Il giudice meschino (2014)
Il giudice meschinoIl Pubblico Ministero Alberto Lenzi, presso la procura di Reggio Calabria, ha una brutta - fama, pigro, indolente, troppo amante delle donne per perdere tempo col lavoro. A sconvolgere la sua vita, un evento terribile: Giorgio Maremmi, collega magistrato e amico carissimo, viene ucciso in un agguato. Per Alberto è un brusco risveglio: si rimbocca le maniche e si getta a capofitto nel lavoro.
Alberto Lenzi (Luca Zingaretti), Pubblico Ministero alla procura di Reggio Calabria, ha una brutta fama: pigro, indolente, troppo amante della vita per perdere tempo col lavoro. Separato dalla moglie, con un figlio di 8 anni, Enrico, che sente per lo più come un peso, ha una relazione clandestina con Marina (Luisa Ranieri), maresciallo dei carabinieri che lavora con lui. A sconvolgere la sua vita, un evento terribile: Giorgio Maremmi (Gioele Dix), collega magistrato e amico carissimo, viene ucciso in un agguato. Per Alberto è un brusco risveglio: si rimbocca le maniche e si getta a capofitto nel lavoro. Il caso sembra, a prima vista, di facile soluzione: poche ore prima di cadere sotto i colpi del killer, Maremmi aveva pronunciato una violenta requisitoria contro Francesco Manto, un esponente di medio livello della 'ndrangheta locale, che dopo la condanna lo aveva minacciato platealmente di morte. A eseguire quella agghiacciante sentenza potrebbe essere stato il fratello di Manto, Antonio, da anni latitante. Per Giacomo Fiesole (Andrea Tidona), pubblico ministero incaricato delle indagini, questa sembra essere la pista più probabile. Alberto, però, non è dello stesso avviso: non condivide le teorie e i metodi di Fiesole con cui si è più volte scontrato in passato e insieme a Marina e all'ispettore Brighi (Paolo Briguglia) va avanti per la sua strada. Ad aiutarlo, inaspettatamente, è don Mico Rota (Maurizio Marchetti), anziano boss della vecchia 'ndrangheta, che sta scontando una lunga detenzione. Don Mico ha scoperto che dietro quella vicenda c'é la mano di un boss emergente, che sta prendendo il suo posto al vertice della 'ndrangheta locale: Pasquale Rezza (Claudio Castrogiovanni). Gli interrogatori a Don Mico e la scoperta che Maremmi stava indagando segretamente su un traffico di rifiuti tossici portano Alberto ad avvicinarsi sempre più alla soluzione del caso. Ma la reazione della nuova 'ndrangheta non tarda ad arrivare: il primo avvertimento è il rapimento di suo figlio Enrico.
A distanza di poche ore dal rapimento, Alberto ritrova suo figlio sano e salvo: il messaggio è chiarissimo e spaventoso, ma lui non può più fermarsi. Scopre così che Maremmi aveva un altro segreto: una storia d'amore con una giornalista tedesca, Elke (Felicitas Woll) , che indaga anche lei sullo stesso traffico di rifiuti tossici. Alberto la rintraccia e, superando la sua iniziale diffidenza, la convince ad affiancarlo nell'indagine. La sintonia che nasce tra i due ingelosisce Marina che vede in Elke una possibile rivale e il suo rapporto con Alberto entra in crisi. La collaborazione con Elke porta Alberto a individuare i responsabili del traffico illecito. La 'testa del serpente' si trova infatti in Germania, nell'insospettabile sede di un'azienda che fa della difesa dell'ambiente la sua bandiera. Sotto il controllo del proprietario, l'ingegner Bauer, partono carichi di scorie radioattive che provengono dall'Europa e finiscono, attraverso la mediazione della 'ndrangheta, in Calabria. Alberto realizza che il progetto criminoso coinvolge poteri forti e capisce che tutti possono essere coinvolti, anche chi collabora con lui alle indagini. Ma ancora una volta non si ferma. A costo di essere l'ultimo anello della catena di sangue iniziata con la morte di Giorgio Maremmi, Alberto deve sapere chi, tra le persone a lui più vicine, lo ha ingannato e ha avvelenato la sua terra. A metterlo sulla strada della verità, saranno le allusive parabole di don Mico Rota e con la verità Alberto ritroverà l'amore di Marina e quello di suo figlio.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita in Italia: 3 e 4 Marzo 2014 su Rai1Genere: TV Movie, Drammatico
Nazione: Italia - 2014
Durata: 160 minuti
Formato: Colore
Soggetto:
Tratto dall'omonimo romanzo di Mimmo Gangemi. Ideato da: Monica Zapelli, Giancarlo De Cataldo, Carlo Carlei, Domenico Rafele.
