C'mon C'mon (2020)
C'mon C'monRacconta la storia di Johnny, artista celebre alla radio per i suoi documentari interviste, che parte intraprende un viaggio attraverso l'America con il suo giovane nipote.
Joaquin Phoenix è Johnny, un giornalista radiofonico molto preso da un progetto di lavoro che lo porta in giro per l'America a intervistare i bambini sul futuro incerto del nostro mondo. Sua sorella Viv (Gaby Hoffmann) gli chiede di badare a suo figlio di 8 anni Jesse (Woody Norman), mentre lei si occupa del padre del bambino, che ha problemi mentali. Johnny si trova a legare con il nipote in una maniera che mai avrebbe previsto, portandolo con sé in un viaggio da Los Angeles a New York e New Orleans.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 7 Aprile 2022Uscita in Italia: 7 Aprile 2022 al Cinema
Genere: Drammatico
Nazione: USA - 2020
Durata: 108 minuti
Formato: Colore
Produzione: A24
Distribuzione: Notorious Pictures
Cast e personaggi
Regia: Mike MillsSceneggiatura: Mike Mills
Musiche: Bryce Dessner, Aaron Dessner
Fotografia: Robbie Ryan
Scenografia: Katie Byron
Montaggio: Jennifer Vecchiarello
Costumi: Katina Danabassis
Cast Artistico e Ruoli:
Joaquin Phoenix
Johnny
Woody Norman
Jesse
Scott Mcnair
Paul
Molly Webster
Roxanne
Deborah Strang
Carol
Sunni Patterson
Sunni
Jenny Eliscu
Cameriera
Mary Passeri
Infermiera
Brandon Rush
Infermiere
Bre'yon Shaw
Bre'yon
Keisuke Hoashi
Dottor Hara
Gita Reddy
Dottoressa Rao
Produttori:
Chelsea Barnard (Produttore), Lila Yacoub (Produttore), Andrea Lonacre-White (Produttore), Joel Henry (Coproduttore), Rachel Jensen (Coproduttore), Geoff Linville (Coproduttore)
Casting: Mark Bennett, Jennifer Venditti.
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NOTE DI PRODUZIONE
"Quando pensi al tuo futuro, come lo immagini?"
C'mon C'mon di Mike Mills è un'ode al rapporto tra adulti e bambini. È la storia di un uomo di mezza età che impara a prendersi cura di un bambino per la prima volta, ambientata in un panorama di città e problematiche americane del ventunesimo secolo. È il racconto di un adulto che impara a trattare i bisogni, le preoccupazioni e le gioie di un bambino con pieno rispetto; comprendendo quanto siano diversi ma non inferiori a quelli di un adulto. Johnny e Jesse si ritrovano improvvisamente insieme in un momento di crisi, della loro famiglia e del mondo. Il loro tempo insieme è un viaggio fugace che li trasforma, che cambia il modo in cui vedono gli altri e quello in cui vedono se stessi. Mentre viaggiano attraverso gli Stati Uniti, gli alti e bassi di questa odissea personale e pubblica si trasformano in una meditazione incandescente sull'amore, la genitorialità, la memoria e sull'andare avanti anche se non si ha idea di cosa accadrà.
Joaquin Phoenix è Johnny, un giornalista radiofonico che intervista i giovani di tutto il paese sul futuro. Improvvisamente, i suoi piani vengono sconvolti da una crisi familiare quando la sorella di Johnny (Gaby Hoffmann) ha bisogno che lui si prenda cura di suo figlio, Jesse (Woody Norman). Johnny ha molte ragioni per voler aiutare sua sorella, ma non ha molta esperienza con i bambini, figuriamoci con uno intelligente e perspicace come Jesse.
È una situazione carica di emozioni e spesso divertente, che Mills trasforma in un'esplorazione personale di un uomo piombato improvvisamente in quel mondo profondamente stimolante e pervasivo dei genitori, con tutte le sue difficoltà e meraviglie. Attraverso momenti piacevoli, momenti tristi, notti silenziose e giornate sorprendenti, Johnny e Jesse trovano una fiducia momentanea, che li trasforma. Provano a tenersi stretti nei momenti di ansia, a dirsi ciò che di solito non dicono, a togliersi dai guai. E man mano che si avvicinano, questa storia delicatamente contenuta si espande fino a toccare temi molto più grandi: la nostra interconnessione, ciò che dobbiamo al futuro, ciò di cui abbiamo memoria, le persone che ricordiamo del nostro passato, e come prendersi cura l'uno dell'altro diventa un modo per guarire quando ci si muove verso l'ignoto.
Mescolando forza e tenerezza in ogni elemento – con il suo mix di fotografia classica in bianco e nero, vivide immersioni nelle città americane, performance sentite nel profondo e interviste senza copione con veri giovani americani – C'mon C'mon è il film più cinematograficamente brillante e profondo di Mills.
