McDonagh nei film IN BRUGES – LA COSCIENZA DELL’ASSASSINO e 7 PSICOPATICI, e che ha prodotto TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI insieme a McDonagh e Pete Czernin, il risultato è un film “in bilico fra commedia e tristezza, e molto ingegnoso dal punto di vista narrativo”.
Broadbent osserva che McDonagh riesce istintivamente a mantenere un equilibrio. “Credo che lo debba alla sua esperienza teatrale”, spiega il produttore. “Sul set si ha sempre l´impressione che già conosca le reazioni delle persone. Il pubblico resterà colpito dalle parole che ha scritto e dalle performance degli attori”.
MILDRED
“Oddio, quindi immagino che sia solo la sua parola contro la mia, no?
Un po´come i casi di stupro di cui si parla, solo che in questo caso non sarà la ragazza a rimetterci”
– Mildred Hayes
L’artefice degli eventi del film è Mildred Hayes, il personaggio incarnato da Frances McDormand. L´attrice ha esordito nel noir dei fratelli Coen BLOOD SIMPLE – SANGUE FACILE e la sua brillante carriera è stata premiata con il Tony Award, l´Emmy e l´Oscar®.
“Ho scritto il personaggio di Mildred appositamente per Frances”, rivela McDonagh. “Non c´era nessun’altra attrice che possiede tutte le caratteristiche che volevo per Mildred. Doveva avere una sensibilità tipica del popolo e della gente di campagna. Inoltre doveva essere in grado di non scadere in atteggiamenti sentimentalistici. Il modo in cui Frances lavora è estremamente autentico. Sapevo che sarebbe riuscita a incarnare l’oscurità di Mildred stemperandola con umorismo e restando comunque fedele all’essenza di Mildred”.
Con questo personaggio, McDormand ha esplorato una tradizione da sempre appannaggio degli uomini: l’eroe solitario che sfida un’intera città.
“Non abbiamo mai pensato a nessun’altra attrice”, spiega Graham Broadbent. “Frances ha ricevuto il copione, ha accettato e questo è quanto. Martin ha ideato il personaggio di Mildred e Frances le ha dato vita in modo speciale. Ci sono pochissime persone che riescono a passare con la sua disinvoltura dal dramma all’umorismo. Mildred sa essere abbastanza ostinata alle volte ma Frances ha talmente colto la sua umanità da fare in modo che dopo qualche battuta, il pubblico entri in piena sintonia con lei”.
McDormand ha incontrato McDonagh 15 anni fa, dopo una replica del suo premiato play “The Pillowman”; dopo aver parlato brevemente della sua nuova carriera cinematografica, gli ha suggerito di scrivere un film per lei. “Non appena ho pronunciato quelle parole, ho desiderato non averle mai dette perché mi è sembrato fuori luogo. Ma poi, a distanza di 15 anni, mi ha mandato il copione”, racconta l’attrice. “L’ho letto, mi è piaciuto molto e non riuscivo a credere alla fortuna di aver ricevuto la proposta di recitare il ruolo di Mildred”.
“Secondo me Martin ha un concetto quasi greco dell’esistenza umana. Questa storia è piena di idee epiche e fondamentali”, dice McDormand. “Oltre tutto, mettendo al centro della storia una donna al posto di un uomo, sta realmente esplorando la sfera della grande tragedia antica. Inoltre si basa sul moderno genere cinematografico della vendetta anche se non è un film sulla vendetta di una donna. Nel mostrare il modo in cui un personaggio femminile cerca giustizia, la storia trascende ogni genere e si concentra solo sulla condizione umana”.
Il dialogo articolato concepito da McDonagh si basa sulla sua grande esperienza teatrale. McDormand definisce lo stile di McDonagh “una forma di realismo magico che qui si fonde con il gotico americano e si basa sull’idea che la gente di provincia non è prosaica ma poetica”.
“Io e Martin non abbiamo mai voltato le spalle alla verità e io gli ho sempre detto tutto in faccia”, dice. “Gran parte del film è stato creato attraverso le nostre conversazioni animate. Non giravamo mai una scena senza che io prima non gli chiedessi spiegazioni su una battuta del personaggio o sulle sue motivazioni. In particolare abbiamo discusso molto quando Mildred indossa la bandana, che a mio avviso è il segnale con cui entra in azione. Io l’avrei indossata molto di più di quanto lui non volesse”.
A parte le allusioni alla tragedia greca e al realismo magico presenti nel film, McDormand considera TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI un western che sovverte le regole. Ha costruito il personaggio di Mildred da quello delle icone maschili che dominano il genere. “Ho pensato a Pam Greer negli anni ’70 ma in realtà non è un paragone pertinente perché Mildred non usa la sua sessualità come fa Pam”, spiega.
Tuttavia Mildred non è una pistolera. È una madre che cerca giustizia per sua figlia. “Una madre vive sempre in bilico, sfiorando la tragedia”, spiega. “Mio figlio non è nato da me, l’ho adottato quando aveva sei mesi ma da quando l’ho tenuto in braccio e ho sentito il suo odore, ho capito che il mio lavoro sarebbe stato quello di tenerlo in vita. Un genitore che si preoccupa e vive l’ansia di proteggere il proprio bambino, si rende anche conto come tutto questo possa diventare anche un problema”.
L’elemento centrale della performance di McDormand è la forza del dolore di Mildred. “Mildred in realtà non è un’eroina”, puntualizza McDormand. “E’ qualcosa di molto più complicato di questo. Il dolore l’ha trascinata in una terra di nessuno, in un luogo di non ritorno. Una delle cose a cui ho pensato, quando mi sono preparata a interpretare Mildred, è che la sua condizione non ha una definizione, nella maggior parte delle lingue. Se perdi un marito sei una vedova, se perdi un genitore sei un orfano. Ma non c’è una parola che definisca un genitore che perde un figlio perché non è un evento contemplato biologicamente. È qualcosa che va al di là del linguaggio. È qui che si trova Mildred, quindi non ha niente da perdere”.
Su una cosa McDormand è stata chiara: “E’ stato mio marito Joel [Coen] a dirmi: ‘Non si diventa duri: Mildred lo è sempre stata’. In queste circostanze fa uscire la sua parte più coraggiosa, ma è una sua caratteristica a prescindere, e questo secondo me spiega anche i suoi rapporti con il marito Charlie”.
Mildred è ossessionata anche dalle cose che aveva detto a sua figlia nel giorno in cui era rimasta uccisa, augurandole il peggio. “Come si fa a vivere con questo rimorso?” chiede McDormand. “Non si può, infatti lei non ce la fa”.
