Revenant Redivivo

Revenant - Redivivo (2015)

The Revenant
Locandina Revenant - Redivivo
Revenant - Redivivo (The Revenant) è un film del 2015 prodotto in USA, di genere Avventura e Drammatico diretto da Alejandro G. Iñárritu. Il film dura circa 156 minuti. Il cast include Tom Hardy, Leonardo DiCaprio, Will Poulter, Domhnall Gleeson, Forrest Goodluck, Paul Anderson, Kristoffer Joner, Brendan Fletcher. In Italia, esce al cinema giovedì 14 Gennaio 2016 distribuito da 20th Century Fox. Disponibile in homevideo in DVD da giovedì 5 Maggio 2016. Al Box Office italiano ha incassato circa 13682175 euro.

Durante una battuta di caccia nella selvaggia America, Hugh Glass viene attaccato da un orso e lasciato morire. Malgrado l'inimmaginabile dolore, il tradimento dell'amico fidato e l'inverno inclemente, l'uomo cerca inesorabilmente di sopravvivere.

Hugh Glass era morto. Doveva essere morto. Nessun uomo normale sopravvive all'assalto di un grizzly, agli artigli lunghi quindici centimetri che fanno a brandelli schiena e collo, alla ferocia di un morso che lacera le carni. Ma come era finito abbandonato in fin di vita, in quel posto dimenticato da Dio nel Nordovest degli Stati Uniti? Glass è un esploratore e un cacciatore di pellicce che nel 1822 prende parte a una spedizione lungo il fiume Missouri e i suoi affluenti: all'epoca quel territorio era di fatto inesplorato (la prima missione, quella di Lewis e Clark, risale a soli diciotto anni prima), selvaggio e minaccioso come solo la Frontiera sa essere. L'ultimo avamposto americano, uno sperduto forte dell'esercito, è lontano una settimana di cammino: il resto è territorio di caccia di Sioux tutt'altro che in buoni rapporti con l'uomo bianco. È qui che Glass, separatosi dal gruppo per trovare provviste, viene assalito da un orso. Vedendo in che condizioni l'ha ridotto l'animale, i compagni si convincono che gli resta poco da vivere: il grosso della spedizione procede nel suo viaggio, lasciando il trapper con due uomini, John Fitzgerald e Jim Bridger, incaricati di vegliare le sue ultime ore. Ma il destino sembra avere un conto in sospeso con il trapper: al terzo giorno di agonia, i tre uomini avvistano un gruppo di guerrieri indiani. Fitzgerald e Bridger, presi dal panico, abbandonano Glass, rubandogli le armi e il coltello, lasciandolo solo, disarmato, accanto alla fossa che già avevano scavato per lui, in balía degli indiani. Sembrerebbe la fine di Hugh Glass e invece è solo l'inizio. È a questo punto, infatti, che Glass diventa il protagonista di un'incredibile odissea che possiede la grandiosità della leggenda e la fondatezza della cronaca storica. Intraprende un viaggio di tremila miglia, attraverso le condizioni piú estreme, sopravvivendo ai pericoli e alle minacce della natura e degli uomini, diventando amico e alleato di popoli sconosciuti, mosso unicamente dalla piú incrollabile delle volontà: quella di un uomo che cerca la sua vendetta.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 14 Gennaio 2016
Uscita in Italia: 14/01/2016
Data di Uscita USA: venerdì 25 Dicembre 2015
Prima Uscita: 25/12/2015 (USA)
Genere: Avventura, Drammatico
Nazione: USA - 2015
Durata: 156 minuti
Formato: Colore
Produzione: New Regency Pictures, Anonymous Content, RatPac Entertainment
Distribuzione: 20th Century Fox
Budget: 135.000.000 dollari (stimato)
Box Office: USA: 182.058.117 dollari | Italia: 13.682.175 euro
Note:
Tratto da una storia vera
Classificazioni per età: ITA: 18+
In HomeVideo: in DVD da giovedì 5 Maggio 2016 [scopri DVD e Blu-ray]

Recensioni redazione

Revenant - Redivivo, la Recensione
Revenant - Redivivo, la Recensione
Matilde Capozio, voto 7/10
Un uomo ferito, abbandonato nei boschi dai suoi compagni, in cerca della sua vendetta: l'epica odissea di cui è protagonista Leonardo Di Caprio nel nuovo film di Alejandro G. Inàrritu

Immagini

[Schermo Intero]

LA PRODUZIONE
Il regista premio Oscar Alejandro G. Iñárritu porta la leggenda di Hugh Glass sullo schermo con Revenant – Redivivo, un'avventura epica sullo sfondo dei territori inesplorati della frontiera americana del 19° secolo. Il pubblico verrà immerso nella bellezza, nel mistero e nei pericoli del paesaggio americano del 1823, e seguirà le vicende di un uomo che lotta per la sopravvivenza, compiendo una grande trasformazione. Il film, ricco di suspense ma anche di pittoresche immagini della natura,  esplora l'impulso primordiale alla sopravvivenza, nonché il desiderio di dignità, di giustizia, di fede, l'amore per la famiglia e la propria casa. 

Noto per aver diretto 21 Grammi, Babel e il film premio Oscar Birdman  (o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza),  Revenant- Redivivo è la prima epica storica di Iñárritu. Il regista infonde il suo stile inconfondibile, caratterizzato da un forte impatto visivo ed emozionale, in una storia che trasporta il pubblico in un tempo e in un luogo raramente raccontati dal cinema moderno. 

Per riuscire a comprendere a pieno l'esperienza dei cacciatori di pellicce dei primi decenni del 1800, la produzione del film ha deciso di sperimentare alcune delle aspre condizioni di vita del protagonista del film: Iñárritu, insieme al cast e alla troupe, ha effettuato riprese complicate in Canada e in Argentina, regioni in cui il clima e la natura sono imprevedibili.
Il regista ha collaborato con l'attore vincitore di un Golden Globe e nominato all'Oscar Leonardo DiCaprio che interpreta un ruolo di grande intensità fisica ed emotiva. Insieme all'attore premiato con il BAFTA, Tom Hardy, e ai celebri performer Domhnall Gleeson e Will Poulter, Iñárritu ha guidato un variegato cast internazionale, composto anche di nativi americani, conducendolo in un passato oscuro. Ha ritrovato il direttore della fotografia premio Oscar Emmanuel "Chivo" Lubekzi, noto per la sua inconfondibile fotografia di esterni e per il suo 'fluttuante' metodo di ripresa,  i cui primi piani spesso riescono a  catturare il respiro stesso degli attori. Iñárritu si è inoltre consultato con esperti di storia, per conoscere meglio  le leggendarie guerre territoriali combattute contro le tribù degli indiani d'America. 

La leggenda di Glass ha inizio nel 1823; all'epoca era uno delle migliaia di cacciatori di pellicce, che con la loro attività contribuivano in modo importante all'economia statunitense. In quel periodo la natura era considerata un vuoto spirituale da domare e conquistare con la forza. E così in molti si riversavano verso l'ignoto, lungo fiumi sconosciuti, attraverso foreste intricate, alla ricerca di forti emozioni ma soprattutto di grandi profitti, spesso costretti ad affrontare le tribù dei nativi che da sempre abitavano queste terre.

Molti morirono senza gloria, mentre Glass fa ormai parte degli annali del folklore americano, ed è ricordato da tutti per la sua caparbietà e ostinazione nel non voler morire. La sua leggenda racconta che quest'uomo si è misurato con uno dei maggiori pericoli del West: un grizzly spaventato. Persino per gli esploratori più esperti questo incontro sarebbe stato fatale. Ma non per Glass. Nel racconto di Iñárritu, Glass si aggrappa alla vita, persino il tradimento dei suoi compagni lo motiva a continuare, a qualsiasi costo. Nonostante la grave perdita che ha subito, Glass si rialza e si fa strada, faticosamente, tra il fuoco incrociato di pericoli sconosciuti e culture ignote, in un viaggio che diventa non solo la ricerca di una resa dei conti, ma anche di un riscatto spirituale. Mentre Glass attraversa la frontiera in tumulto, inizia a respingere l'impulso distruttivo che un tempo lo guidava. È diventato un 'redivivo', un uomo tornato dal mondo dei morti.
Iñárritu dice: "La storia di Glass pone la seguente domanda: Chi siamo quando veniamo spogliati di tutto? Di cosa siamo fatti e di cosa siamo capaci?"

