La principessa e l'aquila (2016)
The Eagle HuntressDimenticate Daenerys Targaryen e Katniss Everdeen… la vera eroina è Aisholpan! La Principessa e l'Aquila racconta la straordinaria storia vera di Aisholpan, una ragazzina di tredici anni che lotta per diventare la prima addestratrice di aquile, in un contesto culturale in cui l'addestramento delle aquile è un'arte millenaria tradizionalmente riservata ai soli maschi. Aisholpan è la protagonista di un epico viaggio verso la vittoria in una terra lontana. Questa giovane ragazza nomade sogna di poter partecipare e vincere l'annuale competizione che si tiene al Festival dell'Aquila Reale e di riuscire a cacciare anche durante il rigido inverno della Mongolia, per dimostrare che "le ragazze possono fare le stesse cose che fanno i ragazzi, se sono determinate". Aisholpan convince il padre Agalai, professionista della caccia con l'aquila, ad allenarla e a insegnarle questa antica arte tramandata tradizionalmente di generazione in generazione di padre in figlio. La storia è ambientata nel suggestivo paesaggio dei monti Altai, situati nel Nord della Mongolia: la località più remota all'interno dello stato meno popolato del pianeta Terra. Questo piccolo mondo misterioso ricco di tradizioni millenarie, rischia però di soccombere all'arretratezza e all'ignoranza a causa dello stato di isolamento in cui si trova da sempre. Per un lunghissimo tempo le donne sono state considerate dai capifamiglia kazaki troppo deboli e fragili per potersi dedicare alla caccia con l'aquila. Ma Aisholpan è determinata a dimostrare che si sbagliano e a cambiare la storia. La Principessa e l'Aquila, grazie a incredibili riprese ad alta quota e momenti di introspezione più intima che raccontano il viaggio personale intrapreso da Aisholpan, narra temi universali come l'affermazione e la valorizzazione della donna, le meraviglie del mondo naturale e il percorso di formazione e crescita di una giovane donna.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 31 Agosto 2017Uscita in Italia: 31/08/2017
Genere: Documentario, Avventura, Family
Nazione: UK, Mongolia, USA - 2016
Durata: 87 minuti
Formato: Colore
Produzione: Kissaki Films, Stacey Reiss Productions
Distribuzione: I Wonder Pictures
Box Office: Italia: 68.477 euro
Note:
Presentato alla Mostra del Cinema di Roma 2016.
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NOTE DI PRODUZIONE
Nonostante sia stato girato in una delle regioni più remote e meno popolate del pianeta, eravamo determinati a non risparmiarci su nessun aspetto della produzione di La Principessa e l'Aquila.
Durante le numerose riprese lo staff coinvolto era composto da un minimo di due a un massimo di cinque persone (Direttore della Fotografia, Assistente Operatore, Tecnico del Suono e Produttore). Ogni giorno dovevamo trasportare un carico di macchinari ed equipaggiamento pari a 700 kilogrammi di peso, utilizzando un'aeromobile biturboelica per raggiungere la zona più remota della catena montuosa. La maggior parte del film è stata girata in 4K, mentre i filmati del paesaggio e delle valli della Mongolia sono state catturate tramite l'utilizzo di un drone S1000 e di un elevatore che trasportavamo in un borsone per lo snowboard. Sono state necessarie numerose novità meccaniche e non poca ingenuità da parte nostra. I nostri fidati furgoni russi sono stati dotati di rimorchio e agganciati a un cardano stabilizzatore per poter girare le riprese. In seguito abbiamo costruito un "Eagle Mount" personalizzato, partendo da una imbragatura per cani, per realizzare le panoramiche e le riprese dall'alto.
Dietro ogni scena, ci sono state braccia rotte, incidenti d'auto e molta confusione, oltre a una temperatura che si aggirava intorno ai 50 gradi sotto zero a cui far fronte. Nonostante le avversità, il nostro piccolo e agile team ha saputo restare determinato e focalizzato sull'obiettivo, ovvero realizzare un film che fosse importante e cinematografico, all'altezza dell'epico soggetto che abbiamo scelto di raccontare.
