Francofonia (2015)
Le Louvre sous l'OccupationUsando una spettacolare messa in scena che mescola opere d'arte, ricostruzioni storiche, archivi e testimonianze, Francofonia di Sokurov si occupa della relazione tra arte e potere e di cosa l'arte riesce a raccontare di noi stessi anche durante uno dei più sanguinari conflitti che il mondo abbia mai visto. Con Francofonia l'autore torna all'universo dell'arte e della pittura e, anni dopo Arca russa, torna a girare in un museo: si tratta questa volta del Louvre di Parigi.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 17 Dicembre 2015Uscita in Italia: 17/12/2015
Genere: Storico
Nazione: Francia, Germania, Paesi Bassi - 2015
Durata: 87 minuti
Formato: Colore
Produzione: Idéale Audience, Musée du Louvre, Paris, Zero One Film
Distribuzione: Academy Two
Box Office: Italia: 231.010 euro
Note:
Presentato in Concorso al Festival del Cinema di Venezia 2015.
NEWS E ARTICOLI
VIDEO
Immagini
COMMENTI DI ALEXANDR SOKUROV
LE ARCHE
Cosa sarebbe stata Parigi senza il Louvre o la Russia senza l'Hermitage, questi indelibili punti di riferimento nazionali? Proviamo ad immaginare un'arca nel mezzo dell'oceano con tante persone e tante opere d'arte a bordo – libri, dipinti, spartiti, sculture, ancora libri, dischi e altro. Ma le travi della nave non riescono più a reggere il peso e l'arca rischia di affondare. Cosa salvare? Le persone? O quei muti e insostitubili testimoni del passato? FRANCOFONIA è un requiem per ciò che è perito, un'inno al coraggio umano, allo spirito e a ciò che unisce l'umanità.
UN MONDO NEL MONDO
L'istituzione museale probabilmente è la parte più stabile del mondo della cultura. Cosa saremo senza musei? I musei ci mostrano quali culture solenni, magnifiche esistevano prima, molto più grandi e funzionali di qualsiasi cosa noi siamo in grado di creare oggi. I luoghi del Louvre, dell'Hermitage, del Prado, del British Museum mi sono sempre apparsi inaccessibili. Sono stato per la prima volta all'Hermitage all'età di 27 anni. Troppo tardi. Ma prima non è stato possibile. Vengo da una famiglia semplice, di estrazione molto modesta.
L'HERMITAGE
Quando ho saputo che sarebbe stato possibile girare ARCA RUSSA all'Hermitage ero esaltato dalle immense opportunità di quel luogo. Ero inebriato dall'accoglienza che era stata riservata a me e alla troupe da parte dell'Hermitage e del suo direttore Mikhail Piotrovsky. Ero felice di lavorare là e mi sembrava che in quelle condizioni potevamo creare un inno a quel mondo. Un museo è un mondo dentro il mondo. Girando film nei musei e sui musei riusciamo a coinvolgere persone diverse, di diverse nazionalità, in un incontro diretto con le opere d'arte originali.
IL LOUVRE
Sono stato molto entusiasta dell'opportunità di girare il film al Louvre. L'ho considerato un ritorno al mio sogno di fare un ciclo di film d'arte da girare all'Hermitage, al Louvre, al Prado, al British. Era meraviglioso il fatto che la direzione del Louvre avesse aderito con entusiamo alla nostra proposta. E poi è stato magnifico poter condividere questo lavoro con il mio collega eccezionale ed illustre, il direttore della fotografia Bruno Delbonnel, un maestro di spicco, un grande artista. La combinazione di queste circostanze è già un miracolo.
SOLDATI NAZISTI AL LOUVRE
La gente sembra essere affascinata dalla presenza dei soldati nazisti nelle gallerie del Louvre. Quei soldati, nel tempio dell'arte? Un paradosso? Ma perchè dovrebbe essere un paradosso? Anche i soldati sono esseri umani, solo che portano gli stivali e gli elmetti. In realtà le gallerie del Louvre erano spoglie durante l'occupazione. I capolavori del museo erano stati portati via e nascosti alcuni anni prima. La gente era conscia della premonizione che la Seconda guerra mondiale avrebbe coinvolto tutta l'Europa. A Leningrado, a Parigi o a Londra la gente cominciava a cercare ansiosamente dei ripari, buche nel terreno, rifugi, muri solidi e tutti gli spazi sottoterra molto profondi, per nascondere le opere d'arte. La gente comiciò a capire: se noi moriamo, la nostra arte sarà destinata a scomparire, le nostre speranze, le nostre preghiere, il nostro Dio.
IL BOMBARDAMENTO DI PARIGI
Parigi, la città dei musei, della cultura umanistica profondamente radicata, la capitale della cultura del Vecchio Mondo. Se Parigi fosse stata bombardata durante la Seconda guerra mondiale, questo cosa avrebbe significato per noi? Solo la fine di tutte le cose, un evento irreparabile, un passo indietro dell'umanità. Per quanto possa essere incredibile ciò non è accaduto. Qualsiasi altra città è stata bombardata e bruciata mentre i soldati saccheggiavano e mentre i camion dell'esercito portavano via il bottino di guerra. Ovunque ma non Parigi. Parigi è stata il rifugio della salvezza. Nelle vecchie fotografie di Parigi durante l'occupazione tedesca vediamo i militari seduti nei caffè o a teatro. Le ragazze e i ragazzi francesi per strada, in bici o a passeggio. Come se fosse scoppiata la pace, la pace gloriosa.
