Il richiamo della foresta (2020)
The Call of the WildLa storia di Buck, cane dal grande cuore, e dell'uomo di cui dovrà imparare a fidarsi. La vita di Buck è sconvolta quando viene rapito da casa sua, in California, per essere venduto come cane da slitta del servizio postale tra l'Alaska e lo Yukon, verso la fine dell'Ottocento.
La storia di Buck, un cane dal grande cuore e di John Thornton (Harrison Ford), l'uomo di cui Buck dovrà imparare a fidarsi. Strappato all'improvviso a una famiglia che lo coccola nella soleggiata California, Buck si ritrova nella natura selvaggia tra lo Yukon e l'Alaska. Ultimo arrivato nella squadra di cani da slitta che consegna la posta nei movimentati anni della corsa all'oro di fine Ottocento, Buck passa da una vita comoda a una fatta di stenti, in cui si lotta per la sopravvivenza. Il destino di Buck cambia quando incontra Thornton, un uomo solitario in cerca di fortuna e appare subito evidente che i due sono destinati a condividere l'avventura della vita. Attraversando un territorio tanto spietato quanto magnifico, sia l'uomo che il cane subiranno un profondo cambiamento.
Con un sapiente mix di coinvolgenti scene dal vivo e animazione all'avanguardia, "Il richiamo della foresta" rappresenta una straordinaria esperienza visiva, ricca di emozioni vivide e di personaggi autentici.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 20 Febbraio 2020Uscita in Italia: 20/02/2020
Data di Uscita USA: venerdì 21 Febbraio 2020
Prima Uscita: 14/02/2020 (UK)
Genere: Family
Nazione: USA - 2020
Durata: 100 minuti
Formato: Colore
Produzione: 20th Century Fox
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Box Office: USA: 57.483.738 dollari
Soggetto:
Adattamento dell'omonimo classico letterario di Jack London
In HomeVideo: in Digitale da giovedì 4 Giugno 2020 e in DVD da lunedì 31 Agosto 2020 [scopri DVD e Blu-ray]
Cast e personaggi
Regia: Chris SandersSceneggiatura: Michael Green
Musiche: John Powell
Fotografia: Janusz Kaminski
Scenografia: Stefan Dechant
Montaggio: William Hoy, David Heinz
Costumi: Kate Hawley
Cast Artistico e Ruoli:
Harrison Ford
John Thornton
Dan Stevens
Hal
Omar Sy
Perrault
Karen Gillan
Mercedes
Bradley Whitford
Giudice Miller
Colin Woodell
Charles
Cara Gee
Francoise
Jean Louisa Kelly
Katie Miller
Produttori:
Erwin Stoff (Produttore), Diana Pokorny (Produttore esecutivo), Ryan Stafford (Coproduttore), James Mangold (Produttore)
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Immagini
Prima della sua pubblicazione in forma di romanzo breve nel 1903, la saga d'avventura di Jack London incentrata su un cane di nome Buck fu pubblicata a puntate sulla rivista "The Saturday Evening Post". Tradotto in 47 lingue, il romanzo non è mai finito fuori stampa, diventando un esempio duraturo della letteratura classica americana.
Secondo lo sceneggiatore Michael Green, "Il Richiamo della Foresta è entrato a far parte del grande canone narrativo americano per un buon motivo. Parla ai lettori in molti modi diversi. È la grande storia di un viaggio ricco di avventure nella tradizione di Robert Louis Stevenson. Descriveva ai lettori alcuni luoghi del Nord America di cui avevano sentito parlare, ma che avevano visto soltanto in alcune immagini e fotografie. In America, c'era stata una vera e propria mania nei confronti della Corsa all'Oro del Klondike. I giornali pubblicavano continuamente articoli su questo argomento e i lettori non ne avevano mai abbastanza. La gente non aveva la minima idea che la Corsa all'Oro fosse stata costruita sulle spalle dei cani".
