Una giusta causa (2018)
On the Basis of SexLa candidata all'Oscar Felicity Jones è Ruth Bader Ginsburg, una delle nove donne ad entrare, nel 1956, al corso di Legge dell'Università di Harvard e che, nonostante il suo talento, fu rifiutata da tutti gli studi legali in quanto donna. Sostenuta dall'amore del marito Martin Ginsburg (Armie Hammer) e dall'avvocato progressista Dorothy Kenyon (il premio Oscar Kathy Bates), accetta un controverso caso di discriminazione di genere. Contro il parere di tutti, Ruth vinse il processo, determinando un epocale precedente nella storia degli Stati Uniti sul fronte della parità dei diritti. Un tributo a una delle figure più influenti del nostro tempo, seconda donna a essere nominata Giudice alla Corte Suprema; un omaggio a tutte le donne, un invito a non farsi sopraffare. Diretto da Mimi Leder, sceneggiato da Daniel Stiepleman e interpretato anche da Justin Theroux, Jack Reynor, Cailee Spaeny, Stephen Root, Sam Waterston.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 28 Marzo 2019Uscita in Italia: 28/03/2019
Data di Uscita USA: venerdì 28 Dicembre 2018
Prima Uscita: 28/12/2018 (USA)
Genere: Biografia, Drammatico
Nazione: USA - 2018
Durata: 120 minuti
Formato: Colore
Produzione: Amblin Partners, Participant Media, Robert Cort Productions
Distribuzione: Videa-CDE
Budget: 135.000.000 dollari (stimato)
Box Office: USA: 22.836.667 dollari | Italia: 400.168 euro
In HomeVideo: in Digitale da mercoledì 17 Luglio 2019 e in DVD da mercoledì 17 Luglio 2019 [scopri DVD e Blu-ray]
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NOTE DI PRODUZIONE
UNA GIUSTA CAUSA si ispira a una storia vera ed è stata scritta da Daniel Stiepleman, nipote del giudice Ginsburg. La regista Mimi Leder afferma di essere stata totalmente folgorata sin dalla prima lettura della sceneggiatura. "Ho subito pensato che dovevo fare questo film, sentivo l'urgenza di raccontare la sua storia. Mi sono subito identificata con il viaggio del giudice Ginsburg".
Mimi Leder ha sentito l'urgenza di raccontare la storia di questa donna così forte che, a dispetto di ogni ostacolo, ha saputo realizzare i suoi sogni e portare avanti la sua lotta per l'uguaglianza dei diritti per le donne. Leder sentiva anche un certo legame con Ginsburg. "Volevo raccontare la sua storia perché anch'io ho sperimentato l'amara realtà della discriminazione e ho lottato duramente per ottenere lavori che alla fine sono stati assegnati a persone di sesso maschile. Ho sentito una similitudine nelle nostre esperienze: entrambe madri, di origine ebrea e con alle spalle una lunghissima storia d'amore basata sul rispetto umano e professionale. Il mio matrimonio dura da 32 anni, il giudice Ginsburg ha avuto un matrimonio lungo e pieno d'amore e di questo si parla molto nel film".
Il fatto che la sceneggiatura sia stata scritta dal nipote di Ruth Bader Ginsburg, con il contributo della stessa Ruth, ha aggiunto alla storia una dimensione intima e autentica.
Stiepleman racconta di essere stato ispirato a scrivere la sceneggiatura durante il funerale di suo zio Martin, nel 2010, mentre ascoltava l'elogio funebre. "Non c'è stato matrimonio che io abbia ammirato di più di quello tra lo zio Marty e la zia Ruth – spiega Stiepleman – e quando durante la funzione funebre, uno dei loro amici più cari si è alzato e ci ha fatto sorridere raccontando ai presenti l'unico episodio di litigio tra Ruth e Marty, in quel momento ho pensato: wow, questo potrebbe essere un film incredibile!".
Stiepleman ha elaborato la sua idea per molto tempo prima di proporla a Ruth, poi dopo circa un anno: "Chiamai Ruth e le dissi di avere un'idea per una sceneggiatura. Vorrei il tuo permesso, se possibile, e mi piacerebbe il tuo aiuto. Ruth mi rispose dicendo: Se è così che pensi che ti piacerebbe passare il tuo tempo… Così andai a Washington e trascorremmo diversi giorni insieme".