McDormand spiega che Mildred non ha più lacrime da piangere, per questo non ha pietà per chiunque intralci il suo cammino. “Si comporta così perché non riesce a concedersi nessuna vulnerabilità, nessuna emozione. Per lei è più facile lanciare una Molotov che piangere”, spiega. “Un’immagine che collego a Mildred è quella del ragazzo olandese che nella favola blocca l’acqua della diga con un dito: se Mildred togliesse il dito e lasciasse uscire tutte le sue emozioni, resterebbe completamente paralizzata. Quindi il suo dito resta lì”.
“Non sempre capiamo il suo comportamento, ma non la si può detestare o criticare”, osserva McDormand.
Woody Harrelson, che interpreta la persona che Mildred prende di mira, il capo della polizia Willoughby, osserva che ciò che distingue McDormand dagli altri attori è il suo metodo di preparazione al ruolo. “Frances ha studiato a fondo il personaggio di Mildred, arrivando a esplorare anche il suo background familiare e il suo rapporto con la figlia che in realtà non conosciamo mai veramente, dato che è già morta quando inizia la storia”, dice. “Frances è un’attrice che si comporta come una detective: cerca tutto ciò che riesce a trovare rispetto al suo personaggio e la sua performance si arricchisce di questi particolari. Ha un senso dell’umorismo piuttosto cinico, quindi è riuscita a esaltare gli elementi comici presenti nella storia, rendendoli ancora più buffi”.
Dice Rockwell di McDormand: “Frances è un’attrice potente e il suo particolare connubio di tenacia e compassione è molto consono a Mildred. Ha un atteggiamento inesorabile. Anche lei è una persona dalla volontà ferrea; così come Mildred detesta le buffonate ed esprime con forza le sue idee”.
Nonostante McDormand abbia sempre messo in discussione la sua performance, lei e McDonagh si sono trovati d’accordo sul fatto che il tono del film doveva essere equilibrato. Dice McDonagh: “Emtrambi pensavamo che gli elementi comici non dovessero prevalere sull’aspetto emotivo che è il fulcro di Mildred. Entrambi eravamo d’accordo sul fatto che Mildred dovesse essere libera di provare rabbia, e di esprimere tutti i suoi sentimenti. Frances è come un giocoliere che si destreggia abilmente, che fa volteggiare gli oggetti senza mai farli cadere”.
Mentre si preparava alla performance, McDormand ha avuto l’idea che ha caratterizzato il suo personaggio: fornire a Mildred un unico capo di vestiario, una tuta blu molto semplice, che indossa tutti i giorni. “Frances ha pensato che Mildred dovesse indossare lo stesso abito tutti i giorni, come una sorta di ‘divisa di guerra’ e ho pensato che fosse una grande idea cinematografica”, spiega McDonagh. “Abbiamo collaborato con la costumista Melissa Toth per fare in modo che la tuta non risultasse troppo monocromatica, quindi abbiamo aggiunto qualche tocco qui e lì. Ma mi piaceva l’idea che Mildred non abbia tempo per pensare a ciò che deve indossare, visto che è impegnata a fare la guerra”.
Aggiunge Toth: “Frances intepreta Mildred in modo ‘radicale’ e per lei era importante mostrare che Mildred è impegnata in una lotta quotidiana che inizia nel momento in cui si veste di mattina. Qualche volta indossa anche una bandana, e a un certo punto la vediamo con il camice del proprio negozio ma sempre sulla tuta, che diventa una parte fondamentale della sua persona. Un costume di scena può “liberare” un attore e permettergli di aderire perfettamente al suo personaggio”.
La costumista Toth è stata molto soddisfatta del modo in cui questa ‘divisa’ diventa un tutt’uno con la ferocia del personaggio. “Mi piace il fatto che questo ruolo possa dare vita a un dibattito sui diversi ruoli che le donne possono e dovrebbero interpretare”, afferma. “Mildred è una donna che non perde mai la sua forza e la sua grinta”.
WILLOUGHBY
“Sto facendo il possibile per trovarlo, Signora Hayes.
Non credo che quei cartelli rendano giustizia”
– Bill Willoughby, capo della polizia
I cartelloni che si trovano proprio all’entrata di Ebbing, la cittadina nel Missouri dove si svolge la storia, sembrano prendere di mira un unico uomo: il capo della polizia Bill Willoughby, che non è riuscito a risolvere il delitto della figlia di Mildred, lasciandola nella più nera disperazione. Ma quando conosciamo meglio Willoughby, ci rendiamo conto che l’uomo contro cui Mildred ha ingaggiato una guerra, in realtà è già impegnato a combattere una battaglia personale.
“Bill è un brav’uomo che tende a vedere il lato migliore delle persone”, spiega McDonagh. “Incarna il poliziotto tipico di una piccola provincia americana, ma presto scopriremo che ha dei problemi di salute che comportano scelte difficili e che anche lui sta facendo i conti con una realtà oscura. Mildred ha i suoi ottimi motivi per scagliarsi contro di lui, ma anche lui ha le sue buone ragioni per comportarsi come si comporta”.
Il ruolo del nemico giurato di Mildred, nonché dell’unica persona che può sollevarla dalla disperazione, è andato all’attore plurinominato agli Oscar® Woody Harrelson, che di recente abbiamo visto in parti così diverse fra loro, dal colonnello che combatte per l’umanità in THE WAR – IL PIANETA DELLE SCIMMIE all’eccentrico padre di famiglia dedito all’alcool in THE GLASS CASTLE. McDonagh conosce Harrelson da molti anni e lo aveva già reclutato per interpretare il vivace gangster Charlie Costello in 7 PSICOPATICI.
“In questo film vediamo un altro lato di Woody, assai diverso da come è apparso in 7 PSICOPATICI”, osserva McDonagh. “Il suo personaggio stavolta è più autentico, più triste, più realistico. E Woody lo ha recitato non solo con grande umorismo ma anche con grande integrità. Il valore morale di Woody traspare da Willoughby ed è per questo che il risultato è così brillante”.
Aggiunge Broadbent: “Woody spesso interpreta il fuorilegge o l’emarginato, come abbiamo visto in ASSASSINI NATI – NATURAL BORN KILLERS o RAMPART; il più delle volte si trova nel lato opposto della legge e bazzica territori oscuri. In questo film la cosa interessante è vederlo interpretare un poliziotto con un buon cuore, un uomo rispettato e adorato dalla sua comunità”.
Harrelson non avrebbe mai rinunciato all’opportunità di lavorare di nuovo con McDonagh. “Considero Martin un grande talento”, afferma. “La sua scrittura è fresca, viva e divertente, ma allo stesso tempo piena di pathos. Non si trovano spesso sceneggiatori come lui. È in grado di catturare le sfumature più delicate dei rapporti interpersonali e della condizione umana ma anche di creare umorismo, tensioni ed emozioni intorno alle situazioni più disparate”.
