La famiglia Fang (2015)
The Family FangCaleb e Camilla Fang sono performer le cui creazioni scioccano il pubblico e deliziano gli appassionati d'arte. Protagonisti sin dalla più tenera età sono i loro figli, pedine fondamentali delle loro opere provocatorie spesso al limite tra il genio e la follia. A causa di queste esperienze, Annie (Nicole Kidman) e Baxter (Jason Bateman) ormai adulti si sono allontanati dai genitori, e, seppur a distanza, conducono esistenze parallele e altamente problematiche. I fratelli sono costretti a tornare a casa dai loro eccentrici genitori quando, improvvisamente, scompaiono nel nulla. La polizia teme il peggio ma Annie è convinta che si tratti di una nuova performance e che Caleb e Camilla abbiano finto la propria morte per dare vita all'ennesima, bizzarra, "opera d'arte". Mettendo insieme i pezzi del puzzle dei ricordi della loro infanzia, Annie e Baxter si mettono alla ricerca dei genitori, sperando di scoprire la verità su quanto accaduto e, magari, finire anche per ritrovare se stessi.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 1 Settembre 2016Uscita in Italia: 01/09/2016
Data di Uscita USA: venerdì 6 Maggio 2016
Prima Uscita: 06/05/2016 (USA)
Genere: Commedia, Drammatico, Mistero
Nazione: USA - 2015
Durata: 105 minuti
Formato: Colore
Produzione: Aggregate Films, Red Crown Productions, Blossom Films, Olympus Pictures, QED International
Distribuzione: Adler Entertainment
Box Office: Italia: 245.096 euro
Soggetto:
La Famiglia Fang è una commedia dai sottofondi drammatici che ritrae una famiglia sui generis e che racconta con sguardo sagace l'infanzia, i legami genitori-figli e un rapporto delicato e profondo tra un fratello e una sorella.
In HomeVideo: in DVD da mercoledì 4 Gennaio 2017 [scopri DVD e Blu-ray]
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LA STORIA DELLA LA FAMIGLIA FANG
Sebbene vivano ai lati opposti degli Stati Uniti, Annie (Nicole Kidman) e suo fratello Baxter (Jason Bateman) conducono esistenze parallele e altamente problematiche. Annie è un'attrice, che, grazie ad alcuni exploit, di recente è apparsa più sui rotocalchi che sul grande schermo; Baxter, invece, è uno scrittore caduto in disgrazia, finito in ospedale con un trauma cranico mentre era alle prese con il suo ultimo improbabile lavoro da freelance. A causa di questo incidente, Annie e Baxter sono costretti a tornare a casa dai loro eccentrici genitori, Caleb e Camille Fang (Christopher Walken e Maryann Plunkett al giorno d'oggi, e Kathryn Hahn e Jason Butler Harner nei flashback), per un periodo di convalescenza e riconciliazione. Se Annie e Baxter sono così instabili è perché Caleb e Camille non sono certo genitori qualsiasi, e crescere nella famiglia dei Fang non li ha assolutamente preparati alla vita nel mondo reale. Profondamente stimati nel mondo dell'arte contemporanea, i Fang sono performer radicali e sovversivi le cui creazioni scioccano e inquietano costantemente il pubblico, deliziando invece gli appassionati di arte. Sin dalla più tenera infanzia, i figli dei Fang sono stati pedine fondamentali nelle opere provocatorie dei loro genitori. A causa di queste esperienze, Annie e Baxter sono cresciuti con un eccesso di stimolazione, ma al contempo una mancanza di stabilità. Non stupisce, quindi, che siano indecisi sul fatto di tornare dai genitori. Poi, improvvisamente, Caleb e Camille scompaiono, e le prove corroborano la tesi che si tratti di un crimine. La polizia teme il peggio, ma Annie è convinta che si tratti di una nuova performance dei Fang, e che i suoi genitori abbiano finto la propria morte per dare vita all'ennesima bizzarra "opera d'arte". Mettendo insieme i pezzi del puzzle dei ricordi della loro infanzia targata Fang, i due figlioli ormai cresciuti si mettono alla caccia dei genitori, sperando di scoprire la verità su quanto accaduto al padre e alla madre. Durante la ricerca, potrebbero finire anche per trovare se stessi.
