Only the animals - Storie di spiriti amanti (2019)
Seules les bêtesUna donna scompare improvvisamente durante una tempesta di neve. Il giorno dopo la sua automobile viene ritrovata su una strada che sale verso l'altopiano dove si trovano alcune fattorie isolate. Mentre la polizia non ha alcuna pista da seguire, cinque persone sanno di avere a che fare con la scomparsa. Ciascuna di loro ha un segreto, ma nessuno immagina da quanto lontano sia partita questa storia…
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 12 Maggio 2022Uscita in Italia: 12 Maggio 2022 al Cinema
Prima Uscita: 04/12/2019 (Francia)
Genere: Thriller, Drammatico, Poliziesco, Giallo
Nazione: Francia, Germania - 2019
Durata: 116 minuti
Formato: Colore
Produzione: Haut Et Court, Razor Film Produktion (co-produzione), France 3 Cinéma (co-produzione)
Distribuzione: Parthenos
Soggetto:
Tratto dal romanzo 'Seules les Bêtes' di Colin Niel.
In HomeVideo: in DVD da giovedì 22 Settembre 2022 [scopri DVD e Blu-ray]
Cast e personaggi
Regia: Dominik MollSceneggiatura: Dominik Moll, Gilles Marchand
Musiche: Benedikt Schiefer
Fotografia: Patrick Ghiringhelli
Scenografia: Emmanuelle Duplay
Montaggio: Laurent Rouan
Costumi: Isabelle Pannetier
Cast Artistico e Ruoli:
Denis Ménochet
Michel
Laure Calamy
Alice
Damien Bonnard
Joseph
Valeria Bruni Tedeschi
Evelyne
Nadia Tereszkiewicz
Marion
Bastien Bouillon
Cédric
Marie Amie
Monique
Produttori:
Caroline Benjo (Produttore), Carole Scotta (Produttore), Barbara Letellier (Produttore), Simon Arnal (Produttore)
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NOTE DI REGIA – Dominik Moll
"Quando ho letto il romanzo di Colin Niel "Seules les Bêtes" sono stato immediatamente catturato dalla sua atmosfera unica e mi sono subito chiesto come potesse essere adattato per lo schermo. La trama ruota intorno alla misteriosa scomparsa di una donna durante una bufera di neve. Seguono cinque storie, nel corso delle quali osserviamo i pensieri di cinque personaggi sorprendenti e commoventi. Il confronto tra le prime storie, che si intersecano, si completano ma che si contraddicono anche, suscita l'attenzione del lettore e ci porta a immaginare cose nascoste negli angoli più bui della storia, creando un'atmosfera inquietante. E poi, a due terzi del libro, siamo colti di sorpresa da un inaspettato passaggio dal mondo rurale e spopolato della campagna all'ambiente urbano e tropicale di Abidjan. La giustapposizione di questi due mondi contrastanti, raramente rappresentati sullo schermo, tra gli aspri paesaggi innevati del Causse Méjean e i giovani truffatori dei quartieri popolari di Abidjan, suscita immagini forti. C'è innegabilmente qualcosa di molto cinematografico nel libro. A Gilles Marchand e a me piaceva l'idea di raccontare attraverso questa storia le difficoltà del vecchio mondo rurale francese, ma anche la sorprendente situazione dei giovani in una megalopoli africana, e questa interconnessione globale che oggi ci lega tutti. Un modo, attraverso questi personaggi singolari e i loro segreti, di evocare il mondo moderno. Per noi, il cuore della storia non sta nel risolvere il mistero della scomparsa (il "whodunit"), ma nei personaggi e in ciò che i loro viaggi rivelano sui loro rispettivi sogni e mondi. Si tratta di cinque storie d'amore, frustrate e asimmetriche, alimentate da incomprensioni, segreti, fantasie, delusioni e disillusioni. Ognuno dei personaggi è spinto dal bisogno di amare ed essere amato. Sperando in questo amore, volendo credere in esso, cercando di condividerlo, cercando di viverlo, ognuno di loro immaginerà delle cose, e tutte queste cose li porteranno ad agire. A volte in meglio, altre in peggio."
INTERVISTA A DOMINIK MOLL
Lei ha adattato OnlytheAnimalsdi Colin Niel insieme a Gilles Marchand. Cosa l'ha colpita del romanzo?