Una delle cose che Harrelson ha trovato più interessanti rispetto a Willoughby è stata la sua capacità di sostenere tanti tipi di pressione senza mai mostrare un’ombra di cedimento. “Viene messo a dura prova da Mildred e oltre tutto non sta bene in salute, quindi deve sopportare un grande peso”, spiega Harrelson. “Ma ciò che più mi piace di lui è che non si lascia turbare facilmente. Viene preso di mira ma va avanti per la sua strada”.
Non appena compaiono i cartelloni, inizia la guerra fra Mildred e Willoughby, tuttavia entrambi comprendono le ragioni dell’altro. “Con Woody non abbiamo parlato molto dei nostri personaggi, non ne abbiamo avuto bisogno”, dice McDormand. “C’è qualcosa di simile fra noi. Infatti credo che avrei potuto interpretare Mildred e lui avrebbe potuto interpretare benissimo Willoughby. E secondo me, ciò che si instaura fra loro può anche assomigliare a una tensione sessuale, anche se la dinamica fra i due non si riduce certo a questo. Sarebbero potuti essere amici, partner, e in circostanze migliori avrebbero potuto trovare insieme la risposta”.
Harrelson si è identificato in Willoughby soprattutto nella sua incondizionata devozione alla famiglia, a prescindere da tutto. “Mi sono molto rivisto nel suo bisogno di prendersi cura di sua moglie e dei figli. E mi piace il fatto che non sia troppo condizionato dai suoi problemi di salute”, dice. “Non ha intenzione di smettere di vivere la sua vita”, spiega l’attore. “Rifiuta di sentirsi malato”.
La sua intera esistenza è in crisi e McDonagh ha dato a Harrelson la libertà di esplorare le sue emozioni. “Martin non è un regista rigido”, spiega Harrelson. “Fornisce indicazioni di massima, ma ha le idee molto chiare e sa ottenere il massimo attraverso pochi consigli mirati. Ha anche uno spiccato senso dell’umorismo rispetto alle cose. Mi prendeva in giro se esageravo e mi faceva ridere, invece di riprendermi”.
La cosa più interessante, dice Harrelson, è il modo in cui McDonagh elabora i personaggi che hanno uno spessore che non si vede in superfice. “La cosa bella di Martin è che ti presenta dei personaggi che all’inizio sembrano in un modo, poi ti rendi contro che c’è molto di più e inizi a prenderli a cuore e a vedere in loro ciò che non credevi ci fosse. È il suo modo di creare le cose che fa la differenza”, riassume Harrelson.
La moglie di Willoughby, Anne, gioca un ruolo chiave nella vita di Willoughby. La parte è interpretata da Abbie Cornish, che aveva già lavorato con McDonagh e Harrelson in 7 PSICOPATICI. Il fatto che già conoscesse il suo co-interprete ha reso il loro rapporto molto autentico. “Woody ed io siamo amici e questo ha facilitato la nostra relazione matrimoniale nel film”, osserva l’attrice. “Ho interpretato Anne dandole estrema libertà. Anne e Willoughby hanno un matrimonio evoluto, pieno d’amore e di ammirazione ma si divertono anche a prendersi un po’ in giro, a ridere insieme, e a sedursi. Il loro amore è ancora giovane malgrado abbiano fatto tanta strada insieme”.
Harrelson conduce la sua co-interprete Abbie Cornish nella stessa direzione, rendendo molto naturale il suo confronto con il declino del marito. “Woody è un attore molto puro”, osserva. “E’ stato bello vederlo interpretare un personaggio che attraversa un momento così tetro della sua vita. Il destino incombe su Willoughby ma Woody riesce a rendere la sua personalità vibrante. La cosa bella era che non sapevo mai quello che avrebbe fatto Woody, e interpretare moglie e marito in questo modo è stato divertente”.
DIXON
“Non si può chiamare un funzionario della legge un testa di c*** nella propria stazione di polizia, Signora Hayes. E neanche altrove, se vuole proprio saperlo”.
– Agente Dixon
Il braccio destro di Willoughby è Dixon, un agente le cui qualità sono rovinate dall’intolleranza e da un temperamento collerico che gettano un’ombra anche sull’autorevolezza del suo capo.
Questa parte è interpretata da Sam Rockwell, che vanta tanti ruoli indimenticabili fra cui Chuck Barris in CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA, il truffatore amico di Nicolas Cage ne IL GENIO DELLA TRUFFA, l’astronauta Sam Bell in MOON, il detenuto Kenny Waters ingiustamente condannato in CONVICTION di Tony Goldwyn, Charley Ford, il membro della gang di Jesse James ne L’ASSASSINIO DI JESSE JAMES PER MANO DEL CODARDO ROBERT FORD e Billy Bickle in 7 PSICOPATICI di McDonagh.
“Dixon è l’emblema di tutto ciò che è deprecabile”, osserva McDonagh, “ma c’è qualcosa in lui di infantile e fragile malgrado le suo colpe orribili e la sua malvagità, e questo grazie anche dall’interpretazione di Sam”.
“Dixon potrebbe diventare il mio personaggio preferito”, confessa Harrelson. “Sam ha un modo unico di giocare con un personaggio che nasconde un lato oscuro. La maggior parte delle cose che Dixon fa, sono sbagliate, ma c’è tuttavia un lato, in lui, che può riscattarsi. Sam interpreta Dixon con innocenza, e il pubblico arriva a comprendere questo personaggio anche quando commette azioni malvagie. Penso che sia un attore bravissimo ed è stato splendido lavorare di nuovo con lui”.
McDonagh e Rockwell avevano già lavorato insieme non solo in 7 PSICOPATICI ma anche nel lavoro teatrale A BEHANDING IN SPOKANE, ma questo era un territorio inesplorato per entrambi. “Penso sempre a Sam quando devo mettere in scena la sua generazione”, dice McDonagh di Rockwell. “Quando vuole, sa diventare incredibilmente cupo”.
La versatilità di Rockwell è stata molto apprezzata in un personaggio che sperimenta mutamenti profondi nel corso del film. “Sam è stato perfettamente in grado di improvvisare con Martin”, osserva Graham Broadbent. “A volte provavano e riprovavano, tentando varie opzioni diverse. E così come Martin, anche Sam sa essere buffo, tragico e triste allo stesso tempo”.
McDormand apprezza ciò che Rockwell è riuscito a fare con il personaggio. “Penso che questo sia il lavoro migliore Sam abbia mai fatto”, dice. “C’è una grande sintonia fra Sam e Martin, avendo lavorato ripetutamente insieme e il loro rapporto migliora sempre più”.