Mike Mills
Mike Mills ha già realizzato un film ispirato a suo padre (Beginners) e un film ispirato a sua madre (Le donne della mia vita). In C'mon C'mon racconta una storia per certi versi ancora più vicina alla sua esperienza vissuta: una storia che scava nel rapporto raramente esplorato, ma anche molto delicato, tra adulti e bambini. Allo stesso tempo, esamina un tema più generale: l'idea che il futuro, nella nostra vita personale e nella società in generale, dipenda dal modo in cui siamo in grado di parlarci. Nel 2014, Mills ha avuto un figlio con Miranda July. È stata, per lui, una transizione inizialmente disorientante e poi lentamente rivelatrice, non dissimile da quella che Johnny sperimenta in C'mon C'mon. Mills sapeva di voler esplorare ciò che gli stava accadendo. Ma, nel suo modo tipico, la sua sceneggiatura è diventata una sorta di auto-fiction cinematografica: un'autoconsapevolezza sincera e altamente soggettiva, che si svolge all'interno di una famiglia immaginaria e attinge da una miriade di influenze intorno a lui: film, musica, libri, e le persone che lo ispirano, così come i ritmi e i tessuti culturali in cui tutti viviamo in questo momento. "Con C'mon C'mon, volevo giocare con elementi contrapposti", afferma Mills. "Da un lato il film parla dei momenti più comuni: fare il bagno a un bambino, dargli la buonanotte. Dall'altro, viaggiando nelle grandi città, ascoltando i giovani pensare ad alta voce al loro futuro e al futuro del mondo, quella storia intima si sposta nel contesto di una storia molto più grande. Spesso mi capita di percepire tutto ciò anche con mio figlio: il nostro tempo insieme è così personale, eppure le più grandi preoccupazioni della vita stanno tutte lì". Mills è affascinato dai legami pervasivi tra il piccolo mondo individuale di ognuno di noi e quello più grande in cui viviamo con gli altri. Il suo scrivere delle paure più intime e delle conquiste della genitorialità, si è intrecciato con il documentare la complessità dei giovani americani del ventunesimo secolo, ragazzi che ereditano i pericoli dei nostri tempi da adulti disorientati. Ha identificato nel road movie la struttura ideale per quel mix. Non ha potuto fare a meno di pensare a un film che ama, Alice nelle città di Wim Wenders, la storia di un giornalista tedesco che viaggia con una ragazzina dopo che sua madre l'ha abbandonata. "All'inizio, ho pensato a C'mon C'mon come quasi a un riff blues di Alice nelle città", dice Mills, "perché, come Wenders, volevo esplorare il personaggio di un bambino come una creatura con una sua volontà, con preoccupazioni, desideri e paure che sono legittime come quelle di qualsiasi adulto". Ma la storia ha presto preso la sua direzione. Mills ha creato il personaggio principale di Johnny come un giornalista radiofonico contemporaneo, un uomo attratto dall'arte dell'ascolto, forse un po' fuori dal tempo. L'occupazione di Johnny attinge alla vita di Mills: nel 2014 ha realizzato un documentario per il MoMA, A Mind Forever Voyaging Through Strange Seas Alone, in cui i ragazzi della Silicon Valley immaginano come potrebbe essere il futuro dal punto di vista tecnologico, ambientale e personale. Johnny sta realizzando una serie radiofonica simile, viaggiando attraverso diverse città, per parlare con il maggior numero possibile di ragazzi delle loro gioie, paure e speranze. Chiaramente Johnny non è l'esatta controparte di Mills. È insulare, volontariamente solitario, distante da sua sorella e separato dalla fidanzata di lunga data. Non prevede quanto il prendersi cura di Jesse scuoterà la sua vita. Ma ciò su cui Mills si concentra è come sia liberatorio tutto questo per Johnny, come ciò metta a nudo alcune cose che non sapeva di se stesso e quanto sia benefico il prendersi cura di questo ragazzo. Mills ha scelto di scrivere della figura di uno zio anche perché era un modo per immergere letteralmente da un giorno all'altro un ignaro personaggio nella piena intensità della genitorialità. "Johnny deve imparare tutto quello che impara un genitore, ma molto, molto velocemente", dice. "Come padre, ho scoperto che ti senti costantemente un principiante, che cerca di stare al passo mentre le cose cambiano, e questo era un modo per ricreare quella confusione, che non sei sempre del tutto pronto per quello che sta succedendo. Naturalmente, non devi essere un genitore biologico per sperimentare tutto ciò. Puoi essere uno zio, una zia, un insegnante o un affidatario". Mills sentiva l'impulso di rappresentare la vicinanza di un bambino con un adulto con tutte le complicazioni del caso, i motivi contrastanti e le esplosioni di meraviglia che ci sono in ogni relazione importante – da entrambe le parti. "Ci sono interessanti botta e risposta con i bambini, di cui parliamo raramente", dice Mills. "Possono essere leggeri come un gioco, ma possono essere profondi come in qualsiasi relazione adulta che abbiamo mai avuto". Un tema costante nel lavoro di Mills è la memoria, le cose che persistono, le cose che ci mancano e quella particolare paura che riguarda quegli sfuggenti lampi di felicità che non possono fare a meno di scivolare tra le nostre dita. In C'mon C'mon, Johnny ha la sensazione di dover catturare in qualche modo ciò che sta accadendo con Jesse, anche se tutto ciò che ha per farlo sono le loro voci. Mentre scriveva, Mills si era subito reso conto che alla fine la sceneggiatura avrebbe fatto affidamento sui due attori, che avrebbero portato i ruoli in luoghi che lui stesso non poteva prevedere. Questo è esattamente quello che è successo quando Joaquin Phoenix e Woody Norman sono entrati in scena. Improvvisamente, Mills ha catturato lo svolgersi elettrizzante e immediato di una comunione, proprio lì nelle stanze e nelle strade in cui stavano girando. "Ciò che ha preso vita cercando di documentare e pensare alla mia vita con mio figlio è diventato anche un ritratto della relazione che si è sviluppata tra Joaquin e Woody", afferma Mills. "Ho davvero cercato di cogliere tutto questo e lasciare che la fotocamera lo catturasse. Ed è quello il momento in cui mi emoziono di più come regista: quando le cose sembrano così vive, imprevedibili, sorprendenti".