Cast e personaggi
Regia: Carlo CarleiSceneggiatura: Monica Zapelli, Giancarlo De Cataldo, Carlo Carlei, Domenico Rafele
Cast Artistico e Ruoli:
Luca Zingaretti
Alberto Lenzi
Luisa Ranieri
Marina Rossi
Paolo Briguglia
Michele Brighi
Andrea Tidona
Giacomo Fiesole
Felicitas Woll
Elke Adler
Maurizio Marchetti
Don Mico Rota
Gioele Dix
Giorgio Maremmi
Gaetano Bruno
Lucio Cianci Farone
Matt Pratesi
Capitano Riommi
Dario Aita
Salvo
Claudio Castrogiovanni
Pasquale Rezza
Franz Cantalupo
Ciccio Scalia
Domenico Centamore
Francesco Manto
Gianni Federico
Avvocato Sacco
Orio Scaduto
Alfonso Scorda
Francesco Guzzo
Baullo
Cristina Moglia
Marta
Eleonora Sergio
Signora Pisano
Marco Conidi
Peppe Caruso
Marit Nissen
Cristin Bauer
Massimo De Lorenzo
Vincenzo
Maurizio Comito
Peppino Salemi
Maria Serrao
Angelina Salemi
Roberto D'Alessandro
Antonio Manto
Timothy Peach
Franz Bauer
NEWS E ARTICOLI
Note di Produzione
Conoscevo l'autore Mimmo Gangemi per aver letto alcuni suoi precedenti libri e già allora avevo pensato di trarre un film basato sui suoi racconti. Quando ho letto il "Giudice Meschino" ho avuto la sensazione di rivivere la mia infanzia in Calabria, a Villa San Giovanni, negli stessi luoghi dove mi portava il fratello di mio padre, il medico condotto, sulla Balilla tre marce, e l'altro fratello, veterinario, sulla Moto Guzzi 500. Ho rivisto gli stessi luoghi che ho ben impressi nella mia memoria e gli stessi personaggi da me conosciuti, "Don Mico" assomiglia ad un capo bastone di un paese vicino Fiumara di Muro. Ho deciso di acquistare i diritti di quel libro perche sapevo che prima o poi avrei realizzato questo film. Come quando decisi di fare il film "Ragazzo di Calabria", tratto da un soggetto di Demetrio Casile, convincendo Luigi Comencini, Gian Maria Volontè e Ugo Pirro a venire in Calabria, vincendo le loro paure. L'occasione si è poi presentata incontrando, con mia figlia Paola, il regista Carlo Carlei, rimasto anche lui affascinato dal libro, è stato subito entusiasta di iniziare questa avventura insieme. Abbiamo messo in piedi un ottimo team di scrittura tra cui anche il noto scrittore De Cataldo. Per il ruolo del protagonista Carlei ha da sempre pensato a Luca Zingaretti, attore che stimiamo moltissimo. Ho seguito personalmente le riprese del film rimanendo per due mesi in Calabria e sono felice di questa realizzazione che sono convinto avrà ottimi risultati di ascolto. Siamo riusciti a coinvolgere nell'operazione il Presidente della Regione Calabria Dott. Scopelliti e la Film Commission di Calabria e il validissimo apporto dall'Arma dei Carabinieri e del Presidente del Tribunale di Reggio Calabria. Ho sempre pensato di fare una miniserie con un respiro internazionale che potesse uscire dai nostri confini per questo ho cercato dei produttori e degli attori tedeschi per poi chiudere un accordo di prevendita in Germania e per la distribuzione internazionale con la Globalscreen. Debbo ringraziare Rai Fiction per averci supportato nella realizzazione del film lasciandoci la massima libertà. Debbo congratularmi inoltre con il regista Carlei per aver fatto un ottimo lavoro nella scelta dei protagonisti del film e per la direzione impeccabile, inoltre di aver ottenuto nei piccoli cambiamenti di sceneggiatura il massimo dei risultati con tutti i comprimari che sono veramente credibili e danno al film un forte senso di realtà.
