Toglimi un dubbio (2017)
Otez-moi d'un douteQuando Erwan, artificiere ultra-quarantenne, scopre per caso che l'uomo che l'ha cresciuto non è il suo vero padre, comincia la ricerca del suo genitore biologico. Individua Joseph, un eccentrico settantenne, vecchia conoscenza di sua madre. Erwan cede presto alla simpatia dell'uomo e si invaghisce dell'impetuosa Anna, una donna che scopriremo avere un legame con entrambi. I conflitti famigliari si complicano ulteriormente quando Juliette, figlia di Erwan, scopre di essere incinta, ma non sa e non vuole sapere chi è il padre del nascituro.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 21 Giugno 2018Uscita in Italia: 21/06/2018
Prima Uscita: 06/09/2017 (Francia)
Genere: Commedia, Drammatico
Nazione: Francia - 2017
Durata: 100 minuti
Formato: Colore
Box Office: Italia: 64.586 euro
In HomeVideo: in Digitale da venerdì 13 Settembre 2019 e in DVD da mercoledì 5 Dicembre 2018 [scopri DVD e Blu-ray]
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INTERVISTA A CARINE TARDIEU
Come è nata l'idea del film?
Sono stata ispirata dal racconto di un amico che vive in Bretagna e che ha scoperto a 50 anni, dopo la morte di sua madre, che suo padre in realtà non era suo padre. Allora ha assunto un investigatore che, dopo qualche mese di ricerche, ha ritrovato il padre biologico, un uomo anziano che vive anche lui in Bretagna. Padre e figlio hanno legato immediatamente ed è nata una relazione molto forte tra di loro, all'insaputa del primo padre. Il mio amico ha ormai due padri. La sua storia mi è sembrata cosi sconvolgente che gli ho chiesto il permesso di utilizzarla. I miei film precedenti erano incentrati sul rapporto madre figlio era arrivato il momento di "occuparmi del padre". Ci pensavo da tempo e la storia di questo mio amico conteneva tutti i quesiti che mi tormentavano.
Perché ha scelto di far interpretare al protagonista Erwan un artificiere?
Quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura avevo in testa un'immagine: un uomo che scava la terra e finisce per far esplodere una bomba sepolta. Scavando nel passato, risalendo alle origini, si corre il rischio di portare alla luce segreti dal potenziale…esplosivo. Ho anche una profonda ammirazione per Claude Sautet e per il suo modo così singolare con cui riprende gli uomini al lavoro. La sua capacità di raccontare senza bisogno di parole, la sua energia e la semplicità apparente con cui mette in scena gli attori. Ho chiesto agli attori e a tutta la troupe di rivedere i suoi film. Avevo il ricordo di alcune scene di " È simpatico… ma gli romperei il muso" con Yves Montand. Mi piaceva l'energia che scaturiva da quelle scene e una prima bozza ho immaginato Erwan come un capo cantiere. Ma far interpretare a Erwan un artificiere era il modo per rendere letterale la metafora e di scoprire un mestiere affascinante e abbastanza raro al cinema…
Fino a quando non scopre l'esistenza del padre biologico, Erwan sembra padrone di sé
Fin dalla prima immagine del film quando appare in tuta da sminatore, si capisce che Erwan è perfettamente padrone di sé. Gestisce tanto bene le situazioni esplosive in famiglia quanto i rischi reali di esplosione inerenti alla sua professione. È sempre in movimento, ha tutto sotto controllo, fino a quando non scopre la verità su suo padre. Da quel momento in poi dovrà fare i conti con le sue fragilità e rinunciare ad avere il controllo su tutto. Perché le scene risultassero verosimili ho incontrato un vero artificiere, Heiko, a cui mi sono ispirata per creare il personaggio di Erwan. Heiko che era reduce di numerose missioni in paesi in guerra come l'Iraq e l'Afghanistan, aveva rinunciato al suo lavoro perché la figlia, che temeva per la sua vita, glielo aveva richiesto. Grazie alle nostre conversazioni, ho potuto immaginare cosa significa per una ragazza giovane come Juliette, avere un padre che ogni giorno rischia la vita.
La prima reazione di Erwan è di assumere un investigatore per chiedergli di ritrovare il padre biologico. Ma non mette mai in discussione l'affetto che prova per Bastien, l'uomo che lo ha cresciuto e che viene interpretato da Guy Marchand.
