Saint Amour (2016)
Saint AmourOgni anno, Bruno, un demotivato allevatore di bestiame, partecipa al Salone dell'Agricoltura di Parigi. Quest'anno suo padre Jean lo accompagna: vuole finalmente vincere la competizione grazie al loro toro Nebuchadnezzar e convincere Bruno a prendere le redini della fattoria di famiglia. Ogni anno, Bruno fa il giro degli stand dei produttori di vino, senza però mettere piede fuori dai padiglioni del Salone e senza nemmeno terminare il percorso. Quest'anno, suo padre lo invita a farlo insieme, ma un vero tour, attraverso la campagna francese. Accompagnati da Mike, un giovane e stravagante taxista, partono alla volta delle maggiori regioni vinicole di Francia. Insieme, non solo andranno alla scoperta delle strade del vino, ma ritroveranno anche quella che porta all'Amore.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 27 Ottobre 2016Uscita in Italia: 27/10/2016
Prima Uscita: 02/03/2016 (Francia)
Genere: Commedia
Nazione: Francia, Belgio - 2016
Durata: 101 minuti
Formato: Colore
Produzione: JPG Films (co-produzione), No Money Productions (co-produzione), Nexus Factory (co-produzione), Umedia (co-produzione), uFund (in associazione con), DD Productions (co-produzione), Canal+ (partecipazione), Ciné+ (partecipazione), Le Pacte (partecipazione), France 2 Cinéma (partecipazione)
Distribuzione: Movies Inspired
Note:
Presentato il 19 febbraio 2016 al Festival di Berlino.
INTERVISTA CON I REGISTI BENOÎT DELÉPINE e GUSTAVE KERVERN
COM'È INIZIATO QUESTO PROGETTO?
Benoît Delépine: Il film ha avuto una genesi curiosa. Circa quattro o cinque anni fa, avevamo avuto un colpo di genio: un film interamente girato in pochi giorni nel Salone dell'Agricoltura di Parigi, un tour del vino senza mettere mai piede fuori dal Salone. Già allora, la storia girava intorno a una relazione padre-figlio. Avevamo contattato Jean-Roger Milo per il ruolo del padre e scritturato Grégory Gadebois per il ruolo del figlio. Era un film più duro e drammatico che finiva con un suicidio. Inspiegabilmente il Salone ce lo rifiutò (ride). Dopo il nostro sesto film, NEAR DEATH EXPERIENCE, volevamo di nuovo lavorare con Gérard Depardieu, così abbiamo resuscitato il progetto e riscritto l'intera storia.
ALL'ORIGINE CI SONO ELEMENTI AUTOBIOGRAFICI?
Gustave Kervern: Suppongo si possa dire che abbiamo fatto qualche tour del vino.
Benoît Delépine: Sul fronte alcolico conosciamo il fatto nostro. A parte questo, i miei genitori erano contadini, quindi la realtà del soggetto mi è familiare. Mio padre si chiama Jean. È venuto sul set a conoscere Gérard. Che io prendessi le redini della fattoria non fu mai contemplato, non ero in grado. Un disastro ambulante, per essere esatti. Dopo aver rotto il trattore di famiglia, mio padre mi ha tenuto lontano da qualunque macchinario agricolo. Ma cugini e amici hanno dovuto affrontare il dilemma. Questo affetto per il mondo rurale e gli animali si avverte già nei nostri primi lavori.
Gustave Kervern: Adoro IL CONTADINO CERCA MOGLIE. È uno dei miei programmi televisivi preferiti. I contadini sono eccezionali e il problema di trovare moglie è molto reale.
Benoît Delépine: Mio padre ha venduto la fattoria quando è andato in pensione, ma mia sorella ha tenuto il cascinale per farci una scuola di equitazione. Fa anche una comparsata nel film. Diciamo che sono abbastanza ferrato sul mondo agricolo.
QUESTO SIGNIFICA CHE TU, BENOÎT, PROPONI CERTI SOGGETTI E GUSTAVE ALTRI?
Gustave Kervern: Sono nato nelle Mauritius, ma non abbiamo ancora girato un film sullo sci nautico.
Benoît Delépine: Cerchiamo soggetti che condividiamo e che ispirino entrambi, il cui potenziale sia chiaro per tutti e due. Girare al Salone dell'Agricoltura sembrava a entrambi una grande idea.
