Locandina Italiana

Regression (2015)

Regression
Locandina Regression
Regression è un film del 2015 prodotto in Spagna e Canada, di genere Thriller diretto da Alejandro Amenábar. Il film dura circa 106 minuti. Il cast include Emma Watson, Ethan Hawke, David Thewlis, Devon Bostick, Aaron Ashmore, Dale Dickey. In Italia, esce al cinema giovedì 3 Dicembre 2015 distribuito da Lucky Red. Al Box Office italiano ha incassato circa 1197837 euro.

Minnesota, 1990. Il Detective Bruce Kenner sta indagando sul caso di una giovane di nome Angela, che accusa il padre, John Gray , di un crimine terribile. Quando John, inaspettatamente e senza averne memoria, ammette la sua colpa, il famoso psicologo Dottor Raines viene chiamato per aiutarlo a rivivere i suoi ricordi, ma ciò che verrà scoperto smaschererà un orribile mistero.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 3 Dicembre 2015
Uscita in Italia: 03/12/2015
Prima Uscita: 02/10/2015 (Spagna)
Genere: Thriller
Nazione: Spagna, Canada - 2015
Durata: 106 minuti
Formato: Colore
Produzione: Mod Producciones, First Generation Films, Himenóptero, Telefonica Studios
Distribuzione: Lucky Red
Box Office: Italia: 1.197.837 euro

Recensioni redazione

Regression, la recensione
Regression, la recensione
Erika Pomella, voto 7/10
'Regression' è un thriller dall'impianto classico, che regala allo spettatore esattamente quello che si aspetta; viene un po' a mancare l'effetto-sorpresa, ma la pellicola rimane comunque un'opera godibile, arricchita da ottime prove istrioniche e da un intelligente uso della colonna sonora.

Immagini

[Schermo Intero]

I PERSONAGGI

BRUCE KENNER (Ethan Hawke)
Bruce Kenner è il detective che conduce le indagini su una famiglia accusata di praticare rituali satanici in una piccola città del Minnesota. Ha divorziato di recente e trova rifugio nel suo lavoro, dove può canalizzare la sua personalità ossessiva risolvendo caso dopo caso. La sua meticolosità e perseveranza generano contrasti con i suoi colleghi e, in questa circostanza, lo scaglieranno nelle profondità più buie della natura umana.
EH: “Bruce è un poliziotto, sta indagando sul presunto crimine di cui è oggetto una giovane donna che ha subito dei gravi abusi; i responsabili hanno confessato di fare parte di un culto satanico molto strano. E così Bruce entra nella tana del Bianconiglio…”

ANGELA GRAY (Emma Watson)
Angela ha trovato rifugio e pace nella religione dopo aver perso la madre in un incidente automobilistico.  Durante un seminario, nella chiesa del Reverendo Beaumont, scoppia in lacrime e confessa di essere stata violentata dal padre. Con l’aiuto di Bruce supererà il suo isolamento diventando un testimone chiave nella risoluzione del caso.
EW: “E’ cresciuta in una casa in cui c’erano due persone con gravi problemi: suo padre e sua nonna. Sua madre è morta in un incidente automobilistico, quando lei era ancora molto piccola. Si riesce a capire, osservando la casa dove è nata, che la sua vita è stata segnata dalla mancanza di affetto e che questa mancanza ha influenzato tutte le sue scelte e il modo in cui vede il mondo.”

KENNETH RAINES (David Thewlis)
Al caso di amnesia totale di John Gray lavora Kenneth Raines, lo psicologo che assisterà Kenner nelle sue indagini.  Utilizzando la tecnica della terapia regressiva, Raines riesce a liberare i ricordi che la mente di John ha inconsciamente represso, scoprendo in questo modo un grave caso di rituali satanici.
DT: “Raines è uno psicoterapeuta specializzato nel recupero della memoria, che viene chiamato a collaborare nelle indagini, è molto testardo  ed è certo che non si lascerà coinvolgere in discussioni sull’occulto o sulla religione.”

JOHN GRAY (David Dencik)
E’ il padre di Angela e Roy.  Lavora come meccanico a Hoyer, una cittadina del Minnesota, dove è ambientata la storia. Dopo la morte della moglie, John ha cercato di superare la sua dipendenza dall’alcol abbracciando la fede. Sua figlia lo accusa di aver abusato di lei.  Sorprendentemente, accetta di cooperare con la polizia, anche se non ha alcun ricordo dell’accaduto.
DD: “Ha due figli. Il film inizia quando arriva alla stazione di polizia dove viene convocato. Sua figlia ha trovato rifugio presso la chiesa locale durante gli ultimi due giorni, dopo aver accusato il padre di averla molestata sessualmente.”