Diverse cose, in realtà. A cominciare dalla sua unicità. Attraverso una trama avvincente e misteriosa, il romanzo esplora due mondi abbandonati dalla finzione e in cui tutto sembra opporsi. L'aspro altopiano montuoso del Causse, nel sud della Francia, dove i contadini sono a volte così isolati che hanno persino difficoltà a mettere su famiglia e, a cinquemila chilometri di distanza, una metropoli africana di quasi cinque milioni di abitanti, Abidjan, dove i giovani sognano di fare fortuna diventando brouteurs, cioè truffatori informatici. Colin Niel rende i suoi personaggi così vibranti e coinvolgenti che ho voluto farli vivere sullo schermo. E poi c'è la struttura molto insolita del romanzo, questa storia dove ogni capitolo corrisponde al punto di vista di un personaggio diverso. Ciò che a prima vista potrebbe sembrare semplicemente un'idea stilistica dice qualcosa di profondo sul rapporto di ogni personaggio con l'amore… E infonde una particolare forma di gioia con la risoluzione della trama.
Quali sono secondo lei le virtù di questa struttura che adotta punti di vista consecutivi e che è al centro del film?
Questa struttura crea mistero e suspense. Ogni nuovo capitolo rivela un ulteriore livello della narrazione complessiva, un altro punto di vista o nuovi elementi, che gettano nuova luce su ciò che può essere accaduto. Questa luce crea anche nuove zone d'ombra. Una struttura così unica rende lo spettatore particolarmente attivo. Cambiare i punti di vista può confondere inizialmente, ma presto diventa divertente ed eccitante. E l'unità della trama è sempre preservata poiché abbiamo continuamente lo stesso punto di riferimento: la scomparsa di Evelyne Ducat durante una tempesta di neve, attorno alla quale ruota tutto.
La costruzione si basa su quello che Tarantino ha chiamato "la struttura Rashomon", utilizzata anche in Jackie Brown?
È vero, ma nel film di Kurosawa abbiamo tre interpretazioni diverse della stessa storia. In OnlytheAnimals, i punti di vista sono incompleti, intrecciati e non coprono necessariamente lo stesso lasso di tempo. Per esempio, nella terza parte con Evelyne e Marion, andiamo indietro nel tempo. Questa costruzione rende la storia più allegra e sofisticata che se ci fossimo trovati esattamente nello stesso continuum spazio-temporale in ogni capitolo.
Il Causse Méjean ha una dimensione cinematografica specifica, almeno nel contesto francese. Questo elemento è stato importante nella decisione di adattare il romanzo per lo schermo?
Sì, essenziale direi. Ci sono stato due volte e ogni volta sono stato colpito dal potenziale cinematografico dei suoi paesaggi. L'altopiano di Causse ha qualcosa di molto particolare. Questa vasta area deserta, circondata da gole, è una fortezza naturale, accessibile solo attraverso piccole strade piene di tornanti. Inoltre, la storia gioca su questo contrasto. Alcuni personaggi vivono sul Causse e altri nella valle. Naturalmente questi paesaggi coperti di neve sono meravigliosi sullo schermo, ma riflettono soprattutto le personalità dei personaggi.
I personaggi sono tutti diversi, singolari, ma uniti da un punto comune: il desiderio opprimente di fuggire dalla loro vita quotidiana, insieme alla loro cecità riguardo all'oggetto del loro desiderio. OnlytheAnimals è un film pessimista o semplicemente lucido nel suo approccio agli incontri romantici?
C'è molto idealismo in ognuno dei personaggi. Sono spinti dal desiderio di amare ed essere amati. La loro è una ricerca attiva. A volte può risultare strano o ridicolo, ma vogliono sempre crederci. È il loro ideale. C'è una crudeltà lampante nel fatto che loro tutti si sbagliano. Ciò porta un'aria da 'black comedy'. Un'ironia che rende questa oscurità allo stesso tempo terribile ed euforica.
Il personaggio di Michel (Denis Ménochet) porta un altro tema: la dipendenza da Internet e il potere dei social network. È uno sguardo critico alla società contemporanea?
In realtà, era più l'idea di mostrare il potere di proiezione e immaginazione che Internet può generare. Quando si è dietro lo schermo del computer o del telefono, ci si sente protetti, meno esposti, le inibizioni cadono, si osa andare oltre rispetto a quando si è davvero di fronte a qualcuno: lo schermo funge da catalizzatore per i propri desideri. E anche come via d'uscita.
Anche così, per Michel, Internet non è forse una dipendenza pericolosa che lo separa da sua moglie, gli fa perdere soldi e lo fa praticamente impazzire?
Quando ho fatto le mie ricerche sulle truffe su Internet, ho letto racconti su persone che erano state derubate di decine di migliaia di euro. C'era una donna che non riusciva ad ammettere che il bell'uomo che l'aveva sedotta online non esistesse, teneva la sua foto sul comodino nonostante tutte le prove che dimostravano la truffa. Internet decuplica il potere di fantasticare, nel bene e nel male… Detto questo, Joseph non ha una connessione a Internet e non se la passa molto bene nemmeno lui.