Gustave Kervern: Era un rischio girare con attori famosi in quel contesto. Affrontare sfide insolite è quello che ci guida. Tipo girare un film in nove giorni con Michel Houellebecq. O al Salone dell'Agricoltura…
Benoît Delépine: È come imbarcarsi in un'avventura piratesca. In fin dei conti, nessuno di noi due ha il controllo, le grosse decisioni si prendono in montaggio. In SAINT AMOUR abbiamo girato una scena molto buona in una sala da ballo, una sola ripresa con Céline Sallette e tre uomini. In montaggio il film l'ha rifiutata, così l'abbiamo scartata.
COME SCRIVETE INSIEME?
Benoît Delépine: Parliamo molto. Anche se vivo in campagna, vengo a Parigi ogni settimana per il nostro show televisivo. E a parte questo, siamo entrambi dei tipi insonni, le idee ci tengono svegli, anche quelle brutte. Per fortuna ci intendiamo bene. Quando penso di avere una bella idea, chiamo Gus, tipo: "Potremmo fare questo…", segue un lungo silenzio dall'altra parte che mi fa capire che l'idea faceva schifo. Alcune persone rimangono attaccate alle loro "belle" idee anche per dieci anni. Noi uccidiamo le nostre abbastanza in fretta.
Gustave Kervern: Sempre di più, scriviamo separatamente, altrimenti perderemmo un sacco di tempo aggirandoci per la stanza in cerca della parola giusta… Ora ci dividiamo le scene, iniziamo a scrivere separatamente e mettiamo insieme i pezzi fino a quando non salta fuori qualcosa. Una sceneggiatura. Ma è solo l'inizio di un processo vitale.
Benoît Delépine: Cerchiamo di sorprenderci l'un l'altro. In generale, funziona piuttosto bene.
I TRE ATTORI PROTAGONISTI SONO STATI UNA SCELTA FACILE?
Gustave Kervern: Gli attori ci motivano e ci ispirano, quindi scegliamo chi vogliamo nel film fin dall'inizio. Allo stesso modo, anche i luoghi sono incredibilmente importanti.
Benoît Delépine: Fisicamente e mentalmente, Gérard Depardieu nei panni di un contadino è una scelta ovvia, ma non gli hanno offerto spesso questo genere di parte. Sapevamo che Benoît Poelvoorde e Gérard si intendevano perfettamente. Non importa che non si assomiglino. Mio padre è un armadio e ha avuto un figlio come me, un fuscello al suo confronto.
Gustave Kervern: Quando abbiamo iniziato a scrivere, il taxista doveva essere Michel Houellebecq, a cui era piaciuta l'idea. Ma dopo la strage di Charlie Hebdo e il suo libro, era diventato complicato. Girare al Salone dell'Agricoltura era già abbastanza infernale, puoi immaginarti lì due persone famosissime, senza scorta. La gente faceva costantemente video e foto col flash. È stato una follia. Se avessimo per giunta avuto Michel… Vincent Lacoste, che tenevamo d'occhio da un po' di tempo, ha accettato, e per noi è stato speciale, in questo modo c'erano tre distinte generazioni che ci hanno permesso di esplorare le relazioni uomo-donna a 360°, in tre diversi stadi della vita.
GLI ASPETTI SENTIMENTALI IN SAINT AMOUR SONO PIÙ EVIDENTI RISPETTO AI VOSTRI FILM PRECEDENTI. AVEVATE PENSATO ALLA RICONCILIAZIONE PADRE-FIGLIO FIN DALL'INIZIO?
Benoît Delépine: Sì. È la storia di un padre affezionato che cerca di rimettere in carreggiata suo figlio. Vede che è infelice e ha problemi con l'alcol e le donne…
Gustave Kervern: Il padre non era così affezionato nella sceneggiatura. Gérard lo ha reso così. Questo è la sua speciale genialità. I film spesso si trasformano sul set. Partiamo sempre dall'idea di realizzare una pura commedia per poi renderci conto che si sono intrufolati i sentimenti.
Benoît Delépine: Guardando i giornalieri, sapevamo che si trattava del nostro film più commovente. Contribuisce anche la musica di Sébastien Tellier. All'inizio volevamo che la sua musica fosse un contrappunto, che impedisse al film di virare nel sentimentalismo. È venuto fuori il contrario: un'incredibile colonna sonora che sostiene le emozioni della storia. Ci ha completamente spiazzati con la sua intuizione. Praticamente appena finito di leggere la sceneggiatura aveva già cinque pezzi pronti. Affascinante.
