La ciminiera (2013)

Skurstenis
Locandina La ciminiera
La ciminiera (Skurstenis) è un film del 2013 prodotto in Lettonia, di genere Documentario diretto da Laila Pakalnina. Il film dura circa 60 minuti.

"C'era una volta un camino. Vicino al camino, tre case. Nelle tre case, sette ragazze. Tutte bionde". Così descrive Laila Pakalnina, vincitrice l'anno scorso con Picas del Premio Speciale della Giuria CinemaXXI, il suo nuovo lavoro. Un fiaba incantata, raccontata con la grazia di Rossellini e il senso del fantastico dei fratelli Lumiérè.

Info Tecniche e Distribuzione

Genere: Documentario
Nazione: Lettonia - 2013
Durata: 60 minuti
Formato: Colore
Note:
Presentato Fuori Concorso a CINEMAXXI al Festival del Cinema di Roma 2013.

Cast e personaggi

Regia: Laila Pakalnina

Premessa della regista

Abbiamo notato la ciminiera e ci siamo fermati. Il film è venuto da noi. Quando abbiamo finito di girare il film, mi è venuto in mente di fare testamento in cui indicherei la persona che avrebbe compiuto il film caso mai …. io morissi. D'improvviso ho capito che solo io posso finire questo film. Devo vivere. Suona troppo serio? Come tante cose dell'infanzia: pozzanghere, gatti, altalene, grilli, ragni e amici. Serio e divertente allo stesso tempo.

Con gli occhi del bambino. L’illusione dell’idillio

Il documentario "La Ciminiera" è il trentunesimo film della regista Laila Pakalniņa. È anche il secondo film proiettato al Festival Internazionale del Film di Roma. L'anno scorso il suo film Picas ha ottenuto un premio. Laila Pakalniņa ha iniziato la sua carriera cinematografica nel 1988, da allora svolge regolarmente l'attività di regista realizzando sia film che documentari. Lei ha realizzato quattro film a soggetto, parecchi cortometraggi, ma il suo interesse sono i documentari. Infatti, la sua carriera internazionale inizia con due documentari: Il Traghetto/ The Ferry (1994) e La Posta/The Mail (1995), che è stato mostrato al Festival Internazionale del Cinema di Cannes e ha vinto il premio FIPRESCI. Questi film iniziali rivelano già lo stile particolare dei documentari di Laila Pakalniņa che consiste in un'apparente osservazione lenta e neutrale, una visualità ricercata,una colonna sonora molto appropriata e una molteplicità di metafore. I documentari della regista sono delle osservazioni lente nelle quali hanno un ruolo importante la composizione della inquadratura, il primo piano con i dettagli e la registrazione rallentata del tempo. Questi film non affrontano una "questione" scottante, non accentuano la presenza dell'autrice e del narratore e non contengono sensazionalismo giornalistico. Prima della carriera cinematografica, Laila Pakalniņa aveva studiato giornalismo e aveva svolto l'attività di giornalista. I suoi primi documentari, realizzati a cavallo degli anni 80-90, nel periodo quando la Lettonia ancora lottava per l'indipendenza, erano fortemente caratterizzati ancora da un pronunicato stile giornalistico, ma nei documentari successivi la regista ha rinunciato al pathos pubblicistico e ai principi del tradizionale giornalismo investigativo. Al suo posto, lei adopera un'apparente osservazione neutra, un' attenzione ai dettagli, una storia senza una narrazione definita, senza un conflitto clamoroso e senza una "trama" facilmente riassumibile. I film di Laila Pakalniņa sono destinati a quegli spettatori che sanno leggere la drammaturgia del film, non tanto attraverso lo svolgimento degli avvenimenti, ma attraverso il linguaggio cinematografico, cioè la composizione della inquadratura (framing), il ritmo del montaggio e le associazioni visive e narrative create dal montaggio. Si rivolgono allo spettatore sensibile alle ricerche del cinema d'autore, che si fidano dell'unicità dell'ottica del regista. Laila Pakalniņa è indubbiamente una rappresentatrice dello stile d'auteur. Le sfumature del suo stile si ripetono e allo stesso tempo si sviluppano da un film all'altro, sia nei documentari che nei film, e contegono le sue osservazioni originali sulla realtà contemporanea. Il film "La Ciminiera" racconta la storia di un luogo indefinito nella campagna lettone, nel cui cuore si trova una ciminiera, che è testimonianza del tempo in cui in quel esatto luogo si svolgeva un'altra vita, con un'altra attività: l'industria. Ora la ciminiera è solo un elemento architettonico attorno al quale si svolge una vita ordinaria. Alla regista, in questo film interessano soltanto i bambini, anche se ogni tanto appare qualche episodico personaggio adulto. Il rapporto tra questi adulti e le bambine bionde, "le protagoniste" del film, non viene spiegato però ed è dunque difficile da decifrare. Laila Pakalniņa non intende spiegare in questo film, lei ha fiducia nel suo spettatore e nella sua voglia di approfondire ogni dettaglio. Sia i dettagli visivi che le sfumature della colonna sonora sono fondamentali nei suoi film. (La colonna sonora del film consiste solo nella partitura dei rumori, che è uno degli elementi stilistici più usati dalla regista, con anche alcune frasi apparentemente casuali, che sono frammenti dei discorsi tra bambini e tra bambini e adulti).