Durante questo periodo, Stiepleman frugava tra gli archivi personali di Ruth, durante il giorno, e alla Library of Congress durante la notte e poi trascorreva il resto del tempo a intervistarla su ciò che aveva trovato. "Parlavamo del loro matrimonio, del loro primo incontro e del fatto che lei fosse una delle nove donne della facoltà di legge di Harvard negli anni '50… La interrogavo su come si fosse sentita al riguardo e di come si fossero sostenuti a vicenda. Non appena feci queste domande una storia più grande ha cominciato a emergere e a prendere forma".
"Una delle mie più grandi gioie nello sviluppo di questo progetto, è stata quella di poter realmente conoscere mia zia Ruth per la prima volta, e lei ha conosciuto me come scrittore", afferma Daniel.
Secondo Stiepleman, per Ruth era fondamentale che la storia rimanesse concreta. Stiepleman sottolinea come Ruth non abbia mai mostrato un senso di protagonismo quando si trattava di raccontare la sua storia. "Non l'ho mai sentita dire se mi descrivi così, posso apparire una persona troppo dura, piuttosto diceva sempre è così che è la legge, e facciamo che la legge sia giusta. Era davvero importante per lei e la ammiro moltissimo".
Ma ciò che lo ha veramente toccato è stata la sua passione e dedizione nei confronti della Costituzione. "Penso che ci sia qualcosa di più profondo che è fondamentale per poter capire davvero Ruth: quanto lei rispetti pienamente la Costituzione, la legge e il paese. Quello che ho imparato da lei è cosa sia davvero il patriottismo…".
Una volta scritta una prima bozza, Stiepleman la inviò a Karen Loop (il suo supervisore durante il periodo in cui insegnava sceneggiatura al Columbia College di Chicago). Lei fu così colpita dalla storia, che la mostrò subito al produttore Robert Cort.
Quando lesse la sceneggiatura, Cort intravide la forza del racconto anche nella sua forma più grezza. "Abbiamo lavorato quasi 18 mesi su quella bozza prima di portarla alla luce, ed è stata accolta con enorme interesse da tutta la comunità", ricorda Cort. "È stata inserita nella 'Blacklist', che è la lista delle migliori sceneggiature di Hollywood non ancora prodotte. Quello fu l'inizio".
Cort paragona Ruth a Wonder Woman. "UNA GIUSTA CAUSA è la storia di una delle grandi donne del nostro tempo. Ruth, per molti versi, è il nostro supereroe. Nei primi 15-20 minuti del film si racconta di Harvard e poi del periodo in cui Ruth ha vissuto a New York; abbiamo cercato di mostrare alcuni momenti ed eventi della sua vita che in qualche modo l'hanno segnata maggiormente e hanno dato origine alla persona che è".
Leder era particolarmente attratta dal lato umano dal Giudice della Corte Suprema di Giustizia, spiega Cort: "È una persona che sappiamo essere assolutamente innovativa e una delle figure politiche più influenti del nostro tempo, ma la cosa più importante da ricordare è che lei è un essere umano e sentivamo forte l'esigenza di far emergere la sua umanità e mostrarla come persona reale".
Quando la incontriamo per la prima volta nel film, Ruth frequenta Legge ad Harvard insieme al marito Marty. Mentre impara a far convivere la vita di madre con il suo ruolo di studentessa di Legge, Ruth affronta le avversità in un ambiente dominato dagli uomini, spesso ostile, in cui è solo una delle nove donne della sua classe.
Il produttore Jonathan King afferma che la sceneggiatura è arrivata a Participant Media proprio nel momento più giusto. "La missione di Participant Media è quella di realizzare film che abbiano come focus importanti questioni sociali, sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo. Questo film è incentrato sull'uguaglianza e sulla parità dei diritti civili. È pienamente in linea con la nostra missione".
King ama il fatto che Ruth abbia sfidato un mondo che le sembrava così ostile. "A un livello molto semplice, UNA GIUSTA CAUSA è un film su una giovane donna di incredibile talento e ambizione a cui viene detto che in quanto donna le sono precluse determinate cose. In sintesi si racconta della lotta di Ruth per il suo posto nel mondo, e a nome di tutti quelli a cui è stato detto che non possono fare qualcosa per ragioni relative al loro sesso".