"È la storia di un cane adolescente che cresce e diventa adulto. Nella vita di ogni cane, c'è un momento in cui bisogna imparare a proteggere se stessi, il proprio branco e il proprio umano. E dentro di loro si nasconde l'istinto del lupo: in alcuni cani è più presente, ma tutti loro possono trovarlo se vengono spinti nella giusta direzione. E poi c'è un cane come Buck, che deve vivere esperienze dure e terribili per trovare questo istinto dentro di sé".
Il produttore Erwin Stoff scoprì Il Richiamo della Foresta grazie a suo padre, che glielo leggeva quando era bambino e viveva in Romania. "Facciamo un salto in avanti di qualche decennio a Los Angeles, a migliaia di chilometri di distanza: un weekend, ero al telefono con Michael Green che mi raccontava quale film gli sarebbe piaciuto scrivere come suo prossimo progetto. Mi disse che voleva scrivere qualcosa di estremamente cinematografico, che avesse molti elementi visivi e non dipendesse esclusivamente da dialoghi brillanti. Mi spedì una graphic novel sui lupi dicendomi che, se avessimo voluto trovarci in quel mondo, avremmo dovuto pensare a realizzare Il Richiamo della Foresta".
"Penso che questa storia abbia resistito per oltre 100 anni perché, come tutta la grande letteratura, possiede alcuni elementi universali", spiega Stoff. "È incentrata sulla perdita, sul superamento di una perdita, sulla propria casa e sull'idea di essere strappati via da essa, ma soprattutto sul concetto di trovare una versione migliore e più forte di noi stessi".
"Dal punto di vista emotivo e tematico, la nozione centrale è l'idea che una creatura innocente, che non si lascia mai abbattere dagli eventi negativi, sia in grado di tirare fuori il meglio da tutti noi. E questo migliora la vita di chiunque. Ogni persona viene migliorata dall'incontro con Buck e credo che questo sia un elemento incredibilmente potente dal punto di vista emotivo".
"Michael è riuscito a modificare questo elemento, accentuandolo per renderlo più cinematografico", afferma Stoff.
Michael Green era attratto da questo film per un motivo ben preciso: nel corso degli anni questa storia è stata trasposta in svariate versioni, ma nessuno degli adattamenti precedenti raccontava l'intero libro dall'inizio alla fine. Inoltre, tutti gli adattamenti precedenti erano narrati dal punto di vista degli esseri umani piuttosto che da quello del protagonista, Buck.
Green racconta: "Mi sono seduto accanto a Erwin e gli ho detto che secondo me sarebbe stato fantastico permettere al pubblico di capire esattamente cosa stesse pensando il protagonista senza utilizzare dei dialoghi".
"Volevamo vedere se saremmo riusciti a raccontare visivamente la storia di Buck. Non avevamo bisogno che parlasse, così come non avevamo bisogno di una voce narrante. Dovevamo riuscire a far capire con chiarezza l'obiettivo di Buck in ogni scena e in ogni momento: in questo modo, il pubblico sarebbe riuscito a seguire la storia. Buck incontra alcuni esseri umani meravigliosi interpretati da attori incredibili, che non sono i protagonisti ma servono ad arricchire la sua storia".
Parlando di questo film, che rappresenta il suo esordio alla regia in live-action, Chris Sanders afferma: "Il Richiamo della Foresta è completamente incentrato su un personaggio costretto ad affrontare eventi inaspettati. Tutti noi sappiamo che la vita può riservare degli imprevisti. Le sfide inaspettate possono distruggerti o fortificarti, e questo è proprio quello che accade a Buck. Invece di farsi sconfiggere da questi imprevisti, Buck va avanti e alla fine trova un posto a cui appartiene. Buck non si limita soltanto a sopravvivere: riesce ad avere la meglio, mantenendo comunque intatto il suo carattere gentile. Raffigura perfettamente ciò che tutti noi dobbiamo affrontare nella vita. Saremo sempre costretti a fare i conti con l'incertezza, con tanti cambiamenti inaspettati e altre cose di questo tipo".
"Pur essendo un classico della letteratura per ragazzi, non è assolutamente una fiaba", afferma Sanders. "È un'intensa storia di sopravvivenza e perseveranza. Non importa se siamo giovani o vecchi: penso che tutti noi abbiamo affrontato esperienze di questo tipo. Questa storia possiede un senso di realismo che tutti gli spettatori riconosceranno, identificandosi in essa. Penso che questa storia abbia resistito per questo motivo. È la storia di un personaggio che scopre una forza che non sapeva di possedere".
