La cura dal benessere (2016)
A Cure for WellnessUn ambizioso giovane è stato mandato ad incontrare il CEO della sua azienda in un idilliaco ma altrettanto misterioso "centro benessere" situato in una località remota sulle alpi Svizzere. Capirà molto presto che i trattamenti miracolosi della spa non sono quello che sembrano e rimarrà intrappolato nel centro. La sua stessa salute mentale sarà messa a dura prova quando scoprirà di essere affetto dallo stesso malanno che ha colpito gli altri ospiti.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 23 Marzo 2017Uscita in Italia: 23/03/2017
Data di Uscita USA: venerdì 17 Febbraio 2017
Prima Uscita: 17/02/2017 (USA)
Genere: Mistero, Thriller
Nazione: USA, Germania - 2016
Durata: 146 minuti
Formato: Colore
Produzione: Regency Enterprises, New Regency Productions, Blind Wink Productions (in associazione con), Studio Babelsberg (co-produzione), TSG Entertainment
Budget: 40.000.000 dollari (stimato)
Box Office: USA: 4.200.000 dollari | Italia: 516.252 euro
In HomeVideo: in DVD da venerdì 25 Agosto 2017 [scopri DVD e Blu-ray]
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L'ISPIRAZIONE
Per il suo nuovo film Verbinski aveva in mente un thriller con la profondità, l'intuizione e la forza del classici del genere cinematografico che il regista tanto apprezza, quali "Shining" (Stanley Kubrick, 1980), "A Venezia… un dicembre rosso shocking" – Don't Look Now (Nicolas Roeg, 1973) e "Rosemary's Baby" (Roman Polanski, 1968). L'idea dell'esistenza di una cura miracolosa, insieme al senso di malessere sociale strisciante e all'ossessione per la salute a tutti i costi, sono temi che hanno colpito particolarmente Verbinski, la cui filmografia comprende la serie di straordinario successo "Pirati dei Caraibi" (Pirates Of The Caribbean) e il film d'animazione vincitore di un Academy Award "Rango". "Abbiamo iniziato ad esplorare l'idea di un centro benessere tra le Alpi, dove però gli ospiti non si rimettono in forma", spiega Verbinski, "e da lì la storia ha cominciato pian piano a prendere forma. Per noi era chiaro che questo sarebbe stato un film di genere e abbiamo quindi iniziato a sviluppare varie idee intorno al concetto d'inevitabilità. È la sensazione di avere una malattia, come se ci fosse un puntino nero sulla radiografia che non si può eliminare!".
Verbinski ha iniziato a discutere con lo sceneggiatore Justin Haythe ("The Lone Ranger", "Revolutionary Road"). "Da un po' di tempo avevo un'idea che mi girava per la testa, dovuta a vari fattori e preoccupazioni, ma legata soprattutto a una mia diffidenza nei confronti alla medicina", afferma Haythe, che è stato ispirato dall'opera dell'autore tedesco Thomas Mann e dello psichiatra Carl Jung. "Fondamentalmente, il film parla dell'inquinamento del corpo e della mente nel mondo moderno e della conseguente ossessione per la purezza".
DANE DEHAAN È LOCKHART, IL GIOVANE DIRIGENTE DI WALL STREET
Il talentuoso e carismatico Dane DeHaan ("Giovani ribelli – Kill Your Darlings", "The Amazing Spider-Man 2 – Il potere di electro", "Life") è uno degli attori più interessanti di Hollywood. Grande è stata la sua emozione quando Verbinski lo ha interpellato per interpretare il ruolo di Lockhart. "Sono stato travolto dalla visione di Gore e dalla sua passione per la storia; poi, dopo avere letto la sceneggiatura, ho capito quanto fosse complesso ed entusiasmante il ruolo – era irresistibile", afferma DeHaan. "Al mio personaggio capita di tutto nel film, è pazzesco. Con LA CURA DAL BENESSERE ho avuto l'opportunità di lavorare con un grande regista".
"Ho visto Dane nel film 'Come un tuono' (The Place Beyond The Pines)", dichiara Verbinski. "L'ho trovato interessante, fotogenico e onesto. Non sono riuscito a pensare a nessun altro attore per il ruolo di Lockhart. Dane ha anche un'incredibile etica professionale ed è ciò che serve quando vuoi sedurre il pubblico come facciamo noi nel film. Non puoi permetterti nessuna esitazione, gli spettatori non te la perdonerebbero mai! Dane è incredibile perché riesce sempre ad essere autentico. Il suo mantra è: 'non fingere, sii credibile'".
Oltre all'autenticità, DeHaan conferisce forza e vulnerabilità al suo complesso personaggio. "Lockhart rappresenta l'eroe di tutti i giorni ed è perfetto per un film come questo, che parla di benessere, ambizione e salute nella nostra società", afferma DeHaan. "Il fatto che sia un giovane broker finanziario ci dice molto di lui! La vita dei ragazzi che lavorano per le società di Wall Street è abbastanza assurda. È quasi un processo di stordimento, dato che lavorano 24 ore al giorno. A che cosa sono disposti a rinunciare per il lavoro? Restano seduti alla scrivania per gran parte della giornata a lavorare, lavorare, lavorare. Non fanno niente di veramente utile per il mondo. Penso che, in ultima analisi, il loro obiettivo siano il potere e la ricchezza, la carriera all'interno dell'azienda e l'autoaffermazione. Questi giovani guadagnano cifre pazzesche e non pensano ad altro. Sono persone molto particolari".
