Un anno con Salinger (2020)

My Salinger Year
Locandina Un anno con Salinger
Un anno con Salinger (My Salinger Year) è un film del 2020 prodotto in Canada e Irlanda, di genere Drammatico diretto da Philippe Falardeau. Il film dura circa 101 minuti. Tratto dal romanzo 'Un anno con Salinger' di Joanna Rakoff. Il cast include Margaret Qualley, Sigourney Weaver, Douglas Booth, Seána Kerslake, Brian F. O'Byrne, Colm Feore, Théodore Pellerin, Yanic Truesdale, Hamza Haq, Leni Parker, Ellen David, Romane Denis. In Italia, esce al cinema giovedì 11 Novembre 2021 distribuito da Academy Two.

Joanna, aspirante scrittrice, è l'assistente di Margaret, l'inflessibile agente letteraria di J. D. Salinger. Il suo compito è cestinare la mole di lettere indirizzate al grande romanziere, ma di nascosto dagli occhi di Margaret, la ragazza comincia a personalizzare le risposte. Le conseguenze saranno imprevedibili e appassionanti, comiche e toccanti.

New York, anni ’90: dopo aver lasciato gli studi di specializzazione universitaria per diventare scrittrice, Joanna viene assunta come assistente di Margaret, l’agente letteraria impassibile e un po’ rétro di J.D. Salinger. Joanna trascorre le sue giornate in un elegante ufficio dalle pareti ricoperte di legno – dove regnano ancora i dittafoni e le macchine da scrivere, e gli agenti si addormentano dopo pranzi innaffiati da Martini – e le sue notti in un appartamento di Brooklyn senza neppure un lavello, con il suo ragazzo anticonformista. Il compito principale di Joanna è rispondere con un messaggio formale dell’agenzia, alle migliaia di lettere inviate dagli ammiratori di Salinger. Ma leggendo le parole struggenti che giungono all’autore da tutto il mondo, Joanna diventa sempre più riluttante a rispondere con la lettera impersonale dell’agenzia e d’impulso inizia a personalizzare le risposte. Le sue lettere spiritose e commoventi le permetteranno, attraverso la voce del grande scrittore, di scoprire la propria.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 11 Novembre 2021
Uscita in Italia: 11 Novembre 2021 al Cinema
Genere: Drammatico
Nazione: Canada, Irlanda - 2020
Durata: 101 minuti
Formato: Colore
Distribuzione: Academy Two
Soggetto:
Tratto dal romanzo 'Un anno con Salinger' di Joanna Rakoff.

Cast e personaggi

Regia: Philippe Falardeau
Sceneggiatura: Philippe Falardeau
Musiche: Martin Léon
Fotografia: Sara Mishara
Scenografia: Elise de Blois
Montaggio: Mary Finlay
Costumi: Patricia McNeil

Cast Artistico e Ruoli:
foto Théodore Pellerin

Théodore Pellerin

Ragazzo di Winston-Salem
foto Ellen David

Ellen David

Agente di collocamento
foto Romane Denis

Romane Denis

Ragazza che vuole un dieci
foto Tim Post

Tim Post

J.D. Salinger
foto Matt Holland

Matt Holland

Clifford Bradbury



Produttori:
Luc Déry (Produttore), Kim McCraw (Produttore), Ruth Coady (Coproduttore), Susan Mullen (Coproduttore), Philippe Falardeau (Produttore esecutivo), Joanna Rakoff (Produttore esecutivo), Mary Jane Skalski (Produttore esecutivo), Hussain Amarshi (Produttore esecutivo), Celine Haddad (Produttore esecutivo), Emilie Georges (Produttore esecutivo), Naima Abed (Produttore esecutivo), Claude Paiement (Line Producer)


Direttore artistico: Claude Tremblay | Suono: Claude La Haye | Designer del suono: Fionan Higgins | Mixer di registrazione: Bernard Gariépy Strobl | Casting: Billy Hopkins, Ashley Ingram | Direttori del casting: Rosina Bucci, Nadia Rona | Direttore di produzione: Michelle Quinn | Supervisore di post-produzione: Erik Daniel | Supervisore musicale: Sébastien Lépine, Opale Lavigne | Consulente musicale: Mary Ramos.