McDormand continua: “Ci rispettiamo molto a vicenda e girare qualche scena insieme è stato bellissimo. Le sue scelte sono sempre assolutamente casuali, indovinate e imprevedibili. È come salire sulle montagne russe senza sapere dove vanno. Penso che sappia di avere uno spirito affine al mio. Non ci siamo mai spinti oltre il punto di non ritorno ma eravamo sempre pronti alla sperimentazione, sempre in bilico. Rispetto a Dixon, mi piace il fatto che gli sia concesso un riscatto e che non diventa mai caricaturale. E’ un personaggio complesso e ciò che lo salva è il suo amore per Willoughby. C’è un sentimento di tenerezza fra questi due uomini”.
Così come i suoi colleghi del cast, Rockwell apprezza la scrittura di McDonagh. Dice Rockwell: “Martin in questo copione è stato particolarmente bravo a trattare vari tipi di tabù, compreso quello razziale, e li porta in superfice in modo avvincente”.
Rockwell osserva che nonostante McDonagh sia irlandese, ha saputo mettere in scena la tipica ‘small town’ americana, forse perché le cittadine di provincia sono simili in tutto il mondo. “Martin comprende la vita di provincia perché in Irlanda ci sono le stesse tensioni. La classe operaia è ovunque uguale e lui la descrive bene. Immagino che si potrebbe raccontare questa storia anche se i personaggi avessero un accento irlandese o di Brooklyn, e funzionerebbe lo stesso benissimo”.
Forse l’accento del luogo è irrilevante, ma Dixon è certamente un personaggio a se stante. Osserva Rockwell. “Dixon diventa un ‘classico’, assomiglia al re Edmondo di Re Lear nel modo in cui entrambi provano la stessa rabbia nei confronti del mondo e sono convinti di essere stati maltrattati. All’inizio lo percepiamo come il “cattivo” di Ebbing, ma in realtà ha una personalità ben più complessa”.
Quando scopriamo la verità sulla sua sfera familiare, capiamo anche i motivi del suo disagio. “Vive ancora con sua madre ed è molto condizionato dalla sua presenza, incapace di liberarsi dalle sue costrizioni e di diventare un adulto”, spiega Rockwell. “Ha un rapporto completamente disfunzionale con la madre, e riversa la sua frustrazione sulle altre persone”.
“Penso che tutti possano identificarsi un po’ nella sua rabbia e nella sua tristezza”, continua Rockwell, “e penso anche al modo in cui venera il suo capo, Willoughby. Molti di noi hanno provato almeno una volta questo genere di ammirazione per qualcuno, desiderando la sua approvazione”.
Rockwell e Harrelson hanno trovato un’intesa immediata che ha consentito di approfondire l’ambiguo legame fra Dixon e Willoughby. “Woody ha un forte senso morale ed è anche molto rilassato, e il suo atteggiamento trasmette sicurezza. C’è qualcosa di ribelle e imprevedibile negli attori del suo calibro, e Woody trasmette questo atteggiamento anche a Willoughby”, dice Rockwell. “Il suo approccio non è mai prevedibile”.
McDonagh e Rockwell erano d’accordo sul fatto che con Dixon ci fosse il pericolo di scivolare in una caricatura. La sua umanità era il nodo cruciale. “Entrambi sapevamo che Dixon doveva essere recitato in modo realistico e non scherzoso”, dice Rockwell. “Renderlo troppo buffo e troppo carico di pathos erano due opzioni ugualmente pericolose. Penso che alla fine la gente proverà sentimenti contrastanti nei confronti di Dixon. Voglio che il pubblico sia infastidito, arrabbiato e divertito dal suo comportamento eppure in qualche modo partecipi per lui”.
JAMES
“Lo so, sono un nano che vende auto usate e che ha un problema con l’alcool, lo so bene.
Ma tu chi diavolo sei? Sei la donna dei cartelloni, che non sorride mai …”
– James
James, l’uomo che ha una passione segreta per Mildred, è interpretato da Peter Dinklage, vincitore di due Emmy e di un Golden Globe per aver incarnato Tyrion Lannister in TRONO DI SPADE di HBO. Qui interpreta un personaggio quasi agli antipodi, quello di un venditore di macchine usate che sogna un appuntamento galante con Mildred. Dinklage racconta la sua prima reazione al copione: “Martin l’ha fatto di nuovo: è abilissimo nel creare splendidi ruoli nei suoi copioni, anche se sono piccoli. Nel voltare le pagine del copione, scopri la profondità dei personaggi e questo vale sia per James che per tutti gli altri”.
Dinklage descrive James come “un uomo che non ha una grande opinione di sé ma che è determinato ad attirare l’attenzione di Mildred”. Il ruolo ha dato a Dinklage l’opportunità di lavorare con Frances McDormand per la prima volta. “E’ la migliore di tutti perché non si vanta e dà sempre il massimo”, osserva..
Dinklage si è divertito a vedere come Sam Rockwell rovescia tutte le aspettative su Dixon. “Quello che Martin e soprattutto Sam hanno fatto è mettere in discussione tutto ciò che il pubblico si aspetterebbe da Dixon. Il suo personaggio fa pensare e alla fine riusciamo a provare empatia nei suoi confronti”.
Come accade con tutti gli attori del film, Dinklage era attratto soprattutto dalla capacità di McDonagh di cambiare umore molto velocemente. “L’attento equilibrio che Martin trova fra il serio e il faceto è magnifico. Credo che spieghi il motivo per cui a volte la gente ride ai funerali”, spiega Dinklage. “Nella vita vera le emozioni contrastanti spesso sono vicine. Quando all’improvviso si ride dopo una grande tragedia, si prova un senso di sollievo che penso sia umano desiderare. Martin non può fare a meno di essere commovente, poi divertente e poi di nuovo commovente perché è il suo modo di narrare una storia”.
CHARLIE
“Non devi cercare di spiegarmi perché hai deciso
di andare a cena con un nano, Mildred.”
– Charlie
L’ex marito di Mildred, Charlie, condivide con lei solo il dolore per la perdita della figlia, perché non c’è altro che li lega.
Altrettanto ricco di dolore e commedia, Charlie è un altro ruolo che non è affatto scontato. Per incarnare questo personaggio, McDonagh ha voluto l’attore nominato agli Academy Award® John Hawkes, noto per le sue intense performance ricche di umanità nei film UN GELIDO INVERNO, LA FUGA DI MARTHA, THE SESSIONS e nel classico per la televisione DEADWOOD, in onda su HBO. “John appare solo in qualche scena ma ogni volta la sua interpretazione è sconvolgente”, dichiara McDonagh.
