Locandina Banat (Il viaggio)
Locandina Banat (Il viaggio)
Banat (Il viaggio) (Banat) è un film del 2015 prodotto in Italia e Romania, di genere Drammatico diretto da Adriano Valerio. Il film dura circa 84 minuti. Il cast include Edoardo Gabbriellini, Elena Radonicich, Piera Degli Esposti, Ovanes Torosian, Stefan Velniciuc. In Italia, esce al cinema giovedì 7 Aprile 2016.

Ivo e Clara vivono a Bari. Ivo è agronomo, ed ha appena accettato un'offerta di lavoro in Romania. Clara esce da una difficile storia d'amore. S'incontrano per caso nell'appartamento dell'eccentrica Signora Nitti: lui è affittuario uscente, lei la nuova inquilina. E si riconoscono all'istante, entrambi sospesi tra una vita che finisce e una nuova che comincia. Poi Ivo parte per la Romania, e Clara resta a Bari. Quando perde il suo lavoro in un cantiere navale, Clara decide di raggiungerlo. Insieme condividono lo spaesamento in una terra straniera e l'incertezza del futuro, così come la sensazione di un amore che sta nascendo. L'esilio dalla loro terra è l'unico modo per essere felici?

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 7 Aprile 2016
Uscita in Italia: 07/04/2016
Genere: Drammatico
Nazione: Italia, Romania, Bulgaria, Macedonia - 2015
Durata: 84 minuti
Formato: Colore
Produzione: ARS Digital Studio, KT Film and Media, Movimento Film, Parada Film, Rai Cinema
Note:
In concorso alla 30.a Settimana Internazionale della Critica (Venezia 2015).

Immagini

[Schermo Intero]

Note del regista Adriano Valerio

Come ci sono finiti Ivo e Clara su una spiaggia deserta sul Mar Nero? Sembrano chiederselo mentre, stretti in un abbraccio, osservano il mare piatto. Vorrei che anche il pubblico si ponesse la stessa domanda. Che si interrogasse sul motivo che ha spinto due trentenni italiani intraprendenti, capaci, determinati, a trovarsi a 1400 Km da casa, su quella fredda spiaggia, per cercare un po' di felicità professionale e sentimentale. In un'epoca in cui l'Italia è vista come terra dei miracoli da migranti che arrivano dall'Est e dall'Africa, Banat (il viaggio) racconta il percorso di due immigrati al contrario, verso la Romania. C'è un notevole senso di spaesamento nella mia generazione. Un sempre meno frequente senso di appartenenza alle cosiddette "shell institutions" come la chiesa ed i partiti politici. La difficoltà a trovare un lavoro stabile. Anche l'istituzione della famiglia vive un periodo di evidente ri-definizione. In pochi decenni i cambiamenti sono stati così rapidi da ridurre al minimo i punti di riferimento. Al contempo le compagnie low cost e il programma di studi Erasmus così come i bandi di mobilità dell'Unione Europea offrono la possibilità di cercare delle soluzioni all'estero. Banat (il viaggio) parla di questa generazione che vede i confini europei come una soglia da attraversare per cercare altre opportunità. Ma che contestualmente vive l'inevitabile senso di spaesamento dettato dal distacco dalle proprie radici, che provo io stesso, che ho lasciato l'Italia da molti anni per vivere e lavorare in diversi paesi.

Ivo e Clara sanno bene che la loro avventura ha qualcosa di folle. Ma sono anche consapevoli che questo viaggio permette loro di immaginare un futuro diverso, di prendere le distanze da tutto quello che li circondava e sembrava scorrere con nefasta naturalezza. Anche quando mille complicazioni rivelano l'ingenuità e la fragilità delle sue aspettative, Ivo non vuole abbandonare il suo sogno. Continua a immaginarsi delle mele in quel pometo spoglio, infreddolito e mezzo devastato. E fino all'ultimo tenterà di convincere anche Clara a fermarsi con lui. La sceneggiatura di Banat (il viaggio) nasce dalla storia vera di un amico che decise di coltivare mele in Romania, cogliendo un'opportunità nata per caso. E si ritrovò a fare il piccolo imprenditore, in una terra che gli avevano raccontato essere meravigliosa. Ho passato diverse settimane in Romania, nel Banat, per ricercare luoghi e volti che potessero prestarsi a questo racconto. Nonostante la drammaticità che sottende la storia dei personaggi, ho provato a raccontare l'avventura di Ivo e Clara anche con un tono leggero. Un registro che sappia far emergere tra le trame del dramma il senso dello humor dei personaggi principali e secondari e una comicità che nasce dalla sensazione di straniamento che caratterizza molti passaggi di questa storia. Proprio la parola straniamento è quella che meglio illustra le mie intenzioni riguardo la messa in scena di molte situazioni, in cui i toni della commedia emergono naturalmente dall'inusualità delle circostanze e dal rapporto tra i personaggi e l'ambiente circostante, secondo la lezione di alcuni registi nord europei come Aki Kaurismäki e Dagur Kári. Perché a salvare i nostri personaggi sospesi tra questo e quel mondo, in fondo, non potrà che essere un po' di sana ironia.

 

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