Perché mai avrebbe dovuto farlo? Quell'uomo era al corrente e non ne ha mai parlato per proteggerlo; oppure non ne sa nulla e sarebbe terribile per lui scoprirlo. Erwan non prova alcuna rabbia contro suo padre. La drammaticità di questa rivelazione la infligge solo a sé stesso e lo porta a commettere un'imprudenza che per poco non gli è fatale.
L'investigatore che assume ricorda più uno psicoanalista che un detective
Assolutamente si! Che cos'è in fondo uno psicoanalista se non una persona che si paga per essere accompagnati e guidati in un'inchiesta che si fa su di sé? Con una differenza: un investigatore ha il compito di dare risposte, uno psicoanalista ti sprona a fare altre domande.
Joseph, il padre biologico di Erwan, interpretato da André Wilms, è molto diverso da Bastien che lo ha cresciuto.
È un intellettuale, un vecchio militante. Bastien invece è un uomo tutto sommato abbastanza semplice, a cui piace andare in barca cucinare e mangiare in compagnia. La prima volta che Erwan e Joseph trascorrono del tempo insieme, Erwan è affascinato da questo nuovo padre dal passato intenso e appassionante. Scopre di avere una nuova storia familiare che lo entusiasma, è come una rinascita. Ma in fondo Joseph e Bastien si assomigliano… hanno in comune l'età, la solitudine e la nostalgia per gli stessi anni.
Perché ha scelto di mettere accanto ad Erwan il personaggio della sorella completamente inventato?
Perché secondo me mancava una donna nel racconto del mio amico, una donna intimamente legata all'intreccio. Quando Erwan scoprirà che Anna è la sua sorellastra? Quando lo capirà lei? Riusciranno a uscire fuori dal quel vicolo cieco? Gli equivoci sono sempre allettanti per un autore. Mi piaceva anche raccontare il rapporto che c'è tra Anna e Joseph: Anna è la guardiana del padre, formano praticamente una coppia.
.. Cosi come Erwan e la figlia..
Assolutamente. In questa storia di padri, le madri (una morta, l'altra partita) brillano con la loro assenza, e Edipo si è comodamente sistemato nel vuoto che hanno lasciato. Lo scopo comune di Juliette e Anna è di ridare ai padri il loro posto di padri, per potersene distaccare. A 20 anni come a 40 anni non è semplice. Allora cosa c'è di peggio quando si è già simbolicamente "la moglie del proprio padre", che fare fronte a un tabu ancora più grande: l'incesto fraterno?! Innamorandosi di Erwan, Anna si confronta con l'amore impossibile, è come un'ultima prova nella sua odissea personale, la sua piccola saga degli Atridi!
Anna sembra tanto forte quanto Juliette, la figlia di Erwan, sembra fragile.
Anna, che vive in un paesino e cura solo persone anziane, ha avuto tante delusioni sentimentali, spesso con uomini sposati, in provincia non è facile conoscere persone nuove. È sulla difensiva ma non ha tempo da perdere, allora quando quel tipo fuori dal comune (uno sminatore!) le mette gli occhi addosso abbassa la guardia abbastanza rapidamente. Per Anna l'amore è accompagnato quasi da un'urgenza, un istinto vitale. Juliette invece ha ancora un piede nell'infanzia. Anche se si dimostra abbastanza matura nel suo lavoro, è incapace di applicare a sé stessa i consigli che dà ai casi sociali di cui si occupa. Rivendica la sua capacità di crescere da sola un bambino, pur dipendendo da suo padre. In fondo sono tutti pieni di contraddizioni.
Si ha l'impressione che lo tsunami provocato dall'arrivo del secondo padre di Erwan
contribuirà a mettere ordine nella vita dei personaggi. Almeno in quella di Juliette e di suo
padre.
In seguito alla sua scoperta Erwan prende consapevolezza della necessità per ognuno di noi di sapere da dove viene. Da quel momento Erwan mette sotto pressione la figlia perché ritrovi il padre di suo figlio, si comporta come un padre. Confrontandosi con la propria storia, Erwan sconvolge quella degli altri e si pone una serie di domande. Esiste un padre ideale? È quello che ci ha cresciuti? O quello che ci ha generato? È possibile scegliersi un padre? Si pone anche domande sull'eredità genetica: quanto di quello che siamo lo dobbiamo ai nostri geni e cosa invece possiamo scegliere.
I segreti sono un tema che ricorre spesso nei suoi film?