Esplorando gli instabili legami tra genitori e figli e i confini, sempre labili, tra arte e vita reale, La famiglia Fang racconta la storia di un'insolita famiglia, imbrigliata in una situazione che potrebbe rappresentare la chiave di volta dei rapporti passati, presenti e futuri tra i suoi membri. Film ravvivato da personaggi e accadimenti divertenti e imprevedibili, ma che getta al contempo le sue fondamenta su sentimenti reali e universali, La famiglia Fang è basato sull'acclamato romanzo best seller di Kevin Wilson, adattato per il grande schermo dallo sceneggiatore Premio Oscar David Lindsay-Abaire, prodotto da Nicole Kidman e diretto da Jason Bateman. La famiglia Fang vanta performance straordinarie dell'attrice Premio Oscar Nicole Kidman e dell'interprete di lungo corso Jason Bateman nei panni di Annie e Baxter Fang, due fratelli alla ricerca della propria identità impegnati nel dare un senso alla loro infanzia non convenzionale, e dell'attore Premio Oscar Christopher Walken – al meglio della sua eccentricità – e Maryann Plunkett nei panni di Caleb e Camille Fang, i genitori performer stelle del mondo dell'arte contemporanea. La pellicola è un racconto saggio e arguto, seppur stravagante, incentrato sul lascito dei genitori ai figli e sul lungo, travagliato e a volte bizzarro percorso che tutti dobbiamo attraversare per scoprire la nostra identità.
La famiglia Fang colse il plauso di pubblico e critica quando venne pubblicato, nel 2011. Gli estimatori furono intrigati, divertiti e allo stesso tempo turbati dallo humour arguto, dalla sovversiva tensione drammatica e dall'universo provocatorio e tragicomico del romanzo. «La famiglia Fang è commedia, tragedia e un'analisi esaustiva di ciò che comporta creare dell'arte e sopravvivere alla propria famiglia. La migliore parola per descrivere questo romanzo è geniale», scrisse la romanziera Ann Patchett. «Kevin Wilson si muove sapientemente tra pathos e commedia noir…Fang ha mordente, ma è anche estremamente divertente»; questa la lusinghiera critica di Time.
Oltre ad apprezzare gli eccentrici personaggi e le stranezze della trama, gli estimatori de La famiglia Fang hanno risposto positivamente all'uso sapiente delle tradizionali tecniche narrative applicate nelle favole e nei classici cinematografici. Come Hansel e Gretel nella fiaba dei Fratelli Grimm, o Tyltyl e Mytyl nella pièce teatrale di Maeterlinck, L'uccellino azzurro, Annie e Baxter sono una trasposizione moderna dei bimbi delle favole in pericolo, impegnati in un viaggio alla scoperta della propria identità in un mondo che diventa sempre più ostile e pericoloso, nei tempi e nei luoghi più inaspettati. Wilson racconta così il percorso fantasioso ed emotivamente provante dei personaggi nati dalla sua penna: «La casa che trovano è quella della loro infanzia, e ad avere il ruolo della strega sono i loro genitori». I paragoni con alcuni film, poi, sono inevitabili. Nel primo paragrafo della sua recensione del libro, il critico del Washington Post, Ron Charles, cita La famiglia Addams, Cold Comfort Farm, e Little Miss Sunshine come precursori del romanzo. Estremamente popolare, il romanzo è schizzato in vetta alla classifica dei best seller stilata dal New York Times.
La famiglia Fang attirò l'attenzione di Nicole Kidman, affascinata dalle qualità cinematografiche del romanzo. «Ho subito pensato che dal libro si sarebbe potuto ricavare un film fantastico», ricorda Kidman. «Lo stile di scrittura di Kevin è molto cinematografico, per cui è facile immaginarsi questa storia sul grande schermo». Come la maggior parte dei lettori, Kidman fu attratta «dall'aspetto comico del libro, dalle situazioni assurde in cui finiscono i personaggi». Dopo aver letto qualche capitolo, però, si rese conto dei temi più cupi che si celavano dietro la facciata umoristica del romanzo. «Pensai che fosse un'opera coraggiosa; le motivazioni che spingevano i personaggi mi sorpresero e mi turbarono. È questo che conferisce alla storia i suoi colpi di scena. Fui attratta dalle conseguenze logiche ma allo stesso tempo imprevedibili delle azioni di queste persone danneggiate. Ritengo che ci sia qualcosa di importante a livello tematico in ciò che La famiglia Fang rappresenta. Nel mondo dei social media e dei selfie, che vede una presenza sempre più marcata del narcisismo nella nostra cultura, la vicenda dei Fang serve da monito».
