Poster La Grande Staffetta

La Grande Staffetta (2021)

La Grande Staffetta
Locandina La Grande Staffetta
La Grande Staffetta è un film del 2021 prodotto in Italia, di genere Documentario diretto da Francesco Mansutti, Vinicio Stefanello. Il film dura circa 86 minuti. In Italia, esce al cinema lunedì 28 Giugno 2021 distribuito da Adler Entertainment.

Attraverso l'Italia: 51 atleti, 20 regioni per ripartire tutti insieme.
Rappresentare l'Italia che vuole rialzare la testa. E dimostrare che uniti, si può resistere e lottare per costruire un nuovo futuro. E' questo il senso del viaggio degli atleti di Obiettivo 3.
Un lungo e impegnativo viaggio che attraversa tutta l'Italia, per incontrare e rappresentare idealmente tutti gli italiani, ed unire l'estremo Nord all'estremo sud della Penisola, in handbike, in bicicletta e in carrozzina olimpica, alcuni dei nostri più forti atleti paralimpici si sono messi in gioco per dimostrare, ancora una volta, che possiamo superare le avversità e i nostri limiti. Ma anche che si può rinascere e che bisogna desiderarlo fortemente.
E' una lunga corsa, una lunga staffetta per esserci e per fare la propria parte. Per ribadire il valore dell'essere comunità. Per dare un segno di speranza e allo stesso tempo di resistenza. Perché è la voglia di vivere che ci rende forti.
E' la consapevolezza che possiamo farcela che ci spinge a guardare avanti. E' la voglia di cambiare ci rende ancora più determinati per un nuovo futuro. Per affermare che insieme ce la faremo, sostenendoci l'uno con l'altro, passandoci il testimone di mano in mano.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: lunedì 28 Giugno 2021
Uscita in Italia: Evento al Cinema il 28, 29 e 30 Giugno 2021
Genere: Documentario
Nazione: Italia - 2021
Durata: 86 minuti
Formato: Colore
Produzione: Obiettivo3, FilmArt Studio
Distribuzione: Adler Entertainment
Note:
Il docu-film è stato realizzato proprio nei giorni dell'incidente di Alex Zanardi, a poche ore dall'impatto dell'ex pilota e campione olimpionico contro un automezzo sulla strada che da Pienza porta a San Quirico d'Orcia.

Cast e personaggi

Regia: Francesco Mansutti, Vinicio Stefanello
Fotografia: Piergiorgio Grande
Montaggio: Francesco Mansutti



Direttore di produzione: Barbara Manni | Videomaker: Stefano Resciniti, Niccolò Rodighiero, Mauro Bartoli, Salvo Lucchese, Nicola Piras | Drone: Stefano Resciniti, Fabio D'Agostino, Matteo Mescalchin, Giovanni Santon | Fotografi di scena: Luca Palmer, Daniele Giannetta | Organizzazione della produzione: Roberta Pinna | Sound design: Michele Braga | Color correction: Sergio Cremasco | Musiche: 'Pedala' di Francesco Di Gesù, Carolina Galbignani e Leonardo Beccafichi; 'Ti insegnerò a volare' di Roberto Vecchioni, Lucio Fabbri con la partecipazione di Francesco Guccini.

Immagini

[Schermo Intero]