CREARE BUCK
In questa versione cinematografica del 21° secolo de Il Richiamo della Foresta, Buck avrebbe dovuto sostenere sulle proprie spalle l'arco emotivo di tutto il film: per questo motivo, doveva apparire completamente credibile in ogni circostanza. Per riuscirci, Stoff e Sanders hanno subito ingaggiato l'acclamato produttore degli effetti visivi Ryan Stafford, che è anche uno dei produttori esecutivi del film, e il visual effects supervisor candidato a tre premi Oscar Erik Nash.
Inizialmente il film era stato ideato come un progetto guidato dalla CGI, ma poi i filmmaker hanno optato per un approccio più ibrido, incorporando un numero maggiore di riprese dal vivo e mescolandole con cani e altri animali creati in digitale. Per via di questo nuovo approccio, il personaggio di Buck, il protagonista del film che regge sulle proprie spalle l'arco emotivo della storia, doveva apparire molto più autentico.
In tutte le scene che coinvolgevano Buck, i filmmaker non si sono limitati a sostituire il personaggio con un marker – solitamente una pallina da tennis – come avviene di solito: su consiglio di Stafford, hanno filmato una persona reale che poi è stata rimpiazzata con l'animazione. Terry Notary, che ha dato inizio alla sua carriera come acrobata del Cirque du Soleil ed è diventato uno dei più importanti specialisti e coreografi dei movimenti dell'industria cinematografica, ha trascorso ore e ore a studiare i cani per imparare le loro movenze e replicare il loro comportamento.
Il produttore Stoff non era certo che questo espediente avrebbe funzionato. "Era una strana idea e non sapevo come avrebbe reagito il resto del cast di fronte a un uomo adulto a quattro zampe che interpretava un cane, indossando una buffa tuta grigia e camminando con un paio di zampe anteriori posticce. Ma alla fine si è rivelata una mossa geniale: Terry si è impegnato al massimo e ha fornito una prova fantastica, che ha migliorato le interpretazioni di tutti gli altri attori".
"È riuscito a portare sul set l'emotività di Buck", afferma Stafford.
Inizialmente, Stafford e Nash pensavano di utilizzare Notary soltanto per le espressioni emotive del viso: lo sguardo, la tristezza, la felicità, ecc., nei primi piani. Non avrebbero mai immaginato che il loro uomo/cane sarebbe stato in grado di combattere, saltare ed eseguire tutte le straordinarie azioni svolte da Buck.
Ma quando sono giunti al primo grande movimento che Buck avrebbe dovuto eseguire, Terry ha detto: "Posso farlo". Da quel momento in poi, Terry ha eseguito anche tutte le azioni del personaggio.
Stafford spiega: "Ha funzionato alla perfezione, perché ci ha consentito di gestire al meglio le tempistiche, le dimensioni e il posizionamento degli occhi. Fornisce agli attori qualcosa con cui interagire. Ho lavorato in molti film che impiegavano la motion capture: quando gli attori interagiscono con qualcosa di reale, si ottengono delle interpretazioni di alto livello. Ma nel momento in cui non hanno più nulla con cui interagire, la loro interpretazione ne risente in modo negativo. È davvero difficile recitare di fronte al nulla, soprattutto nei momenti altamente drammatici".
Nash afferma: "All'inizio, non mi rendevo assolutamente conto di quanto fosse fondamentale avere Terry sul set nel ruolo di Buck. Era assolutamente indispensabile per un paio di motivi. Prima di tutto, Chris aveva a disposizione un performer con cui parlare per ottenere la giusta interpretazione e sul quale basarsi per iniziare a costruire l'interpretazione di Buck. Inoltre, sul set, gli altri attori potevano interagire e recitare con Terry e questo è stato di grande beneficio".