Recensioni redazione

Un anno con Salinger, la recensione del film con Margaret Qualley e Sigourney Weaver
Un anno con Salinger, la recensione del film con Margaret Qualley e Sigourney Weaver
Matilde Capozio, voto 6/10
Come le strade del leggendario autore de 'Il giovane Holden' e di una giovane aspirante scrittrice si sono incrociate nella metà degli anni '90, in un racconto di formazione che è anche un omaggio all'amore per la letteratura.

INTERVISTA CON IL REGISTA

La biografia di Joanna Rakoff, Un anno con Salinger, rappresenta il suo primo adattamento di un libro per il cinema. Che cosa l’ha attratta di questa storia?
Stavo curiosando in una libreria, e ho preso in mano la biografia di Joanna, attirato dal titolo e dal fatto che l’autrice fosse una donna. Fino ad allora, avevo realizzato film che avessero principalmente dei protagonisti maschili, e stavo cercando un’idea per un film con un personaggio centrale femminile. Leggendo il libro ho trovato la scrittura di Joanna commovente e al tempo stesso divertente nella descrizione dei dettagli. Potevo immedesimarmi in quel momento, pieno di incertezze, in cui dobbiamo decidere che cosa vogliamo fare della nostra vita, quando non siamo ancora completamente consapevoli dell’intera gamma delle nostre possibilità. Un momento in cui tutto è possibile, ma anche in cui tutto sembra al di là della nostra portata.

Qual è stato il suo approccio nell’adattare questa storia? Com’è riuscito a rimanere fedele alla storia di Joanna e al tempo stesso concedersi la libertà creativa come regista?
Sia il libro che il film non seguono il filo di una trama precisa. In un film è necessario che siano presenti dei momenti di tensione e di slancio. Ho inserito dei fatti e degli accadimenti usandoli come strumenti per trasformare la letteratura in cinema. La letteratura può permettersi di avere molto più contenuto e di sostenere temi con tanti livelli di lettura, senza per questo risultare confusa. Permette anche un accesso diretto alla mente del protagonista. Trasformare un libro in un film di solito significa fare delle scelte, creare personaggi dalle tante sfaccettature e trasformare la loro voce interiore in azioni concrete. All’inizio, ho provato a inventare delle scene; ma, stavo raccontando la vita di una persona reale, e volevo restare fedele alla sua esperienza. Ma bisognava usare la finzione per trasmettere le idee e i sentimenti contenuti nel libro.
La Rakoff ha seguito tutto il processo creativo leggendo le mie bozze. Ricordo che una volta ci siamo seduti insieme a Cambridge, dopo che avevo steso la seconda o la terza bozza. Le erano piaciute le mie aggiunte e mi aveva incoraggiato a proseguire. Così ha avuto inizio questa divertente collaborazione: più materiale inventato inserivo nella storia, più mi avvicinavo allo spirito del suo libro. Joanna si è rivelata indispensabile anche nella stesura dei dialoghi. L’inglese è la mia seconda lingua, e lei mi ha aiutato a garantire che il linguaggio fosse quello adatto al periodo e a quella generazione.

Durante tutto il film seguiamo personaggi che sono spesso estranei all’ambiente in cui si trovano. In Un anno con Salinger, Joanna viene scaraventata nel mondo letterario e deve imparare a muoversi in quell’ambiente. 
I miei film contengono sempre “un incontro con l’altro”. È un meccanismo che ho sviluppato quando avevo 23 anni, nel 1992, partecipando a Race Around the World, uno spettacolo televisivo su Radio-Canada che richiedeva di filmare 18 cortometraggi in 17 Paesi. Durante quel lungo viaggio, ero sempre un outsider che cercava di inserirsi. A quell’epoca, gli ambienti stranieri influenzavano molto i miei film. Il libro della Rakoff mi ha permesso, ancora una volta, di accedere a un mondo che mi era sconosciuto. Proprio come la protagonista che deve avventurarsi in un territorio nuovo in ambito professionale ma anche personale.
Al centro del suo viaggio ci sono tutti quegli ammiratori di Salinger che gli scrivono, in un disperato tentativo di creare un legame con lui. Il lavoro di Joanna è proteggere Salinger da queste persone, ma trova un modo molto personale di eseguire il compito che le è stato assegnato, e questo l’aiuterà a entrare in contatto con la vera se stessa.

