Due giorni, una notte (2014)
Deux jours, une nuitSandra ha solo un fine settimana per riuscire a convincere i suoi colleghi - con l'aiuto del marito - a sacrificare i loro bonus in modo che lei possa mantenere il suo posto di lavoro.
Il film segue Sandra, una giovane donna, assistita dal marito, che ha solo un fine settimana per convincere i suoi colleghi a dare i loro bonus in modo che possa mantenere il suo posto di lavoro.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 20 Novembre 2014Uscita in Italia: 20/11/2014
Prima Uscita: 20/05/2014 (Cannes Film Festival)
Genere: Drammatico
Nazione: Belgio, Francia, Italia - 2014
Durata: 95 minuti
Formato: Colore
Produzione: Archipel 35, Eyeworks, Les Films du Fleuve
Distribuzione: BIM Distribuzione
Budget: 7.000.000 dollari (stimato)
Box Office: Italia: 787.267 euro
Note:
Presentato in Concorso al Festival di Cannes 2014.
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INTERVISTA CON JEAN-PIERRE E LUC DARDENNE
In quali circostanze è nato Due giorni, una notte?
Luc Dardenne: In quelle della crisi economica e sociale in cui versa attualmente l'Europa. Erano diversi anni che riflettevamo sull'idea di un film attorno a una persona che sta per essere licenziata con il consenso della maggior parte dei suoi colleghi di lavoro. E la storia di Due Giorni, una notte è di fatto venuta alla luce quando abbiamo immaginato Sandra e Manu, una coppia unita nell'affrontare le avversità.
Jean-Pierre Dardenne: Per noi la cosa più importante era mostrare una persona che viene esclusa perché è considerata debole, non in grado di fornire prestazioni sufficientemente elevate. Il film tesse l'elogio di una "non performante" che ritrova forza e coraggio grazie alla battaglia che decide di condurre con suo marito.
I colleghi di Sandra hanno votato a favore di una riduzione del personale e del suo licenziamento in cambio della garanzia di ricevere un bonus. Vi sono giunte voci di fatti di cronaca analoghi nel mondo del lavoro?
Jean-Pierre: Sì, più di una, anche se le circostanze non erano esattamente le stesse. Ogni giorno, in Belgio come in altri paesi, sentiamo parlare dell'ossessione per la prestazione nel lavoro e della violenta istigazione alla competizione tra i dipendenti.
Manu incita Sandra ad andare a trovare, durante un fine settimane, ciascuno dei suoi colleghi per persuaderli a riconsiderare il proprio voto consentendole di essere reintegrata all'interno dell'azienda. Riveste un ruolo cruciale.
Jean-Pierre: Manu è un po' come il sindacalista, il "coach" di Sandra. Riesce a convincerla che esiste una possibilità, che è in grado di far cambiare idea ai suoi colleghi.
Luc: Non volevamo che Sandra apparisse come una vittima che stigmatizza e denuncia i colleghi che hanno votato contro di lei. Non è una lotta di una povera ragazza contro un branco di carogne!
Voi non giudicate nessuno dei vostri personaggi.
Luc: Gli operai di Due giorni, una notte sono messi in una posizione di concorrenza e rivalità permanenti. Non si tratta di schierare i buoni su un fronte e i cattivi sull'altro. Non ci ha mai interessato guardare il mondo in questi termini.
Jean-Pierre: Un film non è un tribunale. Ciascuno dei colleghi di Sandra ha dei validi motivi per dirle "sì" e per dirle "no". Una cosa è certa: per nessuno di loro il premio di produzione è un lusso. Hanno tutti bisogno di quei soldi per pagare l'affitto, le bollette, eccetera. Sandra lo capisce fin troppo bene, visto che anche lei si dibatte nelle stesse difficoltà economiche.
Con il marito e i figli, Sandra vive in una famiglia molto unita, come non ne abbiamo viste spesso nei vostri film precedenti.
