L’oro di famiglia di Emanuele Pisano

L'oro di famiglia (2020)

L'oro di famiglia
Locandina L'oro di famiglia
L'oro di famiglia è un film del 2020 prodotto in Italia, di genere Cortometraggio e Drammatico diretto da Emanuele Pisano. Il film dura circa 15 minuti. Il cast include Danilo Arena, Francesco Marinelli, Francesco Sechi, Gaia Lo Vecchio, Sara Paduano, Roberta Sanzò.

Un giovane ladruncolo e una rapina andata male. Tra la refurtiva, un oggetto cattura la sua attenzione: non oro, non argento e non antichi cimeli, ma qualcosa di molto più prezioso che vale la pena restituire.

Salvo e il suo amico Fabrizio rapinano una villa che sembra promettere grandi guadagni. I due portano la refurtiva da un rigattiere, ma riescono a racimolare solo pochi spiccioli. Tra la refurtiva rimasta invenduta c'è un album di foto di famiglia. Salvo è un duro ed ha cose più importanti per la testa, ma il pensiero che lui non abbia neanche una foto ricordo inizia a balenargli in mente portandolo alla ricerca del suo album di famiglia.

Info Tecniche e Distribuzione

Genere: Cortometraggio, Drammatico
Nazione: Italia - 2020
Durata: 15 minuti
Formato: Colore, formato 2.35:1
Produzione: Pathos
Distribuzione: Pathos Distribution
Note:
Candidato per il Miglior Cortometraggio ai David di Donatello 2021.
Conosciuto anche come: The Family Gold [Internazionale]

Cast e personaggi

Regia: Emanuele Pisano
Sceneggiatura: Olimpia Sales, Emanuele Pisano
Musiche: Lele Gambera
Scenografia: Antonella Fiorillo
Montaggio: Rocco Buonvino
Costumi: Cecilia Sanchez

Cast Artistico e Ruoli:



Produttori:
Emanuele Pisano (Produttore), Maurizio Ravallese (Produttore)


D.O.P.: Vito Frangione | Sound Design: Fiorenzo Serino.

Immagini

[Schermo Intero]

Curiosità

L'oro di famiglia sono quindici minuti nati da un'esigenza essenziale al regista, quella di raccontare il legame viscerale che attanaglia l'uomo alle proprie origini e al proprio passato, il legame con i propri ricordi, in una nostalgia verso ciò che si è stati e verso la propria famiglia che non ci abbandona mai, una nostalgia universale, "una maledizione a cui siamo condannati tutti". Con L'oro di famiglia, il regista Pisano vuole offrire uno sguardo "volutamente impreciso" sulla natura imprevedibile di alcune scelte e sull'importanza mnemonica dei ricordi.

Il protagonista di L'oro di famiglia si ritrova a vivere un tormento personale, sperando che un ricordo offuscato dal tempo possa ritornare vivido tramite delle semplici foto. Il corto vuole dunque offrire una riflessione su un tema attuale e profondamente legato alla nostra era, digitale e telematica, social ed elettronica, un'epoca governata dalla globalizzazione e dalla tecnologia la quale, negli ultimi 50 anni, spodestando l'analogico con la drasticità di uno tsunami, ha radicalmente cambiato il mondo della fotografia e il nostro modo di approcciare ad essa.

A poco più di un anno dalla prima proiezione, "L'oro di famiglia" ha ricevuto il premio "Rai Cinema Channel" all'Ortigia Film Festival, ricevendo inoltre più di 30 premi in festival nazionali ed internazionali ed è stato selezionato dalla Federazione Italiana Cinema d'Essai (FICE) per l'iniziativa "Cortometraggi che passione".

NOTE DI REGIA

"L'oro di Famiglia nasce da un'esigenza: raccontare il legame viscerale che attanaglia l'uomo alle proprie origini e al proprio passato. Perché cambiano i tempi, le persone crescono, si frantumano i luoghi, ma la nostalgia verso ciò che si è stati e verso la propria famiglia non ci abbandona: è una maledizione a cui siamo condannati tutti. Il protagonista vive un tormento personale: galleggia nella speranza che un ricordo offuscato dal tempo possa ritornare vivido tramite delle semplici foto. Eppure il mondo della fotografia è cambiato radicalmente negli ultimi cinquant'anni: il digitale ha spodestato l'analogico con la radicalità di uno tsunami. Nel mondo si scattano ogni anno 2,5 trilioni di immagini: milioni di milioni di scatti che, nella maggior parte dei casi, rimangono confinati in supporti digitali e vengono visualizzati per lo più su dispositivi elettronici. Solo una percentuale minuscola di quelle immagini viene stampata e conservata come si faceva con le foto analogiche. Io amo chiamare le fotografie stampate "memorie tangibili", perché la fotografia va anche toccata e ascoltata: va vissuta. La necessità del protagonista è quella di vivere di nuovo un momento legato al proprio passato. È un impulso che lo spinge a deviare i suoi passi per rimettere a posto quel che di più prezioso possa avere un nucleo familiare: i ricordi. Quegli stessi ricordi che non possono essere rubati. Lo stile di regia scaturisce dal desiderio di entrare il più possibile dentro la storia: la macchina da presa si trasforma così in un ulteriore attore che sconfina all'interno dei luoghi calpestati dal protagonista. E tuttavia si tratta di uno sguardo volutamente impreciso. Ho infatti cercato di lavorare sull'imprevedibilità delle scelte prese di volta in volta dal personaggio. È per questo che la macchina spia, ma non anticipa mai i movimenti del protagonista: si limita ad aspettare le sue decisioni."

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