La trama del libro affronta temi in contrasto tra di loro. Come è riuscito a rendere queste contraddizioni nella sceneggiatura?
Il libro affronta temi contrastanti – la contrapposizione fra letteratura e business, fra successo e privacy, fra il vecchio e il nuovo, fra l’amore e l’ambizione. È stata una vera sfida cercare di affrontare tutti questi argomenti senza appesantire la trama. Sono riuscito a farlo focalizzandomi sulla figura di Joanna, seguendo da vicino il suo personaggio e lasciando che i vari temi si sviluppassero sullo sfondo. Uno di questi temi che ho sentito molto vicino a me era il perenne dibattito sull’arte rispetto al business.
Il film presenta il mondo letterario pieno di sfaccettature, e raffigura il processo creativo e quello commerciale delle arti come due processi che sono entrambi necessari e complementari.
Noi tutti vogliamo credere che la letteratura sia qualcosa di separato dal commercio ma in realtà non è così. Il suo lato commerciale è molto importante, e questo spiazza Joanna.
All’estremità opposta c’è il ragazzo socialista di Joanna, Don, che afferma: “È scrivere che fa di te uno scrittore. Pubblicare è solo commercio.” Questa filosofia priva di compromessi è ingenua; in fondo, non siamo tutti felici che i nostri autori preferiti vengano pubblicati? Gli artisti devono guadagnarsi da vivere. Ma occorre che si venga a creare un equilibrio fra arte e commercio. Ne sono ben consapevole per quanto concerne la cinematografia, e non senza un po’ di frustrazione. Voglio realizzare film senza compromessi, ma voglio anche trovare qualcuno che li finanzi. E voglio che arrivino agli spettatori.

Per chi non ha letto il libro, Salinger è onnipresente eppure non è al centro della storia. 
Salinger è una presenza che aleggia sempre nelle pagine del libro, e ho dovuto trasporre visivamente questa presenza. Nelle svariate bozze della sceneggiatura, ho tentato varie strade. Ho persino preso in considerazione quella di non offrire affatto una descrizione di Salinger, ma questo mi dava l’impressione di evitare quella presenza gigantesca. Salinger è stato una nota positiva nell’anno di Joanna Rakoff, e avevo bisogno di trasmetterlo. Così ho escogitato un modo divertente di ritrarre Salinger attraverso il punto di vista di Joanna.

Del film fanno parte anche i racconti di alcuni ammiratori di Salinger che esprimono le emozioni profonde che avevano provato leggendolo. 
Il mondo di Salinger viene ricreato attraverso le tante lettere dei suoi ammiratori ricevute da Joanna. Questo è un esempio di come ho dovuto trasformare in cinema la letteratura, e inventare un mondo parallelo per i suoi fan. L’esperienza di lettura di Salinger, raccontata dai suoi ammiratori, è diventata un argomento narrativo centrale che mi ha permesso di legare insieme le varie parti del film.
Posso mettermi personalmente nei panni dei suoi fan. Nei momenti chiave della mia vita, ho scritto a registi o scrittori le cui opere mi avevano toccato profondamente. Hanno tutti risposto alle mie lettere, e questo ha avuto su di me un effetto profondo, non tanto per quello che mi hanno scritto, ma perché si sono presi la briga di dare un riconoscimento alla conversazione che l’arte è in grado di evocare.