Aggiunge Leonardo DiCaprio: "Revenant – Redivivo è un viaggio incredibile attraverso la natura più inospitale dell'America ancora inesplorata. E' la storia della forza interiore di un uomo. La storia di Hugh Glass è una di quelle leggende raccontate intorno ai falò, ma Alejandro la utilizza per esplorare cosa significa avere tutto contro, cosa è in grado di sopportare lo spirito umano, e quali sono le conseguenze della sua caparbietà".

Per Iñárritu, Revenant- Redivivo è stata un'esperienza totalmente diversa rispetto al mondo interiore di Birdman. Dopo aver esplorato le nevrosi dei tempi moderni, Iñárritu ora cambia direzione, per avvicinarsi a una storia in grande scala, ambientata nel passato americano, in bilico costante fra brutalità e civiltà, tranquillità e spirito di ricerca.

"Per oltre 5 anni ho sognato questo progetto", dichiara Iñárritu. "E' una storia intensa, emozionante, ambientata in uno scenario splendido, epico, che racconta la vita dei cacciatori di animali e la loro crescita spirituale, scaturita da grandi sofferenze fisiche. Nonostante gran parte della storia di Glass sia apocrifa, abbiamo cercato di restare fedeli alle vicende di questi uomini in questi territori incontaminati. Abbiamo sfidato condizioni fisiche e tecniche estreme, per ottenere emozioni vere e raccontare in modo realistico questa incredibile avventura".

Iñárritu era affascinato da come le situazioni più estreme ci possono spogliare di tutto, facendoci capire cos'è che ci sostiene; come possono far riemergere pensieri e istinti che forse sarebbero rimasti nascosti, se la porta dell'immortalità non fosse mai stata aperta. Lo scalatore Reinhold Messner, rispetto ai pericoli della natura, una volta ha dichiarato: "Nel confronto con la natura, non impariamo quanto siamo grandi. Impariamo quanto siamo fragili, deboli, e pieni di paura. E questo si comprende solo quando si è esposti a un grande pericolo". La costumista Jacqueline West gli fa eco, osservando: "Glass è un personaggio che entra in contatto con la propria mortalità, e questa è un'esperienza fortissima".

Il confronto con la mortalità si intreccia anche con la storia di un insolito rapporto fra padre e figlio: la storia di un uomo che nel momento della perdita, si attacca sempre più alla vita.

"Revenant- Redivivo racconta una storia di sopravvivenza ma anche di speranza", dice Iñárritu. "Ci tenevo a trasmettere questa avventura con un senso di meraviglia e di scoperta, a raccontare l'esplorazione della natura e della natura umana".
Osserva il produttore Steve Golin: "Alejandro cerca sempre la verità nei suoi progetti. I suoi lavori sono realistici ma anche pieni di spiritualità. Revenant- Redivivo rappresenta proprio questo approccio, ma in una maniera completamente inedita".
20th Century Fox e New Regency presentano Revenant- Redivivo, con Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Domhnall Gleeson, Will Poulter, Forrest Goodluck, Paul Anderson, Kristoffer Joner, Joshua Burge e Duane Howard. Il film è diretto da Alejandro G. Iñárritu, che ne ha scritto anche la sceneggiatura insieme a Mark L. Smith, basandosi in parte sul romanzo di Michael Punke. I produttori sono Iñárritu, Arnon Milchan (12 anni schiavo, Gone Girl), Steve Golin (Babel, True Detective), Mary Parent (Godzilla, Noah), Keith Redmon e James Skotchdopole (Birdman, Django Unchained); i produttori esecutivi sono James Packer (The Lego Movie), Jennifer Davisson (Le idi di marzo), David Kanter (Rendition) e Brett Ratner (X-Men – Conflitto finale). La troupe comprende il direttore della fotografia due volte vincitore dell'Academy Award Emmanuel "Chivo" Lubezki, ASC/AMC (Gravity, Birdman); lo scenografo Jack Fisk (Il petroliere); il montatore Stephen Mirrione, A.C.E. (The Hunger Games); il supervisore effetti visivi Rich McBride (Gravity); e la costumista Jacqueline West (Il curioso caso di Benjamin Button).

LA LEGGENDA DI HUGH GLASS
Da duecento anni, la storia di Hugh Glass racconta le vicissitudini di un uomo che sfida e supera tutti i limiti del proprio corpo, mente e anima. A parte il fatto che nacque a Philadelphia nel 1773, non si sa molto della prima parte della sua vita, ma si ritiene che abbia trascorso molto tempo in mare, come pirata. A 30 anni si trasferì nel West, e nel 1823 si unì alla spedizione di Captain Andrew Henry per esplorare il fiume Missouri. Quando la spedizione giunse nel territorio oggi chiamato Lemmon, nel South Dakota, Glass fu aggredito da un orso grizzly e abbandonato dai suoi compagni di viaggio, che erroneamente pensavano che presto sarebbe morto.
Glass non ha lasciato nulla di scritto, a parte una lettera per i genitori di un suo compagno ucciso dagli indiani Arikara. Quando fece ritorno, inaspettatamente vivo, i giornalisti dell'epoca ne divulgarono la storia in tutta la nazione. Da allora, sono apparse biografie e romanzi sulla sua vicenda, e nel 2002 l'autore Michael Punke ha pubblicato un resoconto estremamente dettagliato, frutto di una vasta ricerca, dal titolo The Revenant: A Novel of Revenge. In realtà Punke di mestiere fa l'agente di commercio, ma è da sempre affascinato dalla vita degli uomini che si avventurano fra le montagne, e questo lo ha spinto a documentarsi sulla vita di Glass, realizzando ciò che finora è la versione più realistica della storia di questo esploratore.
Il libro è stato elogiato da Publishers Weekly che lo ha definito "una storia suggestiva di eroismo e di implacabile vendetta" e che è diventato un best seller fra i lettori che amano l'avventura estrema. Fra questi, c'erano i produttori di Anonymous Content, Steve Golin, Keith Redmon e David Kanter.
"Ho sempre amato i film che raccontano esperienze di sopravvivenza a contatto con la natura selvaggia, e abbiamo pensato che questa storia avesse le potenzialità per diventare un'avventura incredibile e nuova", spiega Golin. "Per David, Keith e il sottoscritto, è stato un viaggio lungo, ma siamo entusiasti di ciò che abbiamo realizzato, insieme al gruppo straordinario di persone che ha contribuito al risultato finale. Non è stato facile, ma abbiamo realizzato un sogno, ispirati da una storia molto avvincente."
Anonymous Content ha affidato a Mark L. Smith l'incarico di scrivere la sceneggiatura. Smith ha visto nella storia la possibilità di raccontare un'esperienza che riusciamo a malapena a concepire oggigiorno, abituati come siamo, alle più sofisticate tecnologie del 21° secolo.
"Nel 1820, se capitavi in un luogo isolato, in pratica restavi lì. Non potevi tirar fuori un iPhone dalla tasca", dice Smith. "Glass viene a contatto con esperienze quasi inconcepibili: precipita lungo una cascata, è costretto a lottare contro i lupi per accaparrarsi un bisonte. La sua storia è un'avventura, ma anche un viaggio emozionante che diventa un grande spettacolo visivo".
Questa speranza è diventata una realtà quando Iñárritu si è unito al progetto, con l'intenzione di trasportare il pubblico in un modo affascinante ma inaccessibile. "Questa storia è molto diversa per Alejandro, sono rimasto sorpreso quando ho saputo che era interessato", spiega Smith. "Ma non appena ha iniziato a lavorare sul copione, tutto ha preso vita. Era così coinvolto, così creativo. È stata una collaborazione meravigliosa".
La New Regency era entusiasta all'idea di lavorare con Iñárritu. Dice il CEO e Presidente Brad Weston: "Abbiamo abbracciato completamente la visione di Alejandro: ne abbiamo compreso la grandezza e la grandiosità, nonché la necessità di flessibilità. Per noi era un'occasione per tornare alle radici della nostra società, che all'origine era un'impresa guidata ai filmmaker. Lo abbiamo considerato un progetto creativo, ma anche una storia di forte interesse commerciale".
Iñárritu ha inserito alcuni colpi di scena funzionali alla trama, nella storie apocrife di Glass, andando a fondo, per esplorare i temi che serpeggiano al di sotto della superfice. "Ero interessato a raccontare non solo il percorso fisico di Glass e Fitzgerald, ma anche la loro psicologia, i loro sogni, le loro paure e le loro perdite", spiega il regista. "La vicenda aveva una base solida, come una bella musica di fondo, ma ciò che ha luogo nelle loro menti e nei loro cuori sono gli assoli, le trombe e il pianoforte".
Per DiCaprio, la firma di Iñárritu sulla sceneggiatura è inconfondibile. "Quando Alejandro è entrato nel progetto, per me è stata una prospettiva elettrizzante perché è un filmmaker speciale", dice l'attore. "Sapevo di poter regalare al pubblico un'esperienza totalizzante. Questa è una storia di sopravvivenza esistenziale, ma Alejandro la arricchisce con tante sfumature, trasformandola in qualcosa di più".
Dato che sono noti solo alcuni semplici fatti storici, era necessaria l'immaginazione, ma due parole contraddistinguono l'approccio di Iñárritu e di Smith: autenticità culturale. "Abbiamo svolto ricerche su qualsiasi cosa, partendo da come parlavano gli uomini della frontiera, agli strumenti che utilizzavano. Volevamo portare il pubblico all'interno di questo mondo", dice Smith.
Iñárritu si è dedicato anima e corpo alla riproduzione di questo mondo scomparso. Nel primo giorno di riprese, ha riunito la produzione sulle rive del Bow River di Alberta, dove il cast si sarebbe presto immerso nelle acque ghiacciate, per girare una scena ricca d'azione. A ogni membro della produzione è stata consegnata una rosa rossa. Il consulente culturale della tribù dei Blackfoot (Piedi Neri) Craig Falcon, ha guidato una cerimonia, insieme agli anziani della tribù Stoney, per benedire il film, le creature e la terra. Dopo la benedizione, Iñárritu ha chiesto alle 300 persone presenti, di tenersi le mani in silenzio. Poi, tutti insieme, sono entrati nel fiume per spargere i petali di rosa.