Kidman spedì il libro alla Olympus Pictures, la società che aveva co-prodotto e finanziato il suo film precedente, Rabbit Hole, e insieme adattarono il romanzo per il grande schermo. «Si è trattato di un progetto fatto in casa, scaturito dall'amore per la scrittura di Kevin», spiega Kidman. Kidman sperava che Wilson si sarebbe occupato in prima persona dell'adattamento cinematografico, ma il romanziere li incoraggiò a trovare uno sceneggiatore che si incaricasse di questo compito. Kidman si rivolse immediatamente allo scrittore David Lindsay-Abaire, che aveva vinto il Premio Pulitzer per la drammaturgia nel 2007 per la sua pièce drammatica, Rabbit Hole. «David è uno scrittore geniale», prosegue Kidman. «Conservo bei ricordi del mio rapporto di lavoro con lui per Rabbit Hole. David è sempre la prima scelta per qualsiasi progetto sviluppato dalla nostra società. In questo caso specifico, David è stato il primo ed unico sceneggiatore che abbiamo contattato dopo Kevin. Si tratta di una decisione decisamente sensata, se si tiene in considerazione la sua abilità nel combinare commedia e dramma, buio e luce, surreale e reale».
Trovare il regista giusto per gestire la voce unica del film fu il passo successivo per Kidman. L'attrice scoprì che anche l'attore e cineasta Jason Bateman era un fan delle avventure dei Fang. «Sentendo le sue idee capii che avrebbe dovuto dirigere il film», spiega Kidman. «Ha subito trovato una connessione con i personaggi del libro, dando una visione molto personale e specifica alle loro avventure, alle loro difficoltà. Jason voleva soprattutto sincerarsi che percepissimo lo strazio celato dalla commedia. Ho sempre ammirato il lavoro di Jason come attore. È in grado di conferire grande empatia ai suoi personaggi, ed ero curiosa di vedere come avrebbe lavorato al progetto in qualità di regista». Kidman aveva visto Bad Words, pellicola che aveva segnato il debutto alla regia di Bateman, ed era stata favorevolmente impressionata dalla sua abilità nel recitare e dirigere il progetto.
«Ricevetti la sceneggiatura di David Lindsay-Abaire; dopo averla letta, alzai la mano e dissi che avrei voluto dirigere il film e recitarvi», ricorda Bateman. «La sceneggiatura presentava una narrazione molto coinvolgente – difficile da masticare, appiccicosa, per così dire, concreta –; è questo che mi ha attratto», spiega Bateman. Non è convenzionale, qualcosa di facilmente fruibile e molto semplice. È un film dal racconto non lineare che copre 40 anni trattando molteplici temi che finiscono per intrecciarsi e fondersi». Secondo Bateman, il tema delle dinamiche tra figli e genitori al centro della storia è qualcosa di familiare a tutti gli spettatori, che possono così immedesimarsi nella vicenda. «Ad un certo punto nella vita, è inevitabile una transizione nella percezione che si ha dei propri genitori», continua Bateman. «All'inizio sono gli eroi cui si fa riferimento per essere guidati e aiutati; con il passare del tempo si diventa più saggi e cinici, e ci si rende conto di quanto siano umani. Alla fine diventano come dei figli. Ci sono dei momenti nella vita in cui questo cambiamento diventa evidente. Ed è proprio in questo periodo della loro esistenza che si ritrovano i fratelli Fang alla fine della storia».