ROSE GRAY (Dale Dickey)
E’ la madre di John e la nonna di Angela e Roy.Ha avuto suo figlio quando era molto giovane ed ora è una vecchia alcolizzata; cerca di superare la sua dipendenza frequentando la chiesa del Reverendo Beaumont.
DD: “Sta combattendo l’alcolismo, perciò con tutta questa confusione, le accuse, la Chiesa e la speranza che sua nipote si stia sognando tutto, è profondamente confusa; senza dimenticare poi  la polizia: in tutto questo caos non sa più cosa sia vero e cosa no.”

ROY GRAY (Devon Bostick)
E’ il figlio di John e il fratello di Angela; Roy ha lasciato casa in cerca di una nuova vita e per sfuggire a un’atmosfera oppressiva. Ha lasciato da sola la sorella  in una famiglia completamente distrutta.
RG: “E’ il fratello di Angela che accusa il padre di aver abusato sessualmente di entrambi; se n’è andato dalla famiglia perché la situazione è troppo dolorosa per lui”.

REVERENDO BEAUMONT (Lothaire Bluteau)
E’ il prete che protegge la famiglia Gray nella Chiesa. Prende Angela sotto la propria ala protettrice quando lei accusa il padre.
LB: “Interpreto il ruolo di una persona che accetta le regole della chiesa ma non è un estremista. E’ molto vicino alla famiglia.”

CAPO DELLA POLIZIA CLEVELAND (Peter MacNeill)
Cleveland è il Capo della Polizia del Minnesota, e gestisce un team di giovani investigatori, tra cui ci sono anche Bruce Kenner e George Nesbitt. Questo caso, evidentemente,  è  troppo grande per lui, perciò decide di assegnarlo a Bruce, il suo agente più scrupoloso ed efficiente.

GEORGE NESBITT (Aaron Ashmore)
E’ un giovane poliziotto, collega di Bruce. Il suo nome esce fuori durante le indagini. Bruce lo arresta senza esitazione, come farebbe con qualsiasi altro sospettato, ma questo suo comportamento genererà sospetto e sfiducia all’interno della stazione di polizia.

UNA NUOVA VISIONE DEL THRILLER

Alejandro Amenábar torna al cinema con Regression, che segna il ritorno del regista alla suspense, il genere che ha segnato il suo debutto cinematografico nel 1996.  “Il termine ‘regressione’ significa, tra le altre cose, ritorno,” dice Amenábar.  “Per me questo progetto significa rivisitare il mistero, ritornare al genere che ha segnato l’inizio della mia carriera con Tesis, un film che esplorava il potere quasi ipnotico che, a volte, la contemplazione dell’orrore può avere su di noi, è proseguito poi con Apri gli Occhi, un film allucinatorio  e febbrile in cui sogni e realtà coesistono, e che poi è culminato con The Others, un tentativo di recuperare il sapore dei vecchi film di suspense classici.  Cerco sempre cose che mi appassionano e mi motivano, quell’energia che a volte si trova esplorando cose che sono totalmente diverse.  E’ per questo che ho esplorato generi diversi: dramma, horror, suspense, o il genere misto del film  Agora.
Il nuovo film di Alejandro Amenábar non è solo un’immersione a capofitto nella suspense, come spiega Fernando Bovaira, produttore del film: “Regression mischia i generi, in questo modo  Alejandro li sovverte.  Il titolo è particolarmente appropriato perché in un certo senso il film parla della stranezza e della complessità della mente umana.”
“Alcune delle cose  che accadono in Regression sarebbero perfette nel genere horror,” spiega Alejandro Amenábar,“sebbene il film  venga considerato un thriller psicologico, con alcune sfumature di giallo. E’ una pellicola che trae le sue influenze prevalentemente dai thriller e dai film horror americani degli anni ’70: L’ Esorcista, Rosemary’s Baby…che hanno in comune un elemento di moderatezza che volevo ricreare anche qui.  The Others si ispirava ai film degli anni quaranta, cinquanta e sessanta, mentre questo prende spunto dagli anni settanta. Volevo ricreare quel tono lento e moderato. Ma più di ogni altra cosa, volevo prendere molto sul serio la storia che raccontavo.”  Si avvertiva un grande rispetto nei confronti di questo genere anche tra i membri della truppe che hanno preso parte al progetto, dagli attori ai responsabili dell’estetica del film.  “Quando Alejandro mi propose di fare questo film,” dice Daniel Aranyó, Direttore della Fotografia, “Disse che per lui era molto importante che la storia fosse credibile in ogni momento.  Che dovesse sembrare di guardare un film degli anni settanta, con dialoghi contenuti e un tocco sobrio, e voleva ci fosse una connessione tra i personaggi e la credibilità della storia che voleva raccontare.  Dovevamo stare alla larga dagli espedienti che le persone al giorni d’oggi usano per creare la suspense in un thriller.  E lasciare che la storia ci guidasse avanti lentamente.”