LEONARDO DiCAPRIO interpreta HUGH GLASS
Leonardo DiCaprio ha dato vita a una caleidoscopica galleria di personaggi, fra cui spiccano Howard Hughes, Jay Gatsby e il dissoluto Jordan Belfort di Wolf of Wall Street. Tuttavia, il ruolo di Hugh Glass rappresentava una sfida completamente nuova, che ha trasportato l'attore in una zona di confine che pochi filmmaker contemporanei hanno esplorato. Per DiCaprio questo è stato il ruolo più impegnativo della sua carriera, sia dal punto di vista fisico che psicologico, essendo la sua performance, in molte scene, completamente prova di dialogo.
"I temi del film per me sono molto importanti: la volontà di vivere e il nostro rapporto con la natura", spiega DiCaprio rispetto all'interesse che la storia ha subito suscitato in lui. "Spesso ho interpretato personaggi complessi e pieni di cose da dire, perciò questo ruolo per me è diverso da ogni altro. Qui dovevo trasmettere le mie sensazioni senza parlare, oppure esprimendomi in una lingua diversa. Il film ha catturato le nostre vere sensazioni nel momento in cui le provavamo, la nostra capacità di adattamento alla natura, situazioni estemporanee capitate durante le riprese. Dovevamo esplorare i meccanismi più intimi dell'istinto di sopravvivenza".
DiCaprio ha apprezzato il desiderio di Iñárritu di portare in vita la storia di Glass con un realismo che riuscisse a far entrare il pubblico nel West americano, in un periodo antecedente ai cowboy e ai fuorilegge. "E' un periodo della storia americana che non è mai stato veramente rappresentato al cinema, quindi mi interessava molto", dice. "E' un momento unico nella storia del West americano, perché era ancora più selvaggio di quel che definiamo 'Wild, Wild West'. Era come l'Amazzonia, un territorio completamente sconosciuto, una terra di nessuno, quasi priva di leggi. Questi cacciatori che venivano dall'Europa e dalla costa orientale, dovevano imparare a vivere in mezzo a questi elementi, a sopravvivere, come facevano gli altri animali".
Iñárritu è stato gratificato nel vedere DiCaprio pronto a superare i propri limiti, così come ha fatto Glass. "Leo è straordinario, perché esplora ogni dettaglio, ogni aspetto del comportamento umano. Ha il dono naturale di riuscire a catturare le sfumature, il ritmo dei movimenti, tutto ciò che rende un personaggio totalmente vivo. E' collaborativo e molto intelligente, si interroga sempre su come migliorare una scena. E nel film ha espresso anche il proprio rapporto profondo e personale con la natura. La sua interpretazione non è solo toccante ma anche sorprendente".
Il regista sottolinea il fatto che DiCaprio ha dovuto affrontare delle prove che nessun attore avrebbe mai potuto sostenere nella sua performance. "Leo ha lavorato nelle condizioni più difficili, con pesanti costumi di scena, un make-up estremo, in luoghi bui e inospitali. Ma succede sempre qualcosa quando Leo è davanti alla cinepresa. Il suo impatto è fortissimo", osserva Iñárritu. "Il modo in cui abbiamo girato richiedeva a DiCaprio ritmo, tempismo, energia e silenzio, ma Leo fa funzionare tutto benissimo perché è totalmente presente a se stesso".
A sua volta, DiCaprio afferma che Iñárritu gli ha dato piena fiducia. "Di Alejandro apprezzo il fatto che è un filmmaker della vecchia scuola, che crede nell'arte di creare qualcosa sullo schermo, ed è anche una specie di outsider, anche se lavora molto sull'interiorità. Comprende i meccanismi dell'industria odierna, ma è influenzato da una vita spesa interamente a studiare storia del cinema e ha sviluppato uno stile unico che riflette esclusivamente la sua personalità. Sono pochissimi i filmmaker che riescono a sottrarsi al calco hollywoodiano, riuscendo a realizzare film di questa portata".
L'attacco dell'orso che minaccia di porre fine alla vita di Glass ha catapultato DiCaprio in un corpo a corpo con uno dei predatori più feroci che esistono in natura. "Girare la scena dell'attacco dell'orso è stato molto difficile e ardimentoso", spiega DiCaprio, "ma anche molto coinvolgente. Nel film Alejandro trasforma lo spettatore in una mosca che gira intorno all'attacco, quindi riusciamo a percepire il fiato di Glass e quello dell'orso. Il risultato è stupefacente. Glass deve trovare un modo per difendersi da questo animale enorme che lo sovrasta. Sta per morire, e il pubblico è totalmente immerso in questa atmosfera".
Iñárritu e DiCaprio hanno parlato a lungo con Glass per approfondire questa performance così movimentata e priva di interruzioni. Glass fin dall'inizio si distingue dagli altri cacciatori per la presenza della moglie Pawnee e del loro figlio. "Glass è sempre stato a contatto con la natura, ed è sempre stato più distaccato dal mondo materiale rispetto agli altri cacciatori", spiega. "Essendo un padre, ha dovuto affrontare una serie di difficoltà in questo ambiente, e questo aspetto è sempre presente nel suo personaggio. Si avverte subito la sensazione che lui e Hawk sono già due individui soli e isolati, quindi il loro legame, quello fra un padre e un figlio, è la forza che li sostiene nel corso della storia".
DiCaprio ha voluto cimentarsi in varie scene d'azione: è stato lui e non la sua controfigura, a restare sepolto nella neve, senza vestiti a meno cinque gradi, e a saltare dentro un fiume ghiacciato. Ogni momento di questo genere lo ha portato a immedesimarsi sempre di più nella volontà ferrea di Glass. Ma il film non mostra solo il modo in cui il protagonista riesce a tollerare gli eventi, bensì sottolinea il suo profondo mutamento, qualcosa che DiCaprio rivela in una variopinta gamma di dettagli sottili che arricchiscono la suspense del film.
"Ci si chiede continuamente se alla fine Glass cercherà la vendetta che ha giurato… Tuttavia la necessità di andare avanti è più importante, e il viaggio diventa quasi un'esperienza spirituale", conclude.