Hawkes spiega il fascino del suo personaggio: “Charlie poteva essere un personaggio completamente privo di sensibilità, cosa che non mi spaventa per niente come attore, invece Martin lo ha sfumato, arricchito di colori. Si vede che c’è ancora amore fra lui e Mildred, cosa che nessuno si aspetterebbe. La loro relazione è arricchita ovviamente anche dalla straordinaria interpretazione di Frances nei panni di Mildred”.
Hawkes nutriva una grande aspettativa anche nei confronti di McDormand. “E’ una delle mie attrici preferite al mondo, quindi ero elettrizzato all’idea di lavorare con lei anche se ero un po’ intimorito”, confessa. “Ma Frances è una persona così gentile e generosa che mi sono sentito subito accolto. A volte quando giravamo insieme, restavo incantato nel vederla recitare, poi mi rendevo conto che dovevo risponderle!”
Nel corso delle interazioni fra Charlie e Mildred, si avverte lo spettro di passati abusi reciproci. “Immagino che Charlie bevesse e urlasse molto quando stavano insieme, ma penso anche l’amasse, quindi fra loro non è tutto bianco o tutto nero. Mi piacciono le zone grigie e questo film ne è senz’altro ricco”, osserva Hawkes.
Lavorare con McDonagh ha aiutato Hawkes a percorrere quelle aree grigie con cura e precisione. Spiega: “Martin non è un regista che lascia le cose al caso. È molto specifico e Charlie è come un codice che Martin mi ha aiutato a decifrare. Forse perché Martin viene dal teatro, ma lui riesce a creare un’atmosfera diversa in cui si instaura una sorta di affinità e comunione fra gli attori”.
ROBBIE
“Per quanto qualcuno persona possa aver cercato di evitare i dettagli di ciò che è accaduto, perché non pensa che possa essere utile, né di poterlo sopportare, potrebbe essere un bene venire informati a caratteri cubitali ed estremamente decorativi, sui particolari dei suoi ultimi istanti di vita”.
– Robbie Hayes
Nel film c’è un personaggio che elabora il lutto a modo suo: è l’altro figlio di Mildred, l’adolescente Robbie, che riesce a trovare persino divertente l’ossessione di sua madre per la morte della figlia. Lucas Hedges, fresco di nomination agli Oscar® per la sua performance in MANCHESTER BY THE SEA, interpreta Robbie.
“Penso che Robbie sia molto cambiato da quando è morta sua sorella”, dice Hedges. “Probabilmente prima era più tenero, più emotivo, più immaturo, ma ora assistiamo alla sua ripresa e lo vediamo diventare molto meno vulnerabile. Ha anche un fantastico senso dell’umorismo generato proprio dall’oscurità che lo circonda, e Martin adora il contrasto fra umorismo e oscurità”.
Hedges spiega che Robbie si sente offeso dal fatto che sua madre si tenga il suo dolore tutto per sé, e che lo abbia escluso dalle sue decisioni. “Dopo la morte di Angela, Mildred ha trascorso sette mesi in uno stato catatonico e Robbie si è preso cura di lei come di solito un figlio non fa con la propria madre”, spiega Hedges. “Nutre un grande amore per la sua mamma, ma si sente perso perché lei non parla mai con lui di quel che prova o di quali sono le sue intenzioni , né lo informa della sua decisione di comprare i cartelloni”.
Mildred esclude dalla sua vita suo figlio Robbie, per concentrarsi sul lutto di sua figlia. “Mildred sa che Robbie è capace di sopravvivere, e lui per lei diventa solo un danno collaterale. In un certo senso lo sacrifica”, spiega McDormand.
Questo significa che McDormand ha dovuto lavorare in un modo molto specifico con Hedges. “Prima di girare con Lucas, gli ho detto: ti darò tutti i consigli di cui hai bisogno fuori dal set perché durante la scena non otterrai molto da me: Robbie è rimasto solo negli ultimi 7 mesi, mesi in cui Mildred è stata sul divano quasi in apnea, e lui si è preso cura di lei come fosse un’invalida. E so che è stato difficile per Lucas perché è un attore giovane desideroso di apprendere ma il personaggio di Mildred non vuole più comunicare con Robbie”.
Hedges è stato felice di poter imparare da McDormand. “Mi sembrava di essere alla scuola d’arte drammatica e lei sembrava la mia insegnante”, dice Hedges, che recentemente ha frequentato il conservatorio presso la North Carolina School of the Arts. “Tenevo un diario solo per trascrivere le cose che mi diceva Frances, e sarà bello poterlo rileggere di tanto in tanto”.
Rispetto a Frances, Hedges dice: “E’ molto concreta. Non dice mai ciò che non pensa. Non fa mai un complimento se non pensa che sia davvero meritato. È gentile ma non ama i fronzoli. È smaliziata tanto quanto Mildred”.
RED
“Non sto infrangendo la legge che regola le proprietà.
Non sto infrangendo proprio un ca**o.
Ho controllato”
– Red
Quando Mildred Hayes decide di comprare i tre cartelloni per provocare la polizia nonché l’intera comunità di Ebbing, stringe un accordo con il giovane Red Welby dell’Agenzia di Pubblicità di Ebbing. Un accordo che però non gli porterà fortuna. Il ruolo è stato assegnato a Caleb Landry Jones, che aveva esordito al cinema nei panni del ragazzo in bicicletta nel film dei fratelli Coen NON E’ UN PAESE PER VECCHI, e che recentemente è apparso nell’apprezzato horror SCAPPA: GET OUT. Jones racconta di aver talmente amato il copione da essere disposto ad accettare qualsiasi parte che Martin gli avesse chiesto di interpretare.
Tuttavia Red è un personaggio complesso, specialmente perché resta invischiato nella vicenda di Mildred e per questo pagherà un prezzo. “All’inizio penso che Red voglia solo fare bella figura di fronte alla sua attraente assistente e voglia solo guadagnare, quindi pensa ‘Okay, sei pazza ma voglio i tuoi soldi’. Ma quando scopre la verità su Mildred e sulla sua situazione, tutto cambia”, spiega Jones.
Red è uno dei disadattati della cittadina. “Vuole lasciare presto Ebbing e lui si aspetta che se ne vada, ma io penso che forse non lo farà”, dice Jones.
Nella scena in cui Red viene gettato fuori dalla finestra. McDonagh ha preso la decisione di filmare questo momento in un’unica ambiziosa ripresa.
“La scena della finestra è stata scritta come un’unica ripresa”, spiega McDonagh, “e doveva essere uno dei pezzi forti del film. Avevamo programmato un’intera giornata di lavoro per girare quella scena. Invece l’abbiamo provata 4 o 5 volte, e a mezzogiorno avevamo finito. Non so bene cosa abbiamo fatto il resto della giornata, forse solo bevuto e festeggiato. È sempre una bella sensazione riuscire a fare bene una ripresa di due minuti così densa di eventi”.
