Light of My Life (2019)
Light of My LifeNell’atmosfera disperata di un paesaggio post-pandemico e distopico, a seguito di una pestilenza che ha ucciso quasi tutte le femmine del mondo, un padre e una figlia cercano di sopravvivere nelle città del Midwest americano, nascondendosi nei boschi, lontano dal pericolo degli uomini. Proteggere Rag (Anna Pniowsky), che ha 11 anni, è la preoccupazione principale del suo amorevole papà (Casey Affleck). Lui mostra alla bambina come sopravvivere mangiando solo i frutti della terra, le insegna l’etica e la storia, esercita la sua memoria e le dà lezioni sulla moralità – cercando di onorare sempre e rafforzare la giovane donna che sta diventando e ricordandole quanto la sua mamma (Elisabeth Moss) la adorasse. Ma poi un incontro casuale mina tutte quelle precauzioni che il papà e Rag avevano preso, mettendo a rischio il rifugio che si erano creati in quel mondo pericoloso e ossessivamente squilibrato.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 7 Novembre 2019Uscita in Italia: 07/11/2019
Genere: Drammatico
Nazione: USA - 2019
Durata: 119 minuti
Formato: Colore
Produzione: Black Bear Pictures, Sea Change Media
Distribuzione: Notorious Pictures
Note:
Presentato l'8 Febbraio 2019 al Berlin International Film Festival.
In HomeVideo: in Digitale da giovedì 19 Marzo 2020 e in DVD da giovedì 19 Marzo 2020 [scopri DVD e Blu-ray]
Passaggi in TV:
• lunedì 04 Dicembre ore 03:10 su Sky Cinema Due
• martedì 05 Dicembre ore 03:15 su Sky Cinema Due +24
Recensioni redazione
NEWS E ARTICOLI
Immagini
Light of my Life, debutto alla regia di Casey Affleck, basato sulla sua stessa sceneggiatura, combina un dramma di sopravvivenza, una storia per adulti e una potente metafora sulla genitorialità, lasciando che la preoccupazione per un singolo figlio diventi al contempo plauso e speranza per una specie che sta affrontando le sue maggiori sfide. Come il padre – noto solo come “Papà”, come lo chiama Rag – non riesce a trovare le parole per spiegare quel mondo alla figlia, così anche il film si trattiene dal raccontare tutto al suo pubblico. Il mondo è distopico, ma stranamente tranquillo; l’umanità è al collasso, sebbene la crudeltà persista; la gentilezza può anche esistere, ma la fiducia sembra un concetto impensabile. Girato in splendidi luoghi boschivi, Light of my Life è un bellissimo thriller drammatico, ma è anche una riflessione sull’amore dei genitori nei momenti di crisi, un’analisi sulla precarietà della società… e una complessa e interessante parabola sul non arrendersi.
Light of my Life ha come protagonista l’esordiente Anna Pniowsky in uno straordinario debutto cinematografico, Casey Affleck (premio Oscarâ come Miglior attore in Manchester By The Sea) ed Elisabeth Moss (Mad Men, The Handmaid’s Tale, The One I Love). Il film è scritto e diretto da Casey Affleck. Il Direttore della Fotografia è Adam Arkapaw (True Detective, Top of the Lake, Macbeth). Le scenografie sono di Sara K. White (Bushwick, Obvious Child). La costumista è Malgosia Turzanska (Hell or High Water, A beautiful day – You Were Never Really Here). Le musiche sono composte da Daniel Hart (Old Man & The Gun, Storia di un fantasma). Il film è prodotto da Teddy Schwarzman, Casey Affleck e John Powers Middleton. I produttori esecutivi sono Michael Heimler, Ben Stillman e Whitaker Lader.
NOTE DI REGIA
Light of my Life è la storia di un padre e una figlia, una storia post-pandemica, una storia tra l’uomo e la natura, una storia di invasione domestica, una storia di formazione, una fiaba. Ma soprattutto è una storia di amore genitoriale.
Come film-maker, sono attratto dalle storie che mettono in risalto la nostra umanità. La storia senza tempo di un genitore che si dedica a suo figlio, sopra ogni altra cosa, è quella che spero possa riguardare tutti in modo personale. Come padre di due figli, ho raccontato loro molte storie della buona notte. Ognuna, sebbene a volte ispirata a quella precedente, doveva essere inventata di sana pianta o rischiavo di essere criticato. Per mantenere le cose interessanti, iniziavo con nuovi personaggi in nuove situazioni impossibili e provavo a trovare per loro un percorso credibile verso una conclusione trionfante. Light of my Life è una storia del genere.