Il regista Sanders è ugualmente entusiasta. "Terry era inestimabile. Oltre a recitare in modo grandioso, svolgeva anche azioni incredibilmente faticose dal punto di vista fisico. La coordinazione dei movimenti dei cani è qualcosa di molto specifico che possiede una certa dose di imprevedibilità. I cani hanno dei momenti in cui si comportano in modo inaspettato, inclinando la testa o sbattendo una palpebra, oppure distogliendo momentaneamente lo sguardo. Lui è riuscito a fare tutte queste cose, riuscendo al tempo stesso a prevalere sulla propria fisiologia umana. Ci sono alcuni momenti in cui deve sdraiarsi o sollevarsi sulle zampe posteriori, e la sua testa e le sue spalle si muovono in modo molto diverso rispetto a quelle di un cane. Un cane ha le spalle più strette e Terry non poteva fare nulla per cambiare questa sua caratteristica. Quindi, lavorava con questi elementi per riuscire a portare a termine la scena anche se il parametro era molto più stretto".
Stafford aggiunge: "Dopo aver visto il layout della scena e le azioni che i personaggi umani avrebbero dovuto svolgere, Chris veniva colto dall'ispirazione e decideva di far eseguire a Buck qualcosa di nuovo. Terry era lì sul set, pronto a rispondere alle sue indicazioni".
Dato che Buck è il protagonista del film, inizialmente i filmmaker hanno cercato di costruire da zero questo cane, che Jack London descriveva come un incrocio tra un San Bernardo e un cane da pastore scozzese. Il cane da pastore scozzese, noto anche come Collie, è una razza molto antica. Hanno costruito Buck come meglio potevano, dandogli la colorazione di un cane Bovaro del Bernese, che secondo loro poteva funzionare molto bene sullo schermo. Avevano persino un vero Bovaro del Bernese sul set come riferimento per l'illuminazione. Ma col tempo, si sono accorti che le espressioni del Bovaro del Bernese erano molto difficili da decifrare, e il suo pelo scuro non era molto visibile di notte.
Alcune settimane dopo l'inizio delle riprese, Jessica, la moglie del regista Sanders, stava casualmente dando un'occhiata a PetFinder, dove si è imbattuta in un cane classificato come un incrocio tra un San Bernardo e un cane da pastore scozzese. Oltre a essere l'esatto incrocio descritto da London, il cane si chiamava "Buckley". Si trattava di una coincidenza troppo grande e così Jess ha deciso di indagare: si è recata al rifugio per animali di Emporia, Kansas, per conoscere Buckley. È stato amore a prima vista: Jess ha pagato 25 dollari per adottare il cane e poi ha guidato per due giorni fino a raggiungere il set del film. Buckley ha subito riscosso successo nel team, così Erwin ha suggerito di scansionare semplicemente il cane e renderlo il protagonista. Ed è stato esattamente ciò che hanno fatto.
Buck è solo uno dei membri di una squadra di nove cani da slitta che percorrono lo Yukon attraverso la neve, il nevischio, la pioggia e il fango. Per creare gli altri otto cani, la produzione ha deciso di selezionare dei cani reali e poi scansionarli. Una volta scansionati, gli artisti hanno perfezionato i dettagli e aggiunto dei comandi per il rigging. Hanno effettuato un casting e hanno scelto una varietà di cani in base alle personalità di cui avevano bisogno per la squadra.
I CO-PROTAGONISTI UMANI DI BUCK
"Per quanto mi riguarda", afferma Erwin Stoff, "chiunque abbia l'opportunità di lavorare con Harrison Ford è una persona estremamente fortunata. È un professionista senza pari e uno dei più grandi attori attualmente in attività".
Ford, meglio noto per aver creato due degli eroi più famosi e iconici della storia del cinema, ossia Han Solo in Star Wars e Indiana Jones ne I Predatori dell'Arca Perduta, era interessato al progetto per diversi motivi.
Prima di tutto, apprezzava la prospettiva di fare un film destinato a un pubblico molto giovane. Inoltre, era affascinato dal modo in cui i filmmaker avrebbero creato Buck e gli altri cani al computer e dall'idea di recitare accanto a una controfigura umana nel ruolo di un cane. Ford afferma: "Uno dei dettagli più interessanti della realizzazione di questo film era il fatto che non ci fossero dei cani con cui lavorare: c'era una controfigura umana per Buck, che mi permetteva di rivolgere il mio sguardo nella giusta direzione e mi forniva qualcuno con cui interagire dal punto di vista emotivo. All'inizio era un po' complicato, ma col tempo è diventato piuttosto divertente".