LA NASCITA DI UN PROGETTO

Primi giorni di Maggio 2020. L'Italia sta uscendo dal primo lungo lockdown per il Covid-19. Per tutti è stato un periodo durissimo. Per molti è stato un vero dramma. Nei mesi in cui è scoppiata la pandemia si è percepito il dolore e lo smarrimento di un Paese intero. Ma si è anche molto parlato della volontà di resistere, della voglia di farcela e di farcela tutti assieme. Così, nell'aria c'è una grande voglia di ritornare a vivere, di dimostrare che si può ripartire. E, insieme, si avverte anche la difficoltà, anzi per certi versi la paura, di riprendere una qualche normalità. E' in quei giorni, in quel clima carico di attese e di dubbi, che nasce l'idea di Obiettivo Tricolore: una staffetta degli atleti paralimpici di Obiettivo 3 che attraversi e, insieme, idealmente unisca tutta l'Italia. Un grande viaggio in handbike e in bicicletta che rappresenti la speranza e un segnale di ripartenza deciso ma anche gioioso. La scintilla, come a volte succede per le cose destinate ad accadere, sembra non avere un'unica fonte. In ogni caso arriva su un terreno che sembra non aspettare altro. Così da subito è un incendio. Nessuno vuole rimanere escluso da questo tour. Tutti vogliono fare la propria parte di strada in questa staffetta, che non ha nulla di competitivo ma che vuole contrastare la paura e dimostrare che insieme si può farcela. D'altra parte quelli di Obiettivo 3 sono la prova vivente, e militante, che la resilienza esiste e che sa smuovere le montagne. Fatto sta che Alex Zanardi – il fondatore, e il capitano in campo, di Obiettivo 3 – è tra i primi ad accogliere l'idea. Anzi, ne è entusiasta. In breve più di 50 paratleti di Obiettivo 3 danno la loro adesione. Non devono semplicemente "correre" la loro parte di staffetta ma anche proporre l'itinerario che attraverserà il loro territorio. Fare rete, anche. Documentare sui Social la loro esperienza. Insomma, ognuno è protagonista. E tutti sono indispensabili e importanti per questo viaggio che unirà il Nord e il Sud arrivando fino a Santa Maria di Leuca, l'estremo sud della Penisola. Si decide così – anche per volontà di Alex – che il percorso che attraverserà il nord Italia sarà costituito in realtà da tre flussi che si riuniranno a Firenze, per poi dirigersi a Leuca. Tre flussi come i tre colori della bandiera italiana che confluiscono in un unico grande fiume che attraversa il centro e il sud Italia. Nata quasi come un'ipotesi, anzi quasi come un gioco, di giorno in giorno la Staffetta diventa sempre più reale. Tutto lo staff di Obiettivo 3 – la Società Sportiva Dilettantistica fondata da Alex Zanardi dopo le Olimpiadi di Rio 2016 per portare 3 atleti alle Paralimpiadi di Tokio 2020 ma anche, e soprattutto, per dare un'opportunità a tutti i ragazzi e ragazze disabili attraverso lo sport – è in fibrillazione. Barbara, Piero, Roberta, Stefano, Daniela, Nicolò e lo stesso Alex sono al lavoro. Come tutti gli atleti coinvolti. Contatti. Riunioni online, si susseguono. I ragazzi e le ragazze si sono impegnati a documentare parte di questo percorso anche negli giorni prima della partenza. Non è una competizione. Non è assolutamente una gara. Tutti ne sono coscienti. Anzi, è questo "tranquillo e gioioso" attraversare l'Italia il lato forte dell'idea. Ciò che la contraddistingue. Ciononostante, sono in molti gli atleti che alla vigilia sono emozionati quasi come fosse un'olimpiade. Solo in quel momento, forse, sentono quello che si sono prefissi di fare. Un viaggio e una ripartenza così, in tempi di Covid-19, è un'impresa dell'anima, un vero simbolo che sprona ad andare avanti con rinnovato entusiasmo ed è d'esempio per tutti. Finalmente, dopo tanto lavoro e tanta attesa, si scende in strada e si parte. Sono le ore 9 di Venerdì 12 Giugno. Siamo in Piazza Garibaldi a Luino. Ed è da qui che l'avventura ha inizio: quel testimone, di mano in mano, dovrà arrivare a Leuca. Ancora non si sa: la strada non sarà solo lunga, ma anche dolorosa. Intanto, il giorno dopo, da Levico Terme parte anche la seconda tranche della staffetta. Mentre Martedì 9 Giugno da Saluzzo parte il terzo troncone, quello dell'Ovest. Nel frattempo la staffetta, mano a mano, prende forma e delinea il suo percorso, il suo modo di essere: un lungo viaggio in bicicletta ed handbike che segna un incontro tra i partecipanti, il territorio e i paesaggi (anche umani) attraversati. Un viaggio in cui prevale la gioia di pedalare insieme per uno scopo comune. Un viaggio che celebra la voglia di vivere, di resistere e