TOM HARDY interpreta JOHN FITZGERALD
Il lato oscuro del viaggio per la sopravvivenza di Hugh Glass, riguarda la paranoia, la recriminazione e l'amarezza incarnata da John Fitzgerald, l'uomo che tradisce Glass e che lo motiva a sopportare tante asperità. Per questo ruolo, Iñárritu ha scritturato l'attore inglese Tom Hardy che è emerso grazie a una serie di ruoli assai diversi fra loro, da Eames, il personaggio del mondo del sogni di Inception il film di Christopher Nolan, all'infaticabile protagonista di Locke. Iñárritu dice: "Nella parte di Fitzgerald, Tom interpreta un uomo pieno di pregiudizi. Ma anche lui è un'anima ferita che teme gli altri perché non è capace di aprirsi e di accettare le diversità. Tom è un attore di rara raffinatezza. È bello, intenso e forte, ma allo stesso tempo estremamente fragile e questo lo rende unico".
Hardy si è trasformato in una nemesi formidabile. "Fitzgerald è un personaggio interessante perché il pubblico riesce a comprendere le sue motivazioni. E' un uomo che non ha nulla e che spera di farsi strada in un impresa redditizia, ma che in un istante vede tutti i suoi progetti andare in fumo. E così opta per un'esperienza estrema, in cui si uccide o si resta uccisi, ma troverà Glass a ostruirgli la strada", dice DiCaprio. "Anche Fitzgerald è un sopravvissuto, ma in modo molto diverso da Glass. Perché lui sceglie di essere spietato".
Continua DiCaprio: "Avevo già lavorato con Tom e adoro il suo stile. Credo che sia uno degli attori più dinamici che esistano oggi, ed è stato elettrizzante vedere l'impegno che ha messo nel creare il suo personaggio, un uomo brutale che si pone in contrasto con Glass. Tuttavia la sua cattiveria non è banale. Questi due uomini mostrano la propria forza, ognuno a modo suo".
Per Domhnall Gleeson, che interpreta il ruolo del deluso Captain Henry, è stato interessante esplorare il risentimento contro Hardy, quando il suo personaggio si rende conto di essere stato imbrogliato. "Tom ha dato a Fitzgerald una spigolosità, che lo rende imprevedibile", dice Gleeson. "Il mio personaggio si sente sconfitto da Fitzgerald, ma poi inizia a riguadagnare terreno, ed è stato molto bello misurarsi con Tom".

CACCIATORI DI PELLICCE, I PRIMI IMPRENDITORI DEL SELVAGGIO WEST

La storia del commercio di pellicce nell'America dell'800 è breve ma importante, ricco di storie di coraggio e di distruzione. Nonostante il commercio di pellicce abbia contribuito parecchio all'immagine idealizzata dell'uomo di montagna, ruvido e solitario quanto la natura che cerca di domare, il commercio di pellicce era un business vero e proprio. Inaugura il concetto del primo imprenditore del West, del iconoclasta visionario che va avanti inesorabilmente, artefice del proprio destino.
"Questo periodo segna l'inizio dell'industrializzazione del West. Anche prima della scoperta dell'oro e petrolio, il commercio di pellicce era un business vasto e redditizio", spiega DiCaprio. "C'erano cacciatori che si avventuravano in luoghi incontaminati, a contatto con popolazioni indigene, per estrarre le risorse, ma la domanda che sorge spontanea è: a quale costo? Anche Glass riflette su questo, ed è uno dei temi del film".
Il commercio di pellicce ebbe inizio alla fine del 17° secolo, quando gli indigeni scambiavano le loro caldissime pelli di animali con gli utensili di metallo europei. All'inizio del 19° secolo, quando la richiesta di stravaganti cappelli di pelliccia aumentò in Europa, e i prezzi delle pellicce di castoro raggiunsero i 6 dollari a libbra, il commercio di pellicce divenne incisivo nell'economia americana, contribuendo alla creazione di nuovi percorsi commerciali che avrebbero contribuito allo sviluppo del West.
Alla fine del secondo decennio del 1800, il commercio di pellicce aveva raggiunto le Montagne Rocciose, diventando molto competitivo: i cacciatori si davano battaglia fra loro, oltre a combattere contro i nativi americani. Hugh Glass lavorava per la Rocky Mountain Fur Company, una società nuova sul mercato, che utilizzava il sistema del "rendezvous", e cioè non costruiva capanni o fortini. I cacciatori che reclutava, dovevano procurarsi il cibo da soli, costruire i propri rifugi e combattere autonomamente: tutto questo non faceva altro che accrescere la loro reputazione di uomini stoici.
Infatti esistono falsi miti imbevuti di romanticismo, su questi eroici uomini di montagna. In realtà molti cacciatori di pellicce trascorsero la vita sommersi dai debiti, mentre i proprietari delle società di pellicce accumulavano ricchezze favolose. E mentre i cacciatori vivevano a contatto con la natura, il loro rapporto con l'ambiente era spesso avverso: a molte specie animali fu data la caccia fino a provocarne quasi l'estinzione, generando profonde ripercussioni sull'ambiente naturale e di conseguenza sulle culture degli indiani d'America che vivevano in simbiosi con la natura.
Per ricreare questo mondo in tutte le sue sfumature più autentiche, Iñárritu ha reclutato esperti della storia e della cultura del West, fra cui Clay Landry, che collabora con gli unici due musei statunitensi che raccolgono opere e documenti relativi a quel periodo: il Museum of the Mountain Man nel Wyoming e il Museum of the Fur Trade nel Nebraska. Landry osserva che fra gli storici, la storia di Hugh Glass viene chiamata 'Mountain Man 101'. "Studiando la storia del commercio di pellicce nelle Montagne Rocciose, una delle prime cose che si impara è l'epica di Glass", spiega.
Nel corso della produzione, Landry ha illustrato la mentalità dei cacciatori, fornendo informazioni sul genere di strumenti che utilizzavano e sulle tecniche di sopravvivenza. I membri del cast hanno frequentato il "Trader's Boot Camp", dove hanno dovuto imparare a maneggiare un arco con le frecce, a piazzare le trappole per i castori, scuoiare castori (per finta) e lanciare le asce da guerra 'tomahawk'.
"Al boot camp, gli attori si sono dati veramente da fare", dice Landry. "Gli abbiamo insegnato tutto ciò che un cacciatore è tenuto a sapere. Ovviamente sparavano per finta, e non si stavano realmente difendendo, ma hanno provato quella sensazione. Il cast e la troupe hanno voluto conoscere il più possibile rispetto al periodo in questione".
Aggiunge Arthur Redcloud, che interpreta Hikuc, il leader degli indiani che Glass incontra nel suo viaggio: "Il boot camp non è stata solo un'esperienza fisica; ci ha trasmesso qualcosa anche a livello emotivo e spirituale. Per quanto mi riguarda, non solo mi ha fatto rivivere il passato, ma mi ha dato anche una nuova visione della storia".