Light of my Life è un film molto personale per me. Ho iniziato a scrivere questa storia un decennio fa. Con l’arrivo dei miei figli e l’esperienza dell’essere genitore, è cambiata. La storia che stavo raccontando è cambiata. Dopo aver divorziato, la storia ha preso la sua forma definitiva. Nonostante tutta la fantascienza presente, questa è una storia sull’essere un genitore single, in lutto per la perdita della famiglia.
Al centro di questo film c’è una bambina di 11 anni, una bambina in procinto di diventare una giovane adulta. L’altro personaggio principale è il padre, noto solo come “Papà”. L’evento catastrofico che fa precipitare la nostra storia, un concetto fantascientifico, ha lo scopo di aumentare la posta in gioco di quel conflitto atavico e senza tempo tra genitore e figlio: il genitore vorrebbe proteggere e insegnare al figlio, ma il figlio vorrebbe difendersi e imparare da solo. Nel mondo rappresentato nel nostro film, dove la minaccia per la bambina è così grave, questo dramma universale diventa una questione di vita o di morte.
Nel creare questo mondo, ero alle prese con tutte le innumerevoli e complesse preoccupazioni che condividono tutti i genitori. Come può un genitore capire che non può proteggere sua figlia da ogni pericolo del mondo, ma che il suo compito è prepararla a proteggere se stessa? Come può un genitore avere il coraggio di lasciar andare la propria figlia quando il pericolo è così costante e orribile?
Anche se il titolo del film è tratto da una frase pronunciata da una madre a un figlio nell’opera teatrale di Euripide, Andromaca, molti dei miei film preferiti di oggi mi hanno influenzato a livello espressivo e stilistico. Senza aver attinto a nessuna fonte d’ispirazione in particolare, il mio processo narrativo però è dipeso dalle storie che mi sono state raccontate per tutta la vita, da The Elephant Man a Witness – Il testimone a I figli degli uomini. Per questo motivo, la storia che il padre racconta alla figlia all’inizio è anche la storia su cui la bambina basa la propria indipendenza narrativa più avanti nel film.
I film non sono realizzati da una sola persona. Questo film è stato realizzato da 124 persone ed è, in varia misura, anche la loro storia.
INTRODUZIONE
Un padre e sua figlia hanno lasciato la loro casa circa dieci anni fa. Lei era ancora in fasce quando il mondo è stato colpito da una pandemia globale e quando la società si è trasformata in un caos di disordine e paura – seguita da un crollo delle infrastrutture, della tecnologia, delle comunicazioni e della moralità. Papà si è preso cura di sua figlia dopo che sua moglie, la mamma della bambina, è diventata una vittima di quella che fu definita “la peste femminile”.
Quando li incontriamo, “Rag” (come la chiama papà, per la sua passione per Raggedy Ann) ha 11 anni, e hanno vissuto nei boschi, cibandosi per lo più dei prodotti della terra, e sono rimasti soli. Rag deve fingersi ragazzo quando vanno in città per procurarsi le provviste, e quando si trova intorno agli altri papà si riferisce a lei come suo “figlio”… perché non si riescono a distinguere i cattivi dai buoni. Stabiliscono dei punti sicuri da raggiungere in caso di necessità; coprono le loro tracce. Ma ancora più importanti sono le lezioni di vita di cui discutono, i ricordi che papà rivive prima che il mondo diventasse quello che è, il loro affetto e le storie che condividono.
Quelle storie sono il cuore pulsante di Light of my Life, ed erano le scene che lo scrittore-regista Casey Affleck aveva scritto per prime quando aveva iniziato a creare il contorno della sua sceneggiatura nel 2014. I concetti di queste storie sono cresciuti, e sono continuati ad evolversi per lui, dal momento in cui ha iniziato a pensare al film una dozzina di anni fa.
