Non odiare (2020)
Non odiareIn una città del nord-est, un non-luogo mitteleuropeo, contaminato da tante etnie, pulsioni, sedimentazioni e dalle profonde radici ebraiche, vive Simone Segre (Alessandro Gassmann), affermato chirurgo di origine ebraica: una vita tranquilla, un appartamento elegante e nessun legame con il passato. Un giorno si trova a soccorrere un uomo vittima di un pirata della strada, ma quando scopre sul suo petto un tatuaggio nazista, lo abbandona al suo destino. Preso dai sensi di colpa, rintraccia la famiglia dell'uomo: Marica (Sara Serraiocco), la figlia maggiore; Marcello (Luka Zunic), adolescente contagiato dal seme dell'odio razziale; il "piccolo" Paolo (Lorenzo Buonora). Verrà la notte in cui Marica busserà alla porta di Simone, presentandogli inconsapevolmente il conto da pagare.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 10 Settembre 2020Uscita in Italia: 10/09/2020
Genere: Drammatico
Nazione: Italia, Polonia - 2020
Durata: 96 minuti
Formato: Colore, Formato 2:39:1
Produzione: Movimento Film, Agresywna Banda, Rai Cinema, Notorious Pictures (in associazione con), Ministero Per I Beni e Le Attività Culturali - Direzione Generale Cinema (con il sostegno di), Polish Film Institute (con il sostegno di), Regione Lazio (con il sostegno di), Friuli Venezia Giulia Film Commission (in collaborazione con)
Distribuzione: Notorious Pictures
Note:
Miglior Opera Prima dei Fabrique Du Cinéma Awards 2020.
In HomeVideo: in Digitale da mercoledì 30 Dicembre 2020 e in DVD da mercoledì 30 Dicembre 2020 [scopri DVD e Blu-ray]
Cast e personaggi
Regia: Mauro ManciniSceneggiatura: Davide Lisino, Mauro Mancini
Musiche: Aldo De Scalzi, Pivio
Fotografia: Mike Stern Sterzyński
Scenografia: Carlo Aloisio
Montaggio: Paola Freddi
Costumi: Catia Dottori
Cast Artistico e Ruoli:
Alessandro Gassmann
Simone Segre
Sara Serraiocco
Marica Minervini
Luka Zunic
Marcello Minervini
Lorenzo Buonora
Paolo Minervini
Produttori:
Mario Mazzarotto (Produttore), Alessandro Leone (Coproduttore), Emiliano Caradonna (Coproduttore), Maciej Stern Sterzyńsk (Produttore associato (Stern Pictures)), Mike Stern Sterzyński (Produttore associato (Stern Pictures)), Diego Panadisi (Produttore associato (Why Worry Production)), Greg Strasz (Produttore associato (Why Worry Production)), Guglielmo Marchetti (Produttore associato (Notorious Pictures))
Aiuto Regia: Fabrizio Procaccini | Suono di presa diretta: Luca Bertolin, Danilo Romancino | Casting Director: Antonella Perrucci, Anna Pennella | Organizzatore generale: Marta Razzano.
NEWS E ARTICOLI
Immagini
LA STORIA
La storia di Non odiare è ambientata in una città del nord-est, un non-luogo mitteleuropeo, contaminato da tante etnie, pulsioni, sedimentazioni e dalle profonde radici ebraiche. Qui, nel centro storico, vive Simone Segre (Alessandro Gassmann), un affermato chirurgo di origine ebraica: ha una vita regolare, senza scossoni, un appartamento elegante e più nessun legame con il passato. I duri contrasti con il padre, un reduce dei campi di concentramento morto da poco, l'hanno portato ad allontanarsi da lui ormai da anni. Tornando dall'allenamento settimanale di canottaggio, Simone si trova a soccorrere un uomo vittima di un pirata della strada. Ma quando scoprirà sul petto di questo un tatuaggio nazista, lo abbandonerà al suo destino. Nei giorni seguenti, però, prevarrà il senso di colpa per la morte dell'uomo e Simone rintraccerà la famiglia del neonazista che vive in un complesso periferico popolare: Marica, la figlia maggiore (Sara Serraiocco); Marcello (Luka Zunic), al suo primo ruolo da co-protagonista, il figlio adolescente contagiato anche lui dal seme dell'odio razziale; il "piccolo" Paolo (Lorenzo Buonora). Verrà la notte in cui, Marica busserà alla porta di Simone, presentandogli inconsapevolmente il conto da pagare…
"Né buoni né cattivi, ma semplicemente esseri umani": così immagina i personaggi il regista Mauro Mancini. In definitiva, "Personaggi ordinari alle prese con situazioni straordinarie". E proseguendo il regista dichiara apertamente: "Non odiare racconta quello che siamo sotto la pelle. La pelle bianca, 'ariana', che vorrebbero avere Marcello e i suoi amici neonazisti e quella bianca, 'non ariana', di Simone. La pelle tatuata del padre di Marcello e quella marchiata del padre di Simone. La pelle 'scura' dei migranti pestati a sangue nei bangla-tour e quella diafana, limpida di Marica. La pelle scura, spaccata dal sole che picchia sui barconi delle traversate. Quella 'sporca' dei "disperati" ai semafori. La pelle delle nostre città. E' il pretesto per riconoscere l'altro come diverso. È il pretesto per odiare l'altro come diverso. Non odiare è la nostra pelle".