Joaquin Phoenix – Johnny
cegliere Joaquin Phoenix per il ruolo di Johnny non è rientrato nel processo tipico di Mills, è stato invece un procedimento non lineare fatto di dialoghi ed esplorazioni sempre maggiori. Hanno recitato insieme la sceneggiatura dall'inizio alla fine, con Mills che interpretava tutte le parti che non erano di Johnny. "Non sono un attore e la cosa mi ha messo un po' paura", ride Mills. "Ma a Joaquin piace sperimentare". Per molto tempo, Mills non ha avuto la certezza che Phoenix avrebbe accettato il ruolo. Ma una volta che lo ha fatto, si sono ritrovati sulla stessa lunghezza d'onda. "A Joaquin non piace quando le cose sembrano recitate, perché più le cose sembrano reali, più può giocare ed essere libero", dice Mills. "Per questo, abbiamo fatto in modo che quei sentimenti nascessero naturalmente". Mentre recitavano tutte le battute, Phoenix è diventato un confidente per Mills. "Joaquin mi ha aiutato a rendermi conto quando qualcosa sembrava poco chiara o troppo espositiva, è stato un grande compagno e amico, ha cercato sempre di capire come potessimo rendere tutto migliore, più particolare e reale". Sul set, Mills si meravigliava spesso della luminosità emotiva di Phoenix, la sua capacità di annullare qualsiasi barriera tra il suo mondo interiore e la macchina da presa. Il suo lavoro nel film è sembrato diverso a Mills, certamente in netta contrapposizione ai personaggi solitari e alienati che interpretava in The Master e Joker. "Penso che questo sia un terreno nuovo per Joaquin", commenta Mills. "È il tipo di recitazione più difficile, quando non ti stai trasformando in un personaggio filmico, quanto riflettendo, in modo naturale, i comportamenti più vicini a te". Phoenix ha iniziato immergendosi nell'arte di Johnny, in quelle interviste tranquille e attente che conduce in tutto il paese con Jesse al seguito. "La radio è una forma quasi nostalgica, ma mi interessava che Johnny usasse la radio per parlare di futuro a persone che potrebbero non avere un futuro", afferma Phoenix. Ha osservato da vicino il lavoro di Studs Terkel, il pioniere che ha rotto gli schemi delle trasmissioni televisive ponendo le più grandi domande della vita a dei lavoratori comuni. Phoenix ha anche ascoltato Scott Carrier, noto per i suoi pezzi su This American Life e All Things Considered di NPR, che ha iniziato la sua carriera facendo l'autostop per tutta l'America con un registratore a cassette portatile. La sua principale influenza, tuttavia, è stata la collega del cast Molly Webster, che interpreta la collega di Johnny, Roxanne, ma nella vita reale è una corrispondente senior per Radio Lab di New York. "Molly ha questa capacità per cui solo stare in una stanza con lei ti fa sentire subito a tuo agio. Ha una genuina curiosità per gli altri e, sebbene prenda appunti, presta comunque molta attenzione a ciò che viene detto", osserva Phoenix. "Ho imparato molto da questo". Dopo aver collaborato con Molly in alcune interviste a Los Angeles e aver imparato a lavorare con l'attrezzatura audio, Phoenix ha iniziato a intraprendere le sue piccole imprese. "Voleva capire come funziona, ed è diventato piuttosto bravo a farlo", dice Mills. "Joaquin preferisce di gran lunga parlare delle altre persone più che di se stesso, e ha trovato il modo di connettersi con i bambini". Una volta che stava conducendo le vere interviste che si vedono nel film, Phoenix dice: "Volevo solo essere il più presente possibile, ascoltare davvero questi ragazzi e non modellare in alcun modo ciò che mi dicevano. Sono rimasto sorpreso da quanto fossero a loro agio. Mike ha capito che ai giovani raramente vengono poste domande importanti, per questo erano disposti a parlare di qualsiasi cosa ed erano così brillanti, onesti e riflessivi. Parte del genio di Mike nel film è far sentire queste voci reali e non filtrate". Phoenix è stato così preso dal ruolo che ha chiesto a Mills di poter sperimentare con le registrazioni di Johnny mentre parlava a letto della sua giornata con Jesse. Questo alla fine avrebbe aggiunto un sottolivello più sincero al film. "Ti senti in modo diverso quando tieni in mano un microfono", osserva Phoenix. "È stata un'opportunità per Johnny di dare voce ai suoi pensieri più privati". Questi momenti introspettivi e di totale apertura sono diventati un contrappeso all'elettricità e alla giocosità delle scene tra Phoenix e Norman. Mentre Mills scriveva da padre, Phoenix ha portato l'idea che uno zio possa quasi arrivare ad essere, ma mai del tutto, una figura genitoriale. "Uno zio è più un amico", dice. "Ma penso che ci sia qualcosa nel film che porta all'idea che siamo tutti responsabili dei bambini, per quanto riguarda il mondo