Bateman, che debuttò al cinema all'età di dodici anni nella serie tv di lungo corso
La casa nella prateria e divenne il regista più giovane della Directors Guild of America quando diresse tre episodi di Valerie all'età di diciotto anni, ha una prospettiva unica su enfant prodige, genitori e infanzie fuori dal comune. «I registi e gli attori sono attratti dagli argomenti che conoscono. Ho avuto un'infanzia decisamente atipica e non convenzionale; ci sono dei pro e dei contro a riguardo – aggiunge Bateman – ma ho sempre avuto dubbi sui quesiti riguardo al modo giusto e a quello sbagliato di crescere i propri figli. Nessuno conosce la risposta corretta, e chi siamo noi per giudicare gli altri? Sono una persona felice e non ho rimpianti riguardo alla mia infanzia, ma, allo stesso tempo, trovo che gli approcci giusti e sbagliati alla genitorialità rappresentino un soggetto molto interessante».
Ne La famiflia Fang, circostanze inaspettate per entrambi i figli dei Fang li riportano a casa dei genitori, che evitano accuratamente da anni. E, come spiega Ron Charles del Washington Post nella sua recensione, «La verità è peggiore di quanto Thomas Wolfe si fosse mai immaginato: il problema non è l'impossibilità di tornare a casa, quanto l'imperativo a farlo». «Quando dei figli adulti tornano a vivere a casa dei genitori, si crea una situazione tragica e al contempo spassosa», aggiunge Bateman. «Non ci sono battute vere e proprie nel film, e nessun esempio piacevole di vita familiare. I Fang sono cool, eccentrici, disfunzionali, colorati: tutte queste caratteristiche rendono questa famiglia interessante da analizzare, come del resto tutte le altre».
Forse la sfida più grande affrontata per portare sul grande schermo La famiglia Fang è stata trovare il giusto cast. Pur essendo anticonvenzionali, esagerati, e a volte sgradevoli, i personaggi del film, in fondo, sono fantasticamente umani, con difetti riconoscibili, in cui il pubblico si può rivedere. Inizialmente, Kidman era solamente interessata a produrre il film, ma David Lindsay-Abaire la convinse ad impersonare Annie. Kidman, dal canto suo, si rivolse a Bateman per interpretare Baxter; l'attore e regista non aveva problemi a dirigersi in quel ruolo. «Recitando in prima persona, mi devo occupare di un attore in meno a livello di regia», spiega Bateman. «Sono in grado di capire al volo quando la mia performance è accettabile e quando sono terrificante. Siccome vanto 36 anni di esperienza sul set, ho un'idea piuttosto precisa di quello che voglio. Al giorno d'oggi si possono rivedere subito le riprese, e basta osservarle dal punto di vista dello spettatore per capire se il girato funziona; nel qual caso, si può procedere».
Dopo aver deciso gli attori che avrebbero vestito i panni dei due figli dei Fang, Bateman ha cominciato ad immaginarsi chi avrebbe potuto incarnare perfettamente Caleb, il patriarca che domina la famiglia Fang con zelo maniacale e una convinzione d'acciaio. Caleb è il cardine della storia: doveva essere convincente nel suo approccio senza compromessi ad una vita all'insegna dell'arte per dell'arte. Stiamo parlando, dopotutto, di un uomo che si è sparato per dare vita ad una performance artistica. Doveva però essere anche diabolicamente carismatico per spiegare il suo ascendente sulla sua famiglia e sul pubblico. «Sognavo di poter avere Christopher Walken nella parte di Caleb Fang», racconta Bateman. «Non riuscivo ad immaginarmi nessun altro in questo ruolo. La sceneggiatura gli piacque molto, riuscì a veicolare in modo magnifico la personalità artistica del personaggio e mi apprezzò da subito. Questo mi incoraggiò molto e mi diede parecchia sicurezza».
Kidman concorda sul fatto che Walken fosse l'attore ideale per questo ruolo. «Christopher è un attore eccezionale», spiega Kidman. «Si impegna a fondo. Approccia ogni ruolo con un'integrità assoluta e grande rispetto per il proprio personaggio. Le sue interpretazioni sono magistrali perché sono autentiche, umane. È uno dei più grandi attori dei nostri tempi, e mi sento onorata del fatto che abbia voluto lavorare con noi».
