Dall'alto di una fredda torre (2023)

Dall'alto di una fredda torre
Locandina Dall'alto di una fredda torre
Dall'alto di una fredda torre è un film del 2023 prodotto in Italia, di genere Drammatico diretto da Francesco Frangipane. Tratto dall'omonimo spettacolo teatrale di Filippo Gili. Il cast include Edoardo Pesce, Vanessa Scalera, Anna Bonaiuto, Giorgio Colangeli, Elena Radonicich, Massimiliano Benvenuto.

La normalità di una famiglia composta da padre, madre e due figli, viene spezzata da una terribile scoperta: entrambi i genitori sono gravemente malati ma solo uno dei due può essere salvato. Spetta ai figli decidere se comunicarglielo e, soprattutto, decidere chi tenere in vita. Una scelta drammatica, che li obbligherà a fare i conti con il loro passato e che porterà a galla i più feroci istinti.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita in Italia: Giugno 2024 al Cinema
Genere: Drammatico
Nazione: Italia - 2023
Durata: N.d.
Formato: Colore
Produzione: Lucky Red, Rai Cinema (in collaborazione con), Sky Cinema (in collaborazione con), MIC - Direzione Generale Cinema e Audiovisivo (con il sostegno di)
Distribuzione: Lucky Red
Soggetto:
Tratto dall'omonimo spettacolo teatrale di Filippo Gili.

Cast e personaggi

Regia: Francesco Frangipane
Sceneggiatura: Filippo Gili
Musiche: Roberto Angelini
Fotografia: Sammy Paravan
Scenografia: Anna Forletta
Montaggio: Annalisa Forgione
Costumi: Eleonora Di Marco

Cast Artistico e Ruoli:



Produttori:
Serena Sostegni (Produttore delegato), Tommaso Arrighi (Produttore esecutivo), Andrea Occhipinti (Produttore), Mattia Guerra (Produttore), Stefano Massenzi (Produttore)


Aiuto regia: Carlo Tozzi | Fonico di presa diretta: Celeste Frontino | Montatore presa diretta: Marzia Cordò | Fonico di mix: Gianni Pallotto | Trucco: Tiziana Porrazzo | Acconciature: Eleonora Cera | Direttore di produzione: Silvia Natili | Delegata di produzione: Federica Gernone Responsabile post produzione Romina Franzini | Organizzatore della produzione: Nicolò Forte.

Immagini

[Schermo Intero]

Note di Regia

L’idea del film parte da un lungo sodalizio tra me e l’autore Filippo Gili che ci ha visto negli anni indagare, prima attraverso un’entusiasmante e potentissima trilogia teatrale e ora con questo progetto cinematografico, sui grandi temi universali, ovvero la vita e la morte, il destino e il libero arbitrio, cercando di avventurarci però sempre di più per sentieri fin qui inesplorati. Dall’alto di una fredda torre, infatti, vuole affrontare l’angoscioso dilemma se sia giusto o no incidere sul destino degli altri, se sia lecito sostituirsi al fato, ponendo i protagonisti di fronte alla facoltà/responsabilità di dover decidere se far vivere e/o far morire un uomo, con tutta la questione morale e sociale che ne consegue. E lo fa ponendo questi temi non come “grandi” questioni filosofiche da sviscerare in un simposio, ma declinandole in un contesto familiare e quotidiano, che predispone immediatamente il pubblico ad un meccanismo automatico d’immedesimazione e di catarsi, tanto da farsi carico a sua volta delle domande e dei dilemmi che travolgono i protagonisti di questa assurda storia.
La scelta se salvare il padre o la madre, ovvero se uccidere il padre o la madre, è l’enorme inatteso inspiegabile macigno che cade infatti sulla testa dei due figli, Elena e Antonio, troppo ‘piccoli’ però per poter resistere ad un colpo così ferale.
Come in un gioco si dovrebbe ‘semplicemente’ decidere chi “buttare giù dalla torre”. Ma lo si può fare solo per istinto? E qual è il tempo dell’istinto? Da quando si può parlare di intinto e non di ragione? Che poi sono gli stessi interrogativi che si pone all’inizio del film, quasi fatalmente, l’ignara famiglia durante un divertente, quanto tragicamente premonitore, gioco di ruolo.
La verità è che non esiste una scelta giusta o sbagliata. Non in questo caso. È possibile una scelta, sì, ma sarà sempre una scelta che salverà una vita condannandone un’altra, che ti permetterà di donarla diventando un assassino. Se però la scienza pretende sempre e comunque una scelta, la coscienza e la psiche si troveranno a farne drammaticamente i conti.
E così sarà, inevitabilmente, anche per i due fratelli che saranno costretti a fare un viaggio agli inferi alla disperata ricerca di una risposta che non esiste.
Lo stesso viaggio che nel film farà Dario, il cavallo di Antonio, dove il suo fuggire dalla cascina, il suo correre a perdifiato lungo il crinale della gravina, il suo stazionare maestoso affianco alla torre diroccata, il suo calarsi giù in fondo ad essa, rappresenta metaforicamente il viaggio interiore di Elena e Antonio il cui stato d’animo oscilla pericolosamente tra l’obbligo di scegliere e l’impossibilità di farlo.
La cosa per me entusiasmante di questo film è proprio questa: cercarla questa risposta, indagare l’ignoto, esplorare nell’animo più profondo dei personaggi di questa assurda vicenda: quello degli ignari genitori, che non sanno ma forse intuiscono e decidono comunque di non indagare, quello dei due medici in bilico fra un’etica professionale dettata dal giuramento di Ippocrate che pretende di “Salvare, se si può, una vita. Sempre.” e un’umana con-passione, ma soprattutto quello di Elena e Antonio, nei quali inevitabilmente ci rispecchieremo cercando, insieme a loro, una risposta che riesca il più possibile ad accomodare i nostri sensi di colpa e mettere a tacere i nostri fantasmi quotidiani.
Tutto ciò fa di Dall’alto di una fredda torre una vera e propria tragedia moderna che si fonda sugli
archetipi della tragedia greca.


dal pressbook del film

Eventi

• Presentato alla 18a edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public.

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