“Una delle cose che mi è piaciuta dell’esperienza di realizzazione questo film è che, una volta finito, ho continuato a capire sempre di più il suo significato e perché fosse così importante per me”, afferma Affleck. “Non tutte queste cose erano chiare durante il percorso. C’è spesso un lato del subconscio in gioco quando crei qualcosa di artistico, e a volte ci vogliono anni per capire cosa stesse succedendo”. Papà e Rag vivono in una tenda da campeggio arancione e mentre parlano di notte, l’interno della tenda è simile al grembo materno, illuminato da piccole lampade che accentuano l’intimità e il rapporto tra padre e figlia. Queste scene enfatizzano Light of my Life, ri-orientandoci verso ciò che è importante per questi personaggi: il legame genitore-figlio e il senso di protezione che hanno creato. Il primo momento del genere è una straordinaria scena di 12 minuti – quasi un cortometraggio in sé e per sé – che apre il film: Papà sta improvvisando una storia su due volpi ingegnose, secondo le insistenti specifiche di Rag. Quindi i loro discorsi diventano più seri, riflettendo le preoccupazioni della giovane Rag riguardo al tempo e al luogo in cui è cresciuta. La scena stabilisce immediatamente chi siano questi personaggi e quanto siano importanti l’uno per l’altro.
“Papà e Rag vivono in un mondo in cui non c’è molto da guardare al di fuori di quella tenda, quindi hanno creato un mondo loro che è bello e sicuro, innocente e normale”, dice il produttore Teddy Schwarzman. “Una costante di Light of my Life è il potere delle storie e delle esperienze condivise – e l’essere in grado di sognare insieme una visione del futuro”.
CREARE LA “LUCE”
Le origini di Light of my Life risalgono a una dozzina di anni fa o forse più, da uno dei rituali più semplici e al contempo speciali della genitorialità: raccontare le storie ai propri figli.
Per Affleck, le storie della buona notte raccontate ai suoi due figli hanno illuminato molte cose. “Le ho scritte e ho pensato di voler girare un film sulla genitorialità e la narrazione, e il ruolo che la narrazione svolge nel crescere i figli”, afferma Affleck. “Nel corso degli anni, l’idea si è evoluta e ho iniziato a lavorare a una sceneggiatura”.
Nel 2015, la casa di produzione di Teddy Schwarzman, la Black Bear Pictures, stava sviluppando un progetto che Affleck aveva scritto, quando lui ha mostrato loro questa nuova sceneggiatura. “Conoscevamo Casey come scrittore, artista e attore incredibilmente talentuoso, ovviamente, e potevamo percepire quanto fosse anche un narratore empatico e potente: era tutto su quelle pagine. E mi sono subito innamorato di Light of my Life. Non avevo mai letto nulla di così sincero e poetico. Era una bella storia che aveva degli enormi richiami che circondavano i suoi personaggi. Come genitori, facciamo del nostro meglio per instillare nei nostri figli le conoscenze, i valori e le competenze che abbiamo, eppure ogni giorno i nostri figli ci sorprendono e sono loro a insegnare a noi. Ci si poteva immedesimare subito con la storia”.
Le riprese di Light of my Life sono iniziate a gennaio 2017 per 34 giorni a Vancouver, nella Columbia Britannica e nei dintorni, con un clima selvaggio e una grandissima tempesta di neve. Nel portare la sua visione del film dal capezzale dei suoi figli al grande schermo, Affleck ha scoperto che alcuni temi erano rimasti inafferrabili anche per lui. Eppure diverse questioni si ripercuotono sull’era in cui viviamo ora: un’epoca in cui la natura è fuori sincrono e in pericolo, come l’umanità stessa; la libertà delle donne è sotto attacco; la società è corrotta.
Ma nulla di tutto ciò è entrato consapevolmente nel DNA del film, afferma Affleck.
“Vorrei potermi prendere il merito di aver rappresentato un mondo che è in qualche modo parallelo a quello in cui ci troviamo ora. In verità, non avevo in mente alcun commento sociale quando stavo realizzando il film. Ma una delle ragioni per cui amo l’arte è che riesce a parlare del nostro mondo in un modo non troppo letterale; quelle cose potrebbero aver trovato la loro strada nel film, ma quello che stavo facendo era una storia sull’imparare a trovare un equilibrio tra tenere lontano il mondo e far entrare il mondo, proteggere i tuoi figli e lasciarli andare, proteggendoli mentre loro si preparano a proteggersi”.
Schwarzman afferma: “Alla Black Bear Pictures non abbiamo un genere preferito, ma quando guardiamo il materiale, ci chiediamo: “Che cosa aggiunge al suo genere?” C’era qualcosa di bello nel guardare un mondo distopico del prossimo futuro che si chiede in che modo ciò influisce sulle relazioni che sono più importanti per noi. In che modo ciò cambia chi siamo? Quel concetto di speranza nella disperazione”.