Sulla genesi del soggetto e della sceneggiatura, che ha scritto con Davide Lisino, il regista afferma: "Abbiamo preso spunto da un fatto di cronaca avvenuto a Paderborn, in Germania. Un medico ebreo si rifiutò di operare un paziente a causa del vistoso tatuaggio nazista che aveva sulla spalla. Il medico, dopo essersi fatto sostituire da un collega, ha dichiarato: 'non posso conciliare l'intervento chirurgico con la mia coscienza'. La stessa coscienza che abbiamo immaginato impedisca al nostro protagonista di soccorrere lo sconosciuto dell'incidente". Il produttore Mario Mazzarotto, che ha fortemente voluto questo film, aggiunge: "C'è stata una gestazione produttiva lunga e complessa, durata 5 anni. In anni in cui l'Italia e l'Europa sono attraversate da pericolosi e inquietanti venti nazionalisti, di fronte alle difficoltà ho perseverato. Il film, senza voler dare risposte, ci aiuta a interrogarci sulle origini dell'odio razziale e le sue conseguenze. Ed anche sulle contraddizioni dell'animo umano e la dilagante xenofobia".
Premi e Festival
Si è tenuta sabato 18 dicembre 2020 la sesta edizione dei Fabrique Du Cinéma Awards, un premio alla creatività e alla sperimentazione per tutti i filmmaker che si impegnano con ogni mezzo a dar vita a nuovi stili e contenuti.
Non Odiare di Mauro Mancini ha vinto per la categoria Miglior Opera Prima della sesta edizione dei Fabrique Du Cinéma Awards (2020) con voto unanime della giuria. Ad annunciare il premio i fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo, questa la motivazione: "Un esordio importante, rigoroso, estremamente coeso e con un cast scelto in maniera fantastica con attori consolidati e grandissime sorprese e una regia che racconta una storia archetipica con uno sguardo sobrio e visivamente aderente al contemporaneo. All'unanimità il premio Opera Prima Fabrique du Cinema va a Non Odiare di Mauro Mancini."
Il lungometraggio di Mauro Mancini è stato l'unico film italiano in Concorso alla 35. edizione della Settimana Internazionale della Critica sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) nell'ambito della 77. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia: qui, Alessandro Gassmann ha vinto il Premio Francesco Pasinetti per la migliore interpretazione maschile.