LA TERRA DEGLI ARIKARA
All'inizio di Revenant-Redivivo, la spedizione di Captain Henry viene assalita da una banda di indiani stanziati sulle rive del Missouri. Sono gli Arikara, o Ree, come venivano chiamati dai cacciatori, e sono noti per aver combattuto a lungo contro la Rocky Mountain Fur Trading Company, cambiando per sempre il loro destino. Un aspetto spesso ignorato, se pur importante della storia di Glass, riguarda proprio lo scontro con gli Arikara, che secondo Iñárritu andava sottolineato, nella trama.
Chiamati Sahnish fra i nativi, gli Arikara prendevano questo nome dai loro copricapi piumati. Per oltre 1000 anni hanno popolato le pianure, occupandosi di agricoltura e vantando una ricca cultura, prima dell'arrivo degli europei. Nel 1804, Lewis e Clark avevano incontrato gli Arikara, riscontrando la loro tendenza pacifica. Ma intorno al 1820, essendo stati ripetutamente dislocati, erano diventati completamente ostili. Un loro attacco nei confronti dei cacciatori di pellicce, fu vendicato dall'esercito statunitense che decimò la tribù in una delle tante e sanguinose guerre sulle pianure. La popolazione degli Arikara fu ridotta del 70% anche per via di una epidemia di varicella che ebbe luogo nel 1830, nonché a causa dei conflitti con i Sioux. Eppure, riuscirono a sopravvivere, si trasferirono nel North Dakota, dove gli ultimi membri della comunità hanno voluto mantenere viva la loro lingua.
Per Iñárritu, era essenziale rappresentare questo popolo, e a tal fine ha chiesto la consulenza di Loren Yellowbird Sr., uno storico e antropologo Arikara, nonché capo interprete e ranger al Fort Union Trading Post nel North Dakota.
Per Yellowbird, è stato molto bello vedere che gli Arikara sono diventati parte integrante di questa storia. "Molte persone non hanno mai neanche sentito parlare di loro, quindi questa è stata l'occasione per mostrare un'altra prospettiva e portare in vita questo mondo", dice. "L'ho apprezzato moltissimo, perché penso che sia molto importante essere in grado di catturare il linguaggio Arikara e far luce sulla loro cultura tradizionale".
Yellowbird spiega che il periodo raccontato nel film, rappresenta gli ultimi momenti della loro comunità. "I villaggi Arikara erano lì da centinaia di anni … Vivevano di commercio e vantavano una cultura di complessi cerimoniali che era rimasta intatta fino a quel momento".
Tutto questo cambiò rapidamente a causa dello sviluppo del commercio di pellicce. "Questi cacciatori invadevano il nostro territorio senza mostrare alcun rispetto per la nostra comunità. Entravano nei territori appartenenti ad altre persone e facevano razzie. Non negoziavano nulla. Arrivavano e prendevano quel che volevano", spiega Yellowbird.
In seguito all'attacco, gli Arikara venivano considerati guerrieri letali, ma Yellowbird spiega che questa idea va inserita in un contesto più ampio. "I cacciatori iniziarono a temere gli Arikara, ma la cosa buffa è che le donne Arikara continuarono a sposare i cacciatori", racconta. "Perciò se ci si avvicinava agli Arikara con rispetto, c'era la pace. Sicuramente trattavano i cacciatori e i militari nello stesso modo in cui questi trattavano loro".
Quello fu l'inizio del tracollo dello stile di vita della tribù. "A un certo punto, il nostro modo di vivere ci fu strappato con tale rapidità, che non c'era modo di fermare questa situazione", lamenta Yellowbird. "Eravamo fortunati ad avere dei capi intelligenti, lungimiranti, che pensavano al futuro e si preoccupavano della sopravvivenza della nostra gente. Seguo ancora le loro orme. Mentre lavoravo in questo film, pensavo a cosa fare per assicurare alle nostre generazioni a venire, la certezza della nostra lingua, della nostra cultura, delle nostre canzoni e delle nostre tradizioni".
Yellowbird è particolarmente contento che alcuni giovani Arikara, grazie a Revenant- Redivivo, avranno l'occasione di ascoltare la lingua originale e di vedere come vivevano i loro antenati. "Nonostante abbia l'iPhone, ci tengo a preservare le tradizioni perché è un bene rispettare i nostri predecessori. Queste storie mostrano le difficoltà che hanno incontrato e grazie alle quali, oggi, siamo qui", conclude.
Yellowbird è stato l'unico Arikara a essere attivamente coinvolto nella produzione, in cui però appaiono circa 1500 nativi americani e indiani canadesi, denominati First Nations (Prime Nazioni). Yellowbird era gratificato dal modo in cui tutti hanno mostrato interesse nei confronti della cultura Arikara. "Il cast era interessato a rappresentare questo mondo nel modo più vivido. Sono rimasto colpito e commosso", dice. "Se avessi dovuto mettere in scena la storia di un'altra tribù, avrei fatto lo stesso".
La produzione ha reclutato anche Craig Falcon, un educatore culturale dei Blackfoot, specializzato in Consapevolezza dei Nativi Americani e degli Aborigeni; Falcon ha fornito una speciale consulenza sulle pitture di guerra e dei cavalli. L'autenticità culturale cercata da Iñárritu è stata un fattore di grande ispirazione. "I nativi americani vogliono vedere la verità", dice Falcon, "non come i vecchi film in cui si vede Ricardo Montalban vestito da indiano! Revenant- Redivivo è autentico nei confronti della lingua, nel modo in cui i cavalli sono dipinti e nel modo in cui rappresenta ogni tribù".
Arthur Redcloud, che è cresciuto in una riserva Navajo e interpreta Hikuc, dice: "Questo film è speciale perché riflette il cuore e l'anima della nostra gente".

GLI ALTRI ATTORI
Domhnall Gleeson interpreta Captain Henry
Domhnall Gleeson, l'attore irlandese emergente che quest'anno ha interpretato Brooklyn, incarna il ruolo di Captain Andrew Henry, una figura storica realmente esistita, uno dei fondatori della Rocky Mountain Trading Company nonché leader della spedizione sul fiume Missouri.
Gleeson osserva che il copione dà spazio al personaggio di Captain Henry, al di là di ciò che è documentato storicamente su di lui. "Il vero Andrew Henry era abbastanza rispettato, mentre in questa storia viene descritto come un uomo incerto nella sua leadership. Acquisterà esperienza durante il viaggio, diventando infine l'uomo ricordato storicamente", spiega.
Fin dall'inizio, Gleeson ha capito che il film sarebbe stato una esperienza piuttosto impegnativa. "Ancor prima di iniziare a girare, Alejandro ha detto che voleva che fosse un'esperienza dura per gli attori, e ha mantenuto la promessa. Siamo stati messi in circostanze insolite e difficili, ma è stato bellissimo perché era tutto così nuovo per noi", commenta. "Non avevo fatto mai nulla del genere. E' bello fare un genere di film che la gente non fa più".
Gleeson afferma che la difficoltà delle riprese ha arricchito le performance. "Il mio personaggio si trova in circostanze estreme e la mia performance risente proprio di ciò che io stesso ho provato in quelle circostanze", spiega. "L'intento era di rendere tangibili, nella sala di un cinema, tutti i sentimenti provati da questi uomini: la disperazione, la follia, l'incertezza".

Will Poulter interpreta Jim Bridger
L'attore inglese emergente Will Poulter (Maze Runner – Il labirinto) interpreta Jim Bridger, una delle guide più note del West. In Revenant- Redivivo, è solo un ragazzo, ma dovrà fare i conti con la propria coscienza quando lui e Fitzgerald decidono di abbandonare Glass moribondo. Poulter ha adorato le sfaccettature del suo ruolo. "E' un onore poter incarnare una persona realmente vissuta, celebrata per la sua abilità in montagna, in un tempo e in un luogo in cui le aspettative di vita di tutti erano bassissime", dichiara.
Per un giovane che per la prima volta si confronta con la frontiera, questa sarebbe stata un'esperienza che gli avrebbe cambiato la vita. "Penso che Alejandro volesse mostrare l'innocenza di Bridger nel momento in cui si confronta con alcune delle situazioni più difficili della vita, e il conflitto che vive fra l'essere ancora ragazzo e il diventare uomo. Jim deve farsi sotto, imparare a gestire le sue paure e a fare la cosa giusta", dice Poulter. "Si trova in situazioni che uomini come Glass, Fitzgerald e Captain Henry già conoscono, ma deve crescere in fretta per poter sopravvivere".
Inizialmente Bridger è l'apprendista di Glass. "Glass è la cosa più vicina a una figura paterna per Bridger, in quella situazione", osserva Poulter. "Penso che lo idolatri e lo consideri uno dei migliori navigatori e tiratori che abbia mai conosciuto. Perciò quando le cose vanno male, la situazione precipita anche per lui".
Bridger fa un patto con Fitzgerald. Poulter ha lavorato insieme a Tom Hardy per esplorare il miscuglio di orrore, rabbia e paura che Bridger prova nei confronti dell'uomo. "Non c'è amicizia fra i due, ma non sono neanche nemici", osserva. "E' un rapporto poco chiaro e complesso. Alla base di tutto c'è il fatto che ognuno ha bisogno che l'altro sopravviva".
Come i suoi colleghi, Poulter considera molto interessante il modo in cui Iñárritu e Lubezki hanno girato il film. "Non mi ero mai messo tanto a nudo davanti a una macchina da presa, fino a quel momento. Non avevo mai permesso alla cinepresa di penetrare così a fondo la mia coscienza. E' stata una cosa incredibile. Sembra quasi di non recitare. Dovevamo riuscire a diventare i nostri personaggi".

Forrest Goodluck interpreta Hawk
Il sedicenne Forrest Goodluck debutta sul grande schermo nei panni di Hawk, il figlio che Hugh Glass ha avuto da una donna indiana (si tratta di finzione letteraria). Goodluck appartiene alle tribù Diné, Mandan, Hidatsa e Tsimshian, e vive nel New Mexico; prima di ottenere la parte ha fatto molte prove e molte audizioni.
Il ragazzo è stato colpito dalla complessità di un personaggio diviso fra due mondi. "Hawk è metà indiano e metà bianco", dice Goodluck. "Da piccolo è stato portato via dal suo villaggio, ha perso sua madre ed è rimasto gravemente ustionato in un incendio. Si è chiuso in se stesso, ha avuto un trauma, ha subito quel che oggi definirebbero un Disturbo Post Traumatico da Stress. Ma credo che queste esperienze lo abbiamo fortificato. E' un persona fragile eppure forte. Ha una mentalità quasi bipolare, perché da un lato non è del tutto accettato dai bianchi, e dall'altro non è del tutto integrato nella propria cultura".
Eppure Hawk non può negare il suo profondo e affettuoso legame con suo padre, Glass. Goodluck afferma: "Il nostro rapporto è fatto di muto rispetto. Comunicano senza troppe parole. In quel periodo non ci si scambiava troppe effusioni, quindi c'è della durezza nell'amore fra Hawk e Glass, ma è un rapporto profondo".