che lasciamo loro e le azioni che intraprendiamo, anche se non siamo genitori. C'è anche qualcosa di molto interessante nell'idea che prendendoci cura dei bambini, possiamo diventare più curiosi e aperti come persone". In tutto ciò, Phoenix stava studiando anche Mills. Sebbene Johnny non ne sia una replica diretta, l'influenza è palpabile. "Ho letteralmente preso le sue scarpe per il personaggio di Johnny", ride Phoenix, "e i capelli sono ispirati a lui. Onestamente, penso che quando un film sia così personale, devi raccogliere sempre le informazioni dallo scrittore. C'è un calore e una sensibilità in Mills che caratterizza il personaggio. È una persona che è influenzata da ciò che vede nel mondo e percepisce le cose in modo molto forte". E Phoenix ha notato quel calore e quella sensibilità anche nel modo in cui Johnny si inserisce nel mondo più ampio del film. "Ciò che spicca di Mike è quanto sia equilibrato ed equo con ogni personaggio", afferma Phoenix. "Johnny avrebbe potuto facilmente essere il più complesso dei personaggi, ma Mike sarebbe stato ugualmente incuriosito da tutti loro, e ogni persona ha una propria complessità e ha la propria prospettiva".
Woody Norman – Jesse
bambini nei film vengono in gran parte raccontati in storie innocenti o frivole. Ma c'è un filone cinematografico che considera l'infanzia come uno stato mentale non meno complicato dell'età adulta, semplicemente diverso. Questo è ciò che Mills voleva fare con Jesse, che, all'età di nove anni, conduce una vita che è certamente allegra e divertente, ma che può anche essere disordinata, esasperante e difficile da gestire, come quella di un adulto. Jesse è, come dice sua madre, "un essere umano completo". L'onere era trovare un giovane attore in grado di far entrare la telecamera nelle sue emozioni, caotiche ma profondamente sentite. Jesse doveva avere tante sfaccettature quante quelle di Johnny. Come Johnny, è un po' solitario per natura. Come Johnny, è guidato dalla curiosità e da tutti i suoi pericoli. E come Johnny, sta cercando di gestire la loro famiglia, specialmente mentre sua madre è impegnata ad aiutare suo padre bipolare in un momento di crisi. "Volevo un bambino che non fosse solo affascinante, carino e giocoso, ma avesse più sfumature", spiega Mills. "Ricordo che all'inizio Joaquin continuava a ripetermi: Chi farà il ruolo del ragazzo? Avrai bisogno di un bambino epico per questo film". Mentre Mills restringeva le scelte, Phoenix iniziò a fare qualche prova con i principali contendenti, incluso Norman. "Non ha funzionato subito, ma abbiamo trovato qualcosa in lui, quindi abbiamo riorganizzato il volo di Woody in modo che potesse tornare il giorno successivo", ricorda Mills. "È stato allora che ho chiesto a Woody come giocasse di solito con suo fratello, e lui ha risposto: wrestling. Joaquin ha iniziato a interpretare quei famosi personaggi di wrestling in stile WWE e si sono subito trovati". Norman è cresciuto nel Regno Unito ed è salito alla ribalta nella popolare serie della BBC "Poldark". Non aveva mai lavorato in un film prima, ma Mills sentiva che ce la potesse fare. "Woody non è accondiscendente. Woody cerca di capire cosa può sembrare vero e reale. È sicuro di sé ma non è particolarmente reverenziale", riflette Mills, "per questo è molto simile a Jesse". Soprattutto, Norman ha dimostrato un dono nell'immergersi così intensamente nella recitazione. "A volte mi chiedevo, ma Woody sa che c'è una telecamera lì? È in grado, in un modo molto insolito, di immergersi in profondità e poi rimanere lì", afferma Mills. "Ci sono volte in cui Jesse non parla con nessuno, eppure è straordinariamente presente e vitale". Norman si ritrovava in Jesse, forse non nel suo amore per la musica classica, essendo lui stesso un fan dell'heavy metal. Per lo più, gli piaceva che Jesse fosse un ragazzo tipicamente moderno che ha già molte idee per la testa. "La cosa che preferisco di Jesse è che lo vedo in parte bambino e in parte adulto", spiega Norman. "Sembra un bambino, ma ha dei pensieri molto da adulto, cosa che i bambini hanno". La sceneggiatura gli offriva anche delle oscillazioni emotive che sono rare nei ruoli della sua fascia d'età. "Nel giro di pochi minuti è divertito, triste, felice e arrabbiato", osserva Norman. "E penso che le relazioni umane siano davvero così". Phoenix ha soprannominato Norman "X-Factor" perché faceva cose così fuori dal comune. "È un ragazzo estroverso, super intelligente, incredibilmente divertente", descrive Phoenix. "Ha inventato delle cose spettacolari, improvvisazioni che sembravano così personali e vissute e suggerivano una storia completa del personaggio". Ciò ha suscitato nuove reazioni anche in