Paolo Borsellino - i 57 giorni (2012)

Paolo Borsellino - i 57 giorni
Locandina Paolo Borsellino - i 57 giorni
Paolo Borsellino - i 57 giorni è un film del 2012 prodotto in Italia, diretto da Alberto Negrin. Il film dura circa 99 minuti. Il cast include Luca Zingaretti, Giovanni Calcagno, Francesco Casisa, Giuseppe De Rosa, Claudia Gaffuri, Antonio Gerardi. Disponibile in homevideo in DVD da mercoledì 13 Giugno 2012.

23 maggio 1992. Paolo Borsellino è dal barbiere. È un giorno speciale. Aspetta il suo amico Giovanni Falcone, che torna a Palermo da Roma per qualche giorno. Si vedranno a pranzo, Borsellino ha seminato la scorta per andare al mercato del pesce e comprare qualcosa di speciale, ha cucinato lui stesso. Bisogna festeggiare la candidatura di Giovanni alla Superprocura, la nomina è data per certa. Ma arriva una telefonata sul cellulare del giudice. Una notizia terribile: un attentato sull'autostrada Punta Raisi-Palermo. Vi è coinvolto Falcone. Borsellino corre all'ospedale. L'amico gli muore tra le braccia. Dal giorno dopo Borsellino combatte contro il tempo. Ha bisogno di capire, di comprendere che cosa c'è dietro alla morte dell'amico, che è più che un fratello per lui. Nel profondo di sé, Borsellino intuisce che lui e Falcone sono legati da un destino comune. Entrambi si sono battuti contro la mafia e hanno vinto una battaglia decisiva, istruendo il maxiprocesso. Entrambi sono divenuti il simbolo dell'Italia onesta che finalmente ha alzato la testa contro lo strapotere di Cosa Nostra. Ma ora Borsellino è rimasto solo. La sua è una attività frenetica e sottile, per arrivare alle verità, prima che il destino che ha travolto Falcone afferri anche lui. Tante cose sono cambiate in Italia, tutto sta muovendo verso un futuro mai così incerto. Al nord è scoppiata tangentopoli che minaccia di travolgere un'intera classe politica. Al sud la Cassazione ha confermato gli ergastoli del maxiprocesso per la Cupola mafiosa. Cosa Nostra è come una belva ferita. Borsellino intuisce che è alla ricerca rabbiosa di nuove strategie: l'assassinio di Falcone è l'inizio di una offensiva terroristica, una dichiarazione di guerra allo Stato. Ma in nome di che cosa? E il giudice sa che il suo nome è ora la nemesi, nei fatti e nella coscienza del Paese, degli interessi della Mafia. Un nemico da abbattere, perché tutto torni come prima. Questa è la storia dei cinquantasette giorni che separano la morte di Falcone da quella di Borsellino. Giorni in cui il giudice intuisce il suo destino e fa i conti con la propria vita, con gli affetti. Traccia il bilancio di un'esistenza, del suo impegno, come magistrato e come uomo, delle vittorie e delle sconfitte. Giorni di tenerezza e d'amore con la moglie, con i figli, con i colleghi, gli amici. Giorni di lotta con i nemici palesi e occulti che, lui lo sa, hanno già tracciato il suo destino. Ma anche giorni di speranza. Di intuizioni sui nuovi scenari che si profilano, in quell'anno in cui tutto cambia. Giorni di lotta, di scoperte, di nuove idee, che sopravvivranno a Borsellino e che chi verrà dopo, raccoglierà. Affinché le stragi di Capaci e di via D'Amelio, che, nell'idea di chi le ha organizzate, dovevano essere il trionfo della strategia stragista di Cosa Nostra, segnino l'inizio della sua fine.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita in Italia: 22/05/2012 (Tv)
Nazione: Italia - 2012
Durata: 99 minuti
Formato: Colore
Produzione: Compagnia Leone Cinematografica, Rai Fiction
In HomeVideo: in DVD da mercoledì 13 Giugno 2012 [scopri DVD e Blu-ray]

Immagini

[Schermo Intero]

Paolo Borsellino, i 57 giorni, è il film che Rai1 trasmette in prima serata martedì 22 maggio, alla vigilia del ventennale. Uno straordinario Luca Zingaretti dà volto e corpo al giudice palermitano in quei 57 giorni che lo separano dall’uccisione di Falcone, giorni in cui intuisce la sua fine e fa i conti con la propria vita.