"Lockhart è un ragazzo deciso ad avere successo a tutti i costi", dichiara Verbinski. "È un agente di Borsa, che esemplifica perfettamente un certo tipo di persona. Fa soldi a palate, è vero, ma che cosa realizza concretamente? Crea denaro attraverso altre persone che creano denaro, a differenza di quelli che, ad esempio, fabbricano scarpe o vasi di argilla. Questi ultimi producono qualcosa di reale. Lockhart ha deciso che non sarà come suo padre che, a suo tempo, non ce l'ha fatta. Riuscirà a ottenere un posto nel consiglio di amministrazione della società. È disposto a barare, mentire, ingannare e a qualunque altra cosa pur di avere la meglio sui colleghi", aggiunge Verbinski, spiegando le motivazioni e la psicologia del personaggio, che sono radicate in una storia familiare difficile.
"Quando Lockhart giunge alla clinica del benessere, il suo atteggiamento è di negazione: lui pensa di non avere alcun problema", aggiunge il regista. "Invece, il giovane soffre della stessa malattia degli altri pazienti, ma in forma molto più grave. In breve, quando il Dottor Volmer gli diagnostica la misteriosa patologia, anche lui diventa un paziente della clinica. Inizia così a indagare sui segreti più profondi e oscuri del centro ma, più si avvicina alla verità, più il contatto con la realtà si fa evanescente".
IL MAESTRO DELLA REGIA
Superbo narratore e maestro di ritmo cinematografico, Verbinski crea un'atmosfera inquietante e sinistra che accompagna LA CURA DAL BENESSERE nel suo svolgimento, immergendo gli spettatori nel mondo della clinica, dove nulla è chiaro o trasparente. "La cosa interessante, secondo me, è che più rendi enigmatici fatti e situazioni, specialmente in un film di questo genere, più puoi ricorrere a una sorta di logica onirica", dichiara Verbinski. "Ciò che accade resta enigmatico perché si percepisce la presenza di qualche altra forza e s'intuisce che sta per succedere qualcosa d'inevitabile. Per me è questo il trucco che lascia sulle spine il pubblico: fare in modo che tutto suggerisca una malattia che non guarisce e ti sta risucchiando. In sostanza, ho la macchina da presa puntata su un corridoio e conduco il protagonista verso l'ultima rivelazione. Quando questo meccanismo funziona, non hai bisogno di tante spiegazioni per chiarire come vanno le cose. Hai la sensazione che tutto accada per una ragione".
L'opportunità di lavorare con Verbinski ha rappresentato una straordinaria attrattiva per tutte le persone coinvolte nel film, dal cast artistico al team della produzione. Per Justin Haythe l'esperienza è stata molto piacevole. "Gore è un grande!", dichiara Haythe. "È inflessibile, ma sempre e soltanto perché punta al meglio. Sul lavoro non è egocentrico. Le scenografie e il suono hanno una grande forza in questo genere di film e Gore è un maestro in entrambe le aree".
"Mi è piaciuto lavorare con Gore", afferma Dane DeHaan. "È stata una vera sorpresa. Mentre alcune persone hanno una memoria fotografica, per me lui ha una memoria cinematografica. Sa esattamente ciò che fa, è a capo di ogni singolo aspetto del film, dalle luci agli oggetti di scena alla recitazione. È come se avesse già in mente l'intero film. Gore ha un modo molto visivo e specifico di narrare la storia, e ogni inquadratura del film è particolare. È anche un regista di cui è facile fidarsi perché sa esattamente ciò che vuole. Con lui il compito per gli attori è semplicemente di dare vita a ciò che lui ha in mente, e questa è stata per me un'esperienza nuova. Si è creata una collaborazione proficua, in cui lui ha rispettato il mio lavoro, pur avendo una sua visione molto specifica. Lavorare con lui è stato incredibile".
Per l'attore veterano britannico Jason Isaacs, Verbinski è un regista dotato di una prospettiva unica e coinvolgente. "Parlando con lui, ho capito chiaramente il suo interesse per le sfumature e il desiderio di mantenere sempre vivo il senso di sorpresa negli spettatori. Gore è un fenomeno sul set, ha fin dall'inizio una visione d'insieme chiara della sequenza delle scene", aggiunge Isaacs. "Arrivava sul set con un enorme tabellone coperto di appunti che solo lui riusciva a interpretare, e per questa ragione noi attori ci sentivamo tranquilli. E se avevamo qualche idea, era disponibile ad ascoltarci".
L'attrice Celia Imrie, vincitrice di un Olivier Award e candidata a uno Screen Actors Guild Award, la cui filmografia comprende "Bridget Jones's Baby", "Absolutely Fabulous – Il film" e "Marigold Hotel" (The Best Exotic Marigold Hotel), è stata anch'essa colpita dalla collaborazione con Verbinski. "Sa a memoria tutta la sceneggiatura. Ma è anche insolitamente generoso in termini di incoraggiamento ed elogi, non solo con noi, ma con tutti. Lo è stato, ad esempio, con un giovane attore che ha lavorato per un solo giorno, interpretando un assistente che mi porta a fare un trattamento", spiega la Imrie. "Questo approccio ti spinge a voler dare di più e fare meglio. Sono disponibile fin da ora a partecipare a qualunque suo prossimo film!".
