Il Piccolo Principe (2015)
The Little PrinceUn vecchio ed eccentrico aviatore e la sua nuova vicina di casa: una bambina molto matura trasferitasi nel quartiere insieme alla madre. Attraverso le pagine del diario dell’aviatore e i suoi disegni, la bambina scopre come molto tempo prima l’aviatore fosse precipitato in un deserto e vi avesse incontrato il Piccolo Principe, un enigmatico ragazzino giunto da un altro pianeta. Le esperienze dell’aviatore e il racconto dei viaggi del Piccolo Principe in altri mondi contribuiscono a creare un legame tra l’aviatore e la bambina che affronteranno insieme una straordinaria avventura, alla fine della quale la bambina avrà imparato ad usare la sua immaginazione e a ritrovare la sua infanzia.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: venerdì 1 Gennaio 2016Uscita in Italia: 01/01/2016
Genere: Animazione, Fantasy
Nazione: USA - 2015
Durata: N.d.
Formato: Colore
Produzione: Onyx Films, Orange Studio, On Entertainment
Distribuzione: Lucky Red
Box Office: Italia: 9.185.807 euro
In HomeVideo: in Digitale da domenica 10 Maggio 2020 e in DVD da mercoledì 11 Maggio 2016 [scopri DVD e Blu-ray]
Passaggi in TV:
• sabato 16 Dicembre ore 23:45 su Italia 1
• domenica 17 Dicembre ore 00:41 su Italia 1
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A 71 anni dalla sua pubblicazione, Il Piccolo Principe ha venduto 145 milioni di copie nel mondo (16 milioni soltanto in Italia) ed è stato tradotto in più di 270 lingue e dialetti. Dopo la Bibbia, il libro più tradotto nel mondo. Valori universali e senza tempo quelli narrati nel capolavoro di Saint-Exupéry: il rispetto della persona e della diversità, la salvaguardia dell’ambiente, la pace. Una favola che appassiona senza sosta generazioni di lettori di ogni età. Realizzato in animazione CGI e stop motion con un budget di 80 milioni di dollari, Il Piccolo principe è in assoluto uno dei progetti di animazione più attesi dell’anno.
Antoine de Saint- Exupéry e Il Piccolo Principe
Pubblicato per la prima volta nel 1943, “Le Petit Prince” (“Il Piccolo Principe”) di Antoine de Saint-Exupéry ha venduto oltre 80 milioni di copie in tutto il mondo. È considerata l’opera più famosa di de Saint-Exupéry, aristocratico francese, scrittore, poeta e pioniere dell’aviazione (1900-1944). Il racconto è il libro in francese più letto e tradotto ed è stato votato in Francia miglior libro del XX° secolo. Tradotto in oltre 250 lingue e dialetti (oltre che in braille), è diventato uno dei libri più venduti di tutti i tempi, subito dopo la Bibbia. Allo scoppio della Seconda Guerra mondiale, Saint-Exupéry si è recato in esilio negli Stati Uniti. Ha prodotto più della metà degli scritti per i quali è ricordato in tempi di gravi difficoltà personali e di salute precaria. Una prima autobiografia ricostruisce le sue esperienze di aviatore nel deserto del Sahara. Dalle stesse esperienze ha poi tratto ispirazione per scrivere e illustrare “Il Piccolo Principe”. Tra le altre opere legate al volo ci sono anche “Corriere del Sud”, “Volo di notte” e “Terra degli uomini”. La storia del Piccolo Principe è incentrata sul protagonista che lascia il pianeta di cui è originario e la sua amica, la rosa, per visitare altri asteroidi abitati da una serie di personaggi pieni di difetti, prima di arrivare sulla Terra. Lì incontra il narratore della storia, l’aviatore. Nella commovente conclusione del libri, decide di lasciare il suo corpo e di far ritorno a casa, sul suo pianeta. Purtroppo Saint-Exupéry non ha potuto godere del successo della pubblicazione del suo libro. Volato negli USA dopo la firma dell’armistizio tra Francia e Germania nel 1940, è poi scomparso nel 1944 mentre compiva un volo di ricognizione sul Mediterraneo, in missione per le Forze della Francia Libera. Nel 2004 sono stati ritrovati i resti del suo aereo abbattuto, insieme ad un braccialetto appartenente all’autore, al largo delle coste di Marsiglia.