L'attrice britannica Felicity Jones, candidata al Premio Oscar per la sua acclamata interpretazione in "La teoria del tutto", dice: "Sono anni che cercavo una parte come questa, un ruolo in cui un personaggio femminile è ferocemente devoto a quello che fa, ma, allo stesso tempo, esplora il senso più pieno della sua vita e della sua natura".
Per quanto riguarda la sua performance, Leder afferma "Felicity Jones ha incarnato Ruth in modo perfetto. Ha centrato la sua essenza, si è connessa con la sua realtà. Ha fatto totalmente suo il personaggio e dietro la cinepresa ha dimostrato tutto questo".
Il primo passo nella ricerca da parte di Felicity Jones è stato l'incontro con la sua controparte nella vita reale: "Ho avuto la fortuna di incontrare il giudice Ginsburg nel suo appartamento a Washington, ed è stato un incontro molto commovente; c'erano così tanti dettagli e non volevo dimenticare nulla, quindi mi ricordo di aver detto: Ruth, ti dispiace se faccio solo qualche foto? così mentre scattavo queste foto della sua scrivania e di come ogni cosa avesse un suo ordine, ricordo che ho pensato: questa donna ha una tale umanità, si prende cura di tutto…".
Felicity dice che la sua sensazione incontrando Ruth è che lei fosse una vera "rivoluzionaria con un fuoco nelle viscere".
Armie Hammer, interpreta Martin Ginsburg e ammette di essere stato molto felice di far parte della produzione. "Quando ho ricevuto questo copione, ero molto eccitato, pensavo fosse fantastico che la vita di Ruth Bader Ginsburg stesse prendendo forma su quelle pagine. E poi, dopo aver parlato con Mimi e aver incontrato tutte le persone coinvolte, ero davvero entusiasta di vedere come sarebbe stato il passaggio allo schermo".
Secondo Leder, Hammer è scivolato molto facilmente nel suo personaggio "Penso che vedrete Hammer come non l'avete mai visto in altri film, ha davvero lasciato trapelare il lato divertente della sua personalità".
Hammer afferma di essere stato particolarmente attratto dalla devozione e dall'affiatamento della coppia. "Hanno avuto un rapporto davvero fantastico, è sorprendente perché sono stati in grado di realizzare sempre tutto quello che hanno progettato. Penso che il motivo per cui Ruth attribuisca a Martin molto del suo successo, sia dovuto alla grande simbiosi che li ha sempre sostenuti e uniti. Non avrebbero potuto avere due figli, delle carriere così impegnative e tutto il resto, se non fossero stati così strettamente connessi tra loro. E sono stati davvero un'ottima squadra".
La Jones concorda con Arnie Hammer "Quando guardo i loro vecchi filmati non riesco a non sorridere, sono complici e si vede che si divertono. C'era vera amicizia tra loro ma anche una relazione romantica e un assoluto rispetto reciproco. Erano davvero soci. Erano gli anni '50 ed entrambi pulivano e cucinavano, questo particolare la dice lunga sul loro rapporto".
Hammer ammira lo sforzo che la Jones ha fatto per sviluppare il suo personaggio. "Lei la prende così seriamente e rispetta profondamente la Ginsburg, è riuscita a imprimere una grande forza al personaggio, ma anche un tipo di dolcezza davvero toccante".
A completare il clan Ginsburg sullo schermo è Cailee Spaeny che impersona Jane, la giovane e contestataria figlia della coppia. Spaeny dice di essere stata molto contenta di avere avuto l'opportunità di interpretare una giovane attivista degli anni '70. "Ho fatto molte ricerche su Gloria Steinem. Ho guardato molti dei suoi discorsi. Sono andata a raduni vicino Montreal solo per immergermi in un sacco di questioni politiche, perché Jane era questo".
"Cailee è perfetta nella sua interpretazione – dice Leder – è una giovane attrice molto brillante. Entrambe le donne sono appassionate e credono fermamente in quello che fanno, Ruth e Jane sono costantemente in fibrillazione, ma è Jane che alla fine sprona Ruth ad andare avanti nella sua lotta per la giustizia".