"Non ho mai conosciuto un regista più preparato di Gore Verbinski", concorda il produttore David Crockett. "Nella sua mente ha già girato tutto il film e sa esattamente dove vuole condurre gli spettatori. Non perde mai di vista il divertimento del pubblico. L'altra cosa straordinaria che lo caratterizza è l'abilità di discutere senza la minima difficoltà con il cast tecnico, gli architetti di scena o gli addetti agli accessori sui minimi dettagli di una ripresa, per poi passare a un minuzioso scambio di idee con un attore riguardo al suo personaggio. Trovo davvero incredibile questa capacità di gestire tutti gli aspetti del lavoro, dal punto di vista sia creativo sia tecnico, facendoli confluire in un grande risultato finale".
IL DOTTOR HEINRICH VOLMER E LA SUA CURA
"Ciò che offriamo qui è un semplice processo di purificazione
lontano dal logorio del mondo moderno"
Jason Isaacs (Lucius Malfoy nei film della serie "Harry Potter", "Black Hawk Down", "Armageddon – Giudizio finale", "Il patriota" – The Patriot) è molto appropriato nel ruolo sinistro dell'affascinante ed enigmatico Dottor Volmer. I pazienti sembrano felici, ma perché non guariscono? E che cosa accade dietro le porte di quella strana clinica? Il dottore attira Lockhart nella sua rete oscura e lo convince che ha bisogno di essere curato. "Volmer potrebbe essere o meno un uomo malvagio, oppure potrebbe solo avere scoperto il segreto della felicità. Sta a Lockhart capire come stanno le cose", dichiara Isaacs. "Volmer ha un'insolita ossessione per il barone, il primo proprietario del castello che ora ospita la clinica. Nel paese vicino si raccontano strane storie di esperimenti condotti dal barone sui membri della sua famiglia. Vi è anche qualcosa di sgradevole riguardo all'ossessione di Volmer per la purezza: tutto nel suo centro è bianco e asettico. Il film ruota attorno a un mistero", aggiunge Isaacs. "È un viaggio divertente, oscuro e macabro. Mentre leggevo la sceneggiatura, ho provato una sensazione come spero accadrà al pubblico: non vedevo l'ora di sapere che cosa sarebbe successo dopo. Ero abbastanza incerto sui personaggi e sull'evoluzione della storia, non capivo se Lockhart fosse un pazzo o un eroe solitario e se la clinica di Volmer fosse il paradiso terrestre o un luogo di culto del male".
Quando Lockhart giunge alla SPA, crede che la sua missione sarà semplice: parlerà con Pembroke, il suo capo, e lo convincerà a tornare a New York. Ma Pembroke non vuole andare via. Nessuno va via. Man mano che la storia si dipana, viviamo la crescente ansia di Lockhart. Temendo di perdere la sanità mentale, di chi può fidarsi? Il giovane accetta di sottoporsi a un ciclo di trattamenti. "Volmer rappresenta l'autorità, anche se sulle prime sembra una brava persona ben intenzionata", afferma DeHaan, "ma Lockhart inizia presto ad essere esasperato dal dottore, perché è ovvio che non sta ottenendo ciò che vuole. Le cose continuano ad andare per il verso sbagliato e il rapporto tra Lockhart e Volmer, inizialmente passivo-aggressivo, diventa prevalentemente aggressivo".
MIA GOTH È HANNAH, LA PAZIENTE PIÙ GIOVANE DELLA CLINICA
All'inizio della storia Lockhart fa amicizia con Hannah e, insieme, i due decidono di scoprire i minacciosi segreti della clinica e del suo passato. La talentuosa Mia Goth, che è stata molto elogiata per il ruolo interpretato in "The Survivalist", conferisce al personaggio un'innocenza naturale e toccante. Di gran lunga più giovane degli altri pazienti, Hannah ha trascorso tutta la vita nella clinica di Volmer. Il dottore si prende cura di lei e la ragazza non conosce quasi nulla del mondo esterno. "È stata la storia più avvincente che abbia mai letto", dichiara l'attrice spiegando il suo entusiasmo per il ruolo. "Non sono riuscita a smettere di leggere la sceneggiatura finché non sono arrivata alla fine e ho dovuto leggerla tre volte prima di venire a capo della storia. Hannah subisce una trasformazione molto intensa e dolorosa. Mi sono battuta con tutte le forze per partecipare a questo film".
"Quando il giovane newyorkese incontra Hannah la prima volta, non capisce bene ciò che ha davanti agli occhi perché lei appare quasi come una visione", afferma DeHaan. "La ragazza sta cantando la stessa melodia che la madre di Lockhart, deceduta da poco, aveva nel suo carillon. Lockhart è frastornato e confuso da Hannah, che sembra essere del tutto fuori posto nella clinica. Sembra quasi che le risposte al mistero della clinica siano dentro di lei".
"Quando la incontriamo la prima volta, Hannah dà l'impressione di essere una ragazza estremamente ingenua, cresciuta sotto una campana di vetro", spiega l'attrice. "Non è mai stata molto curiosa, né ha mai sentito il bisogno di mettere in dubbio ciò che Volmer e la clinica rappresentano. E questo accade perché lei ha la capacità straordinaria di vedere il bene e la bellezza in ogni cosa. Da un certo punto di vista, il rapporto tra Hannah e Volmer è quello tipico che esiste tra genitore e figlio, basato sull'amore e il rispetto. La ragazza ha imparato a voler bene e a dipendere dal suo carceriere", dichiara la Goth, parlando del complesso rapporto tra Hannah e il dottore. "Per spiegare meglio l'interazione tra i due, è come se Hannah fosse affetta dalla sindrome di Stoccolma (condizione psicologica che comporta nella vittima un sentimento positivo di attaccamento nei confronti del sequestratore). Per lei quella realtà è normale, è una sorta di assuefazione. La clinica del benessere è anche un luogo sicuro in cui trovare conforto, mentre tutto ciò che Lockhart scatena inizia a manifestarsi intorno a lei. In questo contesto, poter tornare da Volmer è per lei un sollievo e un aiuto".