L’ampio cast di TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI comprende anche Samara Weaving nel ruolo della giovanissima ragazza di Charlie, Penelope; Amanda Warren interpreta l’unica confidente di Mildred, Denise; Kerry Condon è la ragazza di Red, Pamela; e Zeljko Ivanek è Cedric, il sergente di polizia.
Kerry Condon, che recentemente abbiamo visto in CAPTAIN AMERICA: CIVIL WARS, dice a proposito di Pamela: “Pamela simboleggia la giovane donna che la figlia di Mildred non sarà mai. È tipico di Martin riuscire a rendere così importante a un personaggio che nel film pronuncia solo qualche battuta”.
Ivanek, che ha lavorato con McDonagh in IN BRUGES – LA COSCIENZA DELL’ASSASSINO, ha parole di apprezzamento per il suo personaggio: “Mi piace interpretare qualcuno che prende tanto seriamente il suo lavoro anche se vive in un modo piccolo piccolo”, dice.
McDonagh ha provato senza sosta insieme al resto del cast, ad eccezione di McDormand, che è arrivato sul set solo all’ultimo momento, così come lei stessa ha suggerito di fare.
“Dato che Mildred è in guerra con tutti, Frances ha pensato che sarebbe stato meglio catturare le reazioni più spontanee durante le riprese, e io sono stato d’accordo, anche se all’inizio avevo dei dubbi”, dice McDonagh. “Lavorare con gli altri attori è stato quasi come fare teatro – abbiamo parlato molto dei loro personaggi e delle loro scelte. È un vero e proprio film corale”.
IL LOOK
“Perlomeno ho avuto un giorno di speranza. Molto più di quanto
abbia avuto negli ultimi tempi”.
– Mildred Hayes
Nonostante Ebbing sia un luogo di fantasia, Martin McDonagh infonde nel film un’ambientazione fortemente connotata. Ebbing è un luogo affascinante ma anche claustrofobico, una cittadina rurale dove tutti conoscono la vita degli altri e anche i loro segreti. La squadra cinematografica era composta dal direttore della fotografia Ben Davis, dal montatore Jon Gregory, dalla scenografa Inbal Weinberg e dalla costumista Melissa Toth per creare Ebbing come uno dei vividi personaggi del film.
Davis vanta un vasto curriculum di eclettici film fra cui MARIGOLD HOTEL e GUARDIANI DELLA GALASSIA, dopo aver dato vita a un proficuo rapporto professionale con McDonagh in 7 PSICOPATICI. “C’è qualcosa fra Ben e Martin che permette alle parole e al cervello di Martin di prendere vita”, osserva Graham Broadbent. “Ben cattura il paesaggio rurale americano con effetto drammatico e restituisce un’immagine minimalista dei personaggi ma molto efficace dal punto di vista emotivo”.
McDonagh descrive la fotografia del film “bellissima ma non ultra moderna o eccessivamente satura”. Aggiunge: “Ben ed io siano entrambi fan dei film americani degli anni ’70 quindi volevamo ricreare quell’atmosfera tipica”.
Davis avrebbe potuto sfruttare gli anni ’70 per il look del film, ma spiega che nell’opera di McDonagh “non ci sono veri punti di riferimento. Leggendo il copione non si può dire ‘Mi ricorda questo film o questa immagine’. È solo tipico di Martin”.
Davis si è ispirato all’opera di Stephen Shore, un fotografo americano degli anni ’70, noto per i suoi paesaggi privi di popolazione e per la natura morta della vita quotidiana: un pasto caldo in un diner, un cartellone su una strada fuori città, un motel solitario.
Inoltre trascorre molto tempo nelle location dei film per studiare la natura del terreno e la geografia del territorio. “Per me tutto ruota intorno alle angolazioni della macchina da presa, quindi faccio molti preparativi. Al posto di restare chiusi in ufficio, uscivamo per visitare le location e scattavo tantissime foto per trovare il modo migliore di catturare l’ambiente”, racconta Davis. “Ero interessato soprattutto all’idea di una cittadina in cui la vita ruota intorno ad un’unica strada principale. Per fotografarla bene era importante scegliere la giusta ora del giorno”.
Abbiamo dovuto ritagliare questi momenti dal programma di lavoro, il ché non è mai facile. “Volevo girare la maggior parte del film di mattina presto o al tramonto, un’ora magica, ma il tramonto dura pochissimo e poiché il dialogo è molto denso, per Martin è stata una vera sfida. Lui e il cast dovevano provare e riprovare e poi di colpo giravamo, sperando di ottenere il risultato giusto, e grazie al cielo è andata bene”.
Il film presenta due scene particolarmente impegnative in cui compaiono incendi veri. “Volevamo ottenere emozioni reali”, spiega Davis. “Quando il fuoco è vero, l’impatto sugli attori è tangibile, perché entrano a contatto con la forza e il calore delle fiamme. Ma ovviamente per sviluppare un incendio è necessario predisporre tutte le necessarie misure di sicurezza e la logistica è complessa”.
Il lavoro più impegnativo per Davis riguarda l’epica sequenza della finestra che è stata girata in un’unica ripresa senza interruzioni nell’ufficio di Red, ma lui dice che la ripresa non doveva essere troppo vistosa.
“Tecnicamente è elettrizzante girare una grande sequenza senza interruzioni, ma ha senso farla solo se lo richiede la narrazione e se deve esaltare la drammaticità di quel momento”, spiega Davis. “In questo caso la scena soddisfaceva entrambi questi requisiti. Dato che non ci sono tagli, è molto coinvolgente e si ha la sensazione di affiancare le azioni di Dixon. La sua brutalità la rende ancora più credibile perché non ci sono tagli che possano ricordare che si tratta di finzione”.
Dice Graham Broadbent a proposito delle riprese senza interruzione: “E’ un modo importante per unire i due mondi del film: la stazione di polizia e l’agenzia dei cartelloni pubblicitari. È stato terribilmente complicato perché all’interno di un’unica ripresa bisognava mostrare le scale, la lotta, qualcuno che vola da una finestra, ancora scale, violenza in strada per poi tornare alla stazione di polizia. Ben e la sua squadra hanno fatto un lavoro incredibile per renderla così viscerale”.
Ricorda Melissa Toth a proposito della scena: “C’è stato un gran daffare per tutti. Oltre a tutto il resto, Caleb doveva anche cambiarsi velocemente per indossare abiti malconci e macchiati di sangue mentre scendeva di corsa le scale, quindi anche la mia squadra è stata coinvolta. Mi sembrava di essere in uno spettacolo teatrale. Eravamo tutti in ansia e non vedevamo l’ora di vedere il risultato”.