Luc: Sandra trae il suo coraggio dal rapporto che ha con il marito. Manu ama profondamente sua moglie, lotta contro la depressione di lei e l'aiuta a smettere di avere paura. All'inizio del film, Manu crede in Sandra più di quanto lei creda in se stessa.
Jean-Pierre: Anche i figli di Sandra e Manu sono coinvolti e partecipi. Aiutano i genitori a trovare gli indirizzi dei colleghi di Sandra…
Questi ultimi non contemplano neanche l'idea di scendere in sciopero o di contrastare l'accordo proposto dal loro capo.
Jean-Pierre: Abbiamo volutamente scelto un'azienda di piccole dimensioni in cui i dipendenti non sono abbastanza numerosi per avere una rappresentanza sindacale. Se avesse raccontato una lotta contro un nemico designato, sarebbe stato un film completamente diverso… Detto questo, emerge in modo chiaro che l'assenza di una reazione collettiva, di una forma di lotta contro il principio alla base di questa votazione dipende anche dalla mancanza di solidarietà tipica dei giorni nostri.
Quanto tempo avete lavorato sulla sceneggiatura per arrivare a questo risultato?
Jean-Pierre: Parlavamo di questo soggetto da una decina di anni, quindi abbiamo avuto tutto il tempo per prepararci.
Luc: La fase della scrittura è stata piuttosto rapida. Abbiamo iniziato a costruire la sceneggiatura nell'ottobre del 2012 e l'abbiamo ultimata nel marzo del 2013. Volevamo che l'azione si sviluppasse in un arco di tempo molto breve, come indica il titolo.
Jean-Pierre: L'urgenza imposta dalla scansione temporale doveva riflettersi nel ritmo del film.
Dopo Cécile de France per Il ragazzo con la bicicletta, per Due giorni, una notte avete scelto Marion Cotillard
Luc: Abbiamo conosciuto Marion quando abbiamo co-prodotto Un sapore di ruggine e ossa di Jacques Audiard, girato in parte in Belgio. Siamo rimasti conquistati da quell'incontro avvenuto all'uscita da un ascensore mentre lei reggeva in braccio il figlio di pochi mesi. Mentre tornavamo a Liegi in macchina non abbiamo smesso di parlare di lei, del suo viso, del suo sguardo…
Jean-Pierre: Scegliere un'attrice così famosa ha rappresentato per noi un'ulteriore sfida. Marion ha saputo trovare un corpo e un volto nuovi per il film.
Luc: Non ha mai desiderato mostrare le sue capacità attoriali. Nulla di quello che è riuscita a fare rientra nell'ordine della recitazione o della dimostrazione. Abbiamo lavorato in un rapporto di fiducia reciproca che ci ha permesso di tentare qualunque cosa.
Per il personaggio di Manu avete ritrovato Fabrizio Rongione, presente in molti dei vostri film precedenti.
Jean-Pierre: Sì, in Rosetta, L'enfant – Una storia d'amore, Il matrimonio di Lorna e Il ragazzo con la bicicletta. Abbiamo subito pensato a lui per il ruolo di Manu. È stato fantastico ritrovarlo.
Luc: In questo caso, il suo ruolo è cruciale poiché il film è anche il racconto della storia di Manu. Fabrizio è riuscito a dare a quest'uomo la grinta, la voglia di vita e l'entusiasmo necessari a sostenere Sandra.
Scorgiamo anche il vostro attore feticcio: Olivier Gourmet.
Luc: Nel corso di tutto il film sentiamo molto parlare del suo personaggio senza mai vederlo ed effettivamente, a un certo punto, come il cinghiale delle Ardenne, lui appare!
Come avete lavorato con tutti gli attori?
Jean-Pierre: Per un mese, abbiamo fatto con loro delle prove filmate. E prima ancora, per due mesi, Luc e io abbiamo preparato le riprese nei luoghi dove si sarebbero svolte, filmando con la nostra videocamera.
Luc: Prima di iniziare le riprese, questa fase delle prove è necessaria per trovare i ritmi e anche per creare un clima di fiducia totale con gli attori per poi riuscire ad azzardare le cose più semplici.