Otto Bell – Regista di La Principessa e l'Aquila
ALCUNE CURIOSITÀ SULLA CACCIA CON LE AQUILE
• La Mongolia è uno stato che si estendo per una superficie di circa 1.200.000 km² (più grande quindi di Francia, Germania e Spagna messe insieme), ma è abitata da meno di 3 milioni di abitanti.
• La catena montuosa dei Monti Altai si trova nell'estremo nord ovest della Mongolia, nello stato più remoto e meno popolato della Terra.
• I Kazaki sono una tribù nomade musulmana minoritaria in Mongolia, e secondo tradizione cacciano con l'aiuto di Aquile Reali da 2000 anni.
• Genghis Khan allevò 1000 aquile e assoldò una guardia personale formata da professionisti di caccia con le aquile. La nobile arte dell'addestramento delle Aquile Reali è venerata e tramandata di generazione in generazione in linea maschile.
• Ogni aquila viene prelevata dal nido quando è ancora pulcino. I cacciatori selezionano i pulcini con occhi e artigli più forti, e solo le femmine perché sono più grandi e per natura più aggressive.
• I cacciatori sfamano le aquile direttamente dalle loro mani, per creare una forte connessione con loro fin da piccoli. Nel giro di alcune settimane l'Aquila Reale è in grado di riconoscere il richiamo del suo addestratore.
• Le aquile cacciano volpi e piccoli di renna, ma se ben addestrate possono cacciare anche cuccioli di lupo, abbattendosi sulla preda a una velocità di 100 miglia all'ora.
• Le Aquile Reali possono vivere fino a 30 anni, ma è tradizione che i cacciatori lascino libere le aquile dopo che hanno compiuto i 6 anni di vita, momento in cui raggiungono l'età riproduttiva. È usanza lasciare la carcassa di una pecora su una collina come offerta di commiato.
• Le temperature invernali scendono regolarmente fino a -50° sotto zero. Per secoli le aquile hanno fornito alla popolazione kazaka cibo e pellicce necessarie per sopravvivere al rigido inverno.
• L'Aquila Reale della Mongolia è il più grande rapace al mondo, può raggiungere una lunghezza tra i 75 e gli 88 cm e l'apertura alare può raggiungere i 2,30 metri, mentre il suo peso arriva fino a 6-7 kg.
• Oggi al mondo ci sono solo 250 cacciatori professionisti di caccia con le aquile. La maggior parte risiede nella regione della Mongolia chiamata Bayan Ulgii, nell'arco dell'anno si spostano 3 o 4 volte per seguire i pascoli.
LE PAROLE DEL REGISTA
Non puoi scegliere il momento in cui la tua più grande avventura avrà inizio. Non puoi scegliere una data o programmare un itinerario. Questa è la prima lezione che ho imparato mentre giravo La Principessa e l'Aquila.
Il viaggio ha avuto inizio mentre mi trovavo a New York seduto alla mia scrivania. Ho notato una foto di Aisholpan all'interno di un servizio fotografico pubblicato dalla BBC. Ho dato uno sguardo a quell'iconica l'immagine, una ragazza angelica letteralmente abbracciata a un'aquila reale e le imponenti montagne a fare da sfondo.
Sono stato folgorato da quell'immagine, in quel momento i miei sensi si sono messi in moto e nella mia mente è apparso tutto il film. Sapevo che in qualche parte del mondo quella ragazza esisteva davvero e stava camminando con la sua aquila. Le immagini che avevo davanti ai miei occhi erano bellissime, ma mancava qualcosa. Ho sentito da subito la necessità di colmare questa mancanza attraverso la realizzazione di un film che parlasse di questa storia e che avesse panorami, suoni e movimento. Sentivo che questo film andava fatto e che io ero la persona giusta per realizzarlo.