NOTE DI PRODUZIONE
LA SFIDA DI ADATTARE UN CLASSICO
Il lungo e gratificante percorso necessario ad adattare il classico di Saint-Exupéry in un moderno film di animazione ha avuto inizio oltre otto anni fa, quando i produttori francesi Aton Soumache, Dimitri Rassam e Alexis Vonard hanno avuto il via libera da Olivier d’Agay, presidente della Fondazione per la gestione del Patrimonio Saint-Exupéry.
“Sentivamo l’enorme responsabilità di dover rendere giustizia ad un capolavoro senza tempo, amato da tantissime persone in tutto il mondo”, racconta Soumache. “Chiunque legga il libro si fa un’idea molto personale del Piccolo Principe e del suo mondo, per cui non è possibile trarne un adattamento fedele e pedissequo. Ricordo che mio padre me lo leggeva anche prima che cominciassi la scuola. Ciascuno di noi ha sviluppato un legame molto personale con quest’opera. Era quindi molto importante trovare un regista che potesse proporla utilizzando un approccio totalmente nuovo e originale”.
Il produttore Dimitri Rassam puntualizza: “Dato che il libro è così conosciuto e amato in tutto il mondo, abbiamo pensato di coinvolgere un regista in grado di rispettare l’opera originale, offrendone allo stesso tempo una versione divertente e coraggiosa. Era importante che il team creativo rispettasse gli elementi fondamentali del libro ma anche che non si sentisse intimorito nell’affrontare un grande classico”.
Quando il regista statunitense Mark Osborne ha accettato di dirigere il film Soumache e Rassam si sono sentiti sicuri di aver centrato l’obiettivo. “All’inizio Mark non voleva saperne perché la considera un’opera troppo importante, ma noi eravamo certi che avrebbe potuto fare un ottimo lavoro”, dice Soumache. “Aveva già diretto il film della DreamWorks Kung Fu Panda, nel quale sono presenti due elementi fondamentali della cultura cinese: il kung fu e il panda; e il film in Cina era stato apprezzato e amato da tutti. Aveva preso molto sul serio il compito di affrontare i temi di quel film. Quando ha detto che ci avrebbe pensato se n’è andato e ci ha riflettuto a lungo. Sei mesi dopo è tornato con un’idea che ci ha lasciati tutti a bocca aperta”.
Secondo i produttori Osborne è riuscito a creare una nuova storia a partire dal materiale originale, una storia che permette di rivedere “Il Piccolo Principe” attraverso gli occhi della bambina. “Siamo stati fortunati ad avere Mark, perché è un regista di talento che si fa guidare da una visione chiara di quello che vuole ottenere”, afferma Soumache. “Il fatto di aver raccontato la storia del Principe usando l’animazione in stop motion aggiunge al film un ulteriore, meraviglioso elemento. Vediamo le celebri illustrazioni di Saint-Exupéry prendere vita in modo reale, quasi tangibile, davanti ai nostri occhi”.
“All’inizio del film, quando la bambina trova il diario dell’aviatore per la prima volta, scopriamo attraverso i suoi occhi questo mondo animato in stop motion, ed è un momento molto emozionante”, racconta Soumache. “Si percepisce chiaramente il legame che c’è tra il mondo in computer animation della bambina e l’universo in stop motion del Piccolo Principe. È un fantastico omaggio al libro”.
“Mark voleva innanzi tutto realizzare un grande film, ma il libro e il suo messaggio gli stanno molto a cuore” dice Rassam. “Ormai ho visto il film molte volte e, ogni volta, torno a commuovermi. Come padre di una bambina di tre anni mi tocca molto profondamente, proprio come mi toccava nel profondo il libro quando i miei genitori me lo leggevano. Ero piccolo. ‘Il Piccolo PrincipÈ unisce le famiglie attorno a una grande storia. Credo che questo sia il principale punto di forza del nostro film”.