Penso che Jane abbia voluto mostrare ai suoi genitori che c'era una generazione completamente differente rispetto alla loro, che i tempi erano cambiati e che le cose dovevano essere fatte in maniera diversa rispetto al passato", afferma Spaeny.
Nel cuore della storia troviamo un caso che Martin – poi eminente fiscalista – portò all'attenzione di Ruth. Il caso riguardava Charles Moritz, un uomo a cui vennero negati 296 dollari sulla sua detrazione fiscale in quanto badante maschio.
"Questa è discriminazione basata sul sesso!", esclamò Ruth leggendo il caso. "Se un tribunale federale decidesse che questa legge è incostituzionale, diventerebbe il precedente a cui gli altri si riferiscono e su cui costruire".
"È stato un caso che ha ribaltato un secolo di discriminazione di genere e ha dichiarato la discriminazione sulla base del sesso incostituzionale", dice Leder. "E, sapete, è quello che ha influenzato tantissime leggi che oggi diamo per scontate".
Justin Theroux interpreta Mel Wulf, il direttore legale dell'ACLU (American Civil Liberties Union), colui che affiancò Ruth nella difesa del caso di Moritz. Theroux afferma che il film sarà tutt'altro che un arido dramma giudiziario.
"Lei è una forza", afferma Theroux riferendosi alla regista. "Ho lavorato a lungo con Mimi in una serie televisiva (The Leftovers), lei riesce sempre ad apportare un'enorme energia, che l'accompagna anche al di fuori del set, ha uno stile di regia molto muscoloso, sembra che abbia sempre fatto film d'azione, è una presenza essenziale sul set. Rappresenta tutto quello che si possa volere in un regista".
L'attrice Kathy Bates, vincitrice di un premio Oscar (per Misery non deve morire, interpreta l'avvocato Dorothy Kenyon, famosa femminista e tra le fondatrici dell'ACLU. Quando Ruth incontrò Dorothy per la prima volta e le chiese di prendere la difesa di Moritz, Dorothy rinunciò immediatamente, ma dopo aver letto la relazione di Ruth sul caso, cambiò repentinamente opinione.
All'inizio, c'è stata battaglia tra Mel e Dorothy. "Mel è un misogino", dice Bates parlando del personaggio di Theroux, "ma lei insistette seguendo una linea precisa e menzionando Abigail Adams (moglie di John Adams, secondo presidente degli Stati Uniti) che nel 1776, in un tempo così lontano disse: "Devi accettarlo ragazzo, devi tener conto anche delle donne".
Cort vuole che gli spettatori prestino particolare attenzione all'atmosfera carica di tensione che c'è in aula. "Penso che le persone percepiranno la scena dell'aula di tribunale come un momento unico e di grande impatto emotivo. Ci sono state molte scene di processi, che mi sono piaciute, nella storia del cinema, ma Ruth Bader Ginsburg, interpretata da Felicity Jones, che sale per il discorso finale è davvero un momento toccante… e non è solo uno dei discorsi più lunghi che una donna abbia mai dovuto fare nella storia del cinema americano, ma di gran lunga il più stimolante e brillante". Cort ricorda che il discorso dura 5 minuti e 32 secondi.
Lo scenografo Nelson Coates, ammette di essere un grande fan di RBG, e dice che la sua più grande sfida nel ricreare i primi anni di Ruth, è stata farla sembrare autentica. "Non volevamo che sembrasse una caricatura, volevamo sostenere la storia in un modo che fosse accessibile e reale per lo spettatore, in modo da coinvolgerlo e farlo sentir parte di quel processo che cambiò la storia dei diritti civili".
Ambientato principalmente a New York degli anni '60 e '70, il film è stato girato quasi totalmente in interni a Montreal. "Ci sono molte strade che richiamano l'atmosfera newyorkese, come per esempio SoHo negli anni '70. Gli ambienti di cui avevo bisogno sono più facili da riprodurre a Montréal che a New York", spiega Coates.
Coates e la sua squadra avevano anche il compito di creare set in epoche diverse. "Creare diverse ambientazioni temporali nello stesso film, naturalmente è molto più complicato che girare un film ambientato in una sola epoca, specialmente se si tratta di una storia che non rispetta un ordine cronologico, quindi in un momento stai girando nella Boston del 1956 e il minuto dopo sei a Denver nel 1970… Volevamo mostrare molti periodi diversi e contemporaneamente raccontare l'evoluzione della giovane coppia, da studenti a coppia agiata e più avanti nella vita".