La prima assistente alla regia di Light of my Life, Liz Tan (la trilogia de Il Signore degli Anelli, la trilogia di Lo Hobbit, Spider-Man: Homecoming) si è immediatamente connessa con i temi e le emozioni della sceneggiatura. “Avevo già lavorato con Casey e penso che sia un talento singolare e una persona molto interessante. E quindi, quando mi ha chiesto di lavorare al progetto, ho pensato che fosse una storia davvero intrigante”, dice Tan. “Sono attratta da quell’idea di famiglia e da un mondo che si sgretola intorno a loro: cosa puoi fare per le persone che ami e come le proteggi?”.
La mancanza di tecnologia nella società che il papà e Rag abitano, ha anche un’eco che per Affleck riflette – ancora una volta, quasi inavvertitamente – come viviamo le nostre vite oggi.
“Non avere alcun ‘rumore tecnico’ intorno è sicuramente un’idea che segretamente amo e che mi piacerebbe si realizzasse”, afferma Affleck, “ma sai, devi stare attento a ciò che desideri. È un’arma a doppio taglio, perché improvvisamente avresti un mondo che non è più così connesso e così sicuro. In realtà, è ciò che accade in questo film – anche se per il papà è molto facile portare un’arma con sé, lui comunque non soccombe alla follia che c’è là fuori. Mantiene un senso di decenza per proteggere i propri valori”.
LA RICERCA DI “RAG”
La chiave per portare Light of my Life sullo schermo è stata trovare l’attrice giusta per interpretare Rag, che deve fingere di essere un ragazzo ogni volta che lei e papà incontrano uomini nei loro viaggi. Questa sarebbe una sfida per qualsiasi giovane interprete che affronta un ruolo del genere, dato il peso emotivo della storia, le sue sfide fisiche e le crisi che Rag deve affrontare. Dopo una lunga ricerca, quando la direttrice casting Avy Kaufman trovò Anna Pniowsky – che era cresciuta a Winnipeg in Manitoba, Canada, e non aveva esperienza di recitazione professionale prima di questo film – tutto è cambiato.
“Abbiamo letteralmente provinato centinaia di attrici, e mi sono resa conto, quando guardavo ogni attrice nei loro occhi, che stavo cercando di trovare un’onestà, un’attenzione e una sensibilità particolare”, dice Kaufman, il cui stimato lavoro per oltre 30 anni e oltre 250 film e progetti televisivi hanno incluso film per Steven Spielberg (AI Intelligenza Artificiale, Lincoln), Ang Lee (The Ice Storm, I segreti di Brokeback Mountain), Peter Jackson (Amabili resti), Michael Mann (Nemico pubblico), Ridley Scott (American Gangster, Prometheus, The Counselor) e Jodie Foster (Money Monster), tra molti altri.
“Sapevo che chiunque avessimo scelto per il ruolo di Rag, dovevo guardarla negli occhi e trovare il suo cuore”, continua Kaufman. “Avevo davvero bisogno di sentire che Rag fosse un tutt’uno con suo padre, che fosse più grande della sua età, che potesse essere in grado di fingere di essere un bambino – tutte queste cose. È quello che doveva essere”.
Con la sua straordinaria abilità nello scegliere attori ancora giovanissimi, Kaufman aggiunge che è fondamentale per lei dimenticare la loro età e semplicemente connettersi con loro. “Quando lavoro con i bambini, parlo a loro allo stesso modo che con gli adulti. Le persone a volte parlano con i bambini come se stessero parlando con un animale – io non lo faccio. Ho bisogno di vedere cosa posso ottenere da loro. E Anna è emersa in un modo così bello. Sono stata travolta da lei”.
Affleck afferma: “Anna è uno dei rari attori che ti fa davvero chiedere cosa le stia passando per la testa, indipendentemente da ciò che stia dicendo o facendo, o se stia seduta in silenzio. Sono sempre stato curioso di sapere cosa stesse pensando, e questo fa tanto per il film. Ti preoccupi per lei e le circostanze in cui si trova Rag, ma non è ancora abbastanza. Sei anche curioso di sapere quale sarà la sua risposta a tutto questo”.