Direi piuttosto che si tratta di cose non dette. Ognuno in fondo sa molto sull'altro senza per forza verbalizzarlo: c'è una specie di pudore a non dire le cose. In questa storia nessuno ha voglia di perdere nessuno: l'amore e la benevolenza circolano costantemente tra i personaggi. È un film molto tenero, lo rivendico al 100%.
I padri, sono meravigliosi, malgrado la sofferenza che implica, Bastien come Joseph incoraggiano i loro figli ad emanciparsi.
La paternità di Bastien si è fondata su una menzogna, ma non per questo è meno forte, anzi … Joseph invece è consapevole di essere un peso per sua figlia ma non può far a meno della sua compagnia. L'arrivo di Erwan nella sua vita gli darà una seconda possibilità e gli permetterà di trovare la giusta distanza con la figlia Anna.
Come nei suoi film precedenti il tono oscilla tra dramma e commedia.
Non volevo trattare questi interrogativi molto seri in modo drammatico. "Toglimi un dubbio" è una doppia commedia romantica; la prima in fondo abbastanza classica che mette in scena una storia d'amore impossibile tra un uomo e una donna, l'altra tra due uomini e un padre e un figlio che imparano a conoscersi.
Perché ha scelto di ambientare il film in Bretagna e più precisamente nel golfo del Morbihan e sulla riviera di Etel?
La storia di questo mio amico si svolgeva lì e la Bretagna mi sembrava appropriata ai segreti, al mistero. Le sue coste molto frastagliate gli donano un aspetto ancestrale. Con tutte le variazioni meteorologiche era una miniera di metafore sentimentali. Ho immaginato che il lavoro di Erwan si sarebbe svolto principalmente lì, tra immensi crateri rocciosi e dune di sabbia in mezzo ai pini. Un luogo in cui coesistono minerale e vegetale, ancestrale e modernità è una metafora perfetta del cantiere emozionale che Erwan attraversa durante il film.
Aveva già in testa François Damiens quando ha scritto la sceneggiatura?
Mi sforzo di non pensare a nessun attore preciso nella fase di scrittura. Mi capita invece di pensare ad attori che non ci sono più. Con gli sceneggiatori abbiamo pensato tanto a Yves Montand: è importante avere lo stesso riferimento in testa quando si lavora in tanti. François Damiens è uno dei rari attori della sua generazione che abbia un fisico imponente e una fragilità quasi infantile. Per Anna, cercavo un'attrice con una forza apparente, una virilità erotica diciamo e una certa maturità.
Intervista a Cécile de France
La famiglia e i suoi segreti sono tematiche che le interessano in modo particolare?
Sono soggetti che riguardano tutti! Sono sempre attratta dalle storie che sono vicine alle preoccupazioni della gente. Anche se non tutte le famiglie vivono un'avventura così estrema come quella di Erwan, hanno tutte i loro segreti.
Cosa l'ha convinta ad interpretare il ruolo?
Il modo in cui Carine tratta questi temi, così seri ma senza mai cadere nel dramma. Ci sono momenti drammatici nel film -si piange a volte- ma l'insieme viene sempre trattato con molta ironia e leggerezza. Come sempre Carine ha saputo costruire con i suoi co-sceneggiatori, una meccanismo perfetto, una sceneggiatura profonda e ricca di riflessioni, senza rinunciare alla comicità che fa parte della commedia umana.
Ci sono tanti personaggi nel film.
È costruito come un gioco di domino. Ogni sconvolgimento emozionale di uno dei protagonisti influisce sull'ingranaggio della storia. Ci si affeziona alle loro nevrosi, alla loro goffaggine, al loro desiderio di agire correttamente. Tra di loro c'è sempre tenerezza e affetto. Li sento ancora una volta vicini alla vita reale.
Ci parli di Anna, il suo personaggio.
È un'avventuriera. Una solitaria. Una ragazza schietta che non ha paura di niente anche se, ovviamente, è più fragile di quanto sembri. Le piace mangiare, bere, agire e nello stesso tempo è soffocata da un padre che è quasi diventato un peso per lei. Sua madre è andata via quando era una bambina; è lei il sostegno di quest'uomo anziano. Vive in un posto sperduto, quasi esclusivamente circondata da persone anziane che sono anche i suoi pazienti, non è molto felice. I suoi fallimenti amorosi l'hanno resa diffidente. L'unica arma che ha trovato per proteggersi, è l'ironia. Bastano poche scene per capire moltissime cose su di lei. È un personaggio che mi è molto piaciuto interpretare.