Quando mi è stato proposto di dirigere questo film su Borsellino mi sono immediatamente chiesto che senso potesse avere fare ancora un altro film su un personaggio che era già stato raccontato piuttosto bene sia in tv che al cinema.  La risposta mi è arrivata dopo aver letto le prime dieci pagine della sceneggiatura scritta da Francesco Scardamaglia, dieci pagine che mi hanno scaraventato 'dentro' l'uomo Paolo Borsellino con una leggerezza e un equilibrio che raramente mi è accaduto di riscontrare in una scrittura cinematografica. Francesco Scardamaglia aveva questo dono, quello di evitare naturalmente, per propria indole e carattere,  la facile strada della denuncia e della presa di posizione ideologica. Raggiunte le dieci pagine, quelle che di solito mi convincono ad accettare o rifiutare un film, il resto della lettura è stata una discesa vorticosa verso il finale con alcuni momenti di intensissima commozione. Francesco era riuscito a raccontare Borsellino senza ricadere nei soliti film su Cosa Nostra, evitando accuratamente ogni eroico trionfalismo e ogni facile clichès da film d'azione. Francesco aveva scelto la strada della semplicità, della narrazione dall'inizio alla fine, soltanto in soggettiva, con le parole e le situazioni vissute dal magistrato nei 57 giorni che lo separavano dalla morte di Falcone alla strage di via d'Amelio. Gran parte di questi intensissimi giorni in cui si svolge la sua corsa contro il tempo, una gara a chi sarebbe arrivato prima, lui alla verità o gli oscuri e sconosciuti avversari a metter fine alla sua vita, grandissima parte di questi suoi 57 giorni si svolgono  portando a termine giornate massacranti e nello stesso tempo vivendo fino in fondo tutti gli affetti che lo legavano fortissimamente alla moglie Agnese e ai tre figli, Fiammetta, Lucia e Manfredi. Non c'è soluzione di continuità tra il Borsellino 'privato' e quello 'pubblico', l'uomo rimane sempre fedele a se stesso e alla sua visione della vita. Questo indissolubile intreccio tra le due realtà produce inevitabilmente, con naturalezza, senza alcun artificio, una crescente intensissima sequenza di momenti di alta commozione, a volte di tensione e a volte di allegria e comicità, perché Paolo Borsellino era un essere umano dai sentimenti delicatissimi, estremamente allegro, ironico e generosissimo. Manfredi, il figlio che è diventato vice Questore della Polizia di Stato a Cefalù, ci ha fatto la cortesia di darci una raccolta fotografica privata che mostra un Borsellino niente affatto serioso, 'istituzionale', 'inavvicinabile', distante e freddo come una statua con in mano la bilancia della giustizia. Sono immagini che vanno di pari passo con ciò che ha scritto Francesco, ne confermano l'esattezza, ne sanciscono l'autenticità e sono fotografie che Francesco non aveva mai visto.

A questo punto, finita la lettura, ho confermato la mia disponibilità a dirigere il film ben consapevole che la vera difficoltà dovevo affrontarla proprio al momento del sì: individuare l'attore che potesse restituire tutto ciò che era stato immaginato con la scrittura e riuscire a realizzare il film nella sua interezza  in un tempo che a chiunque sarebbe apparso impossibile.

Avevo davanti a me solo venti giorni per preparare tutto.

Il protagonista si è 'svelato' a me in modo sorprendente perché facendo il solito elenco che quasi sempre si fa in casi simili prendendo in considerazione i più diversi candidati ad un ruolo da protagonista, ho escluso quasi senza riflettere, come per un riflesso condizionato, un attore che aveva già lavorato con me per un film di enorme e indimenticato successo come 'Perlasca' e che aveva anche partecipato anni prima ad un film che considero il debutto televisivo, 'Una questione Privata', un film al termine del quale ricordo di aver detto a Luca  'la macchina da presa ti ama, tu farai molta strada…'.

Avevo escluso Luca perché la sua immagine ormai radicata è quella di Montalbano e tra lui e Borsellino la distanza fisionomica la ritenevo incolmabile. Temevo che Zingaretti avrebbe schiacciato e oscurato Borsellino. Ma, c'è stato un ma, un piccolo dubbio, un tarlo, una domanda innocua e per nulla costosa:  'E se invece Zingaretti potesse fare Borsellino nascondendosi dentro al personaggio?