CREARE LA CITTADINA DI EBBING E I SUOI CARTELLONI
“Quanto costano questi conigli con la scritta “Benvenuti nel Missouri”?
– Ragazzo con i capelli corti
Ebbing, una cittadina frutto della fantasia di McDonagh e situata fra le montagne di Ozark, è un posto in cui il tempo sembra essersi fermato ma che comunque presenta segnali di modernità. Mentre cercava la cittadina giusta in cui ambientare il film, attraverso l’Ohio, il New Mexico, il Missouri, il Mississippi e la Georgia, la produzione è arrivata casualmente Sylva, nel North Carolina, fra le Great Smoky Mountains.
“Sylva non dà affatto l’impressione di un posto in cui potrebbe capitare una storia così inquietante”, osserva McDonagh, “e questo era un vantaggio: la cittadina doveva essere una degna antagonista per Mildred”.
Il compito di trasformare Sylva in Ebbing è stato assegnato allo scenografa Inbal Weinberg (BEASTS OF NO NATION, ST. VINCENT), che ha iniziato il lavoro svolgendo ricerche sulle cittadine della profonda America. Weinberg spiega: “Ho preso in considerazione diversi tipi di fotografia: i documentari degli anni ’60 e ’70 che mostravano la vita quotidiana di quel periodo; e recenti fotografie che documentano le città che stanno scomparendo. Sono stata influenzata sia dal ritmo della vita della città di provincia, sia da ciò che resta di uno stile di vita ormai desueto”.
Alla fine ha elaborato una visione personale di Ebbing insieme a McDonagh. “Ebbing non gode di una situazione ottimale ma non è neanche disperata”, dice. “Non è stata riqualificata ma va avanti, sembra uno di quei posti che ha ancora lo stesso aspetto di 50 anni fa, malgrado qualche segno di cambiamento; è una cittadina un po’ ruvida e molto orgogliosa”.
Con questa idea in mente, Weinberg ha iniziato a cercare location all’interno di Sylva, “Per Martin la cosa importante era che tutto sembrasse reale”, osserva Weinberg. “Infatti Martin ha scelto Sylva non solo perché ha una classica Main Street ma perché era possibile ricreare la vicinanza dell’agenzia pubblicitaria e del dipartimento di polizia, come è descritto nel copione. Una elemento fondamentale di queste cittadine è la sensazione che tutti siano interconnessi alla vita degli altri e per Martin era di vitale importanza comunicare questa impressione”.
Quindi Weinberg ha iniziato a cercare la strada in cui si trovano i cartellini comprati da Mildred. La difficoltà era data dal fatto che McDonagh voleva che la casa di Mildred fosse nelle vicinanze in modo che riprendendola si potessero vedere i cartelli sullo sfondo. “Abbiamo visitato moltissime strade”, racconta Weinberg ridendo, “guidando per giorni e giorni nella bellissima area occidentale del North Carolina”.
La prima strada che hanno visitato è stata quella che più di tutte ha colpito McDonagh. “Era molto bella, aveva qualcosa di scenografico ma anche di desolato”, spiega. “E poi con Inbal abbiamo iniziato a concepire i cartelloni di Mildred”.
Weinberg ha fornito molte opzioni a McDonagh. “Ho esaminato tutte le fotografie di cartelloni utilizzati a scopo personale”, racconta. “Abbiamo provato diversi caratteri, diversi colori, vari modi in cui posizionare una frase. Alla fine abbiamo seguito il consiglio di Martin: usare uno sfondo rosso per far risaltare la frase. Il rosso ci è piaciuto così tanto da diventare il colore di fondo in tutto il film”.
I cartelloni attraversano sei diverse fasi. “E’ stato un procedimento molto elaborato”, osserva Weinberg, “perché questi cartelloni sono strutture enormi e non è facile spostarli. Abbiamo fatto diverse riunioni sui cartelloni”. La produzione ha trovato un modo per coprirli tutte le sere, per non farli vedere a chi viaggiava su quella strada.
Weinberg ha illustrato la vita di Ebbing spaziando dalle grandi costruzioni ai dettagli più piccoli, arrivando persino a scegliere gli adesivi da attaccare sui paraurti e le mascotte liceali di una città che non esiste in realtà.
La stazione di polizia di Ebbing, è stata ricavata da un cavernoso negozio di antichità. “Ho studiato molto le vecchie stazioni di polizia delle cittadine di provincia”, dice Weinberg. “Volevamo una cella di sicurezza, anche se la polizia moderna non le usa più, ma ho pensato che a Ebbing sarebbe stato possibile perché è una cittadina abbastanza ferma nel tempo. Tutto doveva essere ignifugo, persino il pavimento, e il nostro supervisore agli effetti Burt Dalton ha effettuato prove anti incendio ovunque, dalle scrivanie alle lampadine”.
Per l’ufficio di Red, Weinberg ha voluto un look retrò. “Mi sono ispirata soprattutto alle foto dei negozi di pubblicità degli anni ’20 e ’30, dove i cartelloni erano la cosa più importante, e così mi è venuta l’idea di mostrare la storia di Ebbing sulle pareti, come il viaggio in treno commemorativo della Bicentennial Train Ride”, spiega. “Abbiamo ritrovato un vecchio tabellone in un negozio di oggetti di scena e altri oggetti in un negozio di cartelli del posto”.
Weinberg ha voluto che la casa di Mildred fosse sottosopra. “Doveva sembrare la casa di una madre che soffre”, dice. “Frances ci ha dato tante idee. La cosa importante era che la stanza di sua figlia fosse la più pulita di tutta la casa. Abbiamo creato la variopinta stanza di una adolescente che è piena della sua assenza”.
Uno dei set preferiti di Weinberg è la casa dove Dixon vive con sua madre. “Martin ha avuto l’idea di far vedere la via principale dal portico di Dixon, e la cosa straordinaria è che abbiamo trovato la casa perfetta proprio come la immaginava Martin. Era una casa minuscola dove non era facile girare ma Martin se ne era innamorato quindi ci siamo adattati. Per le opere d’arte rustiche composte da sua madre, abbiamo comprato alcuni meravigliosi quadri naif di un artista del South Carolina e abbiamo riempito la casa di foto di famiglia e tappezzato le pareti con una carta da parati giallo sbiadito”
Un altro posto caro a Weinberg è lo stravagante negozio di regali di Ebbing dove Mildred lavora. “Il negozio è stato creato dal nulla e in sostanza abbiamo dovuto riempirlo di tutti i nostri gingilli e souvenir. Ci piaceva l’idea che nonostante venda oggetti da regalo, non sia un posto accogliente. È un negozio isolato perché anche Mildred è un personaggio isolato”, dice la stilista. (Nel negozio vediamo anche conigli, un tema che ricorre nella carriera cinematografica di McDonagh).