Il suo incontro con Erwan le cambia la vita, ma la situazione è più complicata di quel che sembra…
È attratta da lui: a 40 anni non ha tempo da perdere e non vuole rinunciare a questa occasione di vivere una storia con lui. Carine mi diceva spesso "Anna è attratta dalla parte oscura di Erwan, dalla parte che lui gli tiene nascosta". La ricerca del padre di Erwan sconvolgerà anche la sua vita e le farà affrontare dei temi difficili, dai rapporti edipici che ha con il padre fino alla rappresentazione dell'amore impossibile rappresentato dall'incesto fraterno. Lei ama tanto Erwan quanto ne è esasperata: è innamorata di lui ma allo stesso tempo lo critica, si divincola tra sentimenti contradditori.
Come affronta il lavoro su un nuovo personaggio?
Per me è fondamentale la sceneggiatura. Conoscere perfettamente le batture e le scene su cui dovrò lavorare ogni giorno, aver ben chiaro quello che devo raccontare e quali emozioni devo trasmettere.
Come avete lavorato sul personaggio con Carine?
Carine mi ha aiutato ad entrare nel personaggio di Anna molto rapidamente, il carattere di Anna era già delineato nella sceneggiatura, un flusso rapido, le battute erano scritte per essere dette velocemente. Mi ha dato due indicazioni molto preziose: avere la sensazione di vivere un incubo a partire dal momento in cui Anna viene a sapere che l'uomo che ama è probabilmente suo fratello, e trattenere le lacrime fino alla fine. Ad ognuno di noi Carine ha dato un cd con delle musiche che secondo lei corrispondevano al personaggio e che mi hanno ispirato. Era come avere delle fotografie o delle lettere di una persona realmente esistita.
Quale canzone ti ha colpito di più?
Una canzone d'amore di Riccardo Cocciante, che mi ha aiutato ad entrare in sintonia con le emozioni di Anna.
Era la prima volta che lavorava con François Damiens?
La sua presenza è un'altra delle ragioni che mi hanno fatto venire voglia di fare questo film. Senza conoscerlo, avevo voglia di lavorare con lui ed è stato un bell'incontro. Siamo molto simili, recitiamo entrambi istintivamente senza per questo essere approssimativi. Facciamo in modo di dare ciò che ci viene chiesto. Abbiamo entrambi una forte etica del lavoro.
Da qualche anno, si è fatta tentare da nuove esperienze: la abbiamo vista nella serie televisiva "Dix pour cent" e su Canal + in "The Young Pope" di Paolo Sorrentino.
Era l'occasione di lavorare con registi che mi avrebbero fatto crescere artisticamente. È sempre stimolante ed arricchente entrare nell'universo di un autore. E cerco sempre di cogliere al volo queste occasioni quando mi si presentano.
Intervista a François Damiens
Ha incontrato la persona alla cui storia è ispirato il film?
Ci siamo visti a Parigi durante la preparazione del film. Le sue prime parole mi hanno lasciato a bocca aperta, mi ha detto "Ti sto per raccontare una storia che ti sembrerà perfettamente insignificante, anzi forse un po' noiosa, ma quando capita a te, non fa lo stesso effetto", ed è stato esattamente così. Quando ci si mette nei suoi panni, sembra incredibile: dover ricominciare a 50 anni, come se fossero crollate le fondamenta di un edificio e bisognasse rimetterlo in asse. Un bel po' di notti insonni da gestire insomma.
Il suo personaggio ha un rapporto eccellente con il padre che lo ha cresciuto, ma allo stesso
tempo è sedotto da questo nuovo padre.
Bastien è formidabile! Viene voglia di abbracciarlo, non certamente di vederlo soffrire. Quando Erwan incontra Joseph, suo padre biologico, ha l'impressione di tradire il padre che lo ha cresciuto, quasi un adulterio. Joseph è molto diverso da Bastien. Ha avuto una vita appassionante, ha vissuto tantissime esperienze e in fondo Erwan è contento che sia lui il suo vero padre. Erwan cerca di dividere equamente il suo affetto tra i due uomini.
A partire dal momento in cui Erwan scopre la verità sulla sua nascita, i suoi rapporti con sua figlia Juliette cambiano completamente.