IL CONFINE  DELL’OSCURITA’ DELL’ESSERE UMANO

Ispirato a una serie di eventi realmente accaduti negli Stati Uniti durante gli anni ’80, il film è sia “una riflessione sul male che un’esplorazione delle scorciatoie della mente,” spiega Fernando Bovaira.  Le accuse iniziali, che hanno fornito la base per la scrittura della sceneggiatura, sono arrivate nel contesto del crescente potere politico e religioso all’interno degli Stati Uniti, che poi si è diffuso nel resto del mondo, con intensità diversa, arrivando al punto di essere classificato come una cospirazione globale, e non solo dalle fonti più sensazionalistiche.  “Ci furono una serie di fenomeni reali in cui le indagini della polizia, le consulenze con gli psicologi e la superstizione conversero nel tentativo di mettere assieme un puzzle strano e terrificante, rinominato poi ‘Satanic Ritual Abuse’,” ricorda Alejandro Amenábar.  “L’onda di accuse e confessioni fu travolgente, distrusse intere famiglie, generò caos e  panico nella società e in alcuni casi ci furono conseguenze molto serie a livello legale.  E’ stato molto interessante ripercorrere quei casi avvenuti negli anni ’80 e ’90 con la prospettiva del 21° secolo.”
“Gli studi sul cervello rappresentano una nuova frontiera per gli scienziati. Non sappiamo ancora bene come vengano elaborati i ricordi  e di come il tempo possa alterarli.”, spiega  Fernando Bovaira. “Sebbene la religione e la scienza appartengano a reami differenti, come ha affermato Stephen Jay Gould, la psicologia è ancora a uno stadio iniziale e può facilmente cadere nella superstizione. In Regression, Raines e il Reverendo Beaumont, apparentemente,  combattono su fronti diversi ma, in realtà, sono molto più vicini di quanto non pensino.”
Quando il crimine viene denunciato all’inizio del film, i personaggi si tuffano a capofitto in un mondo di inseguimenti, visioni, messe nere… e di corse contro il tempo, per trovare la prova che possa sostenere i loro sospetti e mandare i responsabili in prigione.  “Col crescere del fenomeno, un ruolo importante veniva giocato dai media, dai racconti dei testimoni e dai trattati scritti sulle esperienze sataniche… e anche dall’influenza del film stesso,” racconta il regista.
Il film è ambientato in una piccola comunità del Midwest, perciò la città e gli enormi paesaggi che lo circondano creano un ambiente molto particolare che offre degli elementi aggiuntivi alla storia.  Il regista e sceneggiatore spiega:  “Il Midwest è caratterizzato da ampi spazi che contengono dei mondi molto piccoli.  Nel film vediamo una tipica città dell’America, con pochissime case, dove tutti conoscono tutti.  In ambienti così chiusi il senso di colpa per aver commesso un errore si intensifica.  La colpa è l’elemento che pesa maggiormente sui protagonisti.”  “Che cosa provoca la paura in ciascuno di noi?” si chiedono i filmmaker.  Ethan Hawke, protagonista del film, afferma: “Il film esplora le motivazioni per le quali vogliamo avere paura, ci piace avere paura , o del perché odiamo o amiamo questa sensazione, e quanta  paura e senso di colpa ci sono nelle nostre personalità.”
Per Fernando Bovaira “Regression è un film sulla paura, sul modo in cui affrontiamo le nostre paure e sul modo in cui a volte quelle paure si trasformano nei nostri peggiori incubi.  E’ strutturato come un poliziesco, in cui apparentemente non è stata trovata nessuna prova del crimine.  Nel genere poliziesco c’è un momento iniziale di caos, ma poi il successo delle indagini riporta l’ordine.  In Regression, Bruce, il protagonista, si lascia coinvolgere talmente tanto nel caso da rimanerne intrappolato. L’uomo a caccia della verità diventa la preda.”

UN UOMO E UNA COMUNITA’