Coates spiega che la ricerca dei colori per le ambientazioni d'epoca sono state molto impegnative, soprattutto perché si è cercato di rispettare i processi di stampa e fotografici dell'epoca, che presentano tonalità e sfumature diverse. "Un mix di varie tecniche di ripresa ci ha permesso di avvicinarci a quelli che erano veramente quei colori – afferma. Mentre stavamo guardando alcun filmati d'epoca di Ruth, abbiamo notato un sacco di tonalità di blu e verdi. E Mimi disse Oh mio Dio, questi blu grigi e questi verdi che virano sul grigio sono così belli, applichiamoli come filtri anche nel film per rendere la pellicola più fedele al periodo storico".
Il film ha rappresentato una sfida per Coates, che afferma di essere stato molto felice di lavorare con il team di produzione. "È stato un progetto non programmato, non avevamo le idee chiare prima di iniziare con le riprese. Avevo già lavorato diverse volte, prima di questo film, con il direttore della fotografia Michael Grady e il costumista Isis Mussenden e naturalmente anche con Mimi. Tra noi c'era già un ottimo affiatamento e non è stato un problema discutere riguardo alcuni cambiamenti improvvisi, senza avere la sensazione di camminare sui gusci d'uovo. Puoi tranquillamente dire: Ehi, sai che l'abbiamo già fatto prima, che ne dici se lo facciamo di nuovo? Una delle prime cose che ho detto a tutta la squadra è che volevo sentire mio questo film".
Coates è convinto che questa storia possa essere fonte di ispirazione sia per gli uomini che per le donne. "Quando il pubblico vedrà il film spero che sarà in grado di comprendere quale importanza possa avere una persona (anzi due persone, marito e moglie) nell'influenzare e cambiare in modo positivo la propria vita e quella degli altri. Ma in questo caso, spero davvero che la gente sia ispirata da ciò che vede, da ciò che è accaduto negli anni '70 e che la maggior parte di noi considera come qualcosa di scontato", conclude Coates.
Isis Mussenden è stato molto felice di collaborare con Coates. "Io e Nelson abbiamo lavorato a stretto contatto, mi mandava costantemente foto delle cose che riusciva a trovare, dei luoghi e di quello che stava succedendo e io gli mandavo fotografie e allestimenti. Nel complesso, abbiamo comunicato costantemente e in modo coerente, così tutto ha funzionato nel modo più fluido".
Nella fase in cui ha impostato lo stile personale di Ruth, il costumista ha lavorato a stretto contatto con il reparto capelli e trucco". La definizione di un periodo inizia con i capelli e continua con i vestiti, non possono essere solo i vestiti. Bisogna prender in considerazione i vestiti, i capelli e per finire il trucco così da non creare incongruenze quando si passa a inquadrature più strette".
Jones ha anche dato alcuni suggerimenti per la scelta dei costumi "Felicity è davvero brillante e abbiamo lavorato a strettissimo contatto. Il mio lavoro è anche quello di aiutarli ad entrare bene nella parte". Quindi ci si confrontava su ciò che erano le percezioni di Felicity Jones rispetto al suo ruolo e cosa ne pensasse Isis Mussenden, e infine si tiravano le somme su ciò che fosse più giusto per il giudice Ginsburg.
Per questa storia così particolare, Mussenden ha voluto utilizzare diversi tessuti per i costumi: "Volevo mettere dei paletti in modo che le scene degli anni '70 non sembrassero come quelle del film Xanadu, e quelle degli anni '50 non sembrassero un film di Doris Day. Il mio obiettivo è stato far sembrare che gli attori avessero rubato i vecchi vestiti dal guardaroba delle persone che interpretavano".
Mussenden dice che buona parte della ricerca è stata spesa nella progettazione di costumi che dovevano rispecchiare perfettamente il periodo di riferimento, un lavoro impegnativo perché quella è una fase che genera molti dubbi. "Non importa quale periodo tu stia riproducendo, devi pensare a quello che deve comunicare il film e a come si vuole realizzarlo. Mimi voleva un film molto realistico e naturale, che si adattasse perfettamente alla nostra storia, e sebbene il giudice Ginsburg avesse uno stile raffinato, il vero senso della storia non verte su questo. Quindi volevamo riprodurre il suo stile ma soprattutto sottolineare la forza delle sue azioni".