Phoenix. "Cerco sempre di tornare al tipo di azioni che facevo da bambino, perché da bambino sei così libero, non impacciato e inconsapevole di avere un carattere ben definito. È stato bello sperimentarlo", dice. "Woody è stato una guida in tanti modi. Niente lo avrebbe mai destabilizzato. Io… lo faccio da così tanto tempo che è facile rimanere bloccato negli schemi. Lui non commetteva errori". Norman non era affatto intimidito dal lavorare con Phoenix. Ha visto principalmente un'opportunità per imparare e l'ha afferrata. "Joaquin mi ha insegnato molto", dice, facendo a Phoenix forse il complimento più grande dicendo: "Penso a Joaquin come a qualcuno della mia stessa età". Molta della fisicità di Jesse è venuta spontaneamente a Norman, inclusa la mimica che fa parte del suo stile relazionale. "È successo in modo naturale", ricorda Mills, "Woody è bravo a improvvisare con pochissime indicazioni, come è successo nella scena con Scoot McNairy nei panni di suo padre, dove Woody simula un'intera giornata con lui e ne fa un momento indimenticabile". Norman è stato anche in grado di inserirsi in modo abbastanza naturale nella vita psicologicamente intricata della fantasia di Jesse, incluso il gioco in cui finge di essere un piccolo orfano in lutto. A Mills piaceva evocare quelle parti dell'infanzia che "a volte sono davvero strane anche se del tutto comuni", dice. Ma i dettagli sull'orfano sono arrivati da Aaron Dessner, che ha composto la colonna sonora di C'mon C'mon con suo fratello gemello Bryce. "Quando Aaron mi ha detto che sua figlia faceva questo gioco, la mia prima reazione è stata: wow, posso usarlo?", ride Mills. Riassume il regista: "Woody e Joaquin hanno sviluppato un forte legame: si vede la loro vera relazione e vicinanza svilupparsi in tempo reale. Non era una finzione e ha portato a momenti in cui Woody ha improvvisamente messo la testa sullo stomaco di Joaquin a New Orleans. Non gli ho detto io di farlo. Erano completamente loro".
Gaby Hoffmann – Viv
Uno dei personaggi più risonanti in C'mon C'mon è, per la maggior parte, fuori dal centro dell'azione: la madre di Jesse e la sorella di Johnny, Viv. Anche se Viv non è fisicamente con la coppia, la sua presenza si sente costantemente mentre cerca di farli legarle a distanza. Mills vedeva Viv come l'incarnazione di una citazione usata nel film tratto dal libro di Jacqueline Rose Mothers: An Essay on Cruelty and Love: "Le madri sono il capro espiatorio dei nostri fallimenti personali e pubblici, di tutto ciò che è sbagliato nel mondo, che diventa il loro compito, ovviamente irrealizzabile, di riparare". Voleva rendere omaggio a un ruolo che sta ai margini e può risultare romanzato, ma è più che essenziale. "Per la mia esperienza di padre, ho imparato tutto da mia moglie e dalle altre mamme che conosco", dice. Mills nota che il personaggio, quasi per necessità, contiene degli elementi di Miranda July. "C'è un po' di Miranda in Viv, in quanto è molto intelligente e ha una sua vita indipendente, ma ha anche una relazione profonda, quasi spirituale, con la maternità… da cui Johnny, come uomo, sta imparando". Per evocare appieno il mix di contraddizioni e perspicacia del personaggio, Mills si è rivolta a Gaby Hoffman, tre volte vincitrice di un Emmy Award per il suo lavoro in "Transparent" e "Girls". Sentiva che fosse quella persona che poteva, in gran parte dopo una serie di conversazioni telefoniche, essere il cuore pulsante del film. "Gaby è sempre stata la mia prima scelta", dice. "È un'attrice così intelligente, costantemente sorprendente e autentica, e ho sempre avuto il sogno di mettere insieme lei e Joaquin. All'inizio sembrano simili, sospettavo che provenissero dallo stesso pianeta". Questo si è rivelato essere il caso, una volta che si sono incontrati. Tutti erano d'accordo sul fatto che potesse essere interessante per i due rimanere separati fino a quando non avessero girato la scena in cui Johnny suona il campanello di Viv. "Quando finalmente io e Joaquin ci siamo incontrati, abbiamo avuto questa familiarità quasi magica e quell'energia che c'è tra fratello e sorella fin dall'inizio", dice Hoffman. "Abbiamo anche un approccio simile alla recitazione, che non può essere davvero descritto perché non è esattamente un processo, ma lo riconosciamo entrambi". Phoenix aggiunge: "Viv e Johnny si stanno conoscendo di nuovo, quindi io e Gaby abbiamo lasciato che la nostra relazione si evolvesse senza mai aver bisogno di definirla. Sono rimasto davvero colpito da lei come attrice e sentivo di conoscerla da molto tempo. È alla mano, autoironica e avventurosa". Hoffman ricorda l'inconfondibile amore per Viv che Mills ha dimostrato quando si sono incontrati