Girato interamente  in inglese, Regression vanta un cast internazionale capitanato dall’attore americano Ethan Hawke (Boyhood, Training Day) e dall’attrice inglese Emma Watson (La Bella e La Bestia, Harry Potter). “Bruce Kenner, il protagonista interpretato da Ethan Hawke, è una delle persone più sofisticate e intelligenti della città. Mentre Angela, interpretata da  Emma Watson, è come un angioletto, che sembra avere ben poco da dire, ma che sprizza scintille dappertutto,” racconta Alejandro Amenábar.
“Il mio personaggio è una specie di enigma per me”, afferma Ethan Hawke. E’ stata una sfida girare questo film, condivisa dal regista e dal protagonista, come spiega lo stesso Alejandro Amenábar:  “Quando abbiamo iniziato le riprese, Ethan disse che si trattava della storia di un uomo che era addormentato.  E la mia risposta fu: ‘No, è la storia di una persona che è permanentemente sveglia, nulla gli sfugge.’  E credo sia riuscito a costruire un personaggio che è il detective più intelligente e sveglio della città ma che in un certo senso cammina nel sonno per tutto il tempo.  La cosa che mi ha sorpreso di più dell’impegno di Ethan è il modo in cui riesce a trovare quell’energia estremamente contenuta in qualcuno che è così duro, e alla fine davvero spaventato.”
Ciò che innesca la vicenda narrata in Regression sono le accuse mosse dalla giovane Angela Gray, una timida adolescente, la cui testimonianza getta luce su dei conflitti di cui mai nessuno aveva avuto il coraggio di parlare. “Questo probabilmente è uno dei ruoli più difficili che abbia mai interpretato”, afferma Emma Watson. “Angela è una persona che ha vissuto una vita molto difficile. E’ cresciuta in una casa assieme a due alcolisti – suo padre e sua nonna – mentre la madre è morta in un incidente automobilistico quando lei era ancora molto piccola. Ha una storia davvero complicata alle spalle.”
Perché scegliere un’attrice inglese per raccontare una storia  che ruota attorno a una famiglia rurale del Nordamerica?  Alejandro Amenábar non aveva dubbi su quale attrice sarebbe stata perfetta per il ruolo di Angela Gray: “Emma Watson è una donna estremamente intelligente, ha un grande talento e comprendeva il progetto perfettamente.  Quando giri un film come questo  hai bisogno di complici, di persone che comprendano quello che cerchi di dire.  E lei aveva le idee molto chiare quando è arrivata sul set.”
Una delle difficoltà maggiori durante la fase di casting è stata quella di riuscire a trovare un attore in grado di conferire disinvoltura e precisione, rendendo più semplice al pubblico l’aspetto scientifico della vicenda, conservando, allo stesso tempo, un tocco di humour.  “La difficoltà era quella di riuscire a trovare qualcuno che avesse anche una certa autorità.  Qualcuno in grado di spiegare la terapia  senza lasciare spazio a dubbi,” spiega Amenábar.  “Ad ogni ciak, della scena in cui viene spiegata la terapia, David Thewlis diventava sempre più bravo.”  Secondo l’attore britannico: “Raines è uno psicoterapeuta che viene chiamato per dare una mano nelle indagini, ma è un uomo molto caparbio. E’ chiaro che non si lascerà trascinare in discussioni sull’occulto o sulla religione. E’ esattamente l’opposto di Padre Beaumont: è un uomo di scienza. Vuole solo risolvere il caso per mezzo di procedure scientifiche. E’ talmente certo che il suo metodo di approccio sia quello corretto che credo sia lui a causare gran parte dei guai.”
Come spiega David Thewlis, il suo personaggio e il Reverendo Beaumont creano una duplice corrente  nella storia.  “Beaumont è il personaggio più ossessionato dal male,” sottolinea il regista.  Mentre Lothaire Bluteau aggiunge: “Sono le due face della medaglia, c’è il lato della scienza e quello della fede. Io interpreto il ruolo di un personaggio che accetta le regole della Chiesa ma non è un estremista, perciò prende la cosa per quello che è”, e prosegue “Io sono il trait d’union con il pubblico. Mi piace che in un film si metta il pubblico nella posizione di dover scegliere da che lato stare.”
Trovare gli altri membri della famiglia Gray è stata una vera e propria impresa per il team capitanato da Jina Jay –che aveva già collaborato assieme ad Alejandro Amenábar in The Others e Agora.  Per il ruolo di John Gray, il padre di Angela, Amenábar ha scelto l’attore svedese David Dencik: “David è stata la scelta meno ortodossa per il ruolo di John.  La cosa più semplice sarebbe stata di optare per qualcuno di visibilmente pericoloso, ma abbiamo scommesso su David Dencik, che è sinuoso e  fragile, e ti permette di identificarti meglio con lui dal punto di vista emotivo.  E’ fragile al punto giusto, si sente in colpa e allo stesso tempo c’è un lato oscuro nei suoi occhi che potrebbe nascondere parecchie cose.”  Secondo Dencik sia la sceneggiatura che il suo personaggio “sono stati scritti da una mano ferma, con una visione molto forte. Credo ancora che sia una storia piccola, con pochi personaggi, ma con un’enorme complessità. Ogni volta che ho letto la sceneggiatura ho trovato nuove angolazioni della storia.”
Nel caso di Rose, la madre di John, il pubblico rimarrà sorpreso dalla straordinaria trasformazione di Dale Dickey, per calarsi nel personaggio della nonna: “E’ una donna molto triste. Quasi in ogni scena  ci comunica turbamento, rabbia e confusione.”
Della famiglia Gray fa parte anche Roy, il fratello perduto di Angela, interpretato dal canadese Devon Bostick.  “Ha fatto un’audizione fantastica e solo dopo ho scoperto che in realtà è un attore comico piuttosto famoso nel suo paese,” racconta Alejandro Amenábar.