Anche la biancheria intima ha giocato un ruolo importante nel film, secondo Mussenden: "Gli indumenti intimi in cui abbiamo calato le nostre donne degli anni '50 erano molto costrittivi. La biancheria intima di quel periodo era molto rigida, i reggiseni costruiti come mattoni… Scarpe e vestiti stretti come cinture di castità… Per poi saltare al 1970 dove la metà delle ragazze non indossava nemmeno il reggiseno e gli indumenti erano molto più morbidi, e inoltre iniziava l'epoca dei pantaloni… Cioè, chi ci pensa? Per me è stato emozionante ripercorrere l'intera storia sociologica di quello che è successo tra allora e oggi, è stato davvero divertente".
Le tecniche di regia si sposano magnificamente con la colonna sonora del film composta dal vincitore del premio Oscar, Mychael Danna, che lo descrive come: "Una partitura basata su due mondi: un mondo rappresenta lo spirito indomito della coppia Ruth e Marty, che erano un team forte, solidale e sostenuto da un grande affetto reciproco; l'altro è il vecchio mondo degli uomini, il pensiero conservatore e le ruote lente del Governo". Commentando gli stereotipi di genere, Danna ha detto: "Mimi ed io abbiamo deciso di ribaltare i cliché della musica: al posto di dare alle vecchie istituzioni guidate da uomini il solito suono da rullo di tamburi, fiati e armonie nobili, abbiamo preferito applicare queste idee al "tema di Ruth". Alle vecchie istituzioni viene invece dato un suono di idee impantanate nel passato, di pensiero ossificato".
"Mimi era sicura che gli uomini di quel periodo non fossero cattive persone, seppur consapevole che la scelta musicale li avrebbe delineati come tali. Erano uomini buoni che volevano il meglio per il loro paese, in cerca di un'America che avrebbe segnato un nuovo inizio per le loro famiglie. La musica che ho scritto per questa nuova realtà è emozionante, stimolante, piena di vita, direzione e concentrazione. È un inno al grande dono dei padri fondatori d'America: la capacità di cambiare".
Cort afferma "Una delle cose che amo di più di UNA GIUSTA CAUSA è che ci ricorda come persone con opinioni divergenti sulle questioni morali del Paese si potessero incontrare in un'aula di tribunale, e discutere serenamente la validità delle loro argomentazioni, per poi decidere se una legge dovesse essere cambiata".
King ritiene che la storia abbia un fascino universale. "Chiunque abbia mai dovuto affidarsi alla legge per tutelare un genitore, un figlio o un partner può immedesimarsi, e penso che sia incredibilmente importante per il pubblico internazionale perché tutti, nel corso della vita, abbiamo bisogno di un organo giuridico che sappia trattarci tutti allo stesso modo".
"Se ti guardi intorno, in tutto il mondo vengono affrontate sfide incredibili e l'unico modo per superarle è non discriminare il prossimo, tutti devono essere liberi di poter dire Sono una donna, sono un uomo, ho questa passione, ho questo talento, posso contribuire con qualcosa di mio, lasciatemelo fare. Queste sono le sfide che ci troviamo ad affrontare oggi!".
Il film ha anche un'importanza sociale secondo Leder. "La storia del giudice Ginsburg è più attuale che mai, la sua eredità parla ai movimenti MeToo e Time'sUp e alle disparità culturali, di genere, di sesso, di retribuzione, di diritti. Non è finita. È solo l'inizio e tutto è cominciato con lei".
Da guerriera della Giustizia a icona della cultura popolare
L'ottantacinquenne giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti è diventata un simbolo culturale moderna. Dal suo nomignolo "Notorious RBG" alla sua impressionante sessione di sollevamento pesi avvenuta a tarda notte in The Late Show con Stephen Colbert, fino all'esilarante imitazione da parte di Kate McKinnon in Saturday Night Live, Ruth Bader Ginsburg ha colpito in modo indelebile lo spirito culturale di oggi.
Il documentario del 2018, RBG, che racconta il cambiamento della sua vita da avvocato femminista a icona di Internet, ha debuttato al Sundance Film Festival con grande successo dalla critica e dal pubblico. I giovani fan ora collezionano t-shirt, tazze da caffè e meme online decorati con il suo volto.