E' così che si producono, a volte, le più incredibili sorprese nel mondo dello spettacolo, tentare strade che a prima vista appaiono decisamente e incontrovertibilmente sbagliate.

Ho incontrato Luca immediatamente, non lo rivedevo da molti anni, moltissimi, gli ho mandato la sceneggiatura e gli ho spiegato come volevo realizzare il film, sopratutto come volevo filmare lui, il suo viso che tutti identificavano come il Commissario Montalbano, dicendogli una cosa che a molti attori potrebbe apparire come un rischio inaccettabile: 'alla fine di questo film tu sarai sempre un attore noto ma sconosciuto perché non resterà nulla di ciò che eri, tranne il tuo talento'.

Luca entusiasta come non mi sarei mai aspettato, si è affidato completamente alle mie scelte e dopo una giornata di delicatissimi interventi con un eccezionale truccatore e un altrettanto eccezionale parrucchiere, è venuto fuori Borsellino, è nato il personaggio che dovevo mettere in scena, occultando in modo incredibile il Luca Zingaretti a tutti noto. Ero riuscito a mantenere la mia promessa e devo dargliene atto, Luca non ha mai avuto nemmeno lontanamente il desiderio di tornare indietro, di 'conservare' qualche elemento della sua 'Montalbanità', no, si è lanciato anima e corpo in questa impresa ad alto rischio senza alcuna esitazione. E io gli devo l'onore delle armi.

A questo punto avevo risolto il più delicato dei problemi ma avevamo ancora tutti bisogno di una verifica sul campo, era indispensabile sapere quel che ne pensava la famiglia di Paolo Borsellino e con grande timore abbiamo inviato alla sorella Rita e al figlio Manfredi la sceneggiatura per conoscere la loro reazione e correggere, nel caso, errori involontari o situazioni che la famiglia non volesse fossero narrati. La risposta è arrivata in tempi rapidissimi ed è stata entusiastica, commossa, felicissima, di totale disponibilità ad aiutarci anche nelle eventuali necessità pratiche della futura realizzazione. Abbiamo incontrato Rita che nei momenti più caldi della sua campagna elettorale per le Primarie a Palermo ci ha concesso un intero pomeriggio raccontandoci aneddoti e avvenimenti sconosciuti, l'amore di Borsellino per la bicicletta, la sua capacità ironica anche nei momenti più drammatici, come facesse scommesse con il suo amico d'infanzia Giovanni Falcone su chi dei due sarebbe stato ammazzato prima….

Manfredi ci ha aperto a tutti i momenti più delicati della vita familiare, ci ha raccontato una gran quantità di episodi, frasi rubate del padre e non portate a termine in cui si poteva capire quanto Borsellino si stesse avvicinando alla verità su Capaci e su quel che stava dietro, avvenimenti familiari in cui erano protagonisti o la moglie o i figli che coinvolgevano Borsellino. Manfredi ci ha raccontato gli ultimi momenti con il padre prima che tornasse a Palermo nella sua ultima giornata di vita, la sua corsa verso il padre quando stava già per salire in auto verso via d'Amelio per consegnargli la famosissima agenda rossa sparita nel nulla dopo che la sua borsa è stata presa e rimessa al suo posto nell'auto blindata ridotta ad un rottame dopo l'esplosione, il saluto tra Borsellino e la moglie e i figli, il suo rifiuto a volerli con sé in questo ritorno a Palermo, il suo saluto pieno di intenzioni protettive mentre si avviava verso la sua fine….

Potrebbe sembrare che a questo punto l'unica cosa che resti da fare sia quella di iniziare le riprese vere e proprie, ma non è proprio così che si costruisce un film. Questo è soltanto il primo approccio. E' la fase in cui si riescono ad 'annusare' tutti i numerosissimi problemi senza averli ancora risolti. Per essere in grado di iniziare le riprese dovevo ancora svelare a me stesso alcuni punti molto importanti e delicati: documentarmi nel modo più approfondito per avere la certezza che ciò che stavamo per raccontare corrispondesse alla verità dei fatti. Considero questo come il più importante dei problemi perché chi fa un mestiere come il mio ha il dovere professionale di dire sempre la verità, di non manipolarla per scopi ideologici, politici o religiosi personali e di essere sempre pronto a correggere fino all'ultimo momento qualsiasi imprecisione che possa generare equivoci o false informazioni.