Jean-Pierre: Abbiamo girato in ordine cronologico. È una scelta importante sia per noi sia per gli attori. Il percorso di Sandra è tanto fisico quanto mentale ed era fondamentale per Marion, per Fabrizio e anche per gli altri attori affrontarlo in successione temporale.
INTERVISTA CON MARION COTILLARD
In quali circostanze ha conosciuto i fratelli Dardenne?
Ci siamo incrociati in Belgio, sul set di Un sapore di ruggine e ossa di Jacques Audiard. È stato un incontro breve, tra un ascensore e l'altro, ma ne sono rimasta molto colpita perché li ho sempre ammirati tantissimo… Qualche mese dopo l'uscita di Un sapore di ruggine e ossa, il mio agente mi ha telefonato per comunicarmi che Luc e Jean-Pierre volevano propormi una parte. Non ci potevo credere! Per me girare un film con loro era come poter varcare la soglia di in uno spazio inaccessibile.
Perché?
Le diverse esperienze che ho maturato come attrice mi hanno aperto prospettive che non avrei mai potuto immaginare. Ma lavorare con i Dardenne restava nel campo dell'inimmaginabile… Non è nelle loro consuetudini scegliere attori che hanno alle spalle un percorso abbastanza lungo in diversi ambiti cinematografici. È vero che Cécile de France aveva lavorato con loro in Il ragazzo con la bicicletta, ma forse il fatto che è belga mi faceva apparire la sua collaborazione più logica rispetto alla mia. Per questo mi ha sorpreso che mi contattassero. E mi ha reso immensamente felice.
Come definirebbe il loro cinema?
In ogni film osservano la realtà sociale e al tempo stesso inventano una nuova avventura cinematografica. Fanno film d'autore – più autori di Luc e Jean-Pierre non ce n'è! – ma riescono a sfuggire a qualsiasi categorizazione. Il loro cinema è assolutamente unversale.
Qual è stata la sua prima reazione quando le hanno proposto il ruolo di Sandra?
Durante il nostro primo incontro, ero un vulcano di idee! Ho fatto il possibile per contenermi, ma non sono comunque riuscita a mordermi la lingua. Ero talmente sconvolta a livello emotivo dalla loro proposta di collaborazione che ho avuto bisogno di esprimere il mio stato d'animo.
Come le hanno presentato Due Giorni, una notte?
Mi hanno un po' parlato delle tematiche contenute nel film, ma a dire il vero ho scoperto la storia di Sandra quando ho letto la sceneggiatura. Mi sono resa conto di quale magnifica eroina della vita reale fosse e di quale straordinaria sfida sarebbe stata per me incarnare questa donna che si reca a trovare ciascuno dei suoi colleghi per tentare di modificare il loro voto. Un'interpretazione tutta giocata sulla ripetizione che mi avrebbe imposto di lavorare sulle sfumature e sulle oscillazioni.
Come definirebbe Sandra?
È una donna ordinaria, un'operaia che conosce il prezzo delle cose perché non può permettersi altra scelta. Capisce i colleghi che hanno preferito intascare il premio di mille euro invece di votare perché lei mantenga il suo posto di lavoro in azienda. È impossibile sapere cosa avrebbe fatto lei nei loro panni e il film non giudica alcun personaggio. E in questo sta tutta la sua forza.
Sandra soffre anche di depressione…
In una scena arriva persino a dire: «Io non sono niente». Questo senso di inutilità è profondamente radicato in lei come lo è in molte persone che non sanno come confrontarsi con il lavoro o con la mancanza di lavoro. Qualche mese prima delle riprese, ero rimasta molto colpita da una serie di articoli e reportage su casi di suicidi legati al lavoro, persone che preferiscono togliersi la vita piuttosto che provare quel senso di inutilità. Per me il film rimanda a quegli eventi che mi avevano tanto toccata.
Come si svolge in concreto il lavoro con i Dardenne?