Aggiunge: "Ho trascorso più tempo con Terry che con tutti gli altri attori di questo film. Ci siamo dati una mano a vicenda per ottenere ciò di cui avevamo bisogno. Io recitavo per lui e lui recitava per me. Eravamo lì l'uno per l'altro".
Il regista Sanders afferma che "Harrison ha arricchito notevolmente il film. Nel libro, Thornton affronta determinate situazioni insieme a Buck, ma non credo che il suo personaggio sia molto definito. Una delle cose meravigliose che Harrison è riuscito a fare nel corso di questo processo è stata trovare e creare quel personaggio. È riuscito a definire la sua essenza. Fin dall'inizio, lui e io abbiamo iniziato ad avere discussioni molto profonde sul suo personaggio".
Grazie a queste conversazioni, Ford ha compreso che il ruolo del suo personaggio era quello di riscattare il genere umano agli occhi di Buck, che aveva vissuto una brutta esperienza con un padrone violento.
Ma per l'attore, che attualmente possiede tre cagnolini e ha avuto molti cani nel corso di tutta la sua vita, l'elemento più interessante era che il film non si concentrava soltanto sulla trasformazione di Buck, ma anche sul cambiamento vissuto dal suo personaggio, John Thornton, grazie al suo rapporto con Buck.
Ford spiega: "Una delle cose che cerco sempre nei progetti a cui prendo parte è quello che io definisco un esercizio emotivo per il pubblico. L'opportunità di partecipare a una storia in cui gli spettatori si riconoscano, che sia in grado di generare il potere della comprensione emotiva nel pubblico".
Descrivendo il suo personaggio, Ford afferma: "John Thornton è un uomo che non si trova più a suo agio nella sua vita e nel suo mondo. Era incapace di sopportare il dolore e il peso delle circostanze in cui si trovava. Così è fuggito da casa sua, che si trova più a sud, e si è trasferito nello Yukon per trovare l'oro e diventare ricco, ma anche per una ragione fortemente emotiva: il suo giovane figlio aveva sempre voluto esplorare la natura selvaggia. Ma lui vorrebbe trovare soltanto un po' di pace e solitudine".
Prosegue: "Poi incontra Buck e i due diventano compagni in questo viaggio, stringendo un forte legame emotivo mentre affrontano pericoli e avventure insieme. Sono rimasto colpito da questo viaggio e dal rapporto che si viene a creare tra questi due personaggi".
Stoff afferma: "John Thornton è un personaggio dall'aspetto burbero, dotato di un'incredibile vulnerabilità, e nel corso di questa storia scoprirete che è stato ferito e maltrattato dalla vita. L'interpretazione di Harrison è incredibilmente toccante".
"Per me, il rapporto tra Buck e Thornton rappresenta il cuore della storia", afferma Green. "Sono due creature che si trovano in un posto a cui non appartengono. Entrambi provengono da una vita che amavano e di cui sentono la mancanza, ma a cui non possono tornare. Buck prospera e diventa la versione migliore di se stesso, ma Thornton è un uomo spezzato. Quando incontra Buck, adorabile e pieno di vita e amore, Thornton non può fare a meno di affezionarsi a lui e così inizia a guarire".
Ford afferma: "Come John Thornton, anch'io sono sempre stato molto curioso riguardo ai luoghi in cui non sono mai stato. E rimango sempre colpito dal potere e dalla maestosità della natura".
Per interpretare Perrault, il saggio e gentile padrone della squadra di cani da slitta di Buck, che si occupano di fare consegne, i filmmaker hanno scelto Omar Sy, l'attore francese che ha raggiunto la fama grazie al suo ruolo nel film di grande successo Quasi Amici – Intouchables (2011) ed è poi apparso in X-Men – Giorni di un Futuro Passato e Jurassic World.