“Anna non ha mai detto o fatto qualcosa come se sembrasse inculcato o ordinato da qualcuno altro”, aggiunge Affleck. “Anche se era esattamente ciò che le avevo chiesto, sembrava comunque che fosse una decisione che stava prendendo da sola. Da quando l’ho incontrata, la cosa che volevo vederle fare era semplicemente reagire, senza alcuna preparazione. Ha una presenza reale, ascolta attentamente e pensa profondamente a ciò che sta accadendo nella scena come se le stesse accadendo realmente. E questo è già molto da chiedere a qualsiasi attore, figuriamoci a una bambina di 11 anni”.
Dice Schwarzman: “C’era un livello tale di espressività, maturità e intelligenza in Anna. Stavamo cercando qualcuno che desse l’idea di non essere cresciuto insieme ad altre ragazze o in una cultura particolare, che avesse un forte senso di sé, un equilibrio e un’intelligenza. Questo è stato tutto evidente nel momento in cui abbiamo incontrato Anna”.
E soprattutto, Pniowsky e Affleck hanno legato immediatamente. “Anna e Casey hanno rapidamente sviluppato un rapporto unico, mentre stavamo preparando il film”, aggiunge Schwarzman. “Questi personaggi sono componenti così importanti l’uno della vita dell’altro. C’è vera preoccupazione, amore ed emozione, e anche una tristezza che entrambi portano nel film. Condividono la speranza che ci possa essere un posto sicuro nel mondo. È molto difficile trovare un livello di profondità tale all’età di Anna, ma era così evidente che avesse tutti gli attributi necessari per questo personaggio”.
Tan dice: “Quando lavori con dei bambini, non puoi mai essere sicuro di quale sarà il loro processo o di quale sarà la loro capacità nell’elaborare le emozioni. Anna ha sempre dato il meglio di sé al film. È straordinaria”.
GENITORI SMARRITI E RITROVATI
Un genitore che non c’è più continua comunque ad esercitare il suo potere. Per assicurarsi che i flashback della mamma di Rag trasmettessero diversi livelli di interesse emotivo, Affleck ha voluto per il ruolo Elisabeth Moss, il cui eccezionale lavoro in televisione include le sue performance vincitrici di Emmy e Golden Globe
in The Handmaid’s Tale e Mad Men, così come nei film Top of the Lake, The One I Love, Queen of Earth.
“Anche se la mamma si vede solo in rapidi flashback, questi coprono un’intera storia e trasmettono molte informazioni”, spiega Affleck, “dall’essere innamorati al fatto di avere un bambino e all’essere felici, allo scoprire che è malata, a preoccuparsi di cosa stia succedendo a lei e al modo in cui la bambina crescerà, rendendosi conto di stare per morire – questo è un intero arco di un film, ed Elisabeth ha reso tutto magnificamente in quattro o cinque scene. Sapevo che avremmo avuto bisogno di un’attrice che fosse davvero talentuosa e intelligente, molto flessibile, che avesse un ampio repertorio emotivo. Avevo lavorato con Elisabeth in Old Man & the Gun e ho pensato che fosse eccezionale. Abbiamo girato tutte le sue scene per Light of my Life in un giorno a Los Angeles, e abbiamo provato un sacco di cose diverse”.
Spiega Schwarzman: “La mamma rappresenta quel pezzo di gioia mancante che Rag e papà provano a trattenere. Casey è stato molto paziente nel voler trovare l’attrice giusta che avesse quel livello di profondità e animo. Le scene dei flashback erano originariamente qualcosa che avremmo girato nella Columbia Britannica. Abbiamo preso in esame così tanti nomi diversi e non riuscivamo a trovare qualcuno che andasse bene. Dopo aver terminato le riprese principali, Casey ha detto: “Montiamo il film, lavoriamoci un po’ e poi sarà più chiaro chi dovrebbe essere la mamma quando vedremo il montaggio”. Poco dopo, ha detto: “Penso davvero che Elisabeth Moss debba essere la mamma di Rag”. Si trattava della sua forza come attrice: lei riesce a trasmettere così tanto nonostante sia stata nel film solo per un breve periodo. Elisabeth, per molti versi, è il cuore pulsante di questo film”.
La scenografa Sara K. White afferma che la performance di Moss è parte integrante di ciò che Casey e il team di Light of my Life volevano far sentire con i flashback – e il passato che Rag e papà portano dentro di loro.