Weinberg è riconoscente nei confronti dei residenti di Sylva che si sono spesi per collaborare a trasformare la loro cittadina in Ebbing. “Mentre giravamo il film erano molto eccitati e hanno contribuito creando Tshirt e oggetti vari. La gente di Sylva ha partecipato con uno spirito molto allegro alla produzione”.
Nel frattempo Melissa Toth si è occupata del look di Ebbing, dagli abiti vintage di Red e Pamela, alle uniformi della polizia di Ebbing. Toth ha lavorato con diversi registi ‘visionari’ fra cui Michel Gondry in SE MI LASCI TI CANCELLO e Kenneth Lonergan in MARGARET e MANCHESTER BY THE SEA, ma la costumista non ha dubbi nell’affermare che persino fra loro McDonagh si distingue.
“La sua scrittura è unica”, riflette, “e per una costumista la sfida consiste nel fatto che il modo in cui la gente parla non sempre corrisponde al suo aspetto. Il mio modo di lavorare con lui era bombardarlo di idee e poi attendere un suo riscontro; qualche volta mi dava un paio di indizi sui personaggi, come ad esempio la canzone che amano, e io partivo da lì. La sua narrazione è intensa, complessa e oscura ma lavorare con lui è una ventata d’aria fresca. Questo è un connubio piuttosto raro”.
Mentre la tuta di Mildred è il capo di vestiario principale, Toth osserva che “la storia è piena di personaggi bizzarri, è come un film corale. Il copione di Martin dà spazio al gioco e alla sperimentazione. Il mondo che crea è profondo e misterioso e non c’è nulla che mi piaccia di più che cercare di rendere questo aspetto misterioso attraverso gli abiti dei personaggi”.
Per le uniformi della polizia di Ebbing, Toth ha svolto ricerche rispetto alle forze dell’ordine delle zone rurali, focalizzandosi sui distintivi che contraddistinguono ognuna delle loro divise. Quando Dixon non è in servizio, indossa una giacca color senape che in qualche modo riflette la sua peculiarità. “Abbiamo tinto la giacca varie volte per ottenere quel colore preciso”, spiega Toth. “Adoro lavorare con Sam. Lavora duramente ma quando lo vedi nella parte sembra che non faccia alcuno sforzo”.
L’abito preferito di Toth è molto semplice: il delicato vestito floreale indossato da Anne, la moglie di Willoughby, durante il picnic, e che indossa ancora quando gli eventi di quella giornata precipitano. “Il modo in cui Abbie indossa quel vestito è impeccabile. L’abito si solleva in modo leggiadro nel vento, contribuendo moltissimo al risultato di quella scena. E’ uno di quei momenti in cui un costume può dare molto dal punto di vista visivo”.
Per quanto riguarda la colonna sonora del film, McDonagh si è rivolto al suo solito collaboratore: Carter Burwell, nominato agli Oscar® per CAROL, e premiato anche per il suo lavoro per il fratelli Coen e Spike Jonze. Nel leggere il copione, Burwell ha cercato di entrare nella mentalità delle piccola città, dove, come lui stesso dice “si conoscono tutti fin dalle scuole elementari, e resta sempre, anche negli adulti, qualcosa delle violenze, dei pregiudizi e dei sentimenti di quando erano piccoli”. Mentre leggeva il copione, si affollavano in lui tanti pensieri musicali diversi, dalla musica tradizionale americana ai temi degli spaghetti western.
“Inizialmente ho pensato a una colonna sonora alla Sergio Leone, perché ci sono questi personaggi molto imperfetti che cercano una forma di giustizia in un mondo privo di pietà”, racconta. “Alla fine ho optato per quelcosa di diverso, ma resta una traccia di quella musica nella colonna sonora del film”.
Burwell ha subito compreso che la trama non era categorizzabile in un tema musicale specifico. “Mi piace lavorare in film sfaccettati e questa forse è la descrizione che più si adatta al film”, dice. “In quasi ogni scena accade tutto e il contrario di tutto … In una scena di grande violenza c’è pathos e in una scena di grande pathos c’è umorismo. Penso che questa sia la mia forza personale come compositore. Mi piacciono le contraddizioni”.
Burwell continua: “La cosa più importante della musica, a mio avviso, era fare in modo che il pubblico non perdesse mai di vista Mildred, che restasse dalla sua parte. Ci sono vari temi di fondo nella colonna sonora: il cuore di Mildred; la guerra di Mildred; e il senso della morte che non riguarda solo la perdita di Mildred ma che aleggia anche sul personaggio di Woody Harrelson”.
Continua: “Ho preso il folk americano, ho aggiunto la chitarra acustica, ma il tema di Mildred assomiglia quasi a una marcia militare, con percussioni, battiti di mani e ritmi sincopati”.
La sfida maggiore di Burwell è stata la scena in cui vengono bruciati i cartelloni di Mildred. Il compositore ha cercato di riflettere il dramma di quel momento senza scadere nel sentimentalismo. “Ci è voluto un po’ a concepire la musica di questa scena perché deve esprimere l’allarme ma anche un senso di violenza e di disperazione”, dice. “Ho usato il mandolino, la batteria e gli strumenti a corda ed è stato molto bello vedere come questi suoni si amalgamano con le performance”.
Burwell e McDonagh amano lavorare isolandosi dalle voci esterne. “Lavoriamo sempre insieme e questo non è affatto scontato in un film”, osserva. “Nessun altro ha accesso alla nostra conversazione perché è molto personale. La nostra priorità era dare una forma alla rabbia, al sentimento e alla perdita di Mildred”.
Questo miscuglio esplosivo, e gli incendi che scatena a Ebbing, definiscono il film, dice Graham Broadbent. “Abbiamo sempre saputo che la storia sarebbe stata anche un po’ comica perché l’umorismo 22
era già presente nel copione e gli attori sono stati fantastici. Ma mentre giravamo il film, Martin è stato attento a tutelare la struggente tristezza e l’amore per l’umanità presenti nel film, e questo è ciò che lo porta a un altro livello”, commenta.
Secondo McDonagh lno squarcio di luce, per quanto sottile e offuscato, era inevitabile perché è ciò che lo motiva. “Nella determinazione di Mildred e nella bontà di Willoughby c’è un senso di speranza”, conclude lo scrittore-regista. “Veniamo colpiti dal modo in cui Frances interpreta Mildred perché riesce a esprimere l’oscurità in cui è sprofondata e l’incertezza della sua battaglia contro tutti. Mi auguro di riuscire a suscitare commozione, divertimento e persino rabbia negli spettatori. Spero che apprezzino la narrazione originale e ricca di eventi”.
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info: 11/01/2018.
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