UNA PRODUZIONE GLOBALE  PER UN PUBBLICO INTERNAZIONALE

Regression è una co-produzione internazionale con un budget da 20 milioni di dollari.  Ci sono volute dodici settimane e una troupe formata da specialisti spagnoli e canadesi per completare la fase di pre-produzione, iniziata in Spagna e poi passata rapidamente su suolo canadese.  “In un film come questo è davvero importante conferire credibilità ai paesaggi e ai set in cui l’azione si svolge. E questa era un’intenzione che Alejandro ci aveva trasmesso molto chiaramente,” spiega Fernando Bovaira. Da una prospettiva economica, avrebbe avuto più senso girare gli esterni  in Nord America e gli interni in  Spagna.  Ma girare un film è come fare un’immersione, e una divisione del genere in qualche modo ti obbliga a frammentare la truppe e la tabella delle riprese, perciò abbiamo preferito l’opzione di girare in un ambiente nordamericano, filmando quei paesaggi, quelle strade, quelle fattorie che conferiscono così tanta autenticità e realismo alla storia.”  Le riprese sono quindi iniziate in Spagna. Ci sono stati diversi viaggi in Spagna  per selezionare  i capi dei dipartimenti e per trovare le location. A inizio febbraio la produzione si è spostata in Canada ed è lì che è iniziata la fase di pre-produzione. Le riprese sono cominciate a metà dell’aprile del 2014 e sono finite a metà giugno.  Koldo Zuazua, il line producer, aggiunge: “Toronto offriva delle condizioni economiche fantastiche ed è anche una città dove vengono girati parecchi film, quindi offre troupe e strutture eccellenti.”
Come racconta Carol Spier, incaricata delle scenografie del film (una professionista  e una leggenda per gli amanti del genere, che ha lavorato assieme a David Cronenberg e Guillermo del Toro):“Ho fatto ricerche un po’ su tutto. Ho studiato la terapia della regressione“, spiega. “Ho un’amica che è psicoterapeuta quindi ho trascorso molto tempo  parlando con lei. E così ho iniziato a comprendere quello che racconta il film”.
Il risultato finale è molto vicino a quello che aveva immaginato il regista. “Un Minnesota visto attraverso il filtro di un thriller.  Ad essere onesti, il vero Minnesota assomiglia più a Fargo.  Il vero Minnesota è impeccabilmente pulito.  Le prigioni, le stazioni di polizia, le strade, le case…  Noi abbiamo optato per un look più sporco.  La stazione di polizia condivide l’edificio con un altro istituto e si vede che la gente è tutta ammassata assieme.  La casa dei Gray trasmette quella stessa atmosfera,” sottolinea Amenábar.
Le location e i test delle luci erano essenziali al fine di ottenere l’estetica straordinaria del film.  “Per il mio lavoro era fondamentale che Alejandro accettasse che tutti gli esterni venissero girati poco prima del tramonto, in quella che chiamiamo l’ora magica,” racconta Daniel Aranyó.  “E’ un momento in cui niente è definito; non è notte, non è giorno, la luce è strana.  Non sai cosa si nasconda, le ombre iniziano ad apparire. E’ stato fantastico poter testare l’illuminazione nel corso dei tre mesi che ho trascorso alla ricerca delle location, viaggiando con lui e scoprendo nuovi posti assieme.”
“I film che ci hanno influenzato dal  punto di vista dell’illuminazione sono stati Il Verdetto, di Sidney Lumet, L’Esorcista di William Friedkin, e La Conversazione di Francis Ford Coppola,” racconta Daniel Aranyó.  “Film dove la macchina da presa guida gli spettatori in maniera sottile, elegante e sobria.  In nessun momento forza il pubblico a guardare in un punto, lo guida semplicemente, aprendogli le porte.  Seduce e guida lentamente gli spettatori verso il mondo di questi personaggi e la storia che racconta.  La sfida è stata riuscire a mantenere la sensazione di sobrietà di quell’epoca senza farlo apparire un film vecchio.  Dovevamo creare un’immagine più vicina a un pubblico contemporaneo.  In questo senso, ciò che ho fatto è stato lavorare sui colori e sui contrasti in modo più coraggioso rispetto a quanto si faceva in passato, dove in genere si utilizzava la luce in uno stile più documentaristico.  Qui siamo su un terreno più psicologico, alla “Polanski,” in luoghi dove luce e oscurità giocano con l’ignoto e  il noto.”  La difficoltà maggiore è stata nelle sequenze della Regressione, che dà il titolo al film. Come fare per rendere suggestivo qualcosa senza ricorrere ai soliti cliché?  “Abbiamo evitato di mostrare i cliché del mondo dei sogni e gli effetti speciali ogni volta che siamo entrati nella mente di John,  Bruce o Rose,” spiega Amenábar.  “Abbiamo optato per una metodologia  vecchio stile, giocando con la messa a fuoco.  Vedere le cose fuori fuoco è un elemento importante del  film.  Accade anche nelle scene in cui viene inquadrata la parte posteriore della macchina.  Daniel disse che le avrebbe girate come ai vecchi tempi.  Anziché usare il blue screen, abbiamo fatto quelle sequenze nel modo in cui venivano fatte nei film di Hitchcock.  E questo le  rende più eleganti.  Sono state le scene per le quali abbiamo trascorso più tempo per la pianificazione, e alla fine abbiamo scelto l’opzione più semplice, giocando con la messa a fuoco e le lenti e utilizzando la distanza focale più stravagante possibile.  Tutto quello che abbiamo fatto è stato durante le riprese, e poi non abbiamo mai utilizzato gli effetti digitali.  Abbiamo ritoccato parecchie cose, ma le visioni non sono sostenute dagli affetti digitali.”