Dan Stevens, che è divenuto una vera e propria star grazie al ruolo dell'affascinante Matthew Crawley nelle prime tre stagioni del fenomeno mondiale Downton Abbey, e ha poi interpretato un altro protagonista romantico nello spettacolare remake live-action Disney de La Bella e la Bestia, interpreta un ruolo per lui inusuale: il malvagio Hal, il crudele e altolocato leader di tre aspiranti cercatori d'oro che comprano Buck e sono miseramente impreparati e mal equipaggiati per la vita nello Yukon canadese.
La sorella viziata ed egoista di Hal, Mercedes, è interpretata dall'attrice scozzese Karen Gillan, che è apparsa in tre stagioni della longeva serie britannica Doctor Who e ha poi recitato in Guardiani della Galassia e Guardiani della Galassia Vol. 2, La Grande Scommessa, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, Jumanji – Benvenuti nella Giungla e il recente sequel Jumanji: The Next Level.
Il giudice Miller, che ha allevato Buck fin da quando era un cucciolo facendogli vivere una vita domestica amorevole e viziata, prima che il cane venisse rapito e trapiantato nella natura selvaggia, è interpretato dal vincitore di due Emmy Bradley Whitford, star di serie televisive di grande successo come The Handmaid's Tale, Transparent e West Wing – Tutti gli Uomini del Presidente, nonché dell'acclamato film di grande successo Scappa – Get Out, diretto da Jordan Peele. Jean Louisa Kelly (Malignant, Top Gun: Maverick) interpreta sua moglie Katie.
L'ASPETTO DEL FILM
"Siamo stati incredibilmente fortunati: il direttore della fotografia vincitore dell'Oscar Janusz Kaminsky si è unito a noi in questa avventura", afferma Stoff.
La produttrice esecutiva Diana Pokorny afferma: "Tutti noi volevamo lavorare con Janusz. La sua fotografia possiede un aspetto molto classico e pittorico".
"Janusz è prima di tutto un narratore", prosegue. "Ha lavorato duramente per trovare il modo di raccontare questa storia con la macchina da presa. Non è uno di quei direttori della fotografia che scelgono di realizzare un'inquadratura particolare soltanto perché ha un bell'aspetto. È interessato esclusivamente a raccontare la storia o dire qualcosa sulle emozioni dei personaggi".
I filmmaker non erano interessati a realizzare un documento storico.
"Volevamo creare un viaggio cinematografico costruito attorno al personaggio di Buck", afferma lo scenografo Dechant. "Grazie alla combinazione tra Janusz e un regista che proveniva dal mondo dell'animazione, avevamo a disposizione un arazzo perfettamente intrecciato che raccontava la storia di Buck. L'approccio di Janusz ha portato ogni cosa a un nuovo livello, il suo livello".
"Il 60% del film, vale a dire due terzi, è realizzato tramite effetti visivi tradizionali inseriti all'interno di un ambiente reale", ricorda Nash. "Una delle sfide più grandi è stata riuscire a unire in modo armonioso due modalità di produzione differenti all'interno di un solo film".
Era fondamentale che l'illuminazione ideata da Kaminsky e la porzione virtuale del film fossero fedeli l'una all'altra. Per riuscirci, il dipartimento degli effetti visivi osservava da vicino il lavoro svolto dal team del direttore della fotografia.
Utilizzando un cane di nome Mesmerize, che rispecchiava fedelmente la colorazione di Buck, i filmmaker hanno fatto un confronto tra un cane creato in CGI e delle immagini di Mesmerize per assicurarsi che l'illuminazione corrispondesse. In questo modo, potevano inserire Buck e gli altri cani da slitta all'interno dello stesso scenario con la certezza che l'illuminazione fosse corretta.
Le scene completamente virtuali, prive dell'illuminazione creata da Janusz sul set, erano più complesse. Quindi, in fase di pre-produzione, Janusz ha letto la sceneggiatura e ha scelto dallo Skydome un cielo di riferimento per ciascuna scena del film che non sarebbe stata girata dal vivo.