IL PITCH PERFETTO DEL REGISTA
Mark Osborne ricorda il giorno in cui ha sentito parlare per la prima volta del progetto. “Nel 2009 il mio agente mi chiese se avevo letto il libro, perché due produttori francesi volevano trarne un grande film di animazione” ricorda. “Conoscevo benissimo il libro, ecco perché il mio primo istinto è stato quello di rispondere di no. Ero convinto che non vi fosse modo per trarne un adattamento fedele. Poi ci ho pensato ancora e mi sono reso conto che il materiale era troppo buono per lasciarselo sfuggire. Era l’occasione della vita, costruire una storia a partire da lì; i temi trattati dal libro sono estremamente ricchi e colpiscono nel profondo. Inoltre sentivo di non volermi lasciare sfuggire la possibilità di ‘proteggerÈ il libro attraverso il film. Quando ho suggerito l’ipotesi di creare una storia attorno al libro, anziché espanderlo, mi ha fatto piacere sapere che l’idea era piaciuta alla Fondazione che gestisce la proprietà dello scrittore”.
Osborne rivela che il libro, regalatogli molti anni prima dalla moglie, quando erano ancora fidanzati, lo aveva colpito molto intimamente. I due all’epoca erano studenti universitari che cercavano di mantenere viva una relazione vissuta a distanza. “‘Il Piccolo PrincipÈ ci ha riavvicinati” racconta. “L’ho letto con grande attenzione. Significa molto per me e per chiunque altro l’abbia letto, perché ti fa percepire l’importanza del legame con le persone che contano nella tua vita”.
Il regista racconta di essersi accostato al film come se si trattasse di un indovinello da risolvere. “La questione principale era: come realizzare un’esperienza cinematografica all’altezza della fortissima esperienza emotiva che deriva dalla lettura del libro?” racconta il regista. “Ho fatto una verifica di fin dove avrei potuto spingermi durante un pranzo, esponendo la mia idea a Dimitri, un’idea che comprendeva l’ipotesi radicale di combinare l’animazione in computer grafica con quella in stop motion. La questione centrale per me era esplorare la relazione commovente tra il vecchio ed eccentrico aviatore e la bambina che si trasferisce nella casa accanto. In fondo pensavo che avrebbe dovuto trattarsi della storia della bambina che impara a dire addio al suo amico, creando così un parallelismo con la storia del libro. Mi sembrava il modo giusto per accostarmi ad un materiale molto delicato. Ma in tutta onestà non credevo che quest’idea sarebbe stata accettata”
Fortunatamente invece l’appassionato pitch del regista è stato apprezzato sia dai responsabili della Fondazione Saint-Exupéry che dai produttori. Nell’ottobre del 2010 Osborne ha riunito a Los Angeles una piccola squadra di artisti e scrittori per uno scambio di idee e per dar vita al concept visivo e ad una prima stesura della sceneggiatura. Poi il regista si è trasferito con la sua famiglia a Parigi per iniziare a lavorare alla pre-produzione del film.
Il regista racconta che in quel periodo non solo presentava il progetto ai disegnatori e agli attori da coinvolgere, ma anche ai distributori di tutto il mondo usando una ‘valigetta magica’ piena di schizzi fatti a mano creati specificatamente per comunicare lo stile del film e la passione per il progetto. “Negli ultimi 4 anni credo di aver presentato il film circa 400 volte” riflette. “Joe 8 Schmidt, artista di grande talento, ha creato questa valigetta contenente l’art book che racconta la storia del film attraverso le immagini, ed è stato meraviglioso vedere come tutti si stupissero di come avessimo trovato un modo per rispettare il libro e creare allo stesso tempo una storia che lo contenesse, proteggendone così la sostanza. Chiunque sia stato coinvolto nel progetto si è assunto un grosso rischio, ma alla fine è stato molto gratificante per tutti”
ome appare evidente, la strada per portare “Il Piccolo Principe” dalla pagina scritta allo schermo è stata caratterizzata da un percorso produttivo abbastanza inusuale. Il progetto, nato con Osborne e la sua piccola squadra a Los Angeles, si è poi spostato a Parigi durante la fase dello sviluppo e della realizzazione degli storyboard.