Prende coscienza dell'importanza di un padre nella propria vita e quindi della sua importanza nella vita di sua figlia. All'improvviso si sente obbligato a prendere la situazione in mano e a mettere anche lei davanti alle proprie responsabilità: vuole sapere chi è il padre della bimba che sta aspettando perché sua nipote possa iniziare bene nella vita.
Parlaci del lavoro di artificiere che fa il tuo personaggio.
Immagino che Erwan abbia scelto questo lavoro per l'adrenalina ma alla fine la vera esplosione avviene nella sua vita privata. Da quel momento la sua attività lavorativa passa in secondo piano. Le esplosioni davvero pericolose sono quelle che minacciano la sua famiglia.
Si ha l'impressione che Erwan porti la consapevolezza nella vita di tutti gli altri personaggi: Bastien, suo padre ufficiale, Joseph, suo padre biologico, obbligato a rivedere la sua relazione con la figlia Anna, Juliette…
È un po' come in una partita a carte. Basta che uno dei giocatori non bari per impedire agli altri di farlo, è doloroso per loro ma non hanno scelta. Il mio personaggio impone trasparenza a tutti. Si avverte sempre quando in una famiglia si nasconde un segreto, anche se si non riesce ad indentificarlo, c'è qualcosa che suona falso.
Come ha lavorato al personaggio?
Ho parlato tanto con la regista Carine e gli altri attori. Per Carine è importante che gli attori conoscano perfettamente le battute per poter essere più naturali possibile. Abbiamo fatto parecchie letture. Carine ci ha chiesto di vedere "È simpatico… ma gli romperei il muso" di Claude Sautet e ha dato ad ognuno di noi un cd con delle musiche che aderivano alle nostre parti.
Quali sono le canzoni che l'hanno colpita di più?
Alcune canzoni di Cat Stevens e "Figlia mia" di Serge Reggiani. Ma è soprattutto il fatto di avere girato in Bretagna che mi ha aiutato ad entrare nel personaggio: i paesaggi e la personalità della gente. Conosco bene la regione che frequento da 30 anni, condivido il lato pudico e taciturno dei bretoni, persone che fanno fatica a dimostrare i propri sentimenti.
Come si sono svolte le riprese?
In modo abbastanza agitato perché io e Carine avevamo due modi radicalmente diversi di vedere le cose. A lei piace avere tutto sotto controllo. A me invece piace lavorare istintivamente. Dopo che conosco il testo, che sono vestito e truccato, mi piace avere libertà di improvvisare. Carine non lavora così, lavorare con lei è come preparare una ricetta di pasticceria: tutto deve essere pesato al grammo. Avevo la sensazione di perdere la mia naturalezza. Mi sembrava che sbarrassimo la strada agli imprevisti che arricchiscono l'interpretazione. Mi dava troppe indicazioni sui miei spostamenti. A furia di memorizzarle, finivo con il prestare più attenzione a quello che non alla recitazione. Avevo così tante informazioni in testa che mi guardavo recitare. Non recitavo più insomma! Mi innervosivo, ci innervosivamo, poi ci si chiariva. Cercavo di ottenere piccole cose, lei accettava piccole concessioni. Mi rendevo conto che era stancante e che lei spendeva tanta energia con me ma non riuscivo a fare diversamente. Forse perché non ho studiato recitazione e ho un modo di fare poco accademico. Io lavoro a grossi tratti con il carboncino mentre lei disegna con la precisione di un architetta. Questo scambio acceso di idee non ci impediva però la sera di bere una cosa insieme.
Era la prima volta che lavorava con Cécile de France?
Sapevo che sarebbe stato un vero incontro ancora prima di incontrarla. Dopo due minuti era come se fossimo vecchi amici che si sono ritrovati dopo 25 anni.
Si ha l'impressione che da qualche anno, si allontana sempre di più dalla carriera di attore comico. Anche il suo primo lungometraggio da regista è una commedia drammatica.
Non mi faccio troppe domande, vado laddove ho voglia di andare e francamente mi fa altrettanto piacere girare una commedia che un dramma. La difficoltà è trovare buone commedie e buoni film drammatici. È come la buona cucina, servono buoni ingredienti. Mi metto sempre alla prova, mi piace misurarmi con sfide sempre nuove. Quando Carine mi ha offerto la parte di Erwan ho pensato "Ho paura ma ho fiducia in lei". Mi ha dovuto rassicurare durante tutte le riprese.
HomeVideo (beta)
info: 21/06/2018.
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