C'è una strana dimensione nel film, come un filo invisibile che collega i personaggi, a volte a loro insaputa. C'è anche lo sciamano africano, gli anziani del Causse che sembrano avere premonizioni… Questo aspetto metafisico e non razionale è intenzionale?
Sì. Ad Abidjan, tutti i brouteursconsultano lo sciamano. La dimensione magica esiste davvero per loro. E mi piace l'idea che l'irrazionale non sia molto lontano dal vero. Papa Sanou dice al giovane truffatore: "Il destino è più forte di te", e il film gioca davvero con le coincidenze quasi soprannaturali. Detto questo, Papa Sanou è lì anche per chiedere la sua percentuale sulle truffe, è molto più… materialista!
La dimensione finanziaria segna tutta la storia.
È vero. Sappiamo che il denaro non può renderci felici, ma è difficile non desiderare l'avere più soldi per essere più felici. I giovani brouteurshanno un rapporto molto particolare con il denaro. Vogliono sperperarli. Subito, subito. Non cercano di migliorare la loro vita quotidiana. Lo spendono tutto in una notte, facendo credere di avere così tanti soldi da poterli buttare via. Non si immaginano nel futuro ma solo nel momento presente. Come dice il giovane Armand: "È meglio essere ricco un giorno che schiavo tutta la vita".
La dimensione politica del film era intenzionale?
OnlytheAnimals è prima di tutto un film noir, un giallo. Ma girare ad Abidjan, mostrare questi giovani e la loro sete di ricchezza, mostrando anche l'isolamento di uno specifico mondo rurale in Francia, mettendo questi due mondi a confronto oggi… tutto questo, naturalmente, ha una dimensione politica. Che ci si trovi sul Causse o ad Abidjan, al di là delle disuguaglianze economiche, tutti sono alla ricerca di un ideale. Ma nonostante il Web che ora potenzialmente collega tutti gli individui del pianeta, il paradosso del "così lontano così vicino" sta crescendo. Possiamo essere sempre più vicini… ma siamo sempre più lontani.
Parliamo degli attori. Laure Calamy recita in un registro meno eccentrico del solito.
Sì, mostra meno quel lato esuberante in cui spesso eccelle, ma è sempre interessante portare gli attori fuori dalla loro zona di comfort. Laure interpreta un'assistente sociale generosa, vuole aiutare tutti, anche suo marito che tradisce. È come una buona samaritana che tende a dimenticare se stessa. Il suo personaggio è quello che cerca di comprendere maggiormente quello che sta succedendo, ma è anche quello che ha meno chiavi che la aiutino a capire.
Denis Ménochet interpreta un Michel perfetto con il suo misto di ingenuo infantilismo e un'inespressività un po' preoccupante.
Quando abbiamo fatto il casting per il film, avevo appena visto Custody dove l'ho trovato incredibile. Volevo assolutamente che lui interpretasse Michel. Per fortuna, si è innamorato della sceneggiatura e del personaggio, che ha fatto tutto suo. Sulla carta, si poteva temere che le scene "parlate" potessero risultare spaventose, ma Denis ha provato un tale piacere nell'interpretarle che sono diventate totalmente esaltanti e sono tra le più riuscite del film. Lui ci permette di vivere tutto quello che succede nella sua mente.
Michel non è troppo ingenuo?
Certo, mentre siamo seduti a guardare il film, potremmo trovarlo ingenuo e pensare che saremmo più intelligenti di lui. Ma penso che sia più complicato di così: lui ci guadagna qualcosa. Lui stesso dice che non gli importa di perdere soldi. È totalmente preso dal suo sogno. È innamorato.
Come Ménochet, anche Damien Bonnard è un attore molto ricercato della generazione dei quarantenni emersi qualche anno fa.
Durante la fase di scrittura, Gilles ed io temevamo che Joseph e Michel fossero troppo simili: due contadini che cadono in improbabili storie d'amore. Avevamo cercato di distinguerli facendo di Joseph un vecchio contadino solitario. Poi, durante il casting, ho pensato di incontrare Damien… e lui si è imposto con naturalezza. Emana un'oscurità, una follia strana e contenuta che si adatta perfettamente al personaggio di Joseph. A modo suo, riesce a incarnare la realtà delle zone rurali isolate abitate da persone sole che non hanno avuto la fortuna di conoscere l'amore. Joseph trascende questa disperazione emotiva in un modo piuttosto inaspettato!
Anche Valeria Bruni Tedeschi è meno eccentrica del solito, come se fosse stata contagiata dal genere noir.
È un'attrice che mi piace molto. Nei suoi film, interpreta brillantemente personaggi che le sono abbastanza vicini, spesso con molto umorismo. Per OnlytheAnimals, ho voluto che creasse un personaggio più distante da lei, e quindi probabilmente più difficile da interpretare. Evelyne ha tutto sotto controllo, non vuole essere sopraffatta dai suoi sentimenti. Probabilmente ha un difetto ma, come ha detto Valeria durante la fase di lettura, "non ho bisogno di sottolineare questo difetto perché lo porto dentro di me, si vedrà comunque". Ed è proprio quello che è successo. La trovo sconvolgente nella scena in cui finisce per schiaffeggiare Marion.