Il film è stato selezionato in festival nazionali ed internazionali, tra cui:
• 43th Denver Film Festival 2020: Italian Showcase
• 25th Gold Coast International Film Festival (New York)
• 29th St. Louis International Film Festival 2020: International Spotlight
• 43th Festival du Film Italien de Villerupt 2020: Sélection Officielle
• 28th Raindance Film Festival 2020: Discovery (UK premiere)
• 36th Haifa International Film festival 2020: Panorama
• 7th Italian Film Festival Berlin 2020: Official Competition (German Premiere)
• 61th Thessaloniki International Film Festival 2020: Open Horizon (Greek Premiere)
• 30th Stockholm International Film Festival 2020: Discovery (Swedish premiere)
• 42th Cairo International Film Festival 2020: (African Premiere)
• 25th Kolkata International Film Festival 2020
• 22th Festival del cinema italiano di Ajaccio 2020
• 12th Les Arcs Film Festival 2020: Play Time (Francia)
• 25. Linea d'Ombra Festival
NOTE DI REGIA – Parla Mauro Mancini
Italia, Novembre 2019. Alla senatrice a vita Liliana Segre – 89 anni, reduce dei campi di concentramento, sopravvissuta allo sterminio nazista – a 74 anni dalla fine della seconda guerra mondiale – viene assegnata una scorta a seguito delle numerose minacce ricevute. Questa è solo una delle ultime, gravi, notizie di una lunghissima lista che purtroppo è destinata ad allungarsi sempre di più, non solo in Italia. Solo per citarne un'altra, in Francia a dicembre dello stesso anno, il ministro Castaner annuncia la creazione di un "ufficio nazionale di lotta contro l'odio". La decisione è stata presa dopo che in Alsazia sono state vandalizzate oltre cento tombe con delle svastiche. Ci troviamo di fronte a un'escalation di eventi e proclami allarmante, inquietante, pericolosa. Non è vero che la storia si ripete – le condizioni non sono mai identiche – ciò che si ripete è l'esperienza del male e dell'odio. E a questi semi nocivi basta un po' di vuoto per germogliare. Un vuoto di significato, di comunicazione, di memoria. Non odiare parla del fatto che l'odio produce onde che si protraggono nel tempo, lente, ma sempre implacabili e violente. Onde che investono inevitabilmente tutti, anche individui che nulla hanno a che fare con quel male originario e che ne hanno letto solo nei libri di storia. Un seme del male talmente profondo che ne basta la sola evocazione per attraversare il tempo e contagiare anche individui comuni, miti e onesti. E farli diventare, a loro volta, una sorta di nuovi carnefici. Proprio come succede a Simone Segre, medico di origine ebraica, un individuo che nel passato, durante l'Olocausto, sarebbe appartenuto alla categoria delle vittime, a chi ha dovuto subire il male. Simone, a causa di quel male, molti anni più tardi, finisce per diventare in qualche modo un carnefice a sua volta. Ribaltando tragicamente i ruoli e trasformando in vittime proprio un neonazista e i suoi figli. Non odiare racconta cosa comporta l'eredità del male e il conseguente tentativo di riparare ai propri errori, spezzare la catena dell'odio che rischia di ridurre le nostre identità al ruolo di pedine, senza altra via d'uscita. II cognome Segre, omonimo della senatrice a vita, è una coincidenza assoluta, imprevedibile, e al contempo rivelatoria del fatto che l'odio si nutre di pregiudizi ormai riconoscibili. Proprio per questo ci turba e sgomenta vedere che invece si perpetuano ancora oggi, nel Ventunesimo secolo.
Il regista parla del Cast del film
"Ho sempre immaginato i tre protagonisti di Non odiare come delle isole" racconta il regista. "Volevo che parlassero il meno possibile e che riuscissero a restituire sentimenti ed emozioni attraverso il corpo, i silenzi, gli sguardi, i non detti. Per questo ho impostato e incentrato il lavoro con gli attori sulla 'sottrazione' e sull'attenzione ai piccoli particolari che potessero renderli veri, tangibili".
Mauro Mancini su Simone Segre: "In un certo immaginario distortamente razzista, spesso l'aspetto dell'ebreo è associato a quello di un uomo sgraziato, gracile e con il naso adunco. Proprio per andare contro quel cliché, ho pensato che Alessandro Gassmann – peraltro in parte di origine ebraica – con la sua fisicità imponente di uomo aitante e sportivo fosse perfetto per la parte. Queste caratteristiche fisiche e la sua grande capacità attoriale di cesellare i chiaroscuri dei personaggi unite a una padronanza del lavoro sui "silenzi" e sulla "sottrazione" costituivano per me le qualità essenziali per interpretare il protagonista Simone Segre. "
Mauro Mancini su Marica Minervini: "Sara Serraiocco, è un'attrice di grande sensibilità e spontaneità, che sa lavorare come poche sugli sguardi e sulle debolezze dei personaggi che interpreta. Ha saputo incarnare al meglio una giovane donna che vive sul crinale doloroso tra fedeltà alla famiglia, cioè al passato imbevuto d'odio, e voglia di ripartire con una nuova vita, verso un futuro diverso. "
Mauro Mancini su Marcello Minervini: "Luka Zunic, giovanissimo come il personaggio che interpreta, dotato di un grande talento istintivo, si è imposto nei provini con la sua rabbia nervosa e una fragilità trattenuta che mi hanno rapito immediatamente. L'interpretazione di Luka, al suo primo ruolo da co-protagonista, è stata una scommessa che abbiamo vinto insieme, lavorando fianco a fianco giornalmente e facendo una lunghissima preparazione senza lasciare nulla al caso, concentrandoci su ogni aspetto, su ogni sfumatura del suo personaggio."