per la prima volta, cosa che l'ha attratta molto. "Il modo in cui Mike ha parlato di Viv e della complessità del suo rapporto con il figlio, suo marito e suo fratello, è stato dinamico, molto commovente e chiaramente proveniente da un'esperienza personale", dice. "Come genitore, ho potuto vedere quanto di Mike sia entrato nella storia e volevo farne parte". Hoffman è stata anche colpita dall'interesse che prova Mills per tutte quelle aspettative che ha ogni madre e il modo in cui le donne reali cercano di affrontarle. "Viv è devota al 100% a suo figlio, ma allo stesso tempo è impegnata a vivere la propria vita e a far funzionare queste due cose. Non crede che tutta la sua persona debba essere assorbita dalla maternità", dice Hoffman. "Viv sente di poter essere un'intellettuale, una buona compagna, una sorella e assolutamente una madre, ma che non debba sacrificare nessuno di questi aspetti. E questo la porta a crescere Jesse nel modo in cui lo sta facendo: come qualcuno che pensa a cosa significhi essere una persona nel mondo". Guardare suo fratello che tenta di fare lo stesso è esilarante per Viv, soprattutto perché si rende conto che Johnny ne ha bisogno quanto Jesse. "Viv capisce molto prima di Johnny che questa volta con Jesse, con tutte le sue difficoltà e tutte le sue gioie, sarà un grande dono per lui", osserva Hoffman. La rinnovata capacità della famiglia di parlarsi sfocia nel concetto più ampio dei giovani che parlano apertamente del mondo e delle vite che hanno di fronte. "Per me, il film parla davvero di come ci prendiamo cura l'uno dell'altro, sia nella nostra famiglia che nella nostra comunità", riassume Hoffman. "C'è questa domanda che incombe sulla storia: chi si prenderà cura di questi ragazzi che sono il nostro futuro? Come faremo a prenderci cura l'uno dell'altro, sia che abbiamo 9 anni o ne abbiamo 50?"
Le interviste
Mentre sta nascendo questo rapporto con Jesse, le interviste di Johnny sollevano domande colossali su come potrebbe essere la vita a venire: come sarà la natura? Come cambierà la tua città? Le famiglie rimarranno le stesse? Cosa ti ricorderai e cosa dimenticherai? Le risposte, che spesso tolgono il fiato, diventano una sorta di film nel film, incastonato nella storia di Johnny e Jesse. Mills ha avuto questa idea fin dall'inizio. "Sapevo di volere momenti senza copione con bambini veri. Per me era importante non utilizzare il materiale documentaristico solo per aiutare a raccontare la storia di Johnny e Jesse. Doveva avere una vita propria e dare voce alle persone straordinarie che abbiamo incontrato". In primo luogo, Mills ha disegnato la mappa del film: da Los Angeles a New York, poi su a Detroit e giù a New Orleans. "Mi piaceva che queste città provenissero dai margini est, ovest, nord e sud", dice. "E ci sono delle ragioni per la scelta di ogni città. A New York abbiamo parlato con i figli degli immigrati perché tante generazioni sono venute a New York in cerca di una nuova vita. Detroit è la città industrializzata delle auto che un tempo rappresentava il futuro americano, un futuro che si è concluso prima di quanto immaginassimo. E New Orleans vive con la consapevolezza che alcuni quartieri, prima o poi, saranno sommersi dall'acqua, inoltre è un posto con una storia così bella e straziante". Per trovare i soggetti delle loro interviste, la produttrice (e giornalista radiofonica) Kaari Pitkin si è servita dell'aiuto di tre presidi di scuole pubbliche: MS 131 (alias Dr. Sun Yat Sen Middle School) in Hester Street a New York; la Boggs School di Detroit; e la Homer Plessy Community School di New Orleans, nel quartiere francese. Mills osserva che "una delle cose che ho imparato da padre è l'importanza degli insegnanti" e per lui significava molto mostrare come le scuole svolgono questo lavoro promuovendo il cambiamento della comunità. I ragazzi stessi sono stati delle rivelazioni. "Molti dei ragazzi che si vedono stanno attraversando situazioni pesanti", dice, "e siamo rimasti molto commossi da quanto fossero disposti ad aprirsi con noi". Molly Webster elenca i temi che sono emersi spesso: il cambiamento climatico, la comunità, l'ambiente. "Ma la cosa più interessante è stata vedere con quanta resilienza questi ragazzi si avvicinano al mondo. Quando senti le loro preoccupazioni per il futuro, senti l'onere di renderlo migliore", dice. I ragazzi hanno reagito a Phoenix come loro intervistatore in modi diversi. Alcuni non si rendevano conto che fosse una star del cinema. Altri gli dicevano immediatamente "Hey, sei Joker". A Mills piaceva anche l'idea di aggiungere le interviste ai diversi canali di comunicazione che Johnny, Viv e Jesse usano: dal telefono agli SMS, dai sussurri