Per la fase finale dell’animazione, della produzione e delle riprese il team si è poi trasferito a Montreal. “È un’esperienza molto diversa da quella di ralizzare un film alla DreamWorks, dove i talenti coinvolti sono tutti in-house”, spiega Osborne. “Abbiamo assunto tutti professionisti esterni e creato una società di produzione indipendente, e abbiamo sviluppato il nostro progetto di animazione sulla base di ciò che ci serviva. Si è dimostrato un sistema molto efficace perché non avevamo alcun vincolo. D’altro canto però in questo modo ‘costruivamo i binari con il treno già in corsa’, per cui eravamo sempre un po’ in ansia”.
Il partner di Osborne per la produzione, Jinko Gotoh (Alla ricerca di Nemo, Fantasia 2000, 9, L’illusionista) è convinto che l’approccio di Osborne sarà amato dal grande pubblico, tanto quanto dai fan del libro. “Spero che questo film piaccia a tutti, non solo agli appassionati di animazione. Coloro che amano il libro si renderanno conto di come abbiamo cercato di rispettarne l’integrità. E coloro che non conoscono il libro scopriranno quanto questo sia speciale, proprio grazie al film. Inoltre il mix di computer grafica e stop motion aggiunge alla narrazione visiva una dimensione mai vista prima in un film di animazione”.
CREARE NUOVI TESTI E IMMAGINI COINVOLGENTI
Una delle qualità straordinarie della produzione de Il Piccolo Principe deriva dall’essere riuscita a coinvolgere sia la ‘crème de la crèmÈ dell’industria europea dell’animazione che gli esperti professionisti dei grandi studi di animazione di Los Angeles. A capo del dipartimento degli storyboard artists, con l’incarico di realizzare una prima traduzione in immagini della sceneggiatura del film, c’è Bob Persichetti che ha lavorato per film come Tarzan, Mulan e Il gobbo di Notre Dame alla Disney e per Shrek 2, Mostri contro alieni e Il gatto con gli stivali alla DreamWorks. Ricorda il giorno in cui, all’inizio del 2012, ha ricevuto una telefonata da Osborne che gli chiedeva di unirsi al team. “Ricordavo Mark alla DreamWorks, ma non avevamo mai lavorato insieme per un film, così ho deciso di cogliere l’occasione per aiutarlo, insieme ad una piccola squadra di storyboard artists”.
Persichetti racconta che durante l’intero processo di traduzione in immagini della narrazione, hanno sempre avuto accanto il libro di Saint- Exupéry. “È stata la nostra guida quando avevamo problemi con un particolare aspetto della storia. Leggevamo un passaggio e restavamo ogni volta meravigliati dalla bellezza e dalla semplicità della sua scrittura. I dettagli raffinati, le reazioni, le lezioni della volpe, gli elementi più piccoli che sono anche i più importanti. Qualche volta finivamo per farci trascinare dalla trama e dal flusso della narrazione, e tutto quello che dovevamo fare era tornare al libro per ritrovare il cuore della storia, il suo tono delicato e i suoi personaggi”.