Il regista parla dello Stile del film
Il film ha un approccio realistico alla storia, per questo ho scelto di girare in modo "classico", con la macchina a servizio delle vicende e dei sentimenti dei personaggi, senza rivelare la sua presenza, senza mai intromettersi troppo. Uno stile "nudo", in qualche modo, per mettere a nudo i protagonisti di questa vicenda di persone qualunque in situazioni al limite. In una storia come questa, che riguarda l'avvicinamento di due umanità avverse e che più distanti non si potrebbe, volevo che ciò che i personaggi non si dicono fosse più importante di ciò che si dicono. I gesti, gli sguardi, i silenzi, le pause fra una battuta e l'altra costituiscono la grammatica fondante di questo film.
Il regista parla della Struttura del film
Il lungometraggio segue una narrazione lineare, divisa in tre parti più un prologo. Nel prologo, vediamo il protagonista Simone bambino, costretto dal padre, reduce dai campi di concentramento, a scegliere il gattino di una nidiata e uccidere gli altri, affogandoli. Un rito di passaggio molto violento, quasi una metafora della violenza nazista subita dal padre di Simone. Nel primo atto seguiamo totalmente il protagonista. Simone, un medico chirurgo, uomo con un lavoro prestigioso, con una vita "normale", apparentemente appagante. Un giorno come tanti mentre Simone si allena in canoa lungo il corso di un fiume sente il frastuono di un incidente e una delle auto coinvolte che fugge a grande velocità. Nel soccorre la vittima dell'incidente scopre che questi porta il tatuaggio di una svastica nazista e decide così di lasciarlo al suo destino. Lui sa cosa ha passato suo padre, anche lui è ebreo. E non può dimenticare. Il secondo atto è il momento del rimorso, del senso di colpa. Il protagonista viene a sapere di aver causato la rovina economica della famiglia dell'uomo e, quasi morbosamente, vuole sapere chi sono le persone a cui lui ha sconvolto l'esistenza. E così finisce per avvicinare i figli del neonazista sconosciuto, nel tentativo di rimediare a ciò che ha fatto al loro padre. Il secondo atto è anche la fase in cui veniamo a conoscenza dei figli del neonazista, ne seguiamo la vita e scopriamo la loro reazione emotiva al lutto che hanno subito. Nel terzo atto al protagonista viene presentato il conto delle sue azioni. Il medico rischia di perdere completamente sé stesso. Ma le persone sono imprevedibili e la pericolosa vicinanza di Simone con i figli del neonazista ha cambiato ancora una volta il corso degli eventi.
Qual è stata l'origine di questo film, cosa avevi in mente?
Per me e il mio sceneggiatore la scintilla è stata un fatto di cronaca avvenuto nel 2010 in Germania, a Paderborn, dove un chirurgo di origini ebraiche si è rifiutato di operare un uomo che aveva un tatuaggio nazista. In quel caso il medico si è fatto sostituire da un collega senza creare pericolo per il paziente. Noi invece ci siamo immaginati cosa sarebbe successo se la stessa situazione si fosse presentata senza protezione, dove la scelta del medico avesse fatto la differenza fra vivere e morire. Lo abbiamo messo nella situazione morale ed esistenziale più critica e abbiamo cercato di capire come ne potesse uscire, sempre che fosse in grado di farlo. Questo, però, non è esattamente un film sull'antisemitismo. Nasce da qualcosa di più generale e profondo, legato a una sorta di "difetto di fabbrica" connaturato all'uomo in ogni epoca: l'odio verso l'altro da sé, verso chi non si conosce. L'Olocausto è diventato l'emblema supremo di questo discorso, ma vale per tutte le epoche e le latitudini, ad esempio per la questione degli afroamericani negli Stati Uniti o per quella dei migranti di questi ultimi tempi. L'odio è un fiume carsico che percorre la storia dell'umanità. Per questo, Non odiare credo possa essere una storia universale e fuori dal tempo.
In effetti, il tuo film presenta un dilemma morale che chiama in causa direttamente lo spettatore, come se gli chiedessi: E tu al posto del protagonista cosa faresti?