"Hannah è una ragazza innocente e piuttosto strana che è cresciuta nella clinica. Volmer ha con lei un rapporto basato sulla tenerezza e l'affetto", dichiara Jason Isaacs. "Nessuno sa bene chi sia la ragazza o perché si trovi lì, anzi nessun altro lo sa a parte me! Io l'ho cresciuta. Sembro essere molto premuroso, forse iperprotettivo nei suoi confronti, e il nostro rapporto potrebbe celare oscuri segreti. Hannah inizia ad avvicinarsi a Lockhart e questo non mi piace. Penso che sia pericoloso per lei. Forse la cosa mi spaventa un po', dato che secondo me lei dovrebbe avere una certa visione del mondo che lui sta iniziando a indebolire".
Di fatto, quando Hannah conosce Lockhart, la sua vita e le sue prospettive cambiano completamente. È come se si risvegliasse da un sogno e iniziasse a rendersi conto che alla clinica qualcosa non va. "Lockhart è come una puntura di spillo", spiega Mia Goth, "e da quel momento i due iniziano a mettere in dubbio la realtà e a porsi domande su tutto ciò che prima sembrava vero e assodato: esteriormente, Volmer, la clinica e il piccolo mondo circostante; interiormente, chi sono come persone, che cosa vogliono e di che cosa hanno effettivamente bisogno".
Per la Goth lavorare al fianco di Dane DeHaan è stato emozionante. "Ho sempre desiderato lavorare con lui. Mi piace tutto ciò che fa. È un attore generoso e da lui ho imparato molto".
"Mia è venuta per l'audizione, ha letto la sua parte ed era 'lei', esattamente come avevo immaginato Hannah", afferma Verbinski della scelta dell'attrice per la parte della protagonista. "È un ruolo difficile da interpretare. Hannah ha vissuto nella clinica così a lungo da avere una visione del mondo molto particolare e da vedere le cose in modo diverso rispetto agli altri. Le è stato celato il mondo moderno. Penso che il personaggio sia enigmatico e ipnotico e Mia è stata la scelta perfetta per interpretarlo".
LA MISTERIOSA SIGNORA WATKINS
Ad eccezione di Hannah, gli altri pazienti della clinica alpina (compreso Pembroke) sono persone ricche e influenti che si sottopongono alla 'cura' del Dottor Volmer con la speranza di essere guariti. L'acclamata attrice britannica Celia Imrie interpreta la bizzarra Signora Watkins. "La Watkins è un'astuta vecchia signora", dichiara la Imrie. "Di lei sappiamo che ha lavorato per quarant'anni alla Xerox e poco altro. La donna è sempre all'erta e vuole sapere esattamente che cosa accade alla clinica. Alla fine, però, diventa troppo ficcanaso per cavarsela senza conseguenze! Penso di essere stata piuttosto fortunata con il personaggio della Signora Watkins, che ha un ruolo fondamentale nell'intreccio perché, senza di lei, gli enigmi della clinica resterebbero tali. Scopriamo dunque che la donna ha sviscerato e risolto i misteri che aleggiano nel castello. Sulle prime dà l'impressione di parlare a casaccio e sembra che Lockhart non la ascolti veramente. Invece, in modo sottile, intuiamo che lui ha capito fino in fondo tutto ciò che la donna ha detto. Senza aggiungere altro, per non rischiare di rovinare le sorprese della storia, scopriamo che la Watkins ha avuto ragione fin dall'inizio ed è un passo avanti a Lockhart, cosa che non ci aspettiamo".
L'attrice si è unita al cast dopo avere ricevuto un biglietto da Verbinski. "Non mi era mai capitata una cosa del genere con altri registi", afferma la Imrie. "Nella lettera descriveva con arguzia la Signora Watkins come 'l'ingrediente che non può mai mancare in cucina'. E io ho pensato: 'Che bel modo di spiegare le cose'. Mi ha lasciata a bocca aperta. E poi la sceneggiatura mi è piaciuta moltissimo. A volte i film possono risultare un po' scontati, ma questo non lo è affatto. È pieno di colpi di scena e imprevisti, e niente è come ci si aspetta. Mi piace".
LA CURA
La 'cura' salvavita proposta dalla clinica del benessere è a base di "un'acqua dalle proprietà curative" che il Dottor Volmer utilizza nel suo approccio medico poco convenzionale. Sono molte le invitanti allusioni ai numerosi centri benessere presenti in Europa e alle loro acque termali dal potere purificante, ringiovanente e rivitalizzante. La scenografa candidata agli Academy Award Eve Stewart ("The Danish Girl", "Il discorso del re" – The King's Speech, "Victor – La storia segreta del Dottor Frankenstein" – Victor Frankenstein) ha condotto approfondite ricerche sulle SPA europee prima dell'inizio della produzione. "In tutti i miei progetti faccio sempre molte ricerche preliminari. Sono meticolosa e mi piace andare a fondo in tutte le cose. Ho visto una piscina a Budapest in cui le persone giocano a scacchi. Ho visitato numerosi centri termali, specialmente in Europa orientale, che adottano un approccio olistico alla cura della persona, nella convinzione che il bagno nelle acque termali ricche di sali abbinato alla vaporizzazione massiccia di acqua faccia bene alla salute. Questo è un aspetto che abbiamo voluto approfondire!".