Note di Regia
In una terra in cui l'assenza costante di vigilanza da parte dello Stato ha scolpito vizi come sfiducia e indolenza nel DNA di un popolo altrimenti onesto e orgoglioso, Bene e Male si scrutano, si sfidano, si combattono e forse si nutrono l'uno dell'altro senza però mai venire veramente a patti. Quando ho letto IL GIUDICE MESCHINO, ho capito immediatamente che era un'occasione unica per tornare a lavorare in Calabria, vent'anni dopo LA CORSA DELL'INNOCENTE, il mio primo film. Il bel libro di Mimmo Gangemi parlava la mia lingua, mi restituiva volti, dinamiche, suggestioni ed atmosfere che albergavano la mia memoria come fantasmi familiari e in più aveva il coraggio di affrontare temi attualissimi e scottanti. Il racconto della redenzione del Giudice Lenzi che si sottrae alla "meschinità" di chi si e' arreso, avendo perso fiducia nel proprio ruolo, e poi invece rialza la testa trovando il coraggio di fare il proprio dovere, vuole essere una parabola per tutti quelli che sono stanchi di subire passivamente ingiustizia e corruzione, malaffare e criminalità. Fare il proprio dovere, a qualsiasi costo. Questo e' il messaggio che il giudice Maremmi lancia al suo amico e collega Alberto Lenzi prima di morire e questo e' quello che Lenzi farà, rischiando tutti i suoi affetti e le sue sicurezze, pur di far si che la giustizia trionfi. Per un personaggio come Lenzi, vero, sanguigno, tormentato ma anche ricco di una sensibilità e di un orgoglio ferito ma mai morto, non avrei potuto trovare alcun attore migliore di Luca Zingaretti. La sua grande umanità, l'onesta' e l'impegno che guidano tutte le sue scelte nella vita fanno di lui un interprete perfetto per il Giudice. In questo viaggio alla scoperta della verità, Lenzi ha un alleato del tutto unico: Don Mico Rota (magnificamente interpretato da Maurizio Marchetti), vecchio boss della 'Ndrangheta, che rappresenta invece la "coscienza sporca" del Sud. Come un vecchio leone in gabbia che ha dovuto abdicare il suo potere a favore di gente ancora più priva di scrupoli di lui, Don Mico ha le sue personali motivazioni per regalare "perle di saggezza" al Giudice. Tuttavia anch'egli rimane disgustato di fronte alla totale amoralità dei suoi successori, che lucrano sulla salute della loro stessa gente, compiendo l'atto forse più abbietto che si possa immaginare, quello di avvelenare la propria terra pur consapevoli delle terribili conseguenze che ne deriveranno. Questo ritorno in Calabria e' stato per me un viaggio indimenticabile in una terra bellissima e aspra, abitata da persone oneste e orgogliose, che purtroppo pagano lo scotto di convivere fianco a fianco con una manciata di pecore nere che col loro comportamento criminale ne mettono a repentaglio tranquillità e sicurezza, benessere fisico e morale, alimentando pregiudizi ingiusti e inaccettabili. Mi auguro di cuore che l'esempio di tutte le persone oneste, di magistrati e uomini delle forze dell'ordine che ogni giorno si impegnano a fare il proprio dovere, faccia da sprone e rappresenti una fortissima motivazione perché le nuove generazioni si riapproprino di un senso civico che li faccia difendere ad ogni costo la terra in cui vivono e in cui vivranno i figli dei loro figli.
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