alle grida. "Ciò che mi interessa di più sono le persone che cercano di dire agli altri chi sono", dice, "e le interviste aprono un altro livello di comunicazione". A New Orleans, uno dei soggetti dell'intervista del film era Devante Bryant, 9 anni, che dopo la produzione, nell'estate del 2020, è stato tragicamente ucciso da un proiettile vagante mentre era seduto all'angolo di una strada nel Settimo Ward. Mills ha dedicato a lui C'mon C'mon. "Devante era un ragazzo super intelligente, forte, divertente e coraggioso, la sua perdita è stata una tale tragedia per la comunità di NOLA, che è stata così generosa con noi. È stato incredibilmente triste e sentivamo di dover testimoniare la sua presenza e la sua morte". Se C'mon C'mon è un film che gioca con le opposizioni – famiglia e mondo, gioventù ed età adulta, grandi e piccole domande – il contrasto è anche al centro del suo stile visivo. Mills ha avuto presto l'idea di girare in bianco e nero, creando uno stato d'animo in cui realismo e mito si scontrano. La scala tonale sembrava catturare subito la grinta delle grandi città, la malinconia che a volte sentono Johnny e Jesse, e il bagliore di quei momenti che possono essere colti solo come ricordi. "Ho sempre visto il film come una favola intrecciata con un documentario", afferma Mills. "Il bianco e nero funziona per entrambi. È intimo, ma ti dà anche più spazio di manovra, tirando fuori i personaggi dal tempo, allontanandoci dal quotidiano e trasformando l'immagine come se fosse un disegno". Inoltre, Mills adora i film in bianco e nero. Stava pensando non solo ad Alice nelle città, ma ad altri film che reinterpretano in maniera briosa il bianco e nero piuttosto che in modo austero, come Tirate sul pianista di Francois Truffaut, Gli amori di una bionda di Milos Forman, Luna di carta di Peter Bogdanovich e I fidanzati di Ermanno Olmi. Aveva in mente anche i piccoli schizzi in chiaroscuro del diario di Pierre Bonnard, il pittore post-impressionista ossessionato dalla luce. "Volevo quella sensazione di immediatezza e rapidità, come il disegno di Bonnard di sua moglie nella vasca". Il direttore della fotografia del film, Robbie Ryan, ha recentemente ottenuto una nomination agli Oscar per l'estetica lussureggiante e stilizzata di La Favorita di Yorgos Lanthimos. Ma è anche noto per il vibrante realismo di American Honey e Fish Tank di Andrea Arnold e per molti dei film neorealisti di Ken Loach, tra cui il vincitore della Palma d'Oro Io, Daniel Blake. Qui Ryan fonde interni vissuti e paesaggi urbani quotidiani con un senso sovrastante del panorama. L'occhio acuto di Ryan per il naturalismo non forzato è stato un fattore importante per Mills. "Avevo in mente di utilizzare principalmente la luce esistente per mantenere viva quella sensazione realistica", descrive. "Robbie è molto bravo con questo ed è anche molto acuto su come rendere le cose belle senza appesantirle". Ryan era allettato dalla possibilità di riprendere quattro diverse città americane in bianco e nero. New York può notoriamente prestarsi a questo formato, ma è stato fatto raramente con Los Angeles, sempre illuminata dal sole, o la caleidoscopica New Orleans. Ryan si è divertito a rivedere queste città in maniera diversa. "Essendo un road movie, penso che il bianco e nero aiuti a portare uniformità in tutti questi luoghi diversi; è una sensazione che lega insieme l'intero viaggio", afferma Ryan. "Si viene avvolti da questo mondo, ma la sfida era bilanciare il tutto, per questo le immagini non sopraffanno mai le relazioni o le emozioni". Riprendere Phoenix e Norman insieme da soli è stato un ulteriore piacere. "Avevamo una piccola troupe e giravamo in case vere, quello era fondamentale per creare intimità", dice Ryan. "Woody è un bambino brillante e Joaquin ha questa capacità di rendere i momenti ordinari completamente freschi. C'era un'aria completamente autentica tra di loro". Gli attori a loro volta hanno apprezzato la sensibilità intuitiva di Ryan per il film. "Robbie ha questa presenza molto tranquilla e gentile", dice Hoffman, "e la cosa bella di Robbie è che non ti accorgi nemmeno che è lì mentre sta facendo un lavoro così meraviglioso". Prima dell'inizio della produzione, Mills ha discusso con Ryan su ciò che sperava di portare a C'mon C'mon: non ingombrare troppo i set con attrezzature di produzione e quella tipica confusione dirompente. Le cose sono diventate ancora più essenziali durante le riprese delle interviste con una troupe ridotta all'osso, in stile documentario. "È un lavoro molto duro, ma è la spina dorsale del film ed era così importante farlo correttamente", dice Ryan. "Come ricompensa, i bambini sono stati commoventi e brillanti".