Come scopriamo, le bizzarre terapie sperimentali del Dottor Volmer mirano a un obiettivo diverso da quello offerto dalle acque curative delle SPA europee. Gli spettatori sono accanto a Lockhart mentre subisce i trattamenti che dovrebbero guarirlo dalla sua patologia. In che cosa consistono esattamente questi trattamenti? "Senza svelare troppo, posso dire che prevedono l'uso di anguille, di una vasca di deprivazione sensoriale e di trattamenti odontoiatrici piuttosto intensi! Nel corso del film subisco varie forme di tortura", conclude ridendo DeHaan, che ha dovuto prendere parte a diverse sedute nella vasca di deprivazione. "Prima mi sono dovuto immergere nella vasca e, a seguire, mi sono trovato su una poltrona odontoiatrica. L'ho chiamata la mia settimana della tortura. La vasca di deprivazione sensoriale è stata un'esperienza molto impegnativa, dato che dovevo rimanere sott'acqua per 25-30 minuti. Non avevo gli occhialini da nuoto e non vedevo nulla perché era buio, avevo le gambe ingessate ed ero mantenuto in posizione orizzontale grazie a dei cavi. Perciò anche uscire dalla vasca era difficile. Ho dovuto tenermi occupato facendo dei giochi mentali e convincermi che tutto stesse andando bene. È stata una settimana che non dimenticherò mai. Alla fine ero davvero esausto e anche gonfio, a causa dell'attrezzatura da sub e della pressione dell'acqua. Il film deve fare paura e girare le scene ha fatto paura!".
Le riprese delle spaventose stanze dei trattamenti di Volmer, tra le più complesse di tutta la produzione, sono state effettuate a Berlino nei teatri di posa degli storici Babelsberg Studios. "Il problema con la vasca di deprivazione era la pressione", spiega la scenografa Eve Stewart, "e l'impatto che avrebbe avuto sul vetro frontale. Ci domandavamo quanto dovesse essere spesso il vetro. Non sapevamo se l'immagine sarebbe apparsa distorta come attraverso una lente d'ingrandimento. Temevamo che tutto avrebbe assunto un unico colore verde brillante. Dovevamo verificare se la pittura avrebbe avuto una reazione con l'acqua e se la lacca sarebbe diventata bianca. La curva di apprendimento è stata molto ripida". La Stewart ha anche dovuto assicurare che la temperatura dell'acqua fosse abbastanza calda da far stare a proprio agio gli attori durante le numerose riprese in piscina.
DeHaan ha lavorato a lungo con lo stunt coordinator, Volkhart Buff, per prepararsi alle sessioni nella vasca di deprivazione sensoriale. "Dane sa nuotare ma non aveva esperienza né con le immersioni né con un ambiente subacqueo claustrofobico", dichiara Buff, "ma era totalmente concentrato e ha imparato molto in fretta".
Secondo Verbinski non sono solo i pazienti a sperimentare la cura del Dottor Volmer. Il film è talmente coinvolgente che il pubblico prova quasi la sensazione di essere accanto al protagonista e di affrontare la cura insieme a lui. "In sostanza, perpetriamo un crimine anche contro gli spettatori", afferma Verbinski. "Lockhart è sottoposto a un trattamento e il pubblico assiste a ciò che gli accade. La domanda è: chi è il paziente? E mi viene in mente l'esperimento di Milgram (nel 1963 lo psicologo Stanley Milgram condusse un esperimento per mettere in evidenza il conflitto tra l'obbedienza all'autorità e la coscienza personale). Il paziente è Lockhart o il pubblico? Ecco cosa mi affascina di questo genere cinematografico: portiamo gli spettatori in una sala buia ed effettuiamo su di loro degli esperimenti psicologici. Il mio intento è stato di analizzare il pubblico, facendo una 'diagnosi' e poi offrendo una cura. Agli spettatori proponiamo una buona storia per mantenere vivo il loro coinvolgimento".
MAGNIFICO MA SINISTRO: NULLA È COME APPARE
Situata in una località alpina straordinaria, la clinica del benessere di Volmer è l'ambiente perfetto in cui guarire e ringiovanire. Ma non appena arriva alla SPA, Lockhart scopre che, sotto la superficie, il tranquillo resort è permeato da una strisciante inquietudine. "Abbiamo cercato di creare un mondo che, a prima vista, ha un aspetto sterile, idealistico e piacevole… e che gradualmente muta diventando maligno". Per la Stewart era importante che vi fosse una netta differenziazione tra il mondo che Lockhart si lascia alle spalle a New York, esemplificato dal suo ufficio a Wall Street, e la clinica del benessere dall'aspetto utopistico. Lo stile e l'atmosfera erano elementi chiave nel delineare il mondo inquietante de LA CURA DAL BENESSERE, quindi la scelta delle location era fondamentale.
"A New York ci tenevamo in particolare a mostrare ciò che Lockhart corre il rischio di perdere, perciò abbiamo scelto un ampio ufficio open space, luminoso e di classe. Qui tutto parla di soldi, ma anche di stress e tensioni che gravano sulle persone appartenenti a quest'ambiente", spiega la scenografa britannica. "Volevamo creare un netto contrasto tra il mondo finanziario e la pacifica clinica assolata, con i tessuti leggeri fluttuanti nell'aria e il canto degli uccelli come sottofondo. Gli spettatori devono capire perché Pembroke e gli altri pazienti vogliono trattenersi lì tanto a lungo. Sembra che tutto sia magnifico e gli ospiti si stiano godendo una piacevole pausa di riposo!".