JACQUES JAUJARD & IL CONTE FRANZ WOLFF-METTERNICH
Studiando i documenti coevi due figure singolari si distinguono dal resto: il direttore del Louvre Jacques Jaujard e il rappresentante delle forze di Occupazione, il conte Franz Wolff- Metternich. Sembra che siano nemici, ma a poco a poco capiamo che non lo sono e che invece hanno molto in comune. Il periodo dei loro incontri, il confronto e il loro operato durante la Seconda Guerra Mondiale è la parte principale del film FRANCOFONIA. Sono due personaggi notevoli che hanno pressappoco la stessa età, entrambi con la medesima vocazione di proteggere e di preservare le opere d'arte. Chi erano quei due uomini e chi rappresentavano come umanisti e alti funzionari? Come avrebbero potuto in pratica difendere le opere d'arte? Come è possibile, durante una guerra spietata, difendere delle opere di valore artistico? Persino nei momenti più difficili di quella guerra questi due uomini, non così politicamente influenti, sono stati invece in grado di fermare l'aggressione e di conservare la grande collezione d'arte del Louvre. Quanto profondamente ci dispiace che nulla di simile sia accaduto in Unione Sovietica, in Polonia o nel resto dell'Europa dell'Est.
UN PERCORSO CHE TUTTI ABBIAMO FATTO
FRANCOFONIA non è un film storico nel senso tradizionale. Non volevo avere un approccio scientifico anche se attribuisco molta importanza ai dettagli dei fatti. Non perseguivo un intento politico bensì un intento, che si possa definire artistico o più esattamente "pienamente consapevole". Volevo far rivivere, attraverso la vita dei nostri protagonisti, il sentire di un periodo, la sua intonazione, la sua lingua. Il comportamento delle persone inserite in quelle specifiche circostanze. Persone che hanno lottato per proteggere la cultura, per preservare l'arte nonostante il contesto in cui vivevano. Nella mia mente vedevo questo film come un percorso che tutti abbiamo fatto e che rifaremo ancora e che un contemporaneo che viaggia al nostro fianco può capire e sentire. Un percorso che ci permetterà di spostarci tra il passato, il presente e il futuro, a modo nostro, guidati solo dai pensieri, dalle riflessioni e dalle associazioni. FRANCOFONIA è un collage più che un racconto in ordine cronologico, un percorso che segue i meandri fantasiosi del pensiero.
LA NAVE NELLA TEMPESTA
In FRANCOFONIA l'Autore comunica con l'Amico a bordo di una nave che trasporta un'importante collezione d'arte museale. La nave che affronta la tempesta è come il destino, nella sua forma più pura ed ineluttabile: quel che sarà, sarà. Potremmo supporre che la nave avrebbe potuto evitare la tempesta, ma per qualche motivo sconosciuto non ha virato in tempo o forse non è stata in grado di farlo. Tutti i container con le opere d'arte si sono dispersi in mare. Il confronto e il dialogo tra l'Amico sulla nave e l'Autore nello studio di casa è una trama del pensiero, un flusso di coscienza.
L'ARTE E LA STORIA
Se trattiamo di arte non possiamo non entrare in contatto con la storia. L'arte è legata a tal punto alla storia, al processo storico che purtroppo la storia assume un'influenza distruttiva sull'arte. Sarebbe bello separare l'arte dalla storia ma è impossibile… i personaggi del film fanno parte della storia, della vita. Per me Napoleone e Marianne non sono delle figure convenzionali, simboliche, sono dei personaggi reali, vivi. Tutti i fantasmi sono vivi se esistono. Ed io credo nell'esistenza degli spiriti e di tutte quelle creature che abitano le case.
FRANCOFONIA
Mi piaceva il suono della parola "francofonia", la sua tonalità. Di come la musica pervade il film. Come titolo FRANCOFONIA trasmette qualcosa di quello che stavo cercando, qualcosa che evoca una storia francese anche se i tedeschi e i russi hanno molto spazio nel film.
DOCUMENTARI E FINZIONE
Il nostro scopo era di mettere insieme la parte che abbiamo girato noi e i materiali di repertorio. Come potevamo fonderli insieme, in un unico prodotto artistico? Lavorando con il materiale di repertorio abbiamo dovuto liberarlo della sua patina di finzione, del suo aspetto artificiale. Qualsiasi cosa inerente Parigi durante l'Occupazione è stata ricreata. Al 100%! La gente che passeggia per le vie, seduta nei caffé – assolutamente cinema di finzione. Abbiamo fatto la stessa cosa quando abbiamo filmato il Louvre dal tetto. È stato più un progetto artistico che documentario. Però dietro ogni inquadratura documentaristica c'è un lavoro artistico. È inevitabile. Non a caso molti documentaristi vogliono girare film di finzione. Tutto quanto ha lo stesso spazio singolare nella realtà. Il materiale che abbiamo girato e che abbiamo usato lo avremmo potuto trattare in modo artistico o in modo assolutamente convenzionale.
UNO SCOLARO
Mi sembra ancora che tutto quello che faccio è troppo imperfetto. Il mio rapporto con il cinema è quello di uno scolaro. Sono semplicemente uno scolaro, imparo da chi posso imparare. E quei film per me sono delle lezioni. Ringrazio i miei maestri immaginari, studio le lezioni, sostengo prove ed esami. Quale sarà il risultato? Ancora non lo so.
HomeVideo (beta)
Puoi cercare "Francofonia" nelle principali piattaforme di VOD: [Apri Box]