Mantenere la produzione reale
Seguendo le regole del road movie, C'mon C'mon è stato girato in ordine cronologico. Il principio guida era quello di mantenere un tocco leggero, non invadente e, con le parole di Mills, "far entrare il mondo reale nel film il più possibile". La maggior parte delle location non erano chiuse al pubblico e anche le case utilizzate erano quelle di vecchi e nuovi amici, cosa che ha aggiunto ulteriormente quella sensazione familiare. La New York del film è un solo quartiere di New York, girato principalmente in un pezzo di Chinatown vicino a Canal Street. Spiega Mills. "Johnny e Jesse camminano vicino al suo appartamento, ma l'atmosfera di Chinatown è così forte che si ha un senso di New York più generale". Ryan aggiunge: "Manhattan è molto cinematografica e desideri sempre rendergli giustizia, eppure ti offre sempre più di quanto ti aspetti. Anche per una piccola produzione, ci sono molti ostacoli nel girare a New York, ma vale sempre la pena girare nei suoi luoghi classici". Per la parte di New Orleans, Mills non ha preso in considerazione i luoghi della città visitati dai turisti, ma quelli che i residenti di vecchia data apprezzano di più. "C'è una sensazione disarmante di solidarietà a New Orleans che è molto specifica di quella città ed è quello che volevo nel film", dice. La pluripremiata artista Jackie Sumell e la psicologa e scrittrice Lori Tipton hanno contribuito a facilitare le riprese in Louisiana. Sumell è nota per il suo lavoro che si trova a metà tra arte e attivismo, come Solitary Gardens, un progetto di scultura pubblica che costruisce orti progettati dai carcerati delle dimensioni di celle di prigione. Ha prestato alla produzione la sua casa nel Settimo Ward e ha presentato Mills a Sunni Patterson, poeta, cantante e attivista locale, che è diventata un personaggio del film. Dice Patterson della produzione: "La parola che viene fuori è ospitalità, una parola che riflette l'energia di New Orleans. Sono entrati nella comunità con un'energia molto positiva, desiderosi di capire". Mills attribuisce alla scenografa Katie Byron il merito di aver permesso ai luoghi autentici del film di prendere respiro. (L'unico set progettato da zero era l'appartamento di Johnny). "Poiché stavamo girando per le strade o nelle case delle persone, Katie doveva essere un'ambasciatrice… è stata la chiave del film. Abbiamo cercato luoghi che avessero già una vita propria in cui inserire i nostri personaggi. Katie è stata bravissima a farlo, mentre migliorava il tutto quel tanto che bastava da sembrare cinematografico".
Suono, Musica e Montaggio
Mentre la colonna sonora di C'mon C'mon attraversa, in tipico stile Mills, da Mozart a Wire al pianista etiope Emahoy Tsegué-Maryam Guèbrou, la musica scorre come una corrente sotterranea più delicata di sintetizzatori e clarinetto. Mills ha portato a bordo i fratelli gemelli Aaron e Bryce Dessner, noti per aver fondato la famosa rock band The National, e con i quali ha recentemente collaborato a un video musicale di 25 minuti del loro album "I Am Easy to Find". "Aaron e Bryce hanno spesso uno stile molto sottile e minimal", descrive Mills. "Abbiamo dovuto trovare questo suono gentile, questa particolare melodia e un insieme di accordi che racchiudessero davvero il mondo emotivo specifico di Johnny e Jesse. E volevamo creare qualcosa che, specialmente per le interviste, non fosse troppo pesante, che concedesse loro spazio. Ma per le scene con Johnny e Jesse, l'energia della musica diventa gentile, simile a una nuvola, intima". La colonna sonora doveva anche fondersi con l'onnipresente mondo sonoro del film. Il sound design è fondamentale per la narrazione quanto l'immagine, soprattutto perché le gioie esplorative della registrazione per le strade diventano un legame condiviso per Johnny e Jesse. Mills ha impiegato quasi un anno – l'anno della pandemia, con le lezioni a casa via zoom di suo figlio – per montare il film con la montatrice Jennifer Vecchiarello. Gli piace girare molte varianti della stessa scena, cosa che porta poi a dover prendere molte decisioni. "Ad esempio, la scena della pizza aveva così tante riprese con vibrazioni leggermente diverse e mini-narrazioni… a volte era più come montare un documentario", dice. "Questa era la sfida del montaggio. Con così tanti momenti interpersonali, c'erano molti percorsi ugualmente vivi che potevamo intraprendere". Tuttavia, ogni bivio ha portato più chiarezza al viaggio di Johnny e Jesse – e per forza di cose alle esperienze di Mills come padre, come collezionista di storie, come persona che pensa alle generazioni future. In un certo senso, consentendo al processo di realizzazione di un film di essere un atto di scoperta, Mills offre al pubblico la possibilità di fare lo stesso. Dice Mills: "Mi piace il fatto che anche durante il montaggio io abbia avuto una nuova visione del film che non avevo avuto un anno fa. Mi piace molto imparare costantemente cose nuove sulla storia che sto raccontando, anche mentre la racconto".
extra dal pressbook del film
Eventi
Presentato alla 16a edizione della Festa del Cinema di Roma.
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