"Eve Stewart ha avuto un compito difficile nel trasporre l'atmosfera di un'epoca in un film moderno. È difficile capire in che periodo esatto è ambientato il film", dichiara Crockett. "Le automobili sono moderne, Lockhart è un agente di Borsa dei giorni nostri, nella clinica di Volmer sembra di essere a volte nel XIX secolo e a volte negli anni '50 del '900. L'abilità di Eve è stata di creare qualcosa di nuovo ma che, al tempo stesso, dà l'idea di essere datato".
Gran parte del film è stata girata in Germania (oltre ad alcune riprese in Svizzera e a New York). La Stewart e Verbinski hanno trovato l'ambientazione perfetta per la SPA di Volmer nel castello Hohenzollern ai piedi delle Alpi Sveve nel sud della Germania. "La sua bellezza è dovuta in particolare alla posizione isolata che lo fa svettare rispetto alle aree circostanti", dichiara la Stewart. "Il castello è la quintessenza della 'dimora spettrale in cima a una collina'. Ma la cosa davvero interessante è l'aspetto imponente che si percepisce mentre si sale lungo la strada per raggiungerlo".
Andando indietro nel tempo fino all'epoca medievale, il massiccio e austero castello è nato come residenza della casata imperiale degli Hohenzollern. L'attuale castello è in realtà il terzo edificio ad essere stato costruito sul posto — della struttura originaria risalente al XV secolo resta soltanto la cappella medievale. Il castello è rimasto abbandonato ed è andato in rovina finché non è stato ricostruito all'inizio del XVIII secolo. Ispirandosi allo stile neogotico inglese e ai castelli francesi nella valle della Loira, la stupefacente fortezza di 140 stanze si è dimostrata la location perfetta per rappresentare la clinica di Volmer. "Abbiamo avuto la fortuna di conoscere e collaborare con il principe Georg Friedrich di Hohenzollern, discendente diretto del Kaiser Wilhelm II, ultimo monarca Hohenzollern", spiega Crockett. "Il castello è un pezzo di storia che, con la sua imponenza, ha contribuito a portare in vita la nostra visione".
Oltre ad effettuare le riprese nei Babelsberg Studios di Berlino, alcuni interni dell'asettica SPA sono stati girati nell'ospedale militare abbandonato di Beelitz-Heilstätten fuori Berlino. "Con il suo aspetto fatiscente, l'ospedale ha una sorta di bellezza innata", afferma la Stewart. "Realizzare le scenografie è stato un processo complicato, perché abbiamo dovuto rimuovere tutto ciò che era ormai decrepito e sostituirlo con qualcos'altro. Però ci siamo dati parecchio da fare per mantenere le caratteristiche più interessanti dell'edificio, lo spazio, il colore, la lucentezza e anche l'umidità. Abbiamo cercato di conservare questi tratti distintivi mentre eliminavamo 50 tonnellate di muffa!".
"I set erano davvero straordinari", è il commento entusiastico di Dane DeHaan. "Avevano un'atmosfera di grande effetto e un aspetto magnifico. La sensazione era di trovarsi in un ospedale che non è più stato rinnovato e, tutto sommato, preferiresti essere altrove".
Il direttore della fotografia Bojan Bazelli ("The Lone Ranger", "The Ring") ha lavorato a stretto contatto con Eve Stewart per creare il look inquietante e misterioso de LA CURA DAL BENESSERE. "Bojan ha preferito non caratterizzare i set con un aspetto eccessivamente brillante, ma li ha illuminati utilizzando moltissime fonti di luce e conferendo un'atmosfera malinconica all'ambientazione. Così facendo, ha dato vita ad ambienti e colori che sono al tempo stesso terrificanti e bellissimi. Gore e Bojan hanno un rapporto professionale di vecchia data molto particolare", aggiunge Crockett. "Hanno un linguaggio tutto loro e si capiscono al volo; questo è stato senz'altro un vantaggio".
"Non immaginavo che i set avrebbero avuto delle dimensioni così imponenti e straordinarie", dichiara Jason Isaacs. "Alcune stanze sono immense. Abbiamo effettuato parecchie riprese notturne nell'ospedale abbandonato che, forse, è il luogo più spettrale che esista in Germania. C'è sicuramente qualcosa di sgradevole nell'effettuare le riprese di notte, come abbiamo fatto noi, per settimane e settimane. Molto probabilmente questa sensazione sarà altrettanto percepibile nel film. Non avevo più visto un set come questo dai tempi di 'Harry Potter'. A volte succede di arrivare in un posto e di essere letteralmente sopraffatti dalla sua maestosa grandiosità".
VESTIRE IL CAST: L'ASPETTO DEI PERSONAGGI
L'ideatrice dei costumi Jenny Beavan ("Mad Max: Fury Road", "Camera con vista" – A Room With A View), che ha vinto un Academy Award e ha totalizzato dieci candidature al premio, è stata scelta per vestire gli attori e dare vita ai loro personaggi. "Il lavoro è stato diverso da qualunque altro fatto in passato, e questa è la sfida che più mi attira in ogni nuovo incarico", dichiara la Beavan. "Le prime parole di Gore sono state: 'Benvenuta nel mondo del mistero'. Sa essere molto specifico ed è un manager nel senso migliore del termine, perché sa veramente ciò che vuole ed è capace di analizzare ogni aspetto del film".