Il punto focale del film "La Ciminiera" consta nella relazione tra l'immagine e il montaggio, e non nella narrazione della storia. Laila Pakalniņa collabora ormai da parecchi anni con il direttore del montaggio estone Kaspar Kalles e insieme creano con maestria un montaggio parallelo di tipo associativo. Per esempio, il film accentua la spensieratezza apperente del mondo infantile e acquistano uguale importanza sia il bambino che il gatto e il cane. I bambini si rotolano così spensieratamente e oziosamente quanto un gattino o un cagnolino. I bambini mangiano un cetriolo, e perché non offrirne un pezzo a un cane o a un gatto? Le giovanette che stanno a penzoloni dal tetto della rimessa sono tanto naturali quanto la biancheria stesa sulla corda fuori. Le linee delle righe delle calze di una ragazza si accordano al movimento ritmico del lenzuolo. È il mondo in cui il bambino ha la stessa importanza di qualsiasi oggetto o animale intorno a lui. È un mondo autosufficiente il cui ritmo della cognizione è comprensibile solo al bambino. Questo mondo è da lui riempito con i giochi fatti con i grilli e con un vermetto nella vasca, lui si dondola in altalena oppure corre attorno ad una pozzanghera. In un certo modo, questo è uno spazio d'infanzia assolutamente felice e autosufficiente. Infatti, i protagonisti bambini non chiedono perché il fumo non esce più dalla ciminiera, e ne chiedono perché l'ornamento fatto a forma di sole sopra il cancello vecchio e arrugginito (testimone del periodo del socialismo passato), è così misero e triste. Questo cancello arrugginito dell'epoca del socialismo a loro sconosciuta è un fenomeno tanto logico quanto la borsa di Louis Vuitton con la quale giocano le ragazze. Naturalmente, la borsa è una contraffazione del marchio di lusso che ha raggiunto gli abitanti della Lettonia ed è diventata uno degli elementi dello spazio globalizzato del consumismo. La regista non si concentra sui dettagli minuscoli, ma la loro presenza nel film fornisce un'importante informazione contestuale: questi sono i segni che designano le coordinate del tempo della Lettonia di oggi: da una parte il passato "arrugginito" (il socialismo), e dall' altra il tentativo di giocare secondo le regole del consumismo globalizzato (il capitalismo). Il documentario "La Ciminiera" è una rappresentazione codificata della Lettonia di oggi e contiene un frammento di una delle sue realtà. La regista occupa una posizione apparentemente neutra di osservatrice e cerca di creare uno sguardo sulla Lettonia di oggi "dal punto di vista di un bambino". Il bambino è immune dalle negazioni, lui non possiede un'opinione sui problemi socioeconomici e politici, lui vive nel mondo autosufficiente in cui sia il più minuscolo dettaglio e che una qualsiasi creatura possono avere un significato particolare. La regista ha abituato le protagoniste del film, le bambine, a non prestare attenzione alla cinepresa, che segue i loro giochi senza interferire. Nel film c'è solo un episodio in cui non viene rispettata la posizione dell'osservatore neutro, quello in cui una ragazza è seduta sul cancello arrugginito con l'ornamento del sole e mastica qualcosa. Dai cespugli escono tre ragazzi adolescenti che fanno gesti volgari in direzione della cinepresa e della troupe del film. Nonostante ciò, il mondo dell'infanzia ritratto nel film "La Ciminiera" non rappresenta un idillio utopico. La durezza della realtà e dell'ambiente circostante incide fortemente sul mondo delle protagoniste bambine ed è rappresentata dai dettagli precisi: sia dagli adolescenti volgari e sia da un ambiente umile e povero. Non a caso, la culminazione del film è rappresentata dall'episodio in cui le ragazzine rompono con fervore i vetri di una vecchia automobile. Il gioco distruttivo in cui le coinvolge anche un adulto diventa così sia l'apice del film che la negazione dell'idillio dell'infanzia. Anche prima della scena brutale con i martelli, la regista pian piano lancia qualche segnale distruttivo, utilizzando alcuni elementi del linguaggio cinematografico. Nel film ci sono diverse inquadrature, il cui principio è "scorretto" e non tradizionale, per cui si crea una scomodità, in quanto i visi delle ragazze e i loro corpi vengono "tagliati". Laila Pakalniņa e il direttore di fotografia Uldis Jancis, con l'aiuto di queste particolari inquadrature ritraggono un'infanzia solo apparentemente idillica e felice, ma che invece contengono il fiato di una certa distruzione e brutalità. L'armonia di questo mondo, il cui centro è la ciminiera morta, risulta solo un'illusione.

Dita Rietuma

HomeVideo (beta)


STREAMING VOD, SVOD E TVOD:

Puoi cercare "La ciminiera" nelle principali piattaforme di VOD: [Apri Box]
DVD E BLU-RAY FISICI:
Non abbiamo informazioni specifiche ma puoi aprire i risultati della ricerca di DVD o Blu-Ray per "La ciminiera" o correlati su Amazon.it: [APRI RISULTATI]
Impostazioni privacy