Gustave Kervern: Detto questo, c'è spesso un piccola svolta nella scena che ci impedisce di diventare troppo sentimentali, come quando Gérard e sui figlio discutono in bagno se chiamare la madre (di Benoît), e una ragazza urla: "È il bagno delle donne!"
QUINDI È STATO DURANTE LE RIPRESE CHE L'ASPETTO SENTIMENTALE HA PRESO IL SOPRAVVENTO?
Benoît Delépine: E abbiamo cambiato molte cose in fase di montaggio. Della scena con Chiara Mastroianni, in cui padre e figlio stanno bevendo e Gérard insegna che "si può bere senza esagerare", abbiamo girato una versione che finiva con lui che si ubriaca e diventa insensatamente violento. Si capiva immediatamente perché aveva smesso di bere in gioventù, ma alla fine l'abbiamo scartata. Ci portava nel territorio della commedia trash. È un peccato perché Chiara era meravigliosa, ma ci rivedremo per un altro film.
Gustave Kervern: Appena si supera una certa soglia, sappiamo di dover intervenire per aggiustare il tiro. La coerenza psicologica di un film è difficile da prevedere e non è una cosa che ci preoccupa particolarmente in fase di scrittura. Tutto succede in montaggio. Non volevamo fare un film di ubriaconi. Le donne alimentano la storia più del vino.
QUINDI, AL DI LÀ DEL RIFERIMENTO ALL'OMONIMO VINO, IL TITOLO VA PRESO ALLA LETTERA?
Benoît Delépine: Ha un doppio senso, sì. Dicono che questo film non è così insolito come i nostri precedenti. Allo stesso tempo, non siamo qui per rifare in serie sempre le stesse cose. Siamo stati rapiti da un soggetto che non avevamo mai affrontato: l'amore. L'amore romantico o quello padre-figlio.
Gustave Kervern: Teniamo la roba trash per il nostro show televisivo. I nostri film sono guidati da emozioni che, in realtà, sono il riflesso più autentico di noi stessi.
DITE CHE I LUOGHI VI ISPIRANO. LA RICERCA DELLE LOCATION HA CAMBIATO IL FILM?
Benoît Delépine: Siamo andati in giro per produttori di vino e questo non ha cambiato davvero la sceneggiatura. Avevo già individuato parecchie location mentre giravo in bicicletta intorno ad Angoulême, vicino a dove vivo.
Gustave Kervern: Ci divertiva l'idea di un tour del vino che non includesse tutti i grandi vini e châteaux.
Benoît Delépine: Non è un film da ufficio turistico, tipo un SIDEWAYS francese.
Gustave Kervern: Siamo rimasti incollati all'asfalto. Se fossimo stati più furbi avremmo mostrato splendidi paesaggi francesi, come al Tour de France, e avremmo fatto volare droni su tutta la campagna. Non è stato così!
Benoît Delépine: Poteva diventare persino una cosa concettuale, sfiorando l'arte contemporanea, dove non c'era più nessuna campagna, solo cartelli autostradali che indicano i produttori della Drôme, ecc. Non ci siamo spinti fino a là, soprattutto perché è facilissimo mancarne uno in autostrada e quello dopo si trova a decine di chilometri.
Gustave Kervern: Abbiamo tenuto un'inquadratura di un camper parcheggiato davanti a un cartello. Tristissimo.
QUANDO SI GIRA UN ROAD-MOVIE, LE RIPRESE DEVONO PER FORZA ESSERE A LORO VOLTA UN'AVVENTURA?
Benoît Delépine: In realtà, le riprese al Salone dell'Agricoltura erano talmente imprevedibili che quando ci siamo messi a guardare il girato ci siamo detti: "Se fa schifo, annulliamo tutto". Ma gli attori sono talmente incredibili che, ovviamente, era grandioso. Quindi, sì, siamo andati avanti per altre sei settimane di avventure.
Gustave Kervern: Non siamo dei novelli Werner Herzog, anche se ci sono stati dei momenti piuttosto herzoghiani. Non aggiungono niente al film, aggiungono solo fatica alla fatica. Avremmo potuto girare praticamente l'intero film in un solo posto, ma ci piace muoverci e avevamo voglia di fare un pezzo di un vero tour del vino. Le riprese devono essere vitali, per il bene di tutti, della troupe quanto del cast.