Ecco perché ogni volta che affronto una storia realmente accaduta la prima cosa che faccio è quella di leggere tutto ciò che esiste in materia, incontrare i testimoni, se ci sono e non interrompere mai i controlli incrociati di ogni informazione, fino all'ultimo, a volte anche fino al momento della consegna vera e propria del film già completato..

Nella preparazione del film abbiamo avuto la fortuna di poter incontrare ripetutamente il Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso e il Giudice Antonio Ingroia che ci hanno chiarito innumerevoli dettagli, spiegato alcuni passaggi oscuri e corretto alcune idee che purtroppo nascevano da opinioni correnti.

Fortunatamente non sono stato solo in questa intensa e totale immersione in un periodo storico così terribile e drammatico per riuscire a portare a termine la delicatissima fase di aggiornamento della sceneggiatura di Francesco, delicatissima perché dovevamo evitare,  come spesso accade, di provocare anche involontariamente una reazione a catena che avrebbe causato la distruzione dell'edificio drammaturgico che era stato ideato e costruito da Francesco Scardamaglia. Dovevamo aggiornare la sceneggiatura senza minimamente mettere a rischio la sua preziosissima cristalleria drammaturgica.

Siamo riusciti anche a visionare le numerosissime interviste date da Borsellino fino all'ultimo, i suoi interventi in pubblico, tutto ciò che esiste di filmato su via d'Amelio e Capaci.

E tutto questo, lo ripeto, in solo venti giorni. Una sfida assoluta.

Il film adesso è finito, tutti i suoi organi vitali, montaggio, doppiaggio (pochissimo), effetti sonori (altrettanto pochi), effetti speciali, musica (del grandissimo e inarrivabile Ennio Morricone) sono stati messi a punto e confesso di essere io stesso sorpreso che si sia riusciti a tanto in così breve tempo. Devo ringraziare moltissimo tutti gli attori, dal primo all'ultimo, che sono riusciti a tollerare con pazienza e a volte con ironia, la mia inarrestabile e a volte aggressiva frenesia. 

Molti dei luoghi in cui abbiamo ambientato il film sono gli stessi in cui aveva agito Borsellino, il Palazzo di Giustizia è proprio quello in cui lui fino all'ultimo aveva svolto il suo lavoro ed è stata la prima volta che una tale concessione è stata fatta ad una troupe cinematografica, lo stesso vale per via Cilea dove abitava e tuttora abita la famiglia Borsellino.

Per concludere vorrei ricordare un paio di aneddoti tra loro misteriosamente collegati. Tra le varie locations di cui avevamo necessità c'erano una barberia, quella dove Borsellino il giorno di Capaci si stava facendo radere per poter ricevere degnamente a casa per cena l'amico di sempre Giovanni Falcone e la chiesa nella quale spessissimo Borsellino si recava. Il mistero e il caso hanno voluto che noi, ignorandolo, scegliessimo due luoghi che nella vita di Borsellino avevano rappresentato proprio ciò che noi avevamo immaginato. Mi sono chiesto quale potesse essere la spiegazione di una tale coincidenza e l'unica risposta, forse egocentrica, che sono riuscito a darmi, è che la nostra completa e assoluta immersione nel personaggio ci aveva condotto in modo naturale a ripercorrere gli stessi luoghi frequentati dal nostro protagonista.

A questo punto l'unico giudice di cui temo la sentenza è la famiglia di Paolo Borsellino, una famiglia che ci ha aiutati in ogni modo e che spero possa essere ricompensata da questo nostro sentitissimo omaggio alla memoria di un marito e di un padre assolutamente esemplari perché fino al suo ultimo istante di vita ha dimostrato di essere un giudice e un funzionario dello Stato pronto a perdere anche la vita pur di compiere il proprio dovere.

HomeVideo (beta)


STREAMING VOD, SVOD E TVOD:
Paolo Borsellino – i 57 giorni disponibile in DVD da mercoledì 13 Giugno 2012
info: 22/05/2012 (Tv).


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