di guardare con speranza al futuro. Strada facendo gli atleti impegnati nella staffetta, diventano un simbolo. La gente li applaude. I sindaci li accolgono nei punti stabiliti per il cambio di testimone. Naturalmente anche Alex Zanardi partecipa con la sua handbike nelle tappe prestabilite. E' sempre più felice di questa iniziativa. Quasi non sta nelle pelle tanta è la sua voglia di montare in bici. E c'è di più. Di giorno in giorno, è sempre più chiaro che questo è anche un viaggio del cuore. Quello che tutti vorrebbero fare. Forse anche per questo alcuni ciclisti si uniscono alle tappe, e il tutto diventa anche un piccolo rito spontaneo, un pedalare assieme, come il popolo del ciclismo è abituato a fare. E' un viaggio che sembra senza fretta, fatto solo per incontrare la gente e la nostra Italia. Nessuno sospetta ciò che sta per accadere. E' Venerdì 19 Giugno e la notizia è come una bomba che esplode così forte da lasciare senza parole. Alex Zanardi è gravissimo. D'improvviso tutto sembra come ovattato, lontano. Al chilometro 39+800 della Strada provinciale 146, a Pienza (Siena), Alex, con la sua handbike si è scontrato contro un camion. Poi, l'elicottero. La corsa in ospedale di Daniela e Barbara. I frammenti di notizie. Il primo, disperato, comunicato. Sembra che d'improvviso sia calato il buio. Tutto sembra perso. C'è smarrimento. Incredulità. Dolore. E tutto il mondo è come sospeso. La notizia è su tutti i telegiornali e i quotidiani. Tutti ne parlano: il campione, il mito Zanardi ancora una volta difronte ad un destino apparentemente senza scampo. Tutto sembra finito e inutile. I ragazzi e le ragazze della Staffetta Tricolore ricorderanno per sempre quegli attimi. In cui è accaduto. In cui hanno saputo. La durezza del colpo per loro è stata inimmaginabile. Quasi impossibile da esprimere con le parole. Nel bel mezzo del viaggio, nella frazione di un secondo, la vita del loro capitano e amico, di quello che per loro era il fratello da imitare, di quello che alcuni di loro considerano un secondo padre, era appesa ad un filo. E a loro sembrava non restasse altro che stringersi e farsi forza l'un l'altro. Quelle mani giunte. Quelle preghiere. Quei Forza Alex che hanno inondato la chat della staffetta erano grida disperate. Che fare? Cosa pensare? Poteva finire così. Nessuno avrebbe avuto nulla da dire. Anzi. Ma non è andata così. Qualcuno ha detto "No! Adesso è il momento di essere duri. Adesso è il momento di lottare ancora più forte!". Qualcun altro ha ribadito che lui sarebbe partito lo stesso per fare la sua tappa. Con la morte nel cuore ma l'avrebbe corsa. Perché il testimone doveva andare avanti. Perché così avrebbe voluto Alex. Nelle stesse ore anche Daniela, la moglie di Alex, e il figlio Nicolò, dall'Ospedale, hanno mandato il loro messaggio: chi voleva, chi se la sentiva, poteva continuare. Obiettivo 3 avrebbe accompagnato e compreso la posizione di ognuno, quelli che sarebbero andati avanti e quelli che si sarebbero fermati. Era questo l'insegnamento di Alex. Nessuno si è fermato. La staffetta ha ripreso. Correvano per Alex. Ogni giorno una tappa. Ogni giorno una conquista. Attraverso il Lazio. Il Molise. E tutta la Puglia. Ogni giorno un passo verso una meta che sembrava impossibile e si avvicinava sempre di più. A combattere contro il caldo infuocato. A lottare contro il dolore. Per sventolare la bandiera e l'ideale di Obiettivo Tricolore. Con il cuore sempre gonfio di responsabilità e di dolore. A sostenerli gli applausi della gente. Il calore con cui venivano accolti agli scambi di testimone erano il segno di un affetto che li premiava e che andava anche oltre. C'era rispetto in quegli applausi. C'era comprensione in quei sorrisi. Tutta la Puglia ha partecipato a questo sforzo. Perché ci vuole coraggio per pedalare con l'handbike. Ci vuole un cuore grande per resistere e andare avanti. Nella penultima tappa, quella in cui avrebbero dovuto esserci Alex e il "presidente" Pierino Dainese, sono arrivati in tantissimi. Non era previsto ma hanno attraversato l'Italia per esserci. Per resistere tutti assieme. Poi, tutti hanno fatto l'ultimo sforzo. Sono arrivati a Leuca. E lì il pianto e gli abbracci non si possono descrivere. Avevano fatto qualcosa di epico. Erano andati oltre al destino. Per questo era giusto festeggiare con le lacrime agli occhi. Avevano corso per loro stessi, per tutti noi e per il loro capitano e maestro da cui avevano ricevuto il testimone. Erano partiti forti, ora lo erano molto di più. Per Alex e con Alex.