In seguito al caso Moritz, Ginsburg ha co-fondato il Progetto per i diritti delle donne presso l'ACLU (Unione Americana per le Libertà Civili) nel 1972, e nel 1973 è diventata l'avvocato generale dell'Unione. Durante la sua collaborazione con The Women's Rights Project e ACLU, è stata coinvolta in più di 300 casi di discriminazione di genere, tra cui la decisione Reed v Reed, emanata nel 1971 e divenuta effettiva il 1 luglio 1972, in cui per la prima volta nella storia la Corte Suprema ha applicato la Clausola di Pari Protezione del Quattordicesimo Emendamento per eliminare una legge che discriminava le donne. Ginsburg è stata l'autrice del documento originale. Come direttrice dell'ACLU's Women's Rights Project, ha discusso sei casi di discriminazione di genere davanti alla Corte Suprema dal 1973-1976, vincendone cinque.
Nel 1980, il presidente Carter la nomina alla Corte d'Appello degli Stati Uniti per il Distretto di Columbia. È stata nominata alla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1993 dal presidente Clinton, divenendo la seconda donna ad essere abilitata dalla Corte Suprema a trattare casi di discriminazione di genere (dopo Sandra Day O'Connor).
Nel 1996, Ginsburg decretò la storica decisione da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti della Virginia, che il Virginia Military Institute, sostenuto dallo Stato, non potesse rifiutare di ammettere le donne. Nel 1999 ha vinto il premio American Bar Association's Thurgood Marshall per il suo contributo alla parità di genere e ai diritti civili.
Nel 2015, Ginsburg si è schierata con la maggioranza in due delle più rivoluzionarie sentenze della Corte Suprema. In King v. Burwell, è stata uno dei sei giudici a sostenere una componente critica dell'Affordable Care Act del 2010, che permette al governo federale di continuare a fornire sussidi agli americani che acquistino assistenza sanitaria attraverso "scambi" indipendentemente dal fatto che siano gestiti dallo Stato o a livello Federale. Nello stesso anno è stata determinante nella storica decisione di rendere legale il matrimonio omosessuale in tutti i 50 stati con Obergefell v. Hodges.
Il primo libro di Ginsburg, "My Own Words" uscito il 4 ottobre 2016 è comparso sulla lista dei migliori libri stilata dal New York Times.
Tra i numerosi riconoscimenti, Ginsburg è stata inserita tra le "100 donne più potenti" da Forbes nel 2009, tra le "Donne dell'anno 2012" da Glamour e tra le "100 persone più influenti del 2015" dal Time. UNA GIUSTA CAUSA esce in concomitanza con il 25° anniversario della Ginsburg come Giudice della Corte Suprema.
Colonna sonora originale
Here comes a change di Kesha
So che molte persone della mia generazione sono ciniche riguardo alla politica – e non biasimo nessuno per questo cinismo. L'attuale situazione nel nostro paese, dove notizie di attacchi ai diritti civili sono all'ordine del giorno, e dove la polarizzazione politica ha reso difficile anche il solo confronto sui problemi da risolvere, fa sì che chiunque possa lavarsi le mani dell'intero processo. Ma la cosa fondamentale da ricordare è questa: se non partecipiamo, se non facciamo sentire la nostra voce, le cose non faranno che peggiorare. Per creare il cambiamento duraturo che vogliamo, dobbiamo rimanere vigili e partecipi e soprattutto dobbiamo votare.
Questo pensiero è al centro della nuova canzone Here Comes the Change che ho scritto con Stephen Wrabel e Drew Pearson per UNA GIUSTA CAUSA. Quando mi hanno contattata per la prima volta per scrivere una canzone per il film, ho pensato di essere la persona sbagliata per il lavoro. Per me, scrivere canzoni è un processo così personale e quasi sempre ispirato da cose che ho sperimentato nella mia vita. L'idea di dover scrivere della vita di qualcun altro e che quella persona sarebbe stata niente meno che Ruth Bader Ginsburg mi intimidiva. Che importanza ha la mia voce in questo contesto? Ho pensato tra me e me.
