La vita in comune (2017)
La vita in comuneA Disperata, un piccolo paese del sud Italia dimenticato da Dio, il malinconico sindaco Filippo Pisanelli si sente terribilmente inadeguato al proprio compito. Solo l'amore per la poesia e la passione per le sue lezioni di letteratura ai detenuti gli fanno intravedere un po' di luce nella depressione generale. In carcere conosce Pati, un criminale di basso calibro del suo stesso paese. Il sogno di Pati e di suo fratello Angiolino era di diventare i boss del Capo di Leuca, ma l'incontro con l'arte cambia tutti, e così un'inconsueta amicizia tra i tre porterà ciascuno a compiere delle scelte coraggiose: i due ormai ex banditi subiranno una vera e propria conversione alla poesia e alla bellezza del Creato, mentre il sindaco troverà il coraggio per difendere delle idee, forse folli, ma per cui vale la pena battersi. La ricomparsa della foca monaca sarà il segno che qualcosa è cambiato. La vita del timido Filippo è ormai capovolta e lui ci si butta dentro con un tuffo, finalmente circondato non da paure ma da un silenzio pacifico. Questa inconsueta relazione non cambierà solo i tre amici bensì sarà anche foriera di una rinascita civile per la piccola comunità di Disperata.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: sabato 2 Settembre 2017Uscita in Italia: 02/09/2017
Genere: Commedia
Nazione: Italia - 2017
Durata: 110 minuti
Formato: Colore
Produzione: Saietta Film, Rai Cinema (co-produzione), Tea Time Film (in collaborazione con)
Distribuzione: Altre Storie
Box Office: Italia: 65.023 euro
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I PERSONAGGI
Gustavo Caputo nel film Filippo Pisanelli, il sindaco, nella vita è un avvocato e soprattutto socio di Winspeare nella Saietta Film con cui ha prodotto In grazia di Dio in cui ha anche recitato.
Antonio Carluccio, nel film Angiolino "Rrunza", ha lavorato come guardiano di impianti fotovoltaici, come muratore e ora si occupa della manutenzione del verde al cimitero di Muro Leccese. Ha già recitato con Winspeare in Sangue Vivo, Galantuomini e In Grazia di Dio.
Claudio Giangreco nel film Pati "Rrunza", lavora come imbianchino e "parataru" (costruttori di muretti a secco). Ha già recitato con Winspeare in Sangue Vivo, Galantuomini e In Grazia di Dio.
Celeste Casciaro nel film Eufemia Protopapa, nella vita ha fatto tanti lavori come contadina, operaia e commessa. Ora si occupa di tre figli e fa l'attrice. E' sposata con Edoardo Winspeare, per il quale ha già recitato nei film Il Miracolo e In grazia di Dio. Per quest'ultimo è stata candidata ai Nastri d'Argento e ai Globi d'Oro e ha vinto il Premio "Lo Straniero" come miglior interprete femminile.
Davide Riso nel film Biagetto, lavora in un supermercato ed è alla prima esperienza come attore.
NOTE DI REGIA
La vita in comune racconta la storia di una strana amicizia, quella fra il sindaco del paese di Disperata, un uomo buono e timido ma anche molto triste e soprattutto inadeguato al suo ruolo istituzionale, con due criminali di basso calibro. Questa inconsueta relazione sarà foriera di rinascita civile e di passione per le cose belle e utili alla comunità.
Il titolo ha infatti un doppio significato: uno politico, l'altro sociale. Qui il "comune" è sia un sostantivo, per indicare la sede della vita amministrativa del paesino salentino di Disperata, che un aggettivo, nel significato di vita condivisa all'interno di una comunità. Il paese diventa così il vero protagonista del film, con dei personaggi principali che ci guidano nei loro goffi tentativi di realizzare dei progetti "fondamentali" per la collettività.