Dopo pochi giorni ero già in aereo verso la Mongolia per incontrare Aisholpan e la sua famiglia. Non ho avuto alcuna esitazione, anche perché negli anni passati ho diretto molti cortometraggi e documentari in posti lontani e remoti, sono stato in Uganda, Vietnam, Giappone e in molti altri posti. Queste esperienze mi sono servite molto e mi hanno dato una certa sicurezza in me stesso. Col senno di poi, devo dire che è stato abbastanza sconsiderato da parte mia precipitarmi dall'altra parte del mondo per andare a scovare i protagonisti di questa storia. Ma è così che è cominciata questa avventura!
Successivamente mi sono ritrovato seduto per terra nella yurta (in mongolo: Ger), l'abitazione mobile in cui vive Aisholpan, a bere del tè con latte. Lì ho conosciuto la famiglia di Aisholpan e abbiamo discusso circa la possibilità di realizzare un documentario insieme, quando a un certo punto il padre di Aisholpan si è alzato e ha detto: «Questo pomeriggio mia figlia e io andremo a prelevare un cucciolo di aquila dal suo nido. Questa è una di quelle cose che vorresti riprendere per il tuo film, giusto?»
Per un regista di documentari è molto raro riuscire a fare parte della storia che si vuole narrare fin dall'inizio, dal primo momento. Spesso devi riempire gli spazi bianchi e riportare i fatti in retrospettiva. Ma in questo caso siamo stati abbastanza fortunati da essere al posto giusto al momento giusto per filmare una catena di eventi incredibili proprio nel momento stesso in cui questi si svolgevano nella realtà. Le scene e le sequenze che abbiamo girato quel primo giorno sono stati il modello su cui abbiamo lavorato poi nei successivi sei momenti di riprese organizzati durante l'anno. Io e il mio team siamo stati totalmente affascianti e abbagliati dal modo di vivere di Aisholpan e dalla sua visione della vita. Aisholpan ha deciso di tracciare il suo percorso e noi abbiamo semplicemente afferrato e catturato con la macchina da presa ciò che stava accadendo momento per momento – consapevoli che qualsiasi cosa fosse successa sarebbe comunque stata di valore e degna della nostra attenzione.
La scena nel nido è stata girata il 4 luglio 2014 e quel momento è diventato, all'interno dello sviluppo della storia, uno dei tre momenti decisivi che segnano il percorso di crescita di Aisholpan. Gli altri due momenti importanti sono il Festival delle Aquile nell'ottobre del 2014 e la Caccia Invernale nel febbraio 2015.
Abbiamo catturato fedelmente ogni attimo di questi eventi seguendo il loro corso cronologico e il corso naturale degli eventi e della natura, facendo sì che fossero rappresentativi dei momenti chiave vissuti dalla protagonista in quanto giovane apprendista che deve compiere un percorso formativo che la porterà a diplomarsi ufficialmente come professionista di Caccia con le Aquile. Di conseguenza non è stato necessario nessun artificio durante il montaggio finale, tutto era già adeguato al flusso narrativo che volevo dare al film.
Abbiamo cercato di circondare ognuno dei tre momenti fondamentali con scene realistiche realizzate con una videocamera a mano, in modo da bilanciare le immagini panoramiche mozzafiato con altre più intime di dialogo e leggerezza. L'obiettivo era di offrire agli spettatori una finestra sulla vita quotidiana di una tredicenne nel Nord Ovest della Mongolia, volevamo mostrare questa incredibile giovane donna e la sua determinazione.
Non appena Aisholpan ha capito come superare le difficoltà che stava incontrando sul suo cammino, ecco che questa tredicenne è riuscita a sfidare e rompere ogni preconcetto su di lei.
Aisholpan non è un maschiaccio, al contrario ha uno spiccato lato femminile, ma è allo stesso tempo una ragazza tostissima! La sua volontà di ferro è certamente d'ispirazione per me e le sarò per sempre grato per il calore che lei e la sua famiglia mi hanno dimostrato.
Spero che La Principessa e L'Aquila possa trasportare gli spettatori in un mondo misterioso e ancora poco conosciuto ma ricco di temi di interesse universale. Spero che possano arrivare a comprendere – così some ho fatto io – che deve esserci uno spazio per l'affermazione e la valorizzazione delle donne anche nell'angolo più impervio della Terra.
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