C'È MOLTA IMPROVVISAZIONE O I DIALOGHI SONO SCRITTI?
Gustave Kervern: In generale, i dialoghi ci sono già. Ma siamo sempre stati in allerta, ogni giorno, disponibili all'inatteso.
Benoît Delépine: Quando rivedo il film, il momento che mi fa più spanciare dal ridere è quando stai bevendo con Benoît Poelvoorde al Salone dell'Agricoltura. Devi sapere che Benoît ha usato un approccio da Actor's Studio in questa scena, e per quella dei "dieci livelli di sbronza". In altre parole, non era succo di fragola. E tu sei lì che gli suggerisci le battute perché sei terrorizzato che se le dimentichi.
Gustave Kervern: Come un genitore in un talent per bambini! Si sente una grande libertà nell'interpretazione di Benoît. È capitato, nella sua carriera, che i dialoghi rovinassero il suo stile. In SAINT AMOUR, non c'è assolutamente niente che lo rovini.
Benoît Delépine: Ha usato un approccio molto libero alle sue battute. Altri registi non l'avrebbero sopportato, ma ci conosciamo da così tanto tempo, ed è una attore straordinario. Nessuno avrebbe potuto fare di meglio.
Gustave Kervern: Depardieu può essere difficile da controllare, qualche volta, ma lo sapevamo dall'inizio. È il suo modo di lavorare: niente scappatoie, essere sempre imprevedibile… Con lui sul set non è possibile viaggiare a velocità di crociera.
Benoît Delépine: È la prima volta che giriamo un film intero con due camere. Primo perché era essenziale garantirci diverse opzioni al Salone dell'Agricoltura, dov'era pieno di persone che si scattavano selfie. Secondo, volevamo primi piani migliori dei nostri attori e personaggi. Riguardano i nostri film, ci siamo resi conto che non mostravamo abbastanza i volti. È un cambiamento radicale. In AALTRA, non abbiamo mai mostrato la faccia di Poelvoorde, solo il suo culo! In questo film volevamo mettere in risalto le emozioni attraverso i volti.
CHI DI VOI DUE DIRIGE GLI ATTORI?
Gustave Kervern: "Domare" sarebbe la parola giusta. Ci sono state molte inquadrature in automobile, che sono fastidiose per tutti.
Benoît Delépine: Stavamo dietro, su un'altra auto, ed era difficile seguire, in pratica ci basavamo sulla registrazione audio per decidere se avevamo quello che volevamo.
Gustave Kervern: E questi attori non avevano difficoltà a darci quello che volevamo. La cosa più difficile era farli smettere di fare i buffoni. Vincent Lacoste era in grado di rimanere tranquillo, e ci voleva coraggio in mezzo a quella banda di matti. Un aneddoto dice tutto, durante la scena con Michel Houellebecq nei panni del proprietario del B&B. Era la casa di un vicino di Benoît, intorno ad Angoulême. Non l'abbiamo toccata: quando il posto va bene com'è, non cambiamo niente. Si presenta Poelvoorde e si dirige verso una sorta di camerino, nota una specie di bottiglia di Calvados in miniatura montata su due rotelle, tipo un cannone, e se la scola. Il proprietario lo vede e perde la brocca. Era un regalo di matrimonio che era rimasto intatto da dieci anni. Voleva buttarci fuori. Benoît si scusava come un matto, promettendo di ricomprarla. Non finiva mai! È stato tutto il tempo così. In pratica, Vincent era la persona più matura sul set.
CON GLI ATTORI FATE DELLE PROVE?
Gustave Kervern: Mai. Niente prove, nessun ripasso del copione, niente provini.
Benoît Delépine: È una sorta di art-brut. Incontrammo Poelvoorde prima di LE GRAND SOIR e ci disse: "Ne ho parlato con mia moglie e dobbiamo cambiare il nostro modo di lavorare. Doppiamo fare almeno una lettura completa del copione". Ok, bene. Così ci incontriamo in un ristorante in Montparnasse. Lui forse prova un costume, e siamo tutti pronti per un pomeriggio di lavoro appena finito di pranzare. E tutto è andato a rotoli! Il giorno dopo non ricordavamo niente. Ci disse: "Siete stati voi ad aprire il vino? Avevo un appuntamento con un altro regista dopo. Volevo davvero fare il suo film ma gli ho dato buca".