Devo confessare che, a montaggio finito, non sono sicuro se definire il film un dramma con un tono leggero o una commedia con momenti tragici. Per ora preferisco pensarlo come una storia corale dove si raccontano delle situazioni molto serie con dei personaggi reali che credono fermamente – a volte purtroppo- in quello che fanno. La vita in comune non cerca la simpatia con l'effetto provocato da una battuta – non si sghignazza dello "sfigato" -, evita la scorciatoia della cattiveria come anche il giudizio manicheo che mira a far sentire lo spettatore esente da ogni meschinità. Il film mira a immergere lo spettatore in un mondo reale e allo stesso tempo quasi fiabesco, narrando la storia di un gruppo di personaggi paradossali e insieme, mi si creda, molto plausibili in un paese del Basso Salento.
Il paesino di Disperata si trova nel Finis Terrae d'Italia o, come diceva Carmelo Bene, "al sud del sud dei Santi", dove la lontananza dai centri di potere crea personaggi originali senza affettazione. Con tali figure reali non si corre il rischio di una caratterizzazione artificiosa o di una stucchevole ricerca dell'eccentrico, perché Pati, Angiolino, Eufemia, Biagetto e Filippo esistono veramente: sono così, o forse meglio, potrebbero essere così come descritti nella sceneggiatura. Le loro ambizioni, i loro sogni – come diventare i mammasantissima del più povero e depresso paesino di Puglia, aspettare la foca monaca, iniziare alla poesia dei detenuti, desiderare di fare il bidello, attendere con ansia una telefonata del Papa, costruire lo zoo di Disperata – hanno il sapore di una visionarietà quotidiana senza la retorica che spesso accompagna tali gesta quando compiute da eroi riconosciuti dal mondo intero. Attraverso i nostri paesani scopriamo che i visionari sono come dei profeti che annunciano qualcosa che arriverà. Quindi possiamo dire che La vita in comune è anche un film sui profeti, tristi scalcagnati pieni di fragilità e paure. Profeti quotidiani, e con i piedi di argilla che scoprono lentamente il proprio personale rapporto con un'idea più grande di se stessi e la seguono anche se non sanno neanche dove può condurli, ma sanno che può salvarli.
Mi aiuta il fatto che gli attori del film sono gli stessi dei miei precedenti lavori, soprattutto di In grazia di Dio. Questa volta il mio gusto per il quotidiano e per il realismo viene forzato da una caratterizzazione dei personaggi più marcata, a volte iperbolica. Spero comunque che di questo non se accorga nessuno perché l'intenzione è che lo spettatore esca convinto che i protagonisti presentati nella storia esistano nella vita reale e siano allo stesso modo autentici.
Anche Disperata esiste veramente e nella realtà è Depressa, il paese dove sono cresciuto. Nomen omen. L'atmosfera che si respira in questa comunità – nel film come anche nella vita – è quella di un posto lontano dal mondo, quasi un Sudamerica mediterraneo, che allo stesso tempo non si fa mancare nulla dei pregi e dei molti difetti di un paese italiano, come una grande umanità, la faziosità politica, la mancanza di senso civico e una religiosità fideistica.
Il sentimento che accompagna i protagonisti di questa storia è di grande simpatia, per non dire tenerezza, con concessioni a un'affettuosa ironia. Qui non ci sono eroi antimafia, né spregevoli lestofanti ma uomini e donne pieni di contraddizioni. Il paradosso di questo film è che la dissacrazione del potere politico – come pure di quello religioso- non passa attraverso lo sberleffo e la satira ma dalla riscoperta della sacralità delle cose pubbliche e di quelle spirituali. E sebbene nella storia si racconti come la politica in Italia sia spesso una guerra fra consorterie e come ognuno di noi sia diviso da pregiudizi ideologici e sociali, il tono non è amaro ma – mi sia concesso- poetico; e questo a prescindere dal fatto che uno dei protagonisti, Pati, venga iniziato alla letteratura. Lo stesso intervento del Papa nel film può essere interpretato sia come trovata narrativa che mira a ridicolizzare i personaggi facendosi beffe di loro, come anche desiderio di rendere poetico un personaggio come il bandito Angiolino Rrunza. Da quel momento non si parlerà più di poesia ma la si farà con la vita stessa dei nostri protagonisti sognatori.
La vita in comune siamo noi, uomini generosi e miseri, quando decidiamo di stare insieme, magari provando a sognare.
Edoardo Winspeare
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