Persichetti racconta che gli incontri avuti con Osborne e con la sceneggiatrice Irena Brignull (Boxtrolls – Le scatole magiche, Il profumo delle campanule) sono stati molto utili per definire i personaggi principali e per stabilire gli aspetti peculiari e unici di ciascuno di loro. “Questo è il bello di questo procedimento” spiega. “Hai una sceneggiatura e, all’interno della sceneggiatura, i personaggi sono come pietre grezze da levigare e perfezionare, e ad ogni passaggio te ne fai un’idea sempre più chiara. È così che un buon materiale di partenza raggiunge il massimo, rendendo la storia efficace e dando vita a personaggi ai quali il pubblico potrà affezionarsi”
Persichetti è anche orgoglioso del rispetto dimostrato nei confronti degli elementi essenziali e del tono poetico del libro. “Da un punto di vista creativo, lavorare a questo film indipendente è stata un’esperienza liberatoria”, riflette. “Tutti amiamo molto questo film, anche perché ci è stato permesso di adattare il libro in modo onesto. Non credo che lo stesso tipo di libertà sarebbe stata possibile in un grande studio, dove ci sono talmente tanti ostacoli che la centralità dell’opera originale avrebbe finito col perdersi lungo il cammino”.
La sceneggiatrice inglese Irena Brignull condivide il pensiero espresso da Persichetti. “Lavorare con Mark alla sceneggiatura del film è stata una meravigliosa esperienza di lavoro di squadra” dice. “È una persona con cui è molto facile parlare e con la quale ti senti libero di proporre le tue idee. Anche un’idea orribile può metterti sulla strada per la soluzione di un 10 problema. Quando ho incontrato il team artistico a Los Angeles, improvvisamente avevo accanto tante persone con tante idee da proporre. La cosa può rivelarsi estremamente utile. Abbiamo poi avuto la possibilità di includere alcune di quelle idee perché ci sembrava che migliorassero la stesura originale della sceneggiatura”.
“Quando ero piccola, a casa c’era una copia de Il Piccolo Principe. È e ricordo con estrema chiarezza le immagini e i disegni del libro”, racconta la Brignull, che ha anche lavorato al film premiato agli Oscar Shakespeare in Love. “I disegni sono stati la nostra prima fonte di ispirazione. Inoltre dal libro sono emersi due concetti principali. Il primo è che l’essenziale è invisibile agli occhi, e il secondo riguarda l’importanza di diventare adulti mantenendo intatto all’interno di noi il nostro spirito da bambini. Sapevamo che sarebbe stata una buona idea quella di creare un personaggio per mostrare che incredibile impatto può avere questo libro su un bambino. È stato questo il nostro punto di partenza. Una volta poi che abbiamo iniziato a vedere i disegni, anche questi ci hanno aiutato molto per il lavoro sulla storia”
Uno dei principali artisti creatori dello speciale look e delle scenografie del film è Lou Romano, noto per il suo lavoro alla Pixar per Gli incredibili e Up. Oltre che per il materiale di partenza da cui è tratto il film, è stato felice di avere la possibilità di lavorare con Osborne, che è stato suo compagno di classe alla Cal Arts, e con il quale all’epoca in cui erano studenti aveva realizzato diversi cortometraggi. “Adoro lavorare con Mark, e la storia che mi aveva presentato mi interessava molto” racconta Romano. “Quando sono entrato a far parte del progetto, c’era già un sacco di materiale meraviglioso realizzato, di disegni fantastici, così Mark mi ha chiesto di trovare un modo per rendere quel materiale omogeneo e di contribuire con le mie idee personali al progetto”.
Come scenografo e designer del film, Romano ha aiutato a realizzare il look e le atmosfere del film in termini di sfondi, luci e colori, sia per il 2D che per l’animazione in computer grafica. “Avevamo materiale molto consistente da cui partire, per cui non è stato difficile lavorare sulle luci, l’atmosfera e i toni generali del film”, osserva. “È stato divertente collaborare con Mark perché, nonostante lavorassimo a distanza, sentivo che eravamo sempre in comunicazione, proprio come a scuola. Abbiamo un modo nostro per comunicare, e siamo in sintonia su un sacco di cose”.
Sebbene la storia si evolvesse continuamente, Romano dice che Mark è stato molto chiaro fin dall’inizio su quale dovesse essere l’atmosfera per ciascuno dei segmenti del film. “Il mondo dell’aviatore è un luogo magico e pieno di calore, mentre il mondo della bambina è rigido, freddo e vi regna l’ordine. Per me è sempre importante progettare tenendo conto dei sentimenti e delle emozioni che vuoi suscitare nel pubblico”.