L’IDENTITA’ DEI PERSONAGGI

Regression è stato girato nel corso di otto settimane in location  naturali attorno a Toronto e nei Pinewood studios; è una storia ambientata in quel passato recente che era ancora ancorato nella cultura  pre-digitale.  E’ un viaggio attraverso il tempo che è stato incorporato nel film in una maniera speciale, replicando, ad esempio, la struttura dei film degli anni ’70.  Daniel Aranyó aggiunge: “Per ottenere quella tipica imperfezione  realistica abbiamo scelto delle macchine da presa che simulano meglio, nel mondo digitale, quella struttura che conferisce uniformità alla pelle del viso, e poi abbiamo utilizzato immagini fuori fuoco,  una cosa molto comune all’epoca.  Questo ha permesso di rimuovere quella ruvidezza  elettronica dei film contemporanei: sembra di vedere qualcosa accaduto in un’altra epoca, e sembra reale.”
I costumi del film aggiungono informazioni rilevanti alla costruzione visiva dei personaggi, anche se il pubblico in genere non lo nota. “Il design dei costumi è una forma plastica con volume , colore e struttura che ha un ruolo importante all’interno dell’inquadratura”, chiarisce la costumista Sonia Grande. “Non copre solo il corpo del personaggio ma comunica delle informazioni che producono emozioni, suggeriscono idee riguardo al personaggio stesso,  mostrando le sue caratteristiche principali e accentuandolo, contribuendo in questo modo alla storia e allo stile generale del film. I costumi dovrebbero rinforzare e accentuare il vocabolario visivo del film.”
“Il personaggio di Emma era il più difficile da questo punto di vista,” sostiene Alejandro Amenábar.  “Quando si crea il guardaroba per un’attrice  come Emma Watson, che è un’icona della moda, si capisce che non la si può semplicemente vestire con qualsiasi cosa.  L’avevamo sempre immaginata  con quest’aria virginale, con fiori e seta.  Ma improvvisamente Sonia le ha messo un grembiule e lei si è trovata benissimo.  Ha delle idee brillanti.  Un altro esempio è l’accappatoio di Rose, anche questo riuscito alla perfezione.  Voleva vestire Bruce in maniera elegante, per renderlo attraente.  Mentre Ethan non voleva apparire bello.”  La comunicazione tra coloro che sono i responsabili della fotografia, dell’arte e del guardaroba è essenziale per la visione del regista e la storia – Colori, strutture e atmosfere devono essere correttamente allineate.  “Avere  Sonia Grande come costumista è stato un lusso,” dichiara Daniel Aranyó.  “Durante le riunioni della truppe ciascuno ha portato la sua esperienza e sensibilità e aveva qualcosa da offrire; ognuno parla del personaggio in relazione al suo lavoro.  Mi è piaciuto stare accanto a  Sonia.  Ho visto  quanta poesia  ha regalato ai personaggi.  E’ un’esteta, conosce bene la questione dell’illuminazione.”
“Riuscire a definire il personaggio e aiutare la narrazione in modo che lo spettatore capisca più facilmente la storia raccontata è il compito principale del costumista, in una narrazione visiva, estetica e poetica che dovrebbe fluire parallelamente al resto del discorso del film (set, fotografia, interpretazione, musica). Il nostro compito consiste nel  portare alla luce la personalità scritta sulla carta. Il punto non è creare un vestito o un abito, ma una persona nuova”, spiega Sonia Grande.  “Mi sono ispirata molto al lavoro di  Ralph Goings e di Richard Estes, e a quello di altri autori americani iperrealisti.”
Mentre erano in corso gli ultimi test dei costumi, gli attori hanno iniziato a immedesimarsi nei personaggi. “Pensi di aver chiamato un attore a recitare nel tuo film, mentre è la sceneggiatura che lo ha attratto, e a quel punto gli attori iniziano a fare conoscenza e a trovare l’affiatamento tra di loro,” ricorda il regista.  “Abbiamo fatto poche prove rispetto ad altri film, perché Ethan era disponibile solamente una settimana prima dell’inizio delle riprese.  Credo che le prove siano durate una settimana al massimo. A volte servono per fare delle correzioni alle sceneggiature.  Ti aiutano a decidere quali sequenze non funzionano o quali devono essere tagliate.  Le prove ci hanno aiutato ad eliminare le scene non essenziali.  Una volta effettuate le prove, si capisce quali scene sono troppo lunghe e come fare per riconfigurarle.  In questo film abbiamo fatto questo particolare esercizio costantemente.”  C’è stata talmente tanta collaborazione che le stime dei costi di produzione sono addirittura state ottimizzate.  “Durante le riprese siamo diventati una famiglia,” racconta Koldo Zuazua.  “Il lavoro accurato, svolto della truppe e specialmente del regista in fase di pre-produzione, è stato fondamentale, quando è arrivato il momento di girare tutti avevano fatto i loro compiti a casa.”  Avevamo la pre-visualizzazione delle scene ancor prima del primo ciak.  “La pre-visualizzazione ti permette di presentare il set in 3D.  Per me, trascorrere un pomeriggio sul set in 3D è come investire un’intera settimana sul set reale. Il 3D mi permette di muovermi e di testare le lenti. Inizio a fare delle foto e poi da quelle viene realizzata l’animazione. Ho cercato di prepararmi il più possibile, anche se poi bisogna cercare di rimanere flessibili,” aggiunge Alejandro Amenábar.