Per il personaggio di Camille, la moglie di Caleb, il processo dei casting presentava difficoltà diverse. Se entrambi i personaggi sono totalmente dedicati ad esprimere la propria arte ad ogni costo, Camille è più vulnerabile e meno rigida del marito. Maryann Plunkett, una veterana di Broadway, interpreta il ruolo in modo da essere complementare a Caleb, ma allo stesso tempo permette al suo personaggio di mantenere la propria personalità. «Maryann possiede un'aura materna, la generosità di spirito di chi ama occuparsi degli altri: aspetti fondamentali della personalità di Camille», spiega Kidman.
«Maryann è un'attrice fantastica, in grado di esporre la propria umanità e la sua vulnerabilità in modo semplice e al contempo elegante», aggiunge Bateman. «Ogni personaggio nel film sta attraversando un momento difficile e sono necessari attori in grado di veicolare queste complessità. Non c'è nulla di vistoso od ovvio nel film. Tutto il cast deve essere in grado di sapere come suonare il proprio strumento a volume basso, riuscendo comunque a veicolare il messaggio».
Sarebbe troppo facile bollare sbrigativamente Caleb e Camille come dei pazzi. «I Fang, Caleb in particolare, sono persone difficili. Ma, se scavi abbastanza a fondo in qualsiasi personaggio, troverai qualcosa che suscita empatia», spiega Kevin Wilson. Bateman aggiunge che Walken e Plunkett hanno conferito spessore, complessità e persino umanità a dei personaggi che sarebbero potuti essere percepiti come pazzi o perfidi. «Hanno trovato il modo di rendere credibili Caleb e Camille, riuscendo a volte addirittura a suscitare empatia nello spettatore. Ci siamo interrogati più volte sul fatto che questi terribili genitori narcisisti capissero o meno di aver fatto qualcosa di sbagliato. La nostra conclusione è stata che gli uomini possono giudicare molti comportamenti scorretti, e Caleb e Camille hanno sempre creduto di aver ragione».
Riflettendo su come catturare la varietà di tono della pellicola, Bateman desiderava evitare che i personaggi e la storia diventassero delle caricature. «I tipi di commedia e dramma che preferisco si trovano a metà dello spettro: non mi piacciono né il melodramma né la commedia più spinta», spiega Bateman. «In qualità di regista, il mio lavoro consiste nel gestire i vari toni nel modo più naturale e organico possibile, per poter dosare i vari elementi sapientemente».
«I fratelli Coen, Paul Thomas Anderson e David O. Russell sono i miei miti», dichiara Bateman. «I fratelli Coen sono maestri nel creare ambienti di nicchia e società uniche e specifiche. Sono in grado di creare situazioni – e conseguenti decisioni – per i personaggi in cui le persone normali non si troverebbero mai. Se un personaggio farà qualcosa che il pubblico non farebbe mai, è necessario creare un contesto in cui questo comportamento risulta plausibile».
L'esperienza può essere l'insegnante più efficace quando si parla di regia, spiega Bateman. «Ho imparato molte cose dirigendo Bad Words – continua Bateman – ce ne sono due molto importanti, in particolare. Sebbene il regista possa controllare o arginare molti aspetti di questo processo, non può – e, a mio parere, non dovrebbe – avere il controllo sulle interpretazioni. L'interpretazione è prerogativa dell'attore. Non si possono imporre comportamenti e performance quando la situazione è in costante evoluzione. Bisogna ispirare e supportare costantemente gli attori, dando loro la sicurezza in sé fondamentale per permettere loro di essere flessibili ed istintivi. È responsabilità del regista capire quello che un attore vuole fare del proprio personaggio e lasciarlo operare come meglio crede».
Dirigere La famiglia Fang è stata un'impresa complessa, perché, oltre a portare in vita la storia ambientata nel presente, Bateman ha dovuto filmare le scene delle performance scioccanti e dinamiche dei Fang che intervallano il racconto. Bateman ammette di non sapere nulla riguardo alle performance artistiche, ma sapeva che si trattava del tipo di arte ideale per questi genitori e questa storia. «A differenza della pittura – puntualizza Bateman – questo tipo di arte stimola la partecipazione». Nel corso degli anni, Caleb inscena una rapina, escogita un'intima scena romantica tra i due figli adolescenti, e, da ultimo, pianifica la propria scomparsa; tutto nel nome dell'arte. «Come dovremmo posizionare i Fang?», Bateman si chiese durante la lavorazione del film. «Sono clown o sono rispettati nel loro ambiente? Sono realmente famosi o delle pseudo-celebrità?».