La Beavan e la Stewart hanno collaborato strettamente. In passato le due avevano già lavorato insieme ne"Il discorso del re" (The King's Speech). Nella scelta dei colori e degli abiti per il film, la costumista è stata ispirata dalla bellezza decadente dell'ospedale. I blu, i rosa e i verdi sbiaditi hanno delineato gli stati d'animo, in netto contrasto con i blu e i grigi delle scene newyorkesi e con i bianchi brillanti che predominano nella clinica di Volmer. "Lockhart è un giovane broker emergente nel mondo tradizionale della finanza a New York, e lo abbiamo vestito con un abito dal taglio classico", spiega la Beavan. "Quando arriva alla clinica del benessere, gli vengono dati pigiama, vestaglia e pantofole bianchi, proprio come gli altri pazienti".
Disegnare i costumi per Hannah, il personaggio di Mia Goth, è stata una sfida interessante. "La ragazza è enigmatica, non sappiamo chi sia, quanti anni abbia né da dove arrivi", spiega la Beavan. "Abbiamo avuto un colpo di fortuna trovando un vestito realizzato con un tessuto leggero e diafano, trasparente in controluce, che era esattamente ciò che Gore aveva in mente. Abbiamo realizzato tre abiti da giorno, tutti con questo tipo di tessuto, che dà a Hannah un aspetto leggermente spettrale e soprannaturale".
"Jenny è davvero in gamba", afferma Mia Goth. "L'idea di vestire Hannah con questi tessuti fluidi e dai colori chiari è stata molto azzeccata, perché gli spettatori entrano istantaneamente in sintonia con lei. Sono stati i costumi a dare vita a Hannah".
Jason Isaacs è d'accordo: "C'è qualcosa che dà l'idea di essere fuori dal tempo nel film e nell'ambientazione, e questo è evidente negli straordinari costumi di Jenny. Tutto, dai vestiti che ha realizzato fino ai più piccoli dettagli di scena, come ad esempio gli interruttori, conferisce un senso d'inquietudine al tono del film".
La Beavan ha vestito Isaacs con un semplice abito di lino, abbinato a una camicia e a un cappotto bianchi. "È un vestito pratico che un dottore indosserebbe senza difficoltà, ma è anche un accenno al fatto che lì è lui il capo", afferma l'artista. Una delle prove più complesse è stata un'importante scena di matrimonio. La Beavan ha iniziato ad effettuare ricerche sui costumi del XVIII secolo, con un occhio anche ai riti pagani. "Abbiamo trovato un interessantissimo riferimento a un college del XIX secolo per sole ragazze, lo Whitelands College, dove, in occasione del 1° maggio, si tenevano dei festeggiamenti in cui tutte indossavano vestiti bianchi. Il risultato era davvero particolare. Avendo in mente questi elementi, abbiamo ideato un matrimonio pagano in cui tutti indossano mantelli e tuniche bianchi tenendo in mano una candela".
"Jenny ha dovuto vestire centinaia di comparse", aggiunge Crockett. "Tutti gli assistenti, le infermiere, i pazienti della clinica sono vestiti con varie gradazioni di bianco, creando degli effetti visivi molto interessanti. L'aspetto era luminoso, con il candore del bianco in contrasto con le location e i set ideati da Eve Stewart. è incredibile quanto abbiano lavorato bene insieme".
Un'altra figura importante del team, che ha collaborato strettamente con la Beavan, è stata la responsabile di trucco e acconciature Sharon Martin ("Doctor Strange", "Pirati dei Caraibi: oltre i confini del mare" – Pirates Of The Caribbean: On Stranger Tides). "Tutto deve essere il più possibile perfetto con Gore, perché l'elemento visivo ha un ruolo fondamentale", spiega la Martin. "Mia è bellissima, noi dovevamo soltanto valorizzarla, dato che lei è perfetta per il ruolo. Hannah è una ragazza che non ha mai visto il mondo al di fuori della clinica, quindi volevamo caratterizzarla come una bambina ma con un'aria disinvolta e aggraziata. A volte i suoi capelli vengono illuminati da dietro e questo dà un senso di apertura e purezza".
Per il personaggio di Lockhart il trucco è stato usato per mostrare la progressione di ferite sul volto e sul corpo dovute alle cure di Volmer durante la sua permanenza alla clinica. Per le comparse che interpretano gli altri pazienti, la Martin ha scelto un aspetto leggermente disidratato. "Abbiamo utilizzato un levigante liquido", ella spiega. "Una volta preparato il mix, lo spalmavamo tirando la pelle, e quando la rilasciavamo, si creavano delle rughe. C'è voluta un'ora e mezzo per ogni attore, e questa era per noi la tipica giornata di lavoro".
Un altro elemento che la Martin ha dovuto sottolineare è il contrasto tra l'aspetto dei pazienti della clinica, che sono tutti ricchissimi, e gli abitanti del vicino villaggio. "Al villaggio vive gente comune, diversa dagli ospiti della clinica. La contrapposizione tra le due tipologie di persone rappresenta una riflessione sulla società". Il trucco doveva riflettere questa differenza. "Gli abitanti del villaggio lavorano e non fanno molto caso agli ospiti in cima alla collina. I bambini hanno un'aria un po' malconcia e l'aspetto è molto diverso dalla pulizia asettica della SPA. Per alcune scene sono state necessarie delle sessioni di trucco interminabili e molto complesse. Nell'insieme, comunque, sono stata davvero soddisfatta. Per chi di professione si occupa di trucco e acconciature, questi lavori sono un sogno!".
