L'uomo che ride (2012)
L'homme qui ritGwynplaine ha una cicatrice che gli sfregia il viso dandogli una specie di sorriso permanente. Abbandonato dai Comprachicos, che l'avevano rapito e sfregiato qualche anno prima, viene raccolto da Ursus insieme a una bambina cieca, Déa. Si spostano insieme di villaggio in villaggio, dando uno spettacolo la cui vedette è Gwynplaine, ormai adulto. Dovunque, il suo sorriso suscita risate ed emozione nella folla che lo adula e tutti vogliono vedere il famoso "uomo che ride". Tutto va avanti fino a quando si scopre che quest'uomo sfregiato è l'erede di una grande e nobile famiglia. Inebriato da questa improvvisa ricchezza e dall'amore carnale di una duchessa, si allontana delle due uniche persone che l'avevano amato per ciò che è, Déa e Ursus.
Info Tecniche e Distribuzione
Prima Uscita: 20/12/2012 (Paesi Bassi)Nazione: Francia - 2012
Durata: 95 minuti
Formato: Colore
Produzione: Europa Corp.
Note:
Presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia 2012
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Commento del regista
Era un mio sogno adattare per il cinema L'homme qui rit di Victor Hugo. Desideravo farne un grande film di avventura popolare, di raccontare una storia grande e bella, poetica e profondamente umana al tempo stesso, com'era intenzione di Victor Hugo. Volevo trattarla come una favola per rendere più vivace il carattere atemporale e universale del racconto, per affascinare, catturare, emozionare, per ritrovare il piacere infantile di stare ad ascoltare una bella storia con ripercussioni profonde. Il film mi ha consentito di affrontare temi diversi: la diversità fisica, l'amore, la modernità. Mi sono sempre particolarmente emozionato per i film che hanno un "mostro" come eroe. Sia nei romanzi sia nei film, la figura del mostro umano è universale e tocca tutti nel profondo, e non perché si è fisicamente diversi, ma solo perché si percepisce sempre il "mostro" che è dentro tutti noi. D'altronde, la storia d'amore di L'homme qui rit raggiunge il sublime. Il conflitto amoroso che tormenta Gwynplaine è profondamente umano. Da un lato, Déa, la ragazza cieca che aveva salvato da bambina; dall'altro, la duchessa. Infine, questa storia del passato ci parla anche della nostra società. La società dello spettacolo, l'importanza di trovare idoli per la massa, il fossato tra poveri e ricchi, la difficoltà di cambiare classe sociale, l'impotenza della politica di modificare lo stato delle cose, il regno delle apparenze, l'idealismo sconfitto dalla corruzione… Cerco di offrire al pubblico quella deliziosa impressione che provavo andando al cinema da bambino: la luce si spegneva e mi tuffavo con gioia in un affascinante universo, mi lasciavo trascinare da una grande storia e dai bei personaggi che mi toccavano nel profondo, ai quali credevo come se esistessero per davvero.
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