"Ragazzi siete eccezionali. Siete ripartiti con la morte nel cuore, siete arrivati in fondo con la commozione, ma con la gioia vera. Alex siete VOI. Grazie di cuore. Oggi è una gran bella giornata." — Daniela Manni (moglie di Alex Zanardi)

NOTE DI REGIA

"Il documentario si avvale delle riprese effettuate prima e durante la staffetta Obiettivo Tricolore. La storia è raccontata dai protagonisti alternando i loro interventi (interviste) registrati e "metabolizzati" qualche tempo dopo la fine della staffetta. Questi interventi sono supportati anche dai video (compresi quelli dello stesso Alex Zanardi fino al momento dell'incidente) registrati prima della partenza e durante la Staffetta. Inoltre, per documentare l'impatto dell'incidente sull'opinione pubblica, vengono usati materiali di archivio ripreso dai telegiornali. Nelle "interviste" post-staffetta si punta anche a descrivere le atmosfere che si instaurano tra gli atleti e il loro personale rapporto con Alex Zanardi. Come l'hanno conosciuto. Cosa rappresenta per loro. Cosa gli ha insegnato. Come hanno vissuto il momento dell'incidente. Come hanno vissuto il dopo staffetta. Cosa vedono nel loro futuro. E qual è il "testimone" che Alex gli ha consegnato. Questa è la storia di un uomo, prima ancora che la storia di un campione, raccontata da chi ha corso con lui per trovare nuove motivazioni. Da chi dalla sua forza travolgente e dalla sua generosità ha tratto ispirazione per poter guardare con forza al futuro."

ATLETI PARALIMPICI

ANA MARIA VITELARU
Ana Maria Vitelaru, classe 1983, vive a Reggio Emilia e pratica l'handbike (categoria H5). Nata in  Romania si è trasferita in Italia appena diciassettenne, poco dopo essere stata vittima di un incidente. Mentre era alla stazione è scivolata sui binari e un treno l'ha travolta costringendola all'amputazione di entrambe le gambe e a diversi interventi chirurgici. Sposata e residente da quasi 20 anni alle porte di Reggio Emilia, lavora nell'industria tessile. Lo sport è sempre stato nel suo dna. Appassionata di trekking in montagna, per quasi un decennio ha giocato ad alti livelli a basket in carrozzina, facendo parte anche della nazionale italiana dal 2004 al 2009. Da sempre attratta dal ciclismo, negli ultimi anni ha iniziato ad allenarsi con l'handbike raggiungendo grandi risultati: pluricampionessa italiana, ha conquistato due bronzi ai mondiali 2018. Ora è una colonna della nazionale azzurra e punta alle Paralimpiadi di Tokyo.

PIER ALBERTO BUCCOLIERO
Pier Alberto Buccoliero, classe 1987, di origine pugliese, vive a Milano e pratica triathlon, bob e paraciclismo (categoria H4). Dopo la maturità entra nell'Accademia navale di Livorno, dove intraprende la carriera militare e gli studi in Ingegneria navale. Lascia la Marina Militare, nel 2009, con il grado di Aspirante guardiamarina, in seguito ad un incidente occorso all'interno dell'Accademia e che gli ha procurato una lesione midollare e diverse fratture multiple.
Viene ricoverato all'Unità Spinale di Firenze, dove verrà dimesso dopo otto mesi con una diagnosi di paraplegia incompleta. L'amicizia con Piero Amati gli permette di avvicinarsi allo sport sin dalla degenza e di utilizzare lo stesso sport come strumento riabilitativo. Nella canoa e poi nel canottaggio fa incetta di medaglie ai campionati italiani, europei e anche mondiali. Dal 2017 ha iniziato a cimentarsi con il triathlon, vincendo un bronzo mondiale, mentre recentemente ha iniziato a praticare il bob e il paraciclismo. Nel paratriathlon è in corsa per la qualificazione alle Pralimpiadi di Tokyo.