LA PSICOLOGIA DELLA PAURA
Il mondo evocativo creato da Verbinski insieme al suo talentuoso team, i trattamenti a cui i pazienti si sottopongono nella clinica di Volmer e la tensione drammatica che serpeggia lungo tutto il film si mescolano in un connubio che crea un'esperienza cinematografica avvincente e terrificante. Come i migliori film del genere, LA CURA DAL BENESSERE lascia gli spettatori turbati e inquieti, mettendo in discussione il lato oscuro della natura umana. Il malessere che il film suscita persiste molto dopo la fine dei titoli di coda. "È come quando si raccontano storie di fantasmi attorno a un falò al campeggio", afferma Verbinski, spiegando perché gli spettatori amano e si entusiasmano per i thriller psicologici. "Si provano delle sensazioni molto particolari e potenti quando ci si trova insieme a un gruppo di sconosciuti a guardare un film. Non direi che è un vero e proprio compiacimento o gioia per le sventure altrui, ma per me la forza dell'enigma è che gli spettatori, se non sanno bene che cosa sta accadendo, mi permettono di entrare nella loro testa. Per fare un paragone, quando vai a mangiare una pizza e tutto fila liscio, ti dimentichi della serata appena esci dal locale. Ecco, noi vogliamo invece offrire un pasto che sarà ricordato. E il processo consiste nel non far capire troppe cose, in modo da mantenere lo spettatore coinvolto e sollecitarlo a seguire i piccoli indizi che lasciamo, anziché accompagnarlo lungo il percorso fino alla soluzione, che è tutto un altro tipo di narrazione. Lo spettatore deve continuare a chiedersi che cosa stia succedendo. Se riesco a invogliarlo a raccogliere le briciole che lascio cadere qua e là, gli darò qualcosa che lo accompagnerà per sempre".
"È come trovarsi sulle montagne russe, ma il film pone anche molte domande importanti", commenta DeHaan. "A volte ti fa sentire veramente terrorizzato. Ma se ti trovi in un ambiente pubblico, come un cinema, sai di essere al sicuro e ciò che sta accadendo sullo schermo è lontano dalla realtà".
"Il film è inquietante ma ha una nota divertente", spiega ridendo Isaacs. "Non so perché, ma c'è qualcosa di deliziosamente piacevole nel farsi mettere in una condizione di disagio da un film e da un regista che sa perfettamente il fatto suo".
"Penso che con LA CURA DAL BENESSERE il pubblico avrà l'opportunità di guardare un film che è al tempo stesso coinvolgente e spaventoso", dichiara DeHaan. "Sarà un bello spettacolo e anche divertente, ma che scioccherà gli spettatori e lascerà un segno. Non voglio dire altro, tranne che dovete andare al cinema. Diciamo che lancio una provocazione: abbiate il coraggio di andare a vedere il film!".
CHE COSA CI AFFLIGGE: LA CURA È PEGGIORE DELLA MALATTIA?
LA CURA DAL BENESSERE è inquietante e profondamente coinvolgente, ma contiene anche alcuni spunti di riflessione sullo scopo della vita, soffermandosi sul fatto che spesso le persone non si curano di analizzare ciò che realmente vogliono per se stesse. "Penso che il film esprima un'opinione sul concetto di benessere", afferma DeHaan. "La domanda è, in ultima analisi: qual è la malattia? Forse la malattia è ciò che accade quando si rinuncia a se stessi per ambizione o per il desiderio egoistico di ricchezza e di autoaffermazione. Direi che è una domanda interessante da porsi, specialmente nel mondo in cui viviamo oggi. In definitiva, la gente vuole stare bene e avere successo", aggiunge DeHaan. "Se questi traguardi appaiono possibili in tempi rapidi, con un semplice trattamento o un trucco in grado di rendere la vita più facile, tutti li vorranno. Ecco perché esistono le diete lampo e i vari trattamenti nei centri benessere che promettono di far stare meglio o guarire. Ma quando accetti questi rimedi facili, ottiene veramente quanto promesso? Probabilmente no. C'è qualcosa di malsano nel modo in cui molta gente cura la propria salute. E ci sono persone che hanno talmente tanto successo da esserne danneggiate come esseri umani. Credo quindi che il punto sia di trovare un equilibrio e, ogni volta che viene meno, ci possono essere effetti opposti a quelli desiderati".
Questo tema è per Verbinski il cuore del film. "C'è tutta un'industria dedicata al benessere che prospera a nostre spese", dichiara Verbinski. "I pazienti della clinica di Volmer sono fiduciosi che staranno meglio, nonostante sia evidente il contrario. La clinica è un luogo in cui vanno a curarsi capitani d'industria, oligarchi e la gente disposta a tutto pur di vincere", commenta il regista. "Sono persone che appaiono vulnerabili di fronte alla diagnosi del Dottor Volmer: 'Lei non sta bene ma c'è una cura'. Di fatto, è tutto un grande imbroglio ed è la loro fragilità a farli rimanere alla clinica. Nel film esploriamo la percezione dell'esistenza di una malattia che tutti neghiamo. Possiamo forse chiamarla la malattia dell'uomo moderno. Dentro di noi dobbiamo sentire che qualcosa non va per lottare contro questa patologia".
Il film analizza che cosa significa vivere un'esistenza significativa. "Osserviamo l'universo, osserviamo le stelle. Conduciamo una vita di routine e potremmo finire sotto un autobus in qualunque momento. A questo punto è interessante domandarsi se la vita è tutta qui e, soprattutto, qual è il suo senso. È questa la crisi esistenziale nella forma più pura. Nel film non forniamo la risposta ma suggeriamo: 'Forse è arrivato il momento di prenderci una pausa di riflessione".
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info: 23/03/2017.
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