“Abbiamo trascorso molto tempo ad assicurarci che le stanze in cui vediamo Elisabeth e i luoghi che papà sta ricordando si percepissero un po’ come idealizzati, poiché li stiamo vivendo solo attraverso la sua memoria”, afferma White. “Quando ricordi uno spazio, non ricordi ogni piccolo dettaglio di esso. Spesso ricordi cosa è successo in quello spazio, le emozioni che hai provato lì. Quell’idea è stata cruciale per far sembrare oneste e toccanti le scene dei flashback con Elisabeth”.
La montatrice premio Oscarâ Dody Dorn (Memento, Kingdom of Heaven, Fury)
dice: “Abbiamo voluto che i flashback in Light Of my life fossero sconvolgenti senza però essere manipolatori, ed Elisabeth è stata di grande aiuto perché è così reale in quelle scene. C’è qualcosa di così diretto e materno nella sua performance, e Casey ha diretto i flashback in modo così naturale. Quelle scene rappresentano le
peggiori paure di tutti noi, ma sono proprio l’opposto del melodrammatico. Anche l’eruzione cutanea che Elizabeth nota vicino alla sua schiena è molto discreta e si percepiva in quel modo – sembrava un caso di edera velenosa o forse un livido di una brutta caduta. Ma poiché è Elisabeth e lei ha un’espressività così piena di sentimento, le immagini sono così delicatamente dirette, vengono trasmesse moltissime cose in un numero ridotto di scene”.
Per quanto riguarda la sua interpretazione, Affleck afferma che una delle chiavi per
capire chi fosse papà nella storia era assicurarsi che il legame tra genitore e figlio si percepisse come reale.
“Stranamente, la prima cosa che volevo ricercare, per quanto riguarda la mia prestazione, è stata una sorta di risentimento genitoriale, perché è un’espressione di amore che, in un certo senso, è meno ovvia”, afferma Affleck. “A volte, quando tuo figlio sta facendo qualcosa di pericoloso, sei preoccupato per lui, quindi il tuo amore ha un aspetto diverso. Ci sono alcuni momenti nel film in cui papà perde la pazienza con Rag, e volevo che quelle scene fossero reali, per questo è chiaro che queste due persone si amano e si prendono cura l’una dell’altra in modo realistico. E poi ho cercato di bilanciare i due lati del personaggio: da un lato papà è sicuro di potersi prendere cura di Rag, proteggerla, crescerla, ma prova anche una profonda sensazione di solitudine e panico. Essere in grado di mettere tutto questo nello stesso personaggio e nella stessa scena è stato interessante”.
Schwarzman dice: “Casey trasmette davvero lo stato d’animo e il dolore che il papà deve portare. È stato davvero meraviglioso vederlo sia come regista che come attore, vederlo guidare la carica e l’energia della troupe. Casey li ha mobilitati mentre stava sia davanti che dietro la telecamera, cosa che è molto difficile da fare contemporaneamente”.
L’approccio di Affleck al ruolo ha anche contribuito ad approfondire il tema del film sulla genitorialità: i balzi emotivi e tutte le insicurezze che ne derivano.
“Nessuno è sempre il genitore che vuole essere il 100 percento delle volte”, afferma Affleck. “A volte non lo sei, e volevo che il papà cercasse sempre di rivisitare quei momenti. Va spesso da Rag e le dice: “Non avrei dovuto dire questo o quello”, riconoscendo che fosse un errore e voleva tornare indietro per affrontarlo. Non ha l’istinto di fare tutto da solo, sempre. In questo senso il film parla di crescere un figlio da solo e di quanto possa essere difficile”.
RICREARE IL MONDO DEL FILM
La distopia del prossimo futuro in cui il film è ambientato si concentra prevalentemente in ambienti rurali, e Affleck voleva conferirgli un tono insolito: paesaggi tranquilli, lunghe riprese e mancanza di frenesia anche nei momenti in
cui la tensione è alta o il pericolo è vicino. Il Direttore della Fotografia Adam Arkapaw ha persino utilizzato una fotocamera fissa “bloccata” invece di utilizzare quella portatile.
Affleck afferma: “Ho sempre pensato che l’unico modo in cui il film avrebbe
funzionato sarebbe stato solo se il pubblico si fosse davvero preoccupato per i personaggi, e un modo per ottenere ciò era che i due attori avessero la libertà di muoversi all’interno della scena. Volevo che avessimo lo spazio per interagire liberamente. E per farlo, ho dovuto allargare la ripresa della telecamera e tenerla ferma. Spesso siamo solo noi due in una grande casa vuota o in una foresta deserta”.