Nadia Tereszkiewicz è un'esordiente. Come l'avete trovata?
Abbiamo fatto dei provini con molte giovani donne e abbiamo ristretto la scelta a tre attrici. Le abbiamo fatte recitare con Valeria per vedere quale coppia funzionasse meglio, e c'era una chimica particolare tra Valeria e Nadia. Nadia ha un'energia incredibilmente positiva, il che era importante per me. Non volevo che Marion venisse percepita in maniera negativa: dovevamo capire come si innamora a prima vista, cosa racconta a se stessa, come si aggrappa a questo amore… Dobbiamo sentire che lei ci crede. Questo ci riporta all'idea di fiducia che è essenziale in Only the Animals.
Come ha trovato i brouteurs, in particolare Guy-Roger "Bibisse" N'Drin?
All'inizio della fase di preparazione del film, abbiamo contattato Faissol Gnonlonfin e Joël Akafou, rispettivamente produttore e regista di VivreRiche, un documentario sui truffatori di Abidjan. Sono loro che ci hanno aperto le porte di questo mondo dove abbiamo fatto i casting per i ruoli. Era importante per me che i giovani cyber-truffatori fossero interpretati da veri brouteurs. Bibisse mi è piaciuto fin dalle prime prove. Ha un lato intelligente e malizioso che ti permette di provare empatia per lui. E sentivo che il suo potenziale di attore chiedeva solo di essere sfruttato. Non aveva mai recitato prima, ma ha capito subito come fare, con un mix di astuzia e schiettezza. Nel suo incontro con Denis Ménochet via computer, il piacere infantile che prova nello spennare il suo pollo è davvero irresistibile.
Visivamente OnlytheAnimals è un film molto elegante. Aveva già lavorato conPatrick Ghiringhelli?
Sì, nella serie Eden, dove ci eravamo già divertiti a lavorare insieme. Il suo modo di illuminare ha molto carattere ma ci riesce senza che ce ne accorgiamo. È sorprendente. Ad entrambi piace fare affidamento su set e fonti di luce preesistenti per comporre l'inquadratura e l'illuminazione; per questo anche il lavoro con la scenografa Emmanuelle Duplay è stato molto importante. Per creare l'atmosfera specifica di questo film noir, abbiamo giocato sia sulle differenze tra il Causse coperto di neve e le atmosfere umide e polverose di Abidjan, ma anche sui contrasti tra i grandi spazi aperti dell'altopiano e i luoghi molto ristretti e spesso notturni, come il nascondiglio di Joseph o il piccolo ufficio che Michel ha costruito nella sua stalla.
È stato difficile girare nei quartieri poveri di Abidjan?
Abbiamo girato nei quartieri di Yopougon e Treichville, dove non si vedono bianchi. Oltre al prezioso aiuto di Faissol Gnonlonfin e Joël Akafou, abbiamo potuto contare su una società di produzione locale (Boucan Productions), che ci ha semplificato il compito. La squadra era mista, europea e africana, il che ci ha anche permesso di essere accettati dagli abitanti. A volte, abbiamo lavorato in modo quasi documentaristico, soprattutto per le scene in strada dove abbiamo potuto utilizzare le persone che vivevano la loro vita quotidiana, il che porta sempre vitalità e realtà e rafforza e nutre ancora di più la finzione.
Come dobbiamo interpretare il titolo Only the Animals?
Mi è sempre piaciuto il titolo, con la sua misteriosa bellezza, ma ogni volta che vedo Colin, l'autore del romanzo, mi dimentico di chiedergli quale sia il significato esatto per lui. Ci sono naturalmente gli animali nel film e forse sono gli unici a sapere cosa sia successo veramente la notte della tempesta… Nella sceneggiatura, Cedric, il poliziotto, parlava filosoficamente degli sguardi del bestiame, chiedendosi cosa passi loro per la testa quando ci guardano: "Non sappiamo se sono stupidi o solo dispiaciuti di vederci…". Forse dobbiamo solo preservare la bellezza di questo mistero e lasciare a ognuno la propria interpretazione.
Intervista dal pressbook del film a cura di Serge Kaganski, critico cinematografico
Eventi
Presentato alla 76a Mostra del Cinema di Venezia come film d'apertura delle Giornate degli Autori e candidato a due Premi César per il miglior adattamento e miglior attrice non protagonista a Laure Calamy.
HomeVideo (beta)
info: 12 Maggio 2022 al Cinema.
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