Mi parli della scelta degli attori, Sigourney Weaver, nei panni di Margaret e Margaret Qualley in quelli di Joanna e di come sono riusciti a dare vita ai personaggi
Ho visto Margaret Qualley in La scelta (Novitiate) e nella pubblicità di Kenzo diretta da Spike Jonze. Ci siamo incontrati una prima volta a New York, e le ho detto che volevo portare sullo schermo il personaggio di Joanna e la sua storia. Avevo già steso alcune versioni della sceneggiatura, ma volevo scrivere il resto avendo in mente un’attrice e pensavo che lei potesse essere quella giusta. Ho dato a Margaret il libro di Joanna Rakoff e le ho chiesto di leggerlo e di dirmi se secondo lei avevo tralasciato qualcosa che pensava fosse importante. Lo ha letto e poi ne abbiamo parlato a lungo. E ho riscritto la sceneggiatura tenendo presenti le sue osservazioni.
Sigourney è stata letteralmente un regalo per il mio compleanno. Sono andato a New York proprio in quella data, e ci siamo incontrati in una sala da tè vicina a dove vive. Devo confessare che ero molto emozionato per quell’incontro. Abbiamo parlato in francese, della città, di teatro, di libri, un po’ di tutto. Sigourney conosce bene il mondo letterario di New York che viene descritto nel libro, e abita nello stesso quartiere dove vive il personaggio reale del capo della casa editrice. Sarebbe stata in grado di guidarmi attraverso le tante sfumature di quel mondo, visto che io ero un estraneo che stava cercando di avvicinarsi per la prima volta.
Sono stato molto fortunato a lavorare con un cast straordinario. Douglas Booth e Brían O’Byrne hanno contribuito al film con il loro ottimo lavoro in ruoli secondari, per non parlare di Theodore Pellerin, che interpreta il ruolo del fan di Winston-Salem.

Il design del set e dei costumi riesce a equilibrare l’epoca dinamica in cui ha luogo la storia (gli anni ’90) e al tempo stesso a incorporare l’estetica moderna della metà del secolo, l’epoca di Salinger. Come ha concepito le due estetiche specifiche di queste epoche?
Gli anni ’90 si qualificano decisamente come “periodo” per quanto riguarda la scenografia del film. Ma si tratta di un’epoca complicata, una temporale terra di nessuno che non è abbastanza lontana nel tempo da offrire un alone di nostalgia o una sensazione di fascino in termini di colori e consistenze.
Tuttavia, quell’epoca presentava dei dettagli divertenti che abbiamo cercato di sfruttare dal punto di vista narrativo: era un’epoca di cambiamenti nel mondo delle comunicazioni, della stampa e dell’editoria. Nel 1996, le persone stavano solo iniziando a familiarizzare con la posta elettronica e con Internet, e alcuni di noi, me incluso, pensavano che si sarebbe trattato solo di una moda temporanea. Ma soprattutto quasi nessuno possedeva un telefono cellulare. Gli sms non esistevano. Questo nel film non è importante solo dal punto di vista visivo, ma racconta anche qualcosa sul modo in cui comunicavano le persone.
Girare a Montreal un film ambientato a New York ha presentato parecchie difficoltà.
Dovevamo ricreare tre New York diverse: innanzitutto la Brooklyn degli anni ’90, la Williamsburg pre-gentrificazione. In secondo luogo, sull’altra sponda dell’East River, una Manhattan mid-town credibile, a livello di strada, e un’agenzia letteraria atemporale. La vera agenzia si trovava su Madison Avenue; nel libro di Joanna è descritta come un luogo rimasto fermo nel tempo, una sorta di Paese delle Meraviglie. Era una delle più antiche agenzie letterarie e stilisticamente aveva mantenuto molto del suo vecchio fascino. La nostra idea era non usare green screen per quello che sarebbe apparso oltre i vetri dell’agenzia, e così abbiamo impiegato oltre cinque mesi per trovare, a Montreal, una location con un’atmosfera art déco e che fosse circondata, all’esterno, da una sorta di midtown. Elise de Blois ha fatto un lavoro eccezionale nel ricreare da zero l’agenzia basandosi sulle descrizioni di Joanna. Quando Joanna è venuta a trovarci sul set, è rimasta senza parole. Quanto ai costumi non volevo calcare troppo sul periodo, specialmente per quanto riguardava Joanna. Patricia McNeil ha creato per lei un guardaroba che dava la sensazione di essere una combinazione di vestiti che le erano stati regalati e di roba vintage che aveva trovato nei negozi di abiti usati.


intervista dal pressbook del film

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