Sami Blood (2016)
Sami BloodGiorni nostri. Nord della Svezia, terra dei sámi, meglio conosciuti come làpponi. Christina, 78 anni, accompagnata dal figlio Olle e dalla nipote Sanna, torna nella sua terra di origine per il funerale della sorella. Da parte sua nessuna commozione, ma solo il desiderio di andarsene il prima possibile perché lei, Ella-Marja, ha disconosciuto le sue origini molti anni prima, a partire dal nome di battesimo. Anni '30. Ella-Marja è una giovanissima ragazza cresciuta tra gli allevatori di renne, come tutti i sámi emarginati dal resto della popolazione, costretta a subire la discriminazione degli anni '30 e la certificazione della razza. Mandata con la sorella Njenna in una scuola riservata ai sámi -dove si insegna ed è concesso solo l'utilizzo della lingua svedese e dove gli studenti vengono sottoposti a una sorta di programma di civilizzazione-, Ella-Marja comincia a fantasticare una vita diversa, dignitosa e in una grande città. Dopo essere stata umiliata dall'insegnate, che pur riconoscendone la bravura le nega il suo aiuto per proseguire gli studi -perché i làpponi sono una razza inferiore- e aggredita da un gruppo di ragazzi che le mozza un orecchio come i sámi fanno con le renne, Ella-Marja decide di scappare dall'istituto per trasferirsi a Uppsala. È solo l'inizio di un lungo cammino pieno di ostacoli, ma il suo desiderio di diventare una "svedese" sarà più forte di qualsiasi umiliazione.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 30 Novembre 2017Uscita in Italia: 30/11/2017
Genere: Drammatico
Nazione: Norvegia, Danimarca, Svezia - 2016
Durata: 110 minuti
Formato: Colore
Produzione: Bautafilm (co-production), Det Danske Filminstitut, Digipilot, Eurimages Council of Europe, Film Fond Nord, Film i Västerbotten, ISFI
Distribuzione: CineMaf
Immagini
I SÁMI
I sámi, tradizionalmente detti làpponi, sono una popolazione indigena di circa 75.000 persone. Hanno una loro cultura e una loro lingua. Abitano nella regione del Sápmi, divisa dalle frontiere di quattro stati: Norvegia (40.000 sámi), Svezia (20.000), Finlandia (7.000) e Russia (2.000).
Un tempo erano principalmente allevatori di renne, pescatori e cacciatori nomadi, abitavano in capanne coniche trasportabili, chiamate kota, o in tende chiamate lavvu. Il modo di vivere nomade è finito negli anni '50.
Con la Seconda Guerra Mondiale, la società làppone ha subìto drastici mutamenti che, pur non destrutturandone l'organizzazione, hanno profondamente mutato le sue basi economiche e materiali. L'allevamento della renna, affiancato a quello di ovini e bovini, è oggi condotto prevalentemente in modo stanziale e su basi industriali. L'agricoltura, sebbene difficile da praticare, ha gradualmente preso piede, grazie all'introduzione di coltivazioni industriali che riescono ad adattarsi a quei climi (per es., il tabacco). Nonostante tali cambiamenti, i làpponi mantengono una forte identità culturale e, pur usufruendo dei servizi offerti dai diversi contesti statali nei quali sono inseriti, hanno evitato, nel corso degli ultimi decenni, di cadere vittime di un processo di totale assimilazione ai modelli svedesi, norvegesi e finlandesi.
NOTE DELLA REGISTA
Sono una sámi e nella mia famiglia ci sono molte persone, anche anziane, che disprezzano questa razza, sebbene anche loro vi appartengano. Sono cresciute madre lingua sámi, allevando renne, ma ora hanno cambiato i loro nomi, sono diventate persone diverse e non vogliono più avere niente a che fare con i sámi. Mi sono sempre chiesta che cosa sia accaduto e perché queste persone si siano trasformate in questo modo e come sia possibile tagliare tutte le radici con le proprie origini, con la propria famiglia e con la cultura da cui si proviene. Tuttavia so bene che le generazioni più vecchie sono cresciute in un'epoca in cui, in questi collegi per bambini sámi, si compivano studi sulla diversità biologica delle razze; per questo motivo in molti hanno cambiato la loro identità e se ne sono andati.
Sámi Blood, dal punto di vista della protagonista Elle Marja, è una dichiarazione d'amore sia per coloro che sono fuggiti sia per coloro che sono rimasti. Volevo fare un film attraverso cui poter vedere la società sámi dall'interno, un film attraverso cui sperimentare il capitolo più oscuro della storia coloniale svedese, nel modo più fisico possibile. Un film fatto di sangue e yoik [forma di canto della tradizione làppone].
La parte più oscura della storia del colonialismo svedese è ben nota alla comunità sámi, ma non è per niente conosciuta dalla comunità svedese e più in generale dal resto del mondo. Mi riferisco in particolare al fatto che la Svezia abbia creato il primo istituto statale al mondo di biologia razziale, che ha poi ispirato i tedeschi, ma nessuno conosce questa verità.
Nei collegi la lingua sámi non era permessa, i bambini erano portati via dai loro genitori ed erano costretti a parlare svedese. Non sono solo cresciuta vivendo sulla mia pelle queste dinamiche, ho in seguito compiuto delle profonde ricerche sull'argomento, leggendo anche vecchi documenti di politici svedesi e dell'istituto statale di biologia razziale, intervistando gli anziani della mia e di altre famiglie sámi sulla frequenza scolastica a scuola, sulle scelte che hanno dovuto compiere e ascoltando anche aneddoti e punti di vista personali.
Questo film non è una campagna di sensibilizzazione, ma un racconto che riguarda il processo di crescita personale nel difficile percorso di accettazione individuale e sociale. Sentivo la responsabilità di dover essere il più possibile precisa perché questo film è qualcosa di inedito: è il primo film in lingua sámi su questo tema. Ogni dettaglio è pensato e verificato: i costumi, le tradizioni legate agli allevatori di renne, la lingua e anche gli strumenti utilizzati per gli studi razziali.
Il film è la storia di Elle Marja, una ragazza di 14-15 anni, che sceglie di abbandonare le sue origini e di allontanarsi dai famigliari, anche dalla sorella Njenna, nonostante il forte legame affettivo. Per me sarebbe stata una grande perdita abbandonare mio fratello, un vero e proprio sacrificio. Volevo estendere questo conflitto individuale e familiare al conflitto più generale tra la società svedese contemporanea e lo stile di vita tradizionale: due stili di vita opposti.
La sorella più piccola ha seguìto fedelmente la madre, le è sempre stata vicino, le assomiglia. Nel casting la scelta di due attrici realmente sorelle ha avuto un impatto decisivo nella costruzione dei personaggi; inoltre entrambe hanno realmente frequentato un collegio sámi, sebbene oggi queste strutture siamo profondamente diverse.
Volevo che gli attori fossero in grado di parlare il sámi del sud, la lingua che viene parlata nel film, e volevo che sapessero allevare renne, perché è un mestiere duro da imparare se non l'hai mai fatto; questo tipo di competenze era fondamentale, così come saper cantare lo yoik.
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