TIZIANO MONTI
Tiziano Monti, classe 1988, vive a Tarquinia (Viterbo) e pratica il paraciclismo (categoria H5). La sua carriera sportiva, da giovane, è ruotata attorno al pallone. Ed è stata una carriera di tutto rispetto. Dall'età di sei anni ha cominciato a giocare a calcio, disputando anche qualche stagione in Eccellenza come difensore centrale, grazie alla sua prestanza fisica. Qualche infortunio di troppo gli ha fatto appendere le scarpe al chiodo a 22 anni, quindi ha cominciato a lavorare all'Elisoccorso, dove è impiegato attualmente. Ha sempre continuato a mantenersi in forma fino a ottobre del 2018, quando un incidente stradale l'ha costretto all'amputazione di entrambi gli arti inferiori, poco sopra il ginocchio. Il recupero e la riabilitazione sono stati molto lunghi e l'hanno condotto al Centro Protesi Inail di Budrio dove è entrato in contatto con Obiettivo3 e ha avuto modo di conoscere anche Alex Zanardi. Da lì, a giugno 2019, è iniziata la sua avventura con l'handbike. Nel 2019 è stato eletto personaggio tarquiniese dell'anno e la stagione successiva, visti gli enormi progressi dimostrati, ha guadagnato le sue prime convocazioni nella Nazionale paraliclistica italiana.

KATIA AERE
Katia Aere, nata nel 1971, vive a Spilimbergo (Pordenone), pratica nuoto e paraciclismo (categoria H5). Infermiera professionale, sposata con Giuseppe, da adolescente ha coltivato una grande passione per l'atletica leggera, nel salto in alto e nella corsa a ostacoli, prima che un problema alle caviglie la costringesse a smettere. Nel 2003 un'improvvisa malattia autoimmune ne mina il fisico e la obbliga a cure lunghe e complesse. Tra le terapie consigliate c'è anche l'idrokinesi, che inizialmente Katia rifiuta a causa della sua fobia giovanile per l'acqua. Ma una volta convintasi a sottoporsi all'idrokinesiterapia, il mondo si capovolge. Katia impara a nuotare a 40 anni, le piace, diventa agonista e inizia a sbaragliare il campo, conquistando record su record e incamerando 28 titoli italiani in vasca. Iniziando così a sognare le Paralimpiadi. Il sogno si alimenta quando, nell'estate 2018, una cara amica l'accompagna a Maniago, le presenta Alex Zanardi e lo staff di Obiettivo3. L'emozione che le regala provare l'handbike la porta indietro di quasi 20 anni, la sensazione del vento che soffia in faccia la conquista subito e la convince ad affiancare agli allenamenti in piscina, anche quelli con l'handbike, fino a farla arrivare alla convocazione in Nazionale.

FABIO SERRAIOCCO
Fabio Serraiocco, classe 1977, vive a Lanciano (Chieti) e pratica paraciclismo (categoria C5). La passione per la bicicletta lo rapisce fin da piccolo e dai 14 anni fino ai 22 gareggia anche a livello agonistico. Il lavoro e altri impegni lo portano ad abbandonare i pedali, finchè, una volta superati i 40 anni, non decide di rimettersi in forma, dedicandosi principalmente al running. Ma il primo amore non si scorda mai e porta con sé una storia toccante. Fabio nel 2019 inizia a non sentirsi bene, si sottopone ai primi esami medici e a fine febbraio gli arriva la diagnosi: sclerosi multipla. Ma quello stesso giorno, pochi minuti dopo i referti ospedalieri, gli arriva anche una chiamata. È il negoziante che lo informa: "La bicicletta che hai ordinato è arrivata". Un segno del destino che Fabio coglie al volo rituffandosi a capofitto sui pedali. La biclicletta torna ad essere una fedele compagna di avventure, anche per combattere la malattia, ed è così che Fabio conosce sul web Obiettivo3. Tramite la conterranea Lorenza Ziccardi si interfaccia prima con lo "sklerobiker" Alessandro Cresti, quindi con i dirigenti di Obiettivo3 che lo accolgono in squadra, aprendogli le porte a nuove sfide e permettendogli di guadagnare in poco tempo la prima convocazione con la nazionale paraciclistica italiana.