Duane Howard interpreta Elk Dog
Il potente guerriero Arikara Elk Dog, in cerca di Powaqa, la figlia che è stata catturata, è interpretato da Duane Howard, un attore indiano appartenente alle First Nations, originario di Vancouver Island, in Canada. Dice, a proposito del suo personaggio: "Elk Dog è una figura autorevole e quando parla, la gente lo ascolta. Anche quando è semplicemente presente, e non dice nulla, la gente lo ascolta. Tutti lo rispettano, e lui, a sua volta, darebbe la vita per la sua gente".
Eppure, quando gli Arikara compiono un raid del campo dei cacciatori, Elk Dog è sull'orlo di una crisi di nervi per aver assistito alla morte e alla distruzione intorno a lui. Racconta Howard: "Ho dovuto aprirmi. Mi sono dovuto rendere vulnerabile e ho provato tante emozioni durante la battaglia. E' stata un'esperienza intensa".
Per Howard Revenant- Redivivo è stato un evento profondamente personale, nel corso del quale ha conosciuto la lingua e la cultura Arikara. "La lingua Arikara è molto diversa dalla mia lingua indiana ed è stata una sfida interessante", spiega.
Howard è rimasto colpito dal fatto che il film ha voluto rappresentare in modo autentico la cultura indiana. "Ammiro tutta la squadra del film, hanno lavorato tutti benissimo. Ogni piccola cosa nel film, dalla pittura del viso a quella dei vestiti, ha un significato, perché era una cultura piena di simboli", spiega.

Arthur Redcloud interpreta Hikuc
Un personaggio che spicca nella galleria di Revenant- Redivivo è Hikuc, un'anima solitaria che vaga fra le pianure e diventa l'inatteso salvatore di Hugh Glass. Hikuc è intepretato da Arthur Redcloud, un Navajo che descrive il proprio personaggio come "un uomo che si trova di fronte a una nuova sfida e a un nuovo destino".
L'attore stesso aveva studiato per diventare medico all'interno di una riserva Navajo, sotto la tutela del suo amato nonno. Quando è stato scelto per il film, ha trascorso molto tempo a elaborare la scena in cui Glass si ritrova in un banchetto Hikuc a base di bisonte. "Nella nostra cultura, il bisonte non è soltanto un animale, bensì un simbolo di forza, guarigione e compassione, quindi quando vediamo il mio personaggio che mangia un bisonte, non è solo il sostentamento del corpo ma anche della mente e dello spirito", spiega.
Redcloud era affascinato all'idea di lavorare con Leonardo DiCaprio e non si sentiva intimidito dalla sua presenza. "Per me è stata l'occasione fantastica di imparare da lui. Ho sempre cercato di osservare come si comportava sul set. A volte me ne stavo lì, fermo, cercando di leggere il suo cuore e la sua persona, e ho avuto la sensazione di riuscire a farlo. E' stata una fortuna potermi misurare con lui e apprendere i segreti del mestiere da un vero maestro in questo campo. Glass e il mio personaggio all'inizio sono potenziali nemici, ma poi diventano fratelli, e continuano il viaggio insieme".
Redcloud apprezza la mente creativa di Iñárritu. "Da un lato è scienziato pazzo, dall'altro pittore", spiega. "Per lui conta ogni singolo dettaglio. Non era interessato solo a conoscere le storie dei Nativi, ma voleva capire cos'è che rende queste storie tanto importanti".

I cacciatori di pellicce
Completa il cast un gruppo internazionale di attori affermati o emergenti, ognuno dei quali considera Revenant- Redivivo un'esperienza a se stante. Il canadese Brendan Fletcher, che interpreta il ruolo del cacciatore Fryman, osserva: "Non avevo mai avuto un'esperienza di recitazione di questo genere, in cui dovevamo girare a contatto con una natura inospitale, realizzando riprese lunghe e dettagliate. E' stato fantastico vedere come Alejandro ha cercato ovunque l'onestà".
La star norvegese Kristoffer Joner, che interpreta Murphy, aggiunge: "Questo modo di lavorare per me è stato completamente nuovo, perché dovevamo muoverci insieme alla macchina da presa. Alejandro ci ha detto: 'La cinepresa è come un treno in movimento, dovete aggrapparvi al treno e vedere cosa succede'. E' un'idea che fa un po' paura. Alcune volte è stato divertente, altre difficile, ma sempre diverso da qualsiasi altra cosa".
Joshua Burge, che interpreta Stubby Bill, spiega che la fisicità delle scene di Revenant – Redivivo ha creato un contatto molto forte fra gli attori. "Gli attori del film vengono da ogni parte del mondo, e hanno affrontato le difficoltà delle riprese, facendosi forza reciprocamente. Questo atteggiamento rispecchia anche ciò che accadeva fra i cacciatori di pellicce: questi uomini trascorrevano mesi all'addiaccio, costretti ad affrontare incredibili avversità, e avevano solo se stessi e i propri compagni per andare avanti".

IL REGISTA "DIPINGE" IL SUO FILM
Dopo aver diretto Birdman, il regista Alejandro G. Iñárritu esprime la sua passione per un cinema fluido e naturale nel nuovo mondo di Revenant – Redivivo. Lui e il suo storico direttore della fotografia Emmanuel "Chivo" Lubezki, hanno preso alcune decisioni importanti che hanno dettato una serie di regole per la produzione. In primo luogo hanno deciso di girare il film in ordine cronologico, per conservare il naturale ritmo del viaggio di Glass. Secondo, si sono impegnati a girare il film affidandosi esclusivamente al sole e alla luce del fuoco, evitando la luce artificiale dei secoli successivi, lavorando con la luce naturale in modo creativo. Inoltre hanno voluto esplorare le lunghe, continue, fluide riprese che contraddistinguono anche Birdman.
Iñárritu ha sempre immaginato il look di Revenant- Redivivo come un chiaroscuro pieno di luci e ombre, che prende vita. "Così come Birdman era ispirato alla musica", dice Iñárritu, "questo film è ispirato alla pittura. Chivo ha avuto un ruolo incredibile nel creare questo film come un'opera d'arte visiva".
Lavorando con la sofisticata Arri Alexa 65, la nuovissima macchina da presa large-format creata dalla pionieristica società di telecamere digitali, Lubezki ha utilizzato una gamma di lenti grandangolari, che vanno dai 12 ai 21 millimetri, per ottenere la massima profondità. La flessibilità del sistema si presta ai movimenti della macchina da presa che spesso vanno da primi piani estremi a panorami in sincronia con l'azione, i sogni e le emozioni dei film. La squadra ha mescolato tre metodi di ripresa: con le gru, per ottenere immagini telescopiche, con le Steadicam e con le cineprese manuali. Le immagini ottenute sono state elaborate da Iñárritu come una coreografia, al fianco del montatore premio Oscar® Stephen Mirrione.
Le lunghe sequenze all'interno di un imprevedibile contesto naturale, sono state una novità per tutti. La troupe si trovava nella gelida Calgary, dove le ore del giorno sono particolarmente preziose perché brevi, e quindi le possibilità di ripresa erano poche e difficili. Ogni volta che giravano una scena, non c'era mai la certezza che sarebbe stata possibile una seconda o una terza ripresa.
"Abbiamo dovuto coreografare tutti i battiti e i ritmi, trovare il giusto momento del giorno e quindi sperare che il tempo reggesse", dice Iñárritu. "E' stato complicato, ma bello, e ha richiesto molto tempo, molte riflessioni e molte prove, per riuscire a raggiungere il risultato. Cercavamo una determinata atmosfera, dovevamo essere pazienti o fare in modo di crearla. Anche noi, a modo nostro, eravamo dei cacciatori".
Revenant – Redivivo ha condotto Lubezki non solo nel West ma anche nel paesaggio onirico del subconscio di Glass. Spiega Iñárritu: "Durante il viaggio, quando Glass è solo e fisicamente distrutto, l'unico modo per restare in contatto con la propria umanità è attraverso sogni e visioni, che ci forniscono informazioni sul suo stato mentale e sul suo passato".
Tutti gli attori sono rimasti incantati dallo stile fotografico di Chivo, che ha avuto un forte impatto anche sulla loro interpretazione. "La fotografia di Chivo è profondamente connessa al metodo di Alejandro", osserva DiCaprio. "Insieme, questi due artisti si immergono nel materiale e quindi lavorano con gli attori per coordinare movimenti e inquadrature incredibilmente complesse. Il risultato è speciale: una realtà virtuale in cui il pubblico si sente a contatto con gli elementi naturali, vicino a questi personaggi. La prospettiva visiva di Glass viene percepita al punto tale, da riuscire quasi a entrare nel suo subconscio".