Aggiunge Schwarzman, “Lo stile di Adam si adatta ai film che realizza, eppure c’è qualcosa di straordinariamente bello in tutto ciò che gira. Non predilige mai la forma alla sostanza. E questa era la chiave di ciò che Casey stava cercando da un punto di vista cinematografico: la macchina da presa doveva essere quasi come un osservatore. È raro vedere una telecamera in movimento in questo film, e questo permette di sentirsi presenti. È come se fossimo lì con papà e Rag”. Collaborare con Arkapaw, afferma Affleck, “Mi ha aiutato a prendere decisioni stilistiche, è stato davvero eccezionale. Lo stile e la percezione del film provengono non solo dalle mie idee e da quelle di Adam, ma anche da quelle di tante persone diverse che sono state cruciali. Queste decisioni derivano da conversazioni nate sul set con molte persone e il risultato è nel film”.
Per lo stile, l’atmosfera e l’ispirazione, Affleck afferma che lui e Arkapaw si sono
rivolti a film come I compari di Robert Altman, Paper Moon – Luna di carta di Peter
Bogdanovich e Ida di Pawel Pawlikowski, prima dell’inizio delle riprese nel gennaio
2017. Sebbene la produzione pensasse che sarebbero state delle riprese abbastanza semplici, quando arrivarono nella British Columbia, incontrarono la peggiore tempesta di neve che avesse colpito Vancouver in un secolo.
Adattandosi rapidamente alla situazione, il team identificò la “casa del bosco” e la “casa della neve”. Affleck e la scenografa Sara K. White avevano trovato una delle case di cui avevano bisogno sull’isola di Vancouver – un viaggio in traghetto e quattro ore di auto dalla terraferma. Eppure quell’indicente meteorologico non programmato ha finito per essere quello di cui il film aveva bisogno.
“Il tempo era pazzo, ma in qualche modo ha funzionato perfettamente, perché avere tutta quella neve era ciò di cui avevamo bisogno”, afferma Affleck. “Inoltre, stavo promuovendo Manchester by the Sea in quel momento, cosa che non pensavo mi avrebbe richiesto un tempo così lungo, e questo continuava a rimandare ulteriormente l’inizio di Light of my Life”.
Per quanto riguarda gli interni delle due case, White ha proposto un approccio multistrato e multisensoriale.
“La “casa della neve” aveva un sacco di stanze e si era costantemente costretti a passare attraverso i corridoi”, ricorda White. “Se c’era più di una persona nel corridoio, tutto diventava piuttosto piccolo e scomodo. Ma quel senso di claustrofobia con la gente intorno era quello che volevamo. Rag e papà avrebbero dovuto combattere metaforicamente per farsi strada, e più tardi, combattere letteralmente per uscire”.
Individuare la “casa del bosco” si è rivelata una sfida, essendo il tempo così
instabile, ricorda White, ma la sua squadra l’ha trovata sull’isola di Vancouver. “La “casa del bosco” era così importante per il personaggio di Casey, il papà”, afferma White. “Gli ricorda la casa che avevano lui e la sua defunta moglie”.
Tuttavia, per gli interni, White aveva bisogno di un ambiente domestico accogliente con una tristezza di fondo.
“Dato che Light of my Life è ambientato nel prossimo futuro, è stata una sfida
realizzare il “presente” di cui il papà aveva nostalgia. Per le scene in quella casa, volevo decorarla con cose a cui Casey e Anna si sarebbero sentiti legati personalmente. Quindi ho trascorso molto tempo a parlare con loro dei loro interessi, per questo ho inserito dettagli in linea con le loro personalità, dando loro cose da guardare e a cui rispondere. La scenografia li ha aiutati ad avere una connessione emotiva con la loro storia”.
“Sara ha avuto così tante idee”, afferma Affleck. “Ha davvero riflettuto su questo
film e sul modo in cui poter migliorare la storia aggiungendo livelli visivi. Ha trovato entrambe queste case ed erano perfette, e le ha decorate con tanta premura. Non c’era molto tempo, né denaro, ma ha reso loro un’anima”.
Una volta che tutto il girato è stato assemblato dal montatore nominato all’Oscarâ
Christopher Tellefsen (Moneyball, A Quiet Place), la montatrice Dody Dorn, che ha vinto un Oscarâ per il suo lavoro su Memento e che in precedenza aveva lavorato con Affleck nel suo documentario del 2010 I’m Still Here, ha collaborato con lui per mettere insieme il film.