LA NUOVA ESPERIENZA DI ALEJANDRO AMENÁBAR

Regression è il sesto film del regista spagnolo, il terzo in inglese, con un team internazionale.  Fedele al suo impegno, di offrire le storie migliori a un pubblico globale, è riuscito ancora una volta a creare per il team coinvolto nel progetto una formula che trascende le barriere linguistiche. “Sono cresciuto guardando così tanti film americani che mi sembra di identificarmi con essi,” afferma Alejandro Amenábar.
“Sa quello che vuole”, dichiara Carol Spier, “guardando le fotografie  e le location, non ho avuto difficoltà a comprendere verso quale direzione volesse andare. Cercava un’America della classe medio-bassa e voleva che fosse realistica. Perché si tratta di eventi reali, è tutto accaduto davvero, doveva apparire molto vero.”
Una prospettiva precisa confermata da Emma Watson: “In qualche modo ha tutto quanto ben chiaro nella sua testa. Sa esattamente quello che vuole da te e ti rende facile riuscire nel tuo compito.  E’ molto preciso.”
Daniel Aranyó concorda:  “Mi sono divertito molto assieme ad Alejandro, sembrava che non fossimo certi di dove ci stessimo dirigendo, ma per tutto il tempo mi sono sentito guidato da lui.  Quando sai in cosa ti stai cacciando dall’inizio, non è così eccitante. Mentre con Alejandro ti senti sempre vivo.”
Non è certamente questo il primo thriller di  Ethan Hawke, e la sua decisione di partecipare a questo progetto è dipesa dalla presenza di Alejandro e dalla sua visione: “E’ una persona molto intelligente in grado di comprendere il tono e lo stato d’animo. “
Come si mantiene la calma mentre si gira un film che combina suspense e horror e usa l’identità e la mente umana come un campo di battaglia?  Ce lo spiega David Thewlis: “Alejandro è stato molto calmo, è stato uno dei set più calmi su cui sia mai stato. E’ molto affettuoso, gentile, ma sa quello che vuole. Fa molti ciak. Ed è fermo nelle proprie idee, anche se è una persona molto gentile e delicata.”
La sfida in una coproduzione come questa è stata riuscire a combinare due culture completamente differenti come quella spagnola e quella canadese, durante il lungo viaggio che è terminato solamente nel momento della premiere del film.  “Nessuno di noi aveva mai girato in Canada.  E’ una cosa che richiede una grossa volontà e un clima di lavoro confortevole, che alla fine siamo riusciti a creare. Alla fine, la nazionalità non aveva nessun valore.  Tutti facevano lo stesso  film e tutti seguivano Alejandro,” ricorda Fernando Bovaira.
“Non è la prima volta che lavorando assieme ad Alejandro Amenábar mi capita di riflettere sulla sua scrittura, i suoi film, il mondo che inventa, le sue geografie, i suoi personaggi, che sebbene siano spesso basati sul “realismo,” necessitano che quella realtà sia sviluppata in maniera plastica, con un approccio altamente realistico,” sottolinea  Sonia Grande.  “Qualcosa di simile lo si trova nella pittura realista, con temi che sebbene siano apparentemente collegati alla vita quotidiana, scelgono delle immagini di natura morta, non osservate dalla società, direi addirittura scartate dalla società.  Credo ci sia questo alla basa dell’estetica di Alejandro, che ci fa scivolare in un viaggio profondo nel suo spazio mentale.  Parliamo di realtà?  Si.  Ma è la realtà che proviene dalla mente dopo essere stata processata dagli esseri umani.  Parliamo di geografia mentale.”
Otto mesi dopo la fine delle riprese è arrivata la copia campione del film, dopo un processo di post-produzione molto meticoloso, guidato dalla stessa compostezza che Alejandro aveva chiesto ai capi dei diversi dipartimenti sin dall’inizio delle riprese, come anche nella fase di pre-produzione.
Il team degli effetti digitali di El Ranchito, guidato da Félix Bergés, ha lavorato sodo e con grande discrezione.  “La cosa più sorprendente è stata che quando abbiamo cercato di inserire una sequenza digitale, molto ben fatta, la pellicola l’ha rifiutata,” spiega Alejandro Amenábar.  “Per quanto riguarda il Suono, assieme a Gabriel Gutiérrez, abbiamo ugualmente optato per qualcosa di molto moderato.”