Con la camera che tracciava ogni singolo fotogramma delle riprese effettuate da Janusz, i filmmaker sono riusciti a creare una macchina da presa digitale 3D da applicare alle scene virtuali affinché avessero gli stessi movimenti di macchina, gli stessi sobbalzi, le stesse difficoltà tecniche, gli stessi cambi di fuoco, ecc. Dopo aver realizzato una bozza delle inquadrature animate, i realizzatori si recavano sul set digitale e riprendevano le scene con una steadicam o una macchina a mano virtuale, usando essenzialmente gli stessi strumenti utilizzati da Janusz e dai suoi operatori di macchina. L'obiettivo era dare vita a un linguaggio cinematografico tematicamente coerente e coeso, che non lasciasse intravedere nessuna differenza tra le scene virtuali e quelle reali.
Dechant afferma: "I set reali e il mondo digitale dovevano possedere lo stesso livello di verosimiglianza".
RICREARE LO YUKON DEGLI ANNI 1890
Per ricreare Dawson City, la base in cui vivevano i minatori durante la Corsa all'Oro del Klondike, la produzione ha ricostruito un isolato della città, anche se nel film il luogo comprende altri sette isolati in una direzione e due in un'altra. Quindi, durante il processo di design, hanno "costruito" l'intera città al computer per poi rimuovere gli elementi che sarebbero stati edificati fisicamente.
Avere a disposizione dei set reali ha rappresentato un aiuto inestimabile per i responsabili degli effetti visivi. Nash afferma: "Se non avessimo avuto quel singolo isolato a cui fare riferimento, sarebbe stato molto difficile provare a crearlo partendo dalle fotografie presenti nei libri. Il fatto di avere a disposizione un set reale in tre dimensioni e a colori, con tutti i dettagli e le sfumature del caso, ha alzato di molto l'asticella: dovevamo riuscire a estenderlo, assicurandoci che l'estensione digitale fosse in armonia con il set fisico. Il set digitale doveva essere dettagliato, reale e consistente come le scenografie che avevamo costruito nel corso dei due mesi precedenti".
Questo singolo isolato di Dawson City includeva tutti i set reali e interattivi, tra cui l'Argonaut Saloon, la caserma della polizia a cavallo, il canile e l'ufficio postale.
"Il 60-70% dei set è reale", spiega Dechant. "Il digitale serve a estendere le scenografie reali all'interno dell'ambientazione dello Yukon. Dato che abbiamo girato tutto il film in California, dovreste considerarlo come un vecchio film in Technicolor: al posto dei fondali, utilizziamo la tecnologia digitale".
Prosegue: "Non volevamo realizzare una ricostruzione esatta dello Yukon del 1898. Volevamo creare la nostra versione mitologica di quel luogo, dare vita alla nostra visione degli ambienti e delle immagini del Pacifico nord-occidentale".
Dechant e Sanders hanno utilizzato i colori per rispecchiare le esperienze di Buck, impiegando toni più caldi quando il personaggio si trova nella sua casa a Santa Clara, e una tavolozza più fredda dal momento in cui viene rapito in poi. Hanno successivamente riutilizzato colori più accesi in alcuni momenti del film, come ad esempio il combattimento tra Buck e Spitz e le scene ambientate nella città dei minatori.
Dechant afferma: "Quando il film si sposta a Dawson City, volevamo introdurre un po' di colore ma senza esagerare, così abbiamo iniziato a parlare delle vecchie fotografie colorate a mano. L'idea era quella di riportare i colori nel film, ma senza fare sì che dominassero ogni cosa".
La costumista Kate Hawley ha apprezzato "il modo in cui Chris raffigura la decisione di Buck alla fine del film, con una scelta molto chiara tra la natura selvaggia, rappresentata dall'aurora boreale da un lato, e l'abitazione della famiglia Miller, rappresentata dal tramonto arancione dall'altro lato".
Hawley, che proviene dalla Nuova Zelanda, spiega che parte della sua ricerca consisteva in un'immersione nei racconti folkloristici di quel periodo, che lei chiama "i miti americani dell'America".
Afferma: "Ho iniziato a esaminare il mondo di Johnny Appleseed e Paul Bunyan, e anche il mondo dei nativi americani delle Prime Nazioni, che era incredibilmente bello. Siamo stati molto fortunati, perché questo periodo storico è stato molto ben documentato attraverso la fotografia".
