Tutti pazzi a Tel Aviv (2018)

Tel Aviv on Fire
Locandina Tutti pazzi a Tel Aviv
Tutti pazzi a Tel Aviv (Tel Aviv on Fire) è un film del 2018 prodotto in Lussemburgo e Francia, di genere Drammatico diretto da Sameh Zoabi. Il film dura circa 100 minuti. Il cast include Kais Nashif, Lubna Azabal, Yaniv Biton, Maisa Abd Elhadi, Nadim Sawalha, Salim Dau. In Italia, esce al cinema giovedì 9 Maggio 2019 distribuito da Academy Two. Al Box Office italiano ha incassato circa 297339 euro.

Salam, un affascinante trentenne palestinese che vive a Gerusalemme, lavora come stagista sul set della famosa soap opera palestinese Tel Aviv on Fire, prodotta a Ramallah. Ogni giorno, per raggiugere gli studi televisivi, Salam deve passare attraverso un rigido posto di blocco israeliano. Qui incontra il comandante incaricato del posto di blocco, Assi, la cui moglie è una fedelissima fan della soap opera. Per impressionarla, Assi si fa coinvolgere nella stesura della storia. Ben presto Salam si rende conto che le idee di Assi potrebbero fruttargli una promozione come sceneggiatore. La sua carriera creativa decolla fino a quando Assi e i finanziatori del programma si trovano in disaccordo sul finale della soap opera. Stretto tra un ufficiale dell'esercito e i finanziatori arabi, Salam può risolvere i suoi problemi solo con un colpo da maestro. 

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 9 Maggio 2019
Uscita in Italia: 09/05/2019
Data di Uscita USA: venerdì 26 Luglio 2019
Prima Uscita: 03/04/2019 (Francia)
Genere: Drammatico
Nazione: Lussemburgo, Francia, Israele, Belgio - 2018
Durata: 100 minuti
Formato: Colore
Produzione: Samsa Film, Lama Films, TS Productions, Artémis Productions
Distribuzione: Academy Two
Box Office: Italia: 297.339 euro
Note:
Presentato il 2 settembre 2018 alla 75a Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, con il protagonista Kais Nashif che ha vinto il Premio come Miglior attore.

Cast e personaggi

Regia: Sameh Zoabi

Cast Artistico e Ruoli:

Immagini

[Schermo Intero]

LA SOAP "TEL AVIV BRUCIA"

Tel Aviv, anno fatidico 1967 presagi di guerra si percepiscono dovunque. Manal, una affascinante donna palestinese, viene inviata come spia nel cuore di Tel Aviv. Ha una missione: sedurre una delle autorità militari più influenti di Israele, il generale Yehuda, per rubare i suoi piani di guerra. Sotto il falso nome di Rachel e fingendosi un'ebrea cresciuta in Francia, Manal apre il miglior ristorante francese della città: si sa, il punto debole di un uomo di potere è sempre il suo stomaco. Situato proprio di fronte al quartier generale dell'esercito israeliano, dal ristorante la donna può spiare tutti i movimenti del generale e usare le sue deliziose specialità francesi per sedurlo. Come previsto, nel giro di poche settimane "Rachel" e Yehuha diventano amanti. Ma Manal sta fingendo o è veramente innamorata del generale israeliano? La passione sarà più forte della causa palestinese? E soprattutto, Manal ha già dimenticato Marwan, il combattente della resistenza che l'ha coinvolta in questa pericolosa missione?

COMMENTO DEL REGISTA

In qualità di sceneggiatore-regista palestinese che racconta storie di vita quotidiana del proprio Paese, ho una certa responsabilità etica e politica. La consapevolezza di questa responsabilità è derivata dall'aver condiviso i miei film precedenti con il pubblico locale e internazionale. Ho visto con quale facilità un film può fare affiorare il conflitto palestinese-israeliano sul piano narrativo. Alcuni hanno ritenuto che i miei film fossero "eccessivamente palestinesi", altri "inadeguatamente israeliani" o l'esatto opposto. Realizziamo film per raccontare delle storie e comunicare una visione del mondo per come lo conosciamo, ma, in ultima analisi, l'interpretazione del nostro lavoro sfugge al nostro controllo. Con Tel Aviv on Fire, ho deciso di scrivere una storia che trattasse apertamente il tema delle prospettive divergenti. Il personaggio centrale è un aspirante scrittore che lotta per far sentire la propria voce e trovare ispirazione in una realtà intrisa di politica. Analogamente al mio film precedente, il tono è comico: non tanto per sminuire una situazione che è più difficile che mai, ma piuttosto per utilizzare gli spunti che l'iperbole comica può offrire. Come sosteneva Charlie Chaplin: "per ridere veramente, bisogna essere capaci di prendere il proprio dolore e giocare con esso".

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