GIULIA RUFFATO
Giulia Ruffato, classe 1987, vive a Pianiga (Venezia) e pratica l'handbike (categoria H4). La sua vita ha sempre gravitato attorno al mondo dello sport. Da piccola ha praticato nuoto, pallavolo e sci, dopo essersi laureata in fisioterapia ha iniziato la professione seguendo da vicino anche alcune squadre calcistiche dilettanti. Sono tante le passioni che ha coltivato in gioventù, dal teatro al ballo latino-americano. Un'ischemia improvvisa l'ha costretta in sedia a rotelle dalla fine del 2013, pochi mesi prima che Alex Zanardi si mettesse in contatto con lei via mail. Una volta terminata la riabilitazione è subito salita in sella ad un handbike con la società Anmil Sport Italia, iniziando anche a praticare canottaggio e continuando a destreggiarsi sugli sci. Da inizio 2018 una svolta radicale: cambio di lavoro, la decisione di candidarsi a Obiettivo3 e la scelta di dedicarsi soltanto all'handbike. Una scelta vincente, visto che dal 2018 al 2021 ha conquistato 4 titoli italiani di paraciclismo nella sua categoria, vestendo anche la maglia della nazionale. 

MICHELE GRIECO
Michele Grieco, classe 1990, è il rappresentante trentino di Obiettivo3. A 12 un osteosarcoma lo costringe a un lungo periodo di cure, culminato con l'installazione di una protesi interna alla gamba sinistra. Una malattia che ne segna l'adolescenza, senza interrompere un percorso di studi che lo porta al diploma di tecnico superiore del verde. Da lì inizia la sua carriera lavorativa, fino all'attuale impiego come giardiniere al Parco di Levico. Parallelamente sviluppa la passione per lo sport, inizialmente per il nuoto. Con gli anni coltiva il sogno di poter prendere parte a un Ironman e inizia ad allenarsi anche a piedi e in bicicletta. Lo sport riveste un ruolo decisivo anche nella percezione della sua disabilità. La protesi, inizialmente mai digerita e rifiutata dal punto di vista mentale, diventa pian piano quasi un punto di forza. Un cambio radicale di prospettiva, avvenuto anche grazie all'ingresso in Obiettivo3. La moglie Sara lo iscrive alla giornata di reclutamento di Padova nel giugno 2018, dove Michele incontra i coach che gli consigliano di dedicarsi principalmente alla bicicletta. Il giovane accetta il consiglio, viene reclutato dal team e si tuffa anima e corpo sui pedali, affrontando tutte le nuove sfide (raccontate anche dal suo blog Iron Leg) con l'entusiasmo che l'ha sempre contraddistinto.

ENRICO FABIANELLI
Enrico Fabianelli nasce in Brasile il 9 giugno 1986, viene adottato a 6 mesi e si trasferisce in Italia insieme a quella che sarà la sua famiglia e dove costruirà la sua vita. Abita a Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo, dove lavora come carrozziere. Si avvicina allo sport inizialmente per potenziare il suo fisico, comincia a fare palestra ma sarà la mountain bike a diventare la sua grande passione. Nel 2010 gli è stata diagnosticata la sclerosi multipla, ma non si è fermato, nonostante le difficoltà ha sempre continuato a fare sport perché un fisico allenato lo aiuta anche ad affrontare i periodi duri legati alla malattia. Ha conosciuto Obiettivo3 ascoltando un'intervista televisiva di Alex Zanardi, ha cercato informazioni e inviato la candidatura spontanea tramite il sito. Aderire a questo progetto gli ha permesso di mettersi in contatto anche con altri atleti affetti dalla sua stessa patologia, di scambiarsi esperienze e consigli. Alla mountain bike ha così affiancato il ciclismo paralimpico, classificandosi nella categoria C5. Le sue gare preferite restano quelle articolate su percorsi non convenzionali come i cross country, e più impegnativi come la Maratona delle Dolomiti. Sogna di partecipare alla mitica Titan Desert.