Ma dopo aver visto il film, ero ispirata. È stato sorprendente vedere come Ruth Ginsburg abbia condotto una campagna così importante e rivoluzionaria. Guardando il film mi ha colpito quanto Ginsburg sia riuscita a realizzare nella sua vita e allo stesso tempo quanto c'è ancora da fare nella lotta per la parità dei diritti. Mi ha ricordato – e ha rafforzato in me – l'idea che ogni singola persona può operare un cambiamento duraturo, a partire da una piccola azione. Volevo fare quello che potevo per rendere omaggio a Ruth Ginsburg, che ha impegnato la sua vita a lottare instancabilmente per l'uguaglianza, senza segni di cedimento. Volevo far sentire anche la mia voce.
Ho sfruttato la mia influenza come artista, per far riflettere le persone attraverso la musica. Ho pensato a Bob Dylan e a come fosse riuscito ad essere schietto nelle sue canzoni durante il movimento per i diritti civili e la guerra del Vietnam. Nei suoi testi frasi come: C'è una battaglia fuori che infuria e scuoterà le vostre finestre frantumerà i vostri muri, perché i tempi stanno cambiando. E così ho voluto provare a scrivere parole che avrebbero aiutato ad ispirare gli altri a combattere l'odio e la divisione nello stesso modo in cui ha fatto Dylan.
Ecco perché Here Comes the Change inizia dicendo Un giorno me ne andrò. Il mondo continuerà a girare… Spero di lasciare questo posto migliore di come l'ho trovato. A volte i problemi del mondo sono così travolgenti, è paralizzante. Ed è vero, una persona potrebbe non essere in grado di risolvere ogni problema, ma possiamo certamente lasciare le cose meglio di come le abbiamo trovate.
Lo sappiamo perché è esattamente quello che hanno fatto persone come Ruth Ginsburg. Tutti, da Martin Luther King, Jr. a Harvey Milk, che hanno cambiato a loro modo l'America, hanno iniziato da se stessi con la convinzione che fosse necessario un cambiamento. Sapevano di non essere in grado di cambiare tutto, ma questo non gli ha impedito di agire o di continuare a crederci fermamente.
In Here Comes The Change canto un verso che dice Stiamo invecchiando…Questa non è una fase… Sai che è il momento per inviare il messaggio che questo momento è la nostra occasione per prendere il testimone e realizzare che il destino è nelle nostre mani.
Non penso che questo sia "politico". Per me, queste parole sono un inno all'amore e all'uguaglianza, la mia convinzione è che tutti dovrebbero poter avere la stessa opportunità di vivere una vita sana e sicura, piena di amore e di speranza, indipendentemente dal colore della pelle, dall'orientamento sessuale, dal sesso o dalla religione.
Nel secondo verso della canzone mi riferisco al fatto che apparentemente sembra che stiamo lottando per le stesse cose per le quali lottavamo mezzo secolo fa, lo stesso concetto, la stessa voglia giustizia e di uguaglianza. Ma la realtà è che il progresso non traccia una linea retta nella storia e a volte la giustizia è messa in discussione dalle persone al potere, forse per ricordarci che la libertà e il progresso umano non vengono senza sforzo.
Ecco perché per il video della canzone, diretto da Brandon Bloch e prodotto dalla Magic Seed Productions, ho voluto proseguire nel cammino degli attivisti politici del nostro Paese che nel corso degli anni hanno lottato per l'uguaglianza e il cambiamento positivo, ho voluto che la loro traccia fosse una sorta di preziosa eredità da non dimenticare mai. Il messaggio è che la lunga e fiera tradizione dell'attivismo sociale americano è viva e vegeta. È stato trasmesso di generazione in generazione. Continuerà ad evolvere, un traguardo alla volta e ora è più importante che mai. Alla fine del video abbiamo mostrato i volontari di HeadCount, un'organizzazione no-profit dedita ad aiutare le persone a registrarsi per poter accedere al voto e abbiamo creato un URL per guidare le persone a registrarsi.
Spero che la canzone e il video ricordino a tutti quelli che lo vedranno che non dobbiamo essere così grandi come questi eroi per fare la differenza. Possiamo tutti votare e combattere a favore di ciò in cui crediamo. Possiamo tutti avere un impatto positivo sul nostro futuro comune.
HomeVideo (beta)
info: 28/03/2019.
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