Come Wilson prima di lui nel romanzo, Bateman sceglie l'ambiguità e non la trasparenza. «Determinare la qualità dell'arte dei Fang è meno importante rispetto a comprendere come le loro opere siano una dimostrazione del tipo di genitori che Caleb e Camille sono, e dell'influsso che l'arte esercita sui loro figli», spiega Bateman. «La cosa importante nel racconto è avere un'idea della malinconia dei figli e dei loro sentimenti irrisolti. Le performance rivelano molto di più sui figli – su quello che hanno vissuto e sulle ferite che hanno subito – che sulla validità dell'arte prodotta dai Fang o la reazione del pubblico a riguardo».
Per la pellicola, Bateman ha optato per uno stile visuale sottile, che serva da contrappunto visivo all'azione. «Volevo che tutto fosse tarato in modo tale da trasportare immediatamente e per tutta la durata del film il pubblico in un mondo visivo appropriato per la storia. Ci sono vari modi per rendere una pellicola più raffinata, più saturata, una delizia per gli occhi; esteticamente, però, volevo che il film fosse più legato al contenuto». Bateman ha trovato il collaboratore ideale in Ken Seng, suo direttore della fotografia in Bad Words. «Ken è uno dei miei migliori amici», spiega Bateman. «Ho lavorato senza problemi con lui per Bad Words. Per questo film, volevamo un gusto alla Gordon Willis: luci minime, malinconico ma non triste. Sapevo che Ken sarebbe stato all'altezza di questo compito, e della sfida di lavorare ad un film la cui storia spazia in 40 anni; era necessaria una continuità nella composizione e nelle inquadrature, che sarebbero dovute andare pari passo con l'invecchiamento e i cambiamenti dei personaggi».
Le scene delle performance sono state particolarmente complesse da girare, perché è stato possibile realizzarle con gli stessi supporti con cui Caleb e Camille effettuarono le le loro riprese negli anni. «È stato necessario un lavoro di concettualizzazione e pianificazione molto attento. Abbiamo trovato il modo di usare diversi mezzi per periodi differenti», ricorda Bateman. «Vediamo la giovane Camille girare in Super 8, e Caleb farlo in Beta. Allo stesso modo, nel corso della storia ci siamo serviti di qualsiasi tipo di supporto, dalle pellicole a 16mm, ai beta, fino ad arrivare al digitale nelle scene ambientate ai giorni nostri. Volevo che il film avesse un look vissuto, naturale; per questo abbiamo desaturato il colore, anziché rendere il film esteticamente appagante».
La musica del film è stata scritta da Carter Burwell, conosciuto per le sue molteplici collaborazioni con i fratelli Coen. «Carter è un maestro nel guidare il tono della pellicola», prosegue Bateman. «Lui era la mia unica scelta per il compositore». Kidman riconosce a Burwell la capacità di trovare un equilibrio perfetto tra luce e buio, commedia e dramma. «Conferisce inoltre bellezza e suspense, che si sposano benissimo con lo stile con cui Jason ha girato la pellicola», aggiunge Kidman.
Nel suo capolavoro risalente al diciannovesimo secolo, Anna Karenina, Tolstoj scriveva: «Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice lo è a suo modo». I Fang – Caleb, Camille, Annie e Baxter – traspongono questa acuta osservazione sulla vita in un contesto moderno. «La famiglia Fang è incentrato sui rapporti umani, quel delicatissimo equilibrio che può andare alla deriva facilmente», aggiunge Kidman. «Non tratta solamente di genitori, figli ed arte: parla di tutti noi. È un racconto che serve da monito riguardo ai danni che possiamo infliggere alle persone che amiamo». Come suggerisce il provocatorio titolo in inglese – fang significa zanna – le relazioni interpersonali hanno mordente. Il modo in cui curiamo le nostre ferite, però, è una testimonianza della nostra umanità.
HomeVideo (beta)
info: 01/09/2016.
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