COSA CI DITE DI TUTTE QUESTE ATTRICI CHE INTERPRETANO RUOLI SECONDARI IN SAINT AMOUR?
Benoît Delépine: Siamo stati molto fortunati che abbiano accettato tutte. Nessuno era più sorpreso di noi. Tutte eccetto Tilda Swinton, che avevamo contattato per il ruolo di Venus. Ma se Venus doveva essere francese, doveva essere Céline Sallette, che era stata incredibile in MON ÂME PAR TOI GUÉRIE. Per noi ha imparato a cavalcare per la prima volta, così come Depardieu! Ed è stato fantastico lavorare con Solène Rigot. Era stata sorprendente in TONNERRE.
Gustave Kervern: Izïa Higelin, adoriamo tutto di lei. Ana Girardot, era grandiosa in LES REVENANTS – A VOLTE RITORNANO.
Benoît Delépine: Chiara Mastroianni è stata semplicemente mozzafiato. Non siamo mondani. L'unico modo che abbiamo di conoscere nuove persone è fare film. No, mi correggo, scusa, abbiamo conosciuto Ovidie al nostro Festival del Cinema Grolandese (corollario del nostro show televisivo), due anni fa.
Gustave Kervern: In pratica, diamo una parte a tutte le persone che ci sorprendono. Come Jean-Luis, il profeta di Montmartre che abbiamo conosciuto in un bar una notte!
Benoît Delépine: A parte Yolande Moreau, Miss Ming e Isabelle Adjiani, non abbiamo mai lavorato molto con attrici. In SAINT AMOUR tutte queste ragazze, così diverse tra loto, hanno davvero infiammato le riprese. E il film, spero.
ANDRÉA FERREOL È UN OMAGGIO ALLA GRAND BOUFFE?
Gustave Kervern: Sì, Ferreri era un'altra cosa. Un cinema coraggioso e sfrontato. Senza diventare nostalgici del "cinema dei vecchi tempi", bisogna ammettere che il cinema di allora era più ambizioso!
INTERVISTA AL PRODUTTORE JEAN-PIERRE GUÉRIN
Fare il produttore è un lavoro magnifico, soprattutto quando lavori con Benoît Delépine e Gustave Kervern.
Provate ad immaginare che un giorno, Benoît e Gustave vengono da voi per parlarvi del loro prossimo film. Siamo nel mondo agricolo, il film inizia dentro il Salone dell'Agricoltura di Parigi, faremo il tour del vino e Depardieu e Poelvoorde saranno i protagonisti: il contadino e suo figlio. Il film si chiamerà SAINT AMOUR. Un progetto entusiasmante! Cerchiamo di immaginare come sarà la sceneggiatura, cosa faranno gli attori, e già ci stiamo divertendo. Ma nello stesso tempo, non riesci a smettere di pensare che questa allegra brigata di amanti del vino renderà le riprese complesse se non incontrollabili.
In realtà, per nulla! Le riprese sono andate benissimo, come quelle dei due film precedenti che ho fatto con loro.
Ho conosciuto Benoît e Gustave nel ristorante di Depardieu, a Parigi, Place Gaillon. Aveva organizzato lui l'incontro. Mi hanno presentato il progetto, il film si chiamava MAMMUTH ed è diventato il successo che tutti conosciamo.
Incontrare gli attori e i registi è la parte che amo di più del mio lavoro! Li ascolti, ti piace il progetto, vieni coinvolto dalla sua nascita al momento in cui va incontro al pubblico.
C'era uno show, qualche anno fa, che si chiamava 'Cinéastes de notre temps'. Non esiste più, altrimenti avrei suggerito di dedicare una puntata ai nostri due registi. Sono profondamente e spontaneamente due uomini del loro tempo, lucidi e moderni. In SAINT AMOUR e il suo universo contadino, incontriamo un certo numero di persone che ci toccano per la loro autenticità. Lungo il tour del vino, incrociamo i francesi di oggi. C'è humor in ogni singola battuta, i dialoghi sono folgoranti. Il loro cinema è libero, divertente, innovativo.
Come produttore, ho uno speciale privilegio che è anche un dono: sono il primo spettatore del film, e con Benoît e Gustave non sono mai deluso. Per me, SAINT AMOUR è il loro miglior film, fino al prossimo.
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