Dove il brutto è bello: la scenografia
Per catturare il mondo del 1823, Iñárritu ha collaborato con lo scenografo nominato all'Academy Award®, Jack Fisk. Fisk non è estraneo alle produzioni epiche, avendo lavorato ne Il petroliere di Paul Thomas Andersone nel film di Terence Malick The Tree of Life; tuttavia il periodo storico trattato in RevenantRedivivo, per lui costituisce una novità.
Fisk era interessato alla ruvidezza assoluta del paesaggio in cui si svolge la storia. "Adoro questo periodo storico", dice lo scenografo. "In realtà, le persone non possedevano quasi nulla in quella situazione, quindi gli oggetti di scena sono solo asce, coltelli e pochissime suppellettili. Abbiamo cercato di costruirne noi il più possibile in modo da calarci completamente nella storia. Alejandro voleva un look realistico e rovinato, quindi questa è stata la nostra priorità. Bisogna tenere a mente che questi cacciatori spesso stavano mesi senza fare il bagno, e ogni uomo mangiava quasi cinque chili di carne al giorno, quindi è facile immaginare il loro aspetto, che riflette la durezza della loro vita".
Iñárritu ha inviato a Fisk una copia di Andrei Rublev di Andrei Tarkovsky per mostrargli il genere di design che aveva in mente. "In quel momento ho capito perfettamente il genere di film che voleva fare" racconta Fisk. Fisk è stato informato dell'idea di usare solo luce naturale, il ché significava dover cercare un'infinta varietà di location dotate della giusta luce, a seconda dei momenti della giornata. "Abbiamo dovuto prendere ciò che ci offriva la natura", dice Fisk, "ma questo è diventato un lato importante del processo creativo".
Uno dei capolavori di Fisk è il set di Fort Kiowa, ricavato da una vecchia cava di ghiaia dello Spray Valley Provincial Park vicino Canmore, Alberta. La squadra di Fisk ha costruito il Forte con metodi e materiali del 1820, utilizzando legname già disponibile sul luogo.
"Volevo che questo Forte fosse autentico, e cioè un posto dove nessuno vorrebbe vivere oggi", ride Fisk. "Invece di renderlo accattivante, lo abbiamo reso inospitale perché questi uomini vivevano in modo rozzo. Inoltre non erano falegnami, e anche noi abbiamo fatto le cose in modo approssimativo. Mi arrabbiavo con i falegnami quando vedevo che avevano rifinito qualcosa. Il nostro motto per costruire il Forte era: 'Abbasso il bello, viva il brutto!'"
'Imbruttire' i set è diventata una forma d'arte in Revenant – Redivivo. "Gli scenografi hanno voluto deformare il Forte. L'edificio era troppo squadrato quindi l'ho dovuto sollevare con l'elevatore un paio di volte per renderlo più fatiscente", spiega Fisk. "Ci abbiamo messo tanto sia a costruire che a 'rovinare'".
Per poter sfruttare la luce naturale, Fisk ha costruito due forti speculari: uno che dava a est per le riprese del mattino e un altro che dava a ovest per le riprese che utilizzavano il sole pomeridiano.
Fisk ha costruito il villaggio Pawnee in un teatro di posa di Los Angeles, utilizzando materiali e tecniche autentici, appartenenti alla loro cultura. "Abbiamo semplificato alcuni dei gradini del villaggio, ma le casette sono fatte tutte di legno, fango e paglia perché era così che venivano costruite", spiega.
Anche se la maggior parte dei set si basano su fatti storici, Fisk ha ideato anche gli elementi onirici che appaiono nel film, come la gigantesca montagna di teschi di bisonte e le rovine di una chiesa europea che ricordano il guscio vuoto di un frutto. Un altro set suggestivo è il campeggio dei cacciatori di pellicce, che viene attaccato dagli Arikara in una scena di battaglia. Quando inizia la scena, il campo è formato da tende di fortuna, tettoie, falò e cacciatori intenti a scuoiare castori e ad ammassare le pelli. Fisk ha costruito persino una barca a chiglia dell'epoca, che diventa uno degli elementi più importanti dell'azione. "Mi piace che la barca sembri così autentica", dice, "ma la verità è che al suo interno c'è un motore di 450 cavalli per farla navigare controcorrente!"
Di solito, i set costruiti da Fisk possono essere fotografati da ogni angolazione e Revenant – Redivivo non è un'eccezione. Afferma: "Mi piace che i set possano essere ripresi a 360 gradi, e un regista come Alejandro sa come sfruttare al massimo questa possibilità. Se gli fornisci un set di questo tipo, riuscirà a trovare le angolazioni più fantasiose", spiega.

ALLA RICERCA DI AUTENTICITA': I COSTUMI DEL FILM
Il look dell'uomo di montagna è un'icona intramontabile della cultura americana, ma per Revenant – Redivivo, la costumista nominata due volte all'Academy Award®, Jacqueline West (Argo, Il curioso caso di Benjamin Button) voleva andare al di là dei cliché.
Racconta di essere sempre stata al corrente della leggenda di Glass: "Conoscevo la storia di Hugh Glass perché ho un ranch in South Dakota, dove è un praticamente un mito. Questi cacciatori erano i veri pionieri", spiega West. "Eppure, il copione assomigliava a un romanzo russo più che a un western, secondo me. Adoro Dostoevsky, Chekov e Tolstoy, quindi sono rimasta attratta dall'aspetto psicologico della storia".
Ha tratto ispirazione da una vasta gamma di artisti, fra cui dipinti e schizzi di due noti pittori di quei tempi: Alfred Jacob Miller, che si era recato nelle Montagne Rocciose a metà del 19° secolo, uno dei pochi ad aver catturato scene di vita reale; e Karl Bodmer, uno svizzero noto per i suoi ritratti dei nativi americani, specialmente quello della tribù Mandan del South Dakota.
Un'immagine, in particolare, è alla base dell'ispirazione del look di Leonardo DiCaprio. "E' un dipinto che raffigura un cacciatore indiano tutto bardato per la foresta, che indossa un manto con il cappuccio", descrive l'artista. "Alejandro lo ha adorato quando gliel'ho mostrato. Gli piacciono le cose modeste, che non danno nell'occhio. Gli piace che l'abito faccia emergere la persona. Il cappuccio è legato all'immagine di un monaco, quindi evoca spiritualità, e questa è l'idea che Alejandro ha sempre avuto di Glass. La sua camicia è pratica, fatta di lino, comprata all'emporio del luogo. Non c'è niente di appariscente in lui. I suoi vestiti tengono a bada gli elementi".
Continua dicendo: "Alejandro ha voluto che Leo-Glass indossasse la pelle di orso che i cacciatori avevano lasciato in terra quando lo avevano abbandonato. E' un'immagine lirica ed è ironico constatare che l'animale che l'ha quasi ucciso, ora gli salva la vita, tenendolo al caldo con la sua pelliccia, proteggendolo, e aiutandolo a galleggiare nel fiume".
West ha creato un forte contrasto fra il look di Glass e quello della sua nemesi Fitzgerald. "Secondo me Fitzgerald è quasi completamente guidato dalla paura", spiega. "Perciò ho inserito molti animali nel suo guardaroba, con un cappotto di lontra e un cappello di castoro". (West spiega che tutte le pellicce e le pelli utilizzate nel film appartengono al Pacific Fur Trade, che viene rifornito dal Dipartimento dei Parchi)
Ogni cacciatore ha il suo look particolare "Jim Bridger era un fattore, quindi il suo abito è rustico e ha un bellissimo mantello di pelle di bisonte. Il look di Stubby Bill è ispirato al quadro di un cacciatore che indossa pantaloni a strisce e un mantello blu. Murphy era più europeo e ho immaginato che avesse barattato il suo cappotto con i francesi. A ognuno dei personaggi ho fornito un background che ha reso i loro costumi assai diversi fra loro".
Gli abiti di Captain Henry sono basati su veri reperti in mostra al Museum of The Fur Trade nel Nebraska. "E' stato il personaggio di cui avevo maggiori informazioni. Le sue ghette erano molto scomode ma erano proprio quelle che indossava. E il taglio del suo cappotto è molto famoso, quindi volevamo mostrarlo".
Così come Jack Fisk, anche West ha dovuto 'invecchiare' e 'annerire' le sue creazioni. "La nostra canzone è 'Paint It Black'", afferma ridendo. "Abbiamo sfoltito, scartavetrato e tagliato. Tutto è lercio e battuto dal clima; ciononostante lo trovo bello perché gli occhi degli attori brillano nel contrasto".
West è stata felice di poter mostrare gli abiti dei nativi americani dell'epoca. "Gli uomini indiani spesso indossavano ciò che venivano chiamate le "camice di guerra", cioè due pelli che di solito venivano decorate dalle loro mogli. Inoltre abbiamo diversificato le tribù: i Pawnee hanno vestiti di cotone e lana perché erano più vicini all'emporio, mentre gli Arikara, i Mandan e i Sioux indossavano la pelle".
Per la camicia di guerra di Elk Dog, West ha utilizzato uno dei simboli più forti degli Arikara: un pezzo di mais. "Il mais simboleggia che se muori in battaglia, i chicchi saranno piantati con te nella terra e qualcosa crescerà da loro. E' un modo di portare la propria terra in battaglia con sé", spiega.
Gli abiti semplici ma autentici del guaritore indiano, Hikuc, legati al passato, hanno commosso Arthur Redcloud, che dice. "Ho avuto la sensazione che il mio costume diventasse parte di me, e ho sviluppato un attaccamento emotivo nei suoi confronti. Ho pensato che il costume mi avesse scelto e l'ho indossato con onore e grande rispetto. Non per me o per il film, ma per i miei antenati".