Abbiamo provato per un mese ed è stata una fase molto importante. Abbiamo lavorato sulla costruzione dei personaggi, sulla loro energia, sul ritmo delle scene. Un lavoro molto complesso ed essenziale, tanto più che i fratelli Dardenne girano in piano sequenza. E in quella fase ho anche dovuto affrontare il compito che paventavo di più, ossia perdere il mio accento francese senza tuttavia adottare un accento belga forzato, cosa che avrebbe disturbato troppo. Le prove mi hanno permesso di sentirmi a mio agio nell'immersione belga…
Il film evita accuratamente la commiserazione e di essere dimostrativo.
Luc e Jean-Pierre sono i maestri dell'essenzialità allo stato puro, con loro non si tratta di assumere delle intenzioni nella recitazione, si tratta di essere un personaggio. È l'obiettivo verso cui io stesso tendo: anche quando i ruoli che interpreto si prestano alla recitazione, cerco sempre di fare in modo che non si veda e di essere con il personaggio e le sue emozioni. E se un attore ama lavorare così, il suo sogno più grande è lavorare con i Dardenne.
Come dirigono gli attori sul set?
Grazie alla preparazione svolta durante le prove, una volta sul set Luc e Jean-Pierre si concentrano innanzitutto sul lavoro degli attori. E a quel punto sono estremamente esigenti, come nessun altro io abbia incontrato né incontrerò. Curano così tanto anche i minimi dettagli che possono rifare una ripresa decine e decine di volte. La verità e l'intensità dei loro film ha questo prezzo. Ma se mi avessero chiesto di girare 250 ciak per una scena, lo avrei fatto. Non mi sono mai stancata, perché non ero mai stata diretta in quel modo.
Con Fabrizio Rongione forma una coppia molto credibile.
Le prove ci sono servite moltissimo. In un film del genere, è fondamentale non incontrarsi per la prima volta sul set. Il lavoro di preparazione ci ha permesso di familiarizzare uno con l'altra. Fabrizio è un habitué del cinema dei Dardenne, ha interpretato quasi tutti i loro film. Si inserisce nel loro universo in modo naturale perché ne condivide l'autenticità. Poter lavorare con lui sotto lo sguardo dei fratelli è stata una grande occasione per me.
Il personaggio di Sandra è molto diverso da quelli che ha recentemente interpretato negli Stati Uniti.
Ho sempre sognato questa alternanza, questa varietà nel mio lavoro. Mi sento estremamente fortunata a poter cambiare universo in questo modo. Ho realizzato la fantasia principale che avevo quando ero una giovane attrice: percorrere territori e generi diversi guidata da grandi cineasti.
Due giorni, una notte resterà un film particolare nella sua carriera?
Sì, di sicuro. Ho già vissuto esperienze magnifiche, ma questa è stata la più profonda e la più idilliaca della mia carriera. Non mi ero mai sentita tanto accompagnata da un regista, anzi da due registi! Con Luc e Jean-Pierre siamo stati complici dal primo all'ultimo giorno. E quando abbiamo girato l'ultima inquadratura, ero profondamente triste sapendo che il viaggio, quanto meno questa parte del viaggio, stava per concludersi.
Dunque le piacerebbe girare un altro film con i fratelli?
Quando vogliono loro! Non hanno nemmeno bisogno di farmi leggere la sceneggiatura, dirò subito di sì. In futuro, mi piacerebbe diventare il loro nuovo Jérémie Renier o il loro nuovo Olivier Gourmet.
Si ritrova al Festival di Cannes, ancora una volta in concorso, un anno dopo C'era una volta a New York di James Gray.
E due anni dopo Un sapore di ruggine e ossa di Jacques Audiard. Salire la montée des marches con Luc e Jean-Pierre, che hanno dato vita al loro cinema a Cannes, è un'esperienza niente meno che magica… Mi hanno fatta partecipare a una tale avventura cinematografica e umana che nulla mi rende più felice del ritrovarmi al loro fianco al Festival.
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info: 20/11/2014.
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