La costumista è rimasta sorpresa nel trovare fotografie di molte cercatrici d'oro, da sole o a coppie. Nelle fotografie indossavano i pantaloni e aspettavano di arrampicarsi lungo il sentiero del Klondike, con un paio di cani e i loro bagagli.
Hawley spiega che la tavolozza cromatica dei costumi è stata largamente influenzata dall'amore di Sanders per il lavoro del pittore e illustratore americano Eyvind Earle, che è famoso principalmente per il particolare stile dei suoi lavori e per aver dipinto i fondali dei film d'animazione Disney degli anni '50. La costumista menziona un grafico realizzato da Sanders per assicurarsi che i colori rispecchiassero tutti i passaggi dell'arco emotivo del film.
Hawley afferma: "Ci sono svariate esplosioni di rosa e rosso, che io associo all'immagine di un salmone morto sulla neve. Quei colori emergevano in modo piuttosto organico, creando una sorta di realtà aumentata".
"Man mano che andavamo avanti, abbiamo cercato di creare alcune piccole esplosioni di colore qua e là. È una cosa molto emotiva. Quando vedrete la decostruzione di Hal, Mercedes e Charles mentre si avventurano nella natura selvaggia con il loro guardaroba completamente inappropriato, questo crea una certa atmosfera".
TROVARE LO YUKON NELLA CALIFORNIA MERIDIONALE
Durante i primissimi giorni della produzione, le riprese hanno avuto luogo in location reali. Il 6 settembre 2018, la compagnia ha trascorso una notte fredda e piovosa allo scalo ferroviario della Fillmore & Western Railway, che sostituiva San Francisco, per filmare la scena in cui uno spaventato Buck, rinchiuso in una cassa di legno, viene caricato su un carro merci dando inizio al suo viaggio verso nord.
I giorni seguenti, le riprese si sono spostate a Santa Paula, California, in cui si trovava la casa che rappresentava la residenza del giudice Miller. È qui che incontriamo per la prima volta Buck, quando è ancora un piccolo ed energico cucciolo nato dall'incrocio tra un pastore scozzese e un San Bernardo. Ed è proprio qui, in questa amorevole casa, che Buck verrà rapito per pagare un debito e inizierà il suo lungo e arduo viaggio verso lo Yukon.
I teatri di posa Chandler di Van Nuys hanno ospitato gli interni del Narwahl, il veliero che conduce Buck alla spiaggia di Dyea. In questo luogo, il cane scoprirà che la vita non è sempre rosa e fiori e che c'è una grossa differenza tra gli abbracci amorevoli e la legge della zanna e del bastone.
Dal 20 settembre fino alla fine delle riprese, la produzione si è spostata al Sable Ranch nella Canyon Country.
Dechant afferma che la sua sfida più grande è stata ricreare l'inverno nel bel mezzo dell'estate californiana: ha dovuto sciogliere del ghiaccio su diversi materiali per sostituire la profonda neve invernale, e anche creare le scene ambientate in primavera, in cui il terreno diventa una combinazione tra fango e neve.
Spiega: "Il look invernale nasce da una combinazione tra elementi pratici e fisici. Abbiamo utilizzato qualunque tipo di materiale, tra cui carta, solfato di magnesio, ghiaccio tritato e neve da esposizione. Abbiamo fatto tutto il necessario per creare quelle ambientazioni, in modo che Janusz e gli attori avessero qualcosa di reale con cui interagire".
"Fortunatamente avevamo un'incredibile squadra addetta agli effetti speciali che, alla fine delle riprese, aveva utilizzato più di 1000 tonnellate di ghiaccio, che venivano spinte all'interno di quella che sembrava una gigantesca cippatrice. Il ghiaccio si trasformava in neve che veniva sparata da alcune pompe molto potenti".
"Dopodiché, i responsabili degli effetti visivi ci aiutano ad aumentare l'illusione. Utilizziamo tutti i nostri trucchi nello stesso momento".
HomeVideo (beta)
info: 20/02/2020.
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