Gabriel Gutiérrez riassume il suono creato per il film: “Per quanto riguarda le scene tipicamente thriller credo che la difficoltà fosse quella di riuscire a raggiungere un’intensità drammatica senza l’uso eccessivo degli effetti, come avremmo fatto se fosse stato esclusivamente un film horror.  Nelle scene più propriamente  poliziesche abbiamo cercato di ricreare atmosfere credibili e stimolanti che permettono al pubblico di immergersi nella trama e nei luoghi sullo schermo e avvicinano gli spettatori ai personaggi.  Mentre le scene drammatiche  sono senza dubbio il momento migliore per lasciare che i personaggi e la musica conferiscano tutta l’emozione.”  Per le sequenze più vicine a questo genere, Alejandro e il team del suono hanno cercato di conferire un effetto di imprevedibilità, “come se i suoni fossero molto reali, quasi graffiando il microfono a volte, con voci provenienti da ogni direzione e un’esperienza che tende a sommergerti,” spiega il regista.  E’ stato fatto un lavoro scrupoloso anche nelle sequenze in cui il mondo tecno-analogico interviene direttamente sullo schermo.  “Siamo rimasti il più fedele possibile ai suoni di questo tipo di tecnologia analogica,” specifica Gabriel Gutiérrez.  “Sin dalle prime settimane avevamo degli strumenti che usavamo per registrare e processare con l’intento di produrre questo tipo di struttura sonora.  Abbiamo usato registratori analogici in alcuni casi, per la loro magia.”
La vera magia della colonna sonora del film si basa sul sincronismo perfetto tra il suono creato da Gutiérrez e la musica composta da Roque Baños.  “Parte della descrizione Sonora dei personaggi fa affidamento su elementi del loro ambiente.  Alcuni suoni appaiono o scompaiono a seconda della loro ubicazione o situazione, alcuni sono maggiormente espliciti, altri più subliminali.  Ci sono suoni che accompagnano i personaggi e sono alterati a seconda del loro stato mentale,” spiega Gabriel Gutiérrez.  Il compositore Roque Baños racconta: “Per accompagnare i sentimenti di questi personaggi che sono pieni di ombre, più che di luce, ho cercato di comprenderli, ho cercato di capire perché si comportano in quel modo.  Ho cercato di mettermi nelle loro scarpe per essere capace di esprimere ciò che provano, anche se non condivido i loro comportamenti.  E’ l’unico modo per mostrare alle persone quello che accade dentro di loro.”  Amenábar ha composto le musiche dei suoi primi film, ma in questa circostanza e per la seconda volta nella sua carriera ha lasciato il compito nelle mani di un altro compositore: “Roque mi ha mostrato tutte le sue idee, anche la suite iniziale di quindici minuti, che ha scritto ancora fuori sincro con il film, per chiedermi un parere: era come se mi avesse letto nella mente. Roque è  più bravo di quanto si pensi.  E’ molto adattabile e scrive estremamente bene. Per il satanismo, che avevo sempre immaginato ‘dissonante’, ha creato un tema che a volte assomiglia a una canzone gregoriana e a volte una ninnananna, e funziona perfettamente.”
Regression offre diversi livelli di lettura per un pubblico diverso, ma soprattutto offre uno spettacolo in grado di intrattenere un pubblico vasto, in grado di apprezzare delle storie imprevedibili ed efficaci.
“All’apparenza, Regression potrebbe essere percepito come un  film con degli ingredienti horror, ma nel profondo è più che altro una riflessione su come vincere e trionfare sulle nostre paure primordiali. Regression è un thriller psicologico, sulla stranezza delle mente umana, è un viaggio profondo nel nostro subconscio e nei nostri demoni interiori. Ma possiede anche le caratteristiche di un dramma familiare, poiché quei demoni possono davvero arrivare a distruggere le nostre vite e quelle degli altri”, conclude Fernando Bovaira.
“E’ piacevole, sorprendente, emozionante, credo sia un gran bel film, che lascia spazio a molte riflessioni di cui discutere.” Sostiene la produttrice canadese Christina Piovesan.
“E’ un film di suspense fatto con serietà,” dice Alejandro Amenábar.  “Mi piacciono i  film horror e di suspense che non siano fatti con una distanza ironica.  Mi piace anche vedere i film horror  ironici, ma  in generale preferisco i film che prendono seriamente il genere.  Regression non è un film horror.  Parla delle paure, della fragilità della mente umana, di quanto possiamo spaventarci  e di come la paura possa impedirci di pensare e vedere le cose chiaramente .”

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