GELONI, BARBE E SANGUE: L'ARTE DEL TRUCCO
L'artista del trucco Sian Grigg collabora con Leonardo DiCaprio da 20 anni, dai tempi di Titanic, ma Revenant – Redivivo ha richiesto il trucco più complicato al quale DiCaprio si sia mai sottoposto. Da quando Glass viene aggredito dall'orso, Grigg racconta che l'attore diventa quasi irriconoscibile. "Nessuno pensa che Glass possa sopravvivere, quindi le sue ferite dovevano essere orribili", spiega. "Bisogna pensare, guardandole, che non riuscirà a vivere, e questo ha comportato una incredibile quantità di trucco".
Il processo è iniziato analizzando cosa può fare un orso che attacca un essere umano. E' stato un lavoro particolarmente dinamico, perché mentre Glass inizia a guarire, i suoi connotati sono in continua evoluzione. I lividi iniziano a diffondersi e i tagli infetti diventano gradualmente una rete di cicatrici.
"Mostriamo tutto ciò che accade a Glass fisicamente", dice Grigg. "Tuttavia abbiamo avuto il vantaggio di girare in ordine cronologico, il ché significava che ogni giorno apportavamo delle modifiche sottili per riflettere l'evoluzione delle sue ferite".
Anche prima dell'aggressione, DiCaprio è stato comunque trasformato in un boscaiolo che vive senza uno specchio o una vasca da bagno. Ha una barba folta e trasandata, e un bello strato di sporcizia sul viso, sul corpo e sulle unghie. In seguito, il corpo dell'attore è stato coperto di protesi per simulare gli effetti dell'aggressione, creati dall'artista di effetti speciali Duncan Jarmon. E' stato un processo molto lungo e accurato, in cui ogni pezzo è stato scolpito, dipinto e ricoperto di peli. Ogni ferita doveva essere mostrata nei vari stadi di guarigione, anche nella fase in cui viene chiusa con ago e filo.
"Non capita spesso che il makeup sia così importante in un film", dice Grigg. "E' raro avere l'occasione di raccontare una storia anche attraverso il trucco".
La parrucchiera di DiCaprio, Kathy Blondell, ha lavorato insieme a Grigg. Dopo varie prove, ha ideato un miscuglio di glicerina e sabbia, per simulare una patina di sangue e sporcizia sui capelli dell'attore.
Robert Pandini, capo del dipartimento dei capelli, si è occupato invece del look dei cacciatori. "Si recavano all'emporio per pulirsi, ogni due mesi circa, quindi erano sempre sporchissimi", dice Pandini. "Alejandro mi ha chiesto di ideare una storia personale per ogni cacciatore. Alcuni avevano delle chiazze fra i capelli, procurate dalle bruciature da polvere da sparo, altri invece avevano asportato pezzi di cute a furia di grattarsi via i pidocchi".
Ai personaggi dei nativi americani, Pandini ha lasciato i capelli sciolti. "Dovevano essere molto naturali. Non sarà stato così per tutti loro, ma questo look dà una certa continuità e li uniforma", spiega.
Anche Graham Johnston, capo del dipartimento del trucco, si è mosso nella stessa direzione. "Nel film è sempre presente l'idea della sporcizia", dice. "In ogni scena, il protagonista è sempre più battuto dagli elementi naturali".

SCUOLA DI SOPRAVVIVENZA
Girando in Canada e in Argentina, nella neve, nel vento e spesso a una certa altitudine, il cast e la troupe di Revenant- Redivivo hanno dovuto affrontare, in minima parte ovviamente, gli stessi pericoli e condizioni affrontati dalle persone che vivevano nel South Dakota nel 1823. Questo è stato voluto per ottenere autenticità e per mettere il pubblico a contatto con la natura, e non quella di un parco bensì una zona di pericoli mortali dove la sopravvivenza non era affatto garantita.
"Oggi abbiamo quasi perso il contatto o perlomeno il contatto più intimo con il mondo naturale, a differenza dei cacciatori di quel tempo. Tuttavia la natura è sempre parte di noi, noi siamo le nuvole, i fiumi, siamo formati dagli stessi elementi. Quando siamo in questi luoghi, entriamo subito in contatto con le nostre origini e il nostro destino. Una delle cose più riuscite del film è proprio la trasposizione di questi ambienti evocativi sul grande schermo", dice Iñárritu.
Non è stato facile trovare l'asprezza dei paesaggi e del clima del West americano del 1823. "Ci sono voluti 5 anni per individuare le giuste location", spiega Iñárritu. "Volevo trovare luoghi che non fossero stati toccati da altri essere umani quindi abbiamo cercato location quasi incontaminate, che avevano un fascino puro e poetico".
C'era anche qualcosa di struggente in questi luoghi, che ci ha dato la possibilità di avvicinarci mentalmente agli uomini che stavamo raccontando, per cui la vita, la morte e la natura erano strettamente intrecciate. "La cosa bella è che gli attori reagivano in modo autentico agli elementi naturali", dice Will Poulter. "Quando ti arrampichi su una montagna a meno 20 gradi, un attore è completamente compenetrato nella scena".
I pericoli maggiori erano rappresentati dalle valanghe e dagli orsi, infatti la produzione ha avuto a disposizione un coordinatore per la sicurezza, che si recava ogni giorno sul set. Anche se il cast e la troupe nutrivano una giusta preoccupazione nei confronti degli orsi del luogo, nessun orso vero è stato utilizzato nelle sequenze degli attacchi dei grizzly. E' stata una delle rare volte in cui Iñárritu ha utilizzato la CGI.
Un'altra grande minaccia per la produzione è stato il clima, così come lo è per Hugh Glass nella storia. A un certo punto, una tempesta di neve ha fatto scendere le temperature a meno 27 gradi e la troupe controllava che nessuno fosse soggetto a geloni. "Ho imparato che non esiste il tempo cattivo ma solo vestiti sbagliati", scherza Iñárritu, ma osserva che il freddo intenso ha dato al film la suggestione da brivido che il tepore non avrebbe mai potuto trasmettere.
In linea con gli estremismi del film, un'onda di caldo eccezionale (l'inverno canadese più caldo degli ultimi 23 anni), ha trasformato i filmmaker in rabdomanti della neve. "Alberta è soggetta a forti escursioni termiche", dice Iñárritu. "Nella stessa giornata possono verificarsi sette tipi di variazioni climatiche. All'inizio, abbiamo dovuto affrontare basse temperature e tempeste di neve. Poi, la neve è scomparsa, e c'è stato un caldo record, infatti mentre prima andavamo a caccia di Chinook, a un certo punto eravamo a caccia di ghiaccio".
A volte, gruppi di uomini armati di vanghe venivano inviati nelle montagne vicine per riuscire a portare la neve. Alla fine, la produzione si è recata per due settimane nella Tierra Del Fuego, sull'estrema punta meridionale del Sud America, per girare le scene in cui era necessario mostrare il gelo.
Il film era finito. L'ultimo giorno di riprese, Iñárritu ha riunito il cast e la troupe proprio come aveva fatto all'inizio, e ha detto loro: "Un film come questo è il viaggio di una vita. E' un viaggio colmo di stupore, di momenti difficili e altri bellissimi. Sono onorato, grato, felice e triste di quel che abbiamo ottenuto. Ogni giorno di lavoro è stato duro ma credo che questa sia l'esperienza artistica più soddisfacente di tutta la mia vita".

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