Sì, è esattamente quello che volevo fare. In realtà, se ci riflettiamo, anche se il protagonista avesse lasciato vivere lo sconosciuto neonazista all'inizio del film, ci sarebbero state delle conseguenze etiche. Questo film parla di persone che la vita mette di fronte a scelte morali radicali, viscerali, sconquassanti. E poiché le nostre azioni lasciano sempre un segno, delle conseguenze che attraversano il tempo come una freccia che, alla fine, ineluttabilmente, colpirà qualcuno. E dunque è anche un film sulla memoria e sulla colpa, sull'eredità morale che i padri lasciano ai figli.
Che reazioni speri di suscitare con il film?
Mi sono sempre sforzato di non giudicare i personaggi, non voglio dare risposte facili, vorrei porre delle domande. I personaggi fanno un percorso nel film, piccolo o grande, che prevede anche diversi colpi di scena perché le conseguenze di scelte estreme sono sempre imprevedibili. Detto ciò, le contraddizioni della vita rimangono e fin dalla scrittura abbiamo cercato di essere onesti su questo. Quello che spero è che alla fine lo spettatore uscirà dal cinema con la domanda: da che parte penderà il futuro? Verso la tolleranza o verso l'odio? Se gli spettatori si sentissero personalmente coinvolti da questa domanda e pensassero che forse la risposta finale dipende da ognuno di noi, vorrebbe dire aver fatto un buon lavoro.
Il film è un'opera prima, ma le scelte stilistiche e narrative sono chiare, c'è un'impronta registica molto ben definita e cucita su misura alla storia da raccontare. In breve: la scelta di "fare una regia", scegliere un punto di vista chiaro, fornire un'interpretazione visiva della storia, con le immagini che delineano il ritratto intimo della solitudine che avvolge i protagonisti…
Per il mio primo lungometraggio, sapevo di avere scelto un tema difficile, controverso. Ma sapevo anche che mi appassionava perché riguarda una delle cose che di più vale la pena raccontare: il cuore umano in conflitto con sé stesso. Tutti e tre i protagonisti del film, infatti, si trovano prima o poi a dover affrontare una battaglia interiore fra i loro sentimenti, i loro pregiudizi e le aspettative che ognuno di loro ha su di sé. Per raccontare queste traiettorie umane, mi sono convinto che la macchina da presa dovesse mantenere una "giusta distanza" dai personaggi, senza psicologismi né sottolineature. Un po' come se a guardarli fosse un osservatore muto che rimane in disparte in un angolo della stanza. Credo che, spesso, siano le inquadrature con meno enfasi a portarci al cuore di una questione (di nuovo il cuore, non a caso). Per questo ho scelto di usare, per il racconto delle singole scene, sempre un numero ridotto di inquadrature da cui osservare i personaggi e i loro movimenti nell'ambiente. Uno stile asciutto in cui ho privilegiato spesso i campi lunghi e i totali, rimanendo quando possibile in piano sequenza. Girando in questo modo, volevo che i dilemmi morali della storia emergessero con forza spontanea, senza pilotare il giudizio dello spettatore. Il quale è messo nella condizione di partecipare con empatia alle vicende dei protagonisti e al contempo sentirsi impotente di fronte alle azioni e alle scelte laceranti che fanno. Che, poi, in fondo, mi pare siano le emozioni che proviamo tutti di fronte a certi eventi incontrollabili della nostra vita.
La storia di Non odiare è ambientata in una città del nord-est, in un non-luogo mitteleuropeo. La città dove hai girato il film è Trieste: perché questa scelta?
Sicuramente Trieste è uno dei posti migliori da cui osservare il mondo, per storie in cui c'è la compresenza spaziale del passato e del presente, quando si tratta di conflitti interiori, sensi di colpa e c'è il contagio dell'intolleranza razziale. La storia di Non odiare è stata girata a Trieste, cuor d'Europa (Svevo prima e Saba poi l'han fatta amare a noi tutti), luogo per storia riccamente contaminato e innervato da tante etnie, pulsioni, sedimentazioni: un seducente melting-pot e una "scontrosa grazia", per questa città mitteleuropea dalle profonde radici ebraiche, testimoniate dall'antica sinagoga, dove, per la prima volta, è stata girata la scena di un film.
Interviste e dichiarazioni del regista dal pressbook del film.
HomeVideo (beta)
info: 10/09/2020.
Puoi cercare "Non odiare" nelle principali piattaforme di VOD: [Apri Box]