Romano dice che, oltre al libro, i filmmaker si sono ispirati anche ai film del regista francese Jacques Tati, come Tempo di divertimento e Mio zio. “È quel tipo di satira che prende in giro il mondo degli adulti” riflette Romano. “Tati era un narratore molto visivo, per cui riesci a cogliere le sue idee molto velocemente. Abbiamo anche guardato i migliori film in stop motion realizzati in passato. Nel film si nota inoltre l’influenza del design degli anni ’50 e ’60, nella parte che si svolge nel mondo reale e sul Pianeta Adulto. Ricordano lo stesso stile pratico e moderno e la semplicità di quell’estetica, in contrasto con il mondo dell’aviatore, più stravagante e pieno di sfumature”.
La scenografa Celine Desrumaux (Harry Potter e i Doni della Morte, Parte 1, Asterix e il regno degli dei) pensa che la combinazione di CG e stop motion abbia permesso al film di offrire un’ottima combinazione di semplicità, bellezza visiva e un certo fascino ingenuo e infantile. “Per quanto possibile ho cercato di rispettare le illustrazioni originali del libro” dice. “La maggior parte degli adattamenti del ‘Piccolo PrincipÈ realizzati in passato hanno il cielo azzurro e sfondi blu scuro. Mi sono chiesta: ‘Come posso farlo in modo diverso, rispettando il look originale?’ Poi ho pensato al libro, e il primo colore che mi è venuto in mente è stato il bianco. Quelle pagine bianche con i disegni, lo spazio bianco con le stelline gialle e a quell’effetto acquarello. Il bianco e il giallo significano molto per me e per tutti noi del team, perché ricordano i disegni del libro, il colore della carta, il colore delle dune nel deserto, il sole, le stelle: è tutto ciò di cui avevamo bisogno—ma soprattutto erano i nostri colori e il nostro film”.
Per il celebre character designer Peter de Sève, il film ha rappresentato la grande chance di rivisitare un libro che aveva letto quando era un ragazzino. “Non credo che allora avessi davvero compreso il libro, ma all’epoca mi aveva comunque colpito. Quando Mark (Osborne) mi ha telefonato la prima volta, devo dire che ero un po’ intimidito, perché mi veniva chiesto di ridisegnare dei personaggi che erano già impressi nella mente di milioni di lettori in tutto il mondo. Ma il pitch di Mark è stato talmente convincente, e lui era talmente appassionato, che ho capito che saremmo riusciti a fare onore al materiale originale”.
De Sève – celebre per aver disegnato gli amatissimi personaggi dei film de L’era glaciale, oltre a quelli di molti altri film di animazione come Tarzan e Il gobbo di Notre Dame per la Disney, Il Principe d’Egitto per la DreamWorks e A Bug’s Life e Alla ricerca di Nemo per la Pixar – afferma che i personaggi disegnati nel libro del Piccolo Principe sono tutti molto semplici, disegnati in modo quasi infantile. “C’era molto spazio per l’interpretazione, ma il problema era quanto sarei potuto andare nello specifico per catturare l’essenza dei disegni di Saint-Exupéry”.
Per tirar fuori l’immagine giusta per il personaggio che dà il titolo al film, de Sève ha realizzato diverse opzioni dando modo a Osborne di scegliere. “Il personaggio più difficile da disegnare è spesso il protagonista”, spiega. “In questo caso specialmente ciascuno aveva un’idea di chi sia Il Piccolo Principe e che aspetto dovesse avere. Ho fatto 20 o 30 disegni che ho mandato a Mark prima dei nostri incontri via Skype. Lui specificava diversi elementi del volto del Principe, delle sue proporzioni, del suo abito, ecc. Fino a quando non ci siamo avvicinati a quello che voleva. In questo caso, mi è sempre sembrato che nel Piccolo Principe vi fosse una leggera tristezza e una specie di male di vivere, qualcosa che non vedi di solito in un film di animazione con un bambino come protagonista. Ecco perché molti dei disegni che ho fatto sono un po’ malinconici. Allo stesso tempo però Il Piccolo Principe ha una grande capacità di meravigliarsi e di stupirsi. Vede la bellezza nelle piccole cose, e nei miei disegni ho cercato di mostrare anche questo aspetto”.