“Ero in contatto con Casey quando stava scrivendo e sviluppando la sceneggiatura di Light of my Life, e il film è andato avanti magnificamente”, afferma Dorn. “È meraviglioso vedere qualcuno così talentuoso evolversi in questa direzione. Mi sento fortunata ad aver potuto lavorare con Casey per due volte. Questo film è davvero così bello”.
Affleck afferma: “Lavorare con Dody su questo film è stato come una lezione di cinema per me. Abbiamo avuto lunghe conversazioni durate intere giornate. È sempre stata una sostenitrice della storia. Voleva assicurarsi che ogni scena facesse avanzare emotivamente e portasse avanti la storia. È stato così utile avere la sua esperienza e la sua saggezza”.
Per creare una colonna sonora straziante e trasversale, evocativa dei tempi più difficili ma speranzosa per il futuro, Affleck si rivolse a Daniel Hart, che aveva lavorato nei film di David Lowery Senza Santi in Paradiso, Old Man & the Gun, Storia di un fantasma, oltre a produzioni televisive, tra cui The Exorcist e Forever. “Ho conosciuto Daniel in Storia di un fantasma, dove mi ha insegnato a suonare il piano e ha cercato di insegnarmi a cantare, il che è stato un fallimento. Non so cantare”, afferma Affleck. “Ma l’ho adorato subito e mi è piaciuto lavorare con lui”.
“La composizione musicale è la cosa che conosco meno del cinema”, aggiunge Affleck. “Sono stato su così tanti set cinematografici che mi sembrava di sapere, più o meno, cosa facessero tutti e come venisse assemblato un film. Ma non avevo un vocabolario musicale. Non sapevo come trasmettere ciò che desideravo musicalmente. Per questo sapevo di aver bisogno di qualcuno che fosse paziente, gentile e talentuoso, e Daniel era tutte queste cose. E chiunque lavori con David Lowery, è di certo un artista. Nel corso di un anno, in postproduzione, Daniel ha creato tanti pezzi davvero molto belli”.
Il compito di assicurarsi che gli abiti di Rag e il papà apparissero adeguatamente
trasandati ma non logori – come se fossero stati trovati durante i loro viaggi ma che non attirassero troppa attenzione su di loro – è ricaduto sulla costumista Malgosia Turzanska, i cui crediti includono i film di David Lowery come Hell or High Water, Il piano di Maggie e la prima stagione dell’acclamata Stranger Things di Netflix.
“Malgosia ha dovuto inventare i costumi per Light of my Life quasi senza budget e tuttavia erano perfetti”, afferma Affleck. “Non volevo uno stile ben preciso. Avevo tutte queste opinioni sui colori, e Malgosia è stata in grado di trovare abiti veri che avessero i colori giusti, opportunamente invecchiati e logori, ma non troppo, e che fossero funzionali. Avevo tutte queste richieste, e lei non si è mai arresa”.
Affleck continua: “Questo film è stato difficile da realizzare e voglio ringraziare tutti coloro che ci hanno lavorato. Non sarei stato in grado di farcela senza di loro. La mia prima assistente, Liz Tan, che ha lavorato ad alcuni film incredibilmente difficili nella sua carriera, è stata un grandissimo supporto e ha fatto sì che tutto funzionasse, attraverso tutti i cambiamenti climatici e le difficili sfide della produzione. In questo film ho capito perfettamente che la troupe è tutto. Non importa quali idee possa avere il regista: 100 persone poi devono realizzarle”. Light of my Life è un film intimo ma epico, emotivo e perspicace sul rapporto tra genitori e figli, sulla vita e le lezioni difficili, il bene e il male, il mondo e la nostra famiglia.
“Una volta ho chiesto a Gus Van Sant cosa significasse un film che stavamo realizzando – ‘Di cosa tratta? Cosa significa? Quali sono i temi?’ – e Gus ha risposto, non in maniera saccente ma in modo molto carino, ‘Perché non ci limitiamo a guardare e lasciamo che i temi si rivelino da soli?'”, ricorda Affleck. “Cerco di ricordarmelo sempre quando realizzo qualcosa, anche solo come attore. Nel raccontare una storia, rimanendo sincero piuttosto che cercando di manovrarlo, lascio che il film si presenti da solo”.
HomeVideo (beta)
info: 07/11/2019.
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