ALESSANDRO CRESTI
Alessandro Cresti, classe 1990, vive a Sinalunga sulle colline senesi. Lo sport è parte integrante della sua vita e dopo i 20 anni ha iniziato ad appassionarsi al ciclismo, cominciando a praticare soprattutto la mountain bike. A 25 anni scopre di essere affetto da sclerosi multipla, ma continua a coltivare le sue passioni. A partire, innanzitutto, dal ciclismo. Cercando una strada per migliorare e approfondire la sua conoscenza dello sport paralimpico, si è imbattuto nel portale OSO e nel progetto di Obiettivo3. I tecnici di 03 gli hanno dato casco e bici e Alessandro ha continuato a pedalare, sempre più forte, alla caccia di grandi traguardi. Proprio grazie a Obiettivo3, Alessandro ha conosciuto altri atleti affetti dalla sua stessa patologia e ha deciso quindi di fondare gli "sclerobikers". Come si evince dal nome, il gruppo racchiude i ciclisti malati di sclerosi multipla, che oltre a incoraggiarsi e confrontarsi tra loro, si stanno rendendo protagonisti di alcune iniziative benefiche.

DIEGO GASTALDI
Diego Gastaldi, classe 1984, vive a Velletri (Roma) e pratica l'atletica in carrozzina (categoria T53). Fin da piccolo è stato attratto dal mondo dello sport, iniziando a praticare arti marziali e pallavolo, prima di virare sull'atletica leggera a livello agonistico. Vittima di un incidente stradale nel 2011, è tornato a fare sport anche in carrozzina, provando prima il tiro con la carabina, quindi il canottaggio. Ma appena è tornato sulla pista di atletica è riesplosa la vecchia passione, Diego ha iniziato a specializzarsi nei 100, 200, 400 e 800 metri in carrozzina, discipline nelle quali detiene il record italiano della propria categoria. Vincitore di due medaglie agli Europei di Berlino 2018 (bronzo negli 800 metri e nella staffetta universale), punta alle paralimpiadi di Tokyo. Innumerevoli anche le sue passioni, tra le quali spiccano i motori e la musica. Suona rock e blues e in passato si è dilettato anche a costruirsi manualmente una chitarra, come dimostra un video diventato virale su YouTube.

MAURO PREZIOSA
Mauro Preziosa, classe 1980, è un atleta pugliese originario di Bisceglie. Affetto da paraparesi spastica fin da dopo la nascita, si avvicina allo sport già a 12 anni. Il primo grande amore è quello per il nuoto, specialità nella quale inizia a gareggiare nelle prime gare ufficiali paralimpiche a fine anni '90. Costretto da alcuni interventi chirurgici a un lungo stop, torna al nuoto agonistico nel 2008, anno in cui vince la medaglia d'oro ai campionati italiani nella categoria 50 delfino. Dopo altri successi e un progressivo miglioramento anche in nuove specialità come i 400 stile libero, Mauro si imbatte in Obiettivo3. Dopo aver inviato la propria candidatura, si sciroppa da solo quasi 1000 km in treno per raggiungere i nuovi compagni al campus di Spilimbergo. Da quel momento inizia a praticare anche l'handbike, tesserandosi con la società Cavallaro di Bisceglie e rendendosi protagonista di una suggestiva tappa di Obiettivo Tricolore, da Polignano a Mare ad Alberobello. Contemporaneamente al paraciclismo, comincia a coltivare con successo anche la passione per l'equitazione e il triathlon. Quest'ultima disciplina lo porta infatti ad abbracciare il nuovo progetto Obiettivo 3athlon. Appassionato di buon cibo, risate e sport, Mauro è presidente dell'associazione Progetto Icaro, che si occupa di promuovere l'integrazione sociale di persone disabili.

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