Jason Boose, supervisore all’animazione del film, dice che una delle sfide maggiori è stata quella di mescolare la sensibilità poetica europea con un’estetica più tradizionale della narrazione. “È un film che tocca l’intimo delle persone” afferma Boose, che ha lavorato come animatore per Lilo & Stitch della Disney e Cars, Ratatouille e Up della Pixar. “È un film molto intimo, e dovevamo fare in modo che il rapporto tra il vecchio aviatore e la bambina fosse credibile. Mostrare sullo schermo il loro legame e la loro amicizia che si sviluppa lentamente è stata una delle sfide principali”.
Boose pensa che lavorare su un progetto più piccolo rispetto alle sue precedenti esperienze alle major abbia avuto su di lui un effetto liberatorio. “Avevamo un team ridotto, e questo ha dato vita ad un’esperienza più profonda. Siamo stati coinvolti in molti aspetti della produzione. Il processo è lo stesso, ma abbiamo lavorato con una squadra messa su alla buona che si è appassionata molto al film. Lavorare con Mark è stato fantastico perché dirige gli animatori come fossero attori. In fondo la cosa importante è sentirsi emotivamente coinvolti dai personaggi”.
Boose sottolinea che questa è la prova che i film di animazione non devono avere per forza lo stesso stampo. “Non devono essere scontati, o rispondere alle esigenze di un facile intrattenimento” osserva. “Si possono fare film di animazione poetici e pieni di significato, con personaggi che coinvolgono il pubblico. Speriamo di essere riusciti a dimostrare che l’animazione è in grado di trascendere la definizione di quello che comunemente ci si aspetta da un film di animazione”.
BENVENUTI NEL MONDO DELLA STOP-MOTION
Quando si è trattato di trovare i professionisti che avrebbero realizzato le sequenze in stop motion per Il Piccolo Principe, Osborne ha deciso di coinvolgere Jamie Caliri, animatore di grande talento, celebre per aver realizzato lo spot della United Airlines “Dragon”, oltre alle sequenze dei titoli di Lemony Snicket- Una serie di sfortunati eventi e della serie TV “The United States of Tara”.
“Adoro il lavoro di Mark e lo conosco dall’epoca della scuola. Così quando ho scoperto che voleva usare l’animazione stop motion per una parte del film, gli ho detto subito che ero interessato” dice Caliri, che è anche direttore creativo del software Dragonframe, usato in tutto il mondo per girare in televisione e nel cinema di animazione. “Siamo stati fortunati di poter contare per gli schizzi nella fase preparatoria della produzione su Alex Juhasz (“The United States of Tara”, The Babadook), che ha grande occhio e un fantastico stile come illustratore. Abbiamo poi creato delle sculture tratte dalle sue illustrazioni, che ho fotografato e spedito a Mark. Il nostro approccio è stato quello di girare in uno stile tradizionale e semplice, per valorizzare la bellezza del materiale e dei soggetti”.
Caliri, Juhasz e il direttore per l’animazione in stop motion Anthony Scott hanno lavorato a stretto contatto con Osborne per dar vita al mondo che filtra dalle pagine del diario dell’aviatore. “Abbiamo deciso di usare la carta come mezzo principale perché Mark aveva costruito la storia attorno alla figura del Principe… sulle pagine del diario a fogli mobili che il vecchio aviatore ha tenuto per molti anni. È un collegamento ovvio con la storia. Per cui partiamo all’inizio con una sequenza realizzata interamente con la carta, poi, quando diventa più dimensionale, usiamo una combinazione di carta e creta, che permette di applicare l’acquarello sui volti. Abbiamo creato tutto dandogli un’atmosfera teatrale, ma illuminando i set in modo realistico”.
Caliri osserva che una delle sequenze del film che preferisce è proprio all’inizio. “Nella nostra prima sequenza, mostriamo per la prima volta tutto questo mondo di carta attraverso gli occhi della bambina”, spiega. “Passiamo da una sequenza in CG a questo mondo in stop motion. La carta si muove in un tunnel che sembra fatto di nuvole, che poi si trasformano in dune di sabbia. Abbiamo fatto questo lavoro usando semplicemente carta colorata, disposta in uno spazio 3D, praticamente su un tavolo”.
Anche Anthony Scott, direttore dell’animazione in stop motion, è convinto che la scelta di realizzare i personaggi e i fondali con la carta abbia fatto sì che quelle sequenze funzionino così bene. Per quanto riguarda i problemi particolari da affrontare, ricorda la complessità del lavoro necessario a rendere bene il personaggio del Piccolo Principe. “In termini di pura animazione, uno dei miei primi pensieri era la sciarpa del Principe”, ricorda. “Le illustrazioni del libro di solito mostrano la sciarpa magicamente sospesa a mezz’aria come se ci fosse un vento costante. Mi chiedevo quale fosse l’idea di Mark in proposito, e alla fine abbiamo deciso di assegnare un determinato livello di vento per ogni sequenza. Così il vento è diventato un altro personaggio del film! Una volta deciso in tal senso, gli animatori avevano un riferimento che li ha aiutati a determinare quanto animare la sciarpa”.
Il tempo necessario a realizzare ciascun minuto in stop motion è dipeso spesso dalla complessità di ciascuna particolare inquadratura. “In termini di animazione due personaggi che camminano lentamente e chiacchierano necessitano di più tempo di un singolo personaggio che batte le palpebre e gira la testa” spiega Scott. “Per cui direi che per il nostro progetto un animatore ha creato in media dai 5 ai 15 secondi di girato a settimana a seconda della complessità della singola inquadratura”.
Come la maggior parte dei membri del cast e della troupe del film, Scott e il suo team hanno fatto spesso riferimento al libro e alle sue illustrazioni evocative per stimolare le loro idee e la loro creatività. “Sono stati decisamente la fonte di ispirazione più importante per me” afferma. “Quelle illustrazioni mi accompagnano da quando ero bambino, non mi abbandonano mai: il Principe che si prende cura del suo pianeta, che visita altri pianeti e i loro strani abitanti, che incontra il serpente nel deserto. Realizzare tutto questo in stop motion è stato come portare a compimento qualcosa dentro di me”.
AFFRONTARE NUOVI TERRITORI
Con Il Piccolo Principe che, nel 2015, completa il suo viaggio dalle pagine al grande schermo, il regista Mark Osborne e il suo team sperano che il loro lavoro pieno di passione possa contribuire a far conoscere il mondo visionario e senza tempo di Antoine de Saint-Exupéry ad un’intera nuova generazione di lettori. Come afferma Osborne concludendo: “È stato un viaggio straordinario. Molto gratificante, perché ci siamo accostati a questa storia in modo autentico e sincero. Volevamo trovare il modo migliore per raccontare la storia e la miglior storia da raccontare. Il pubblico merita di vedere dei film che si prendono dei rischi, dei film che affrontano nuovi territori. In questo caso si è trattato di un gruppo di artisti indipendenti riunitisi per svolgere un compito impossibile: tradurre in immagini animate un libro universalmente amato. Tutte queste grandi, ambiziose idee non avrebbero potuto diventare realtà nell’ambito dello studio system. In quel caso ci avrebbero proibito di assumere dei rischi. Il risultato è il miracolo di essere riusciti a portare a termine un progetto che si prefiggeva di rispettare la delicatezza della storia di Saint-Exupéry”.
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info: 01/01/2016.
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