1001 Gram

1001 Grammi (2014)

1001 Gram
Locandina 1001 Grammi
1001 Grammi (1001 Gram) è un film del 2014 prodotto in Norvegia e Germania, di genere Drammatico diretto da Bent Hamer. Il film dura circa 93 minuti. Il cast include Ane Dahl Torp, Laurent Stocker, Hildegun Riise, Stein Winge, Per Christian Ellefsen, Didier Flamand. In Italia, esce al cinema giovedì 11 Agosto 2016 distribuito da Movies Inspired.

Quando Marie, scienziata norvegese, assiste a un seminario a Parigi sul peso reale del chilo, si rende conto che viene messo sul piatto della bilancia il suo campione di riferimento della delusione, della sofferenza ma soprattutto dell'amore. Ciò che conta non può sempre essere contato e ciò che può essere contato non necessariamente conta. 

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 11 Agosto 2016
Uscita in Italia: 11/08/2016
Prima Uscita: 26/09/2014 (Norvegia)
Genere: Drammatico
Nazione: Norvegia, Germania - 2014
Durata: 93 minuti
Formato: Colore
Produzione: Pandora Filmproduktion (co-produzione), Slot Machine (co-produzione), ZDF/Arte (co-produzione), Bulbul Films
Distribuzione: Movies Inspired

Immagini

[Schermo Intero]

INTERVISTA CON BENT HAMER
Intervista realizzata da Annika Pham

Qual è l'origine di questo film? Ho letto in un'intervista che ti ispiri spesso al tuo proprio vissuto e ai tuoi sogni.
Tutto è cominciato con un servizio che ho sentito alla radio sul metro, il chilogrammo e l'Istituto di Metrologia "Justervesnet" che cercava una nuova sede. Ma non si sa mai come un'idea si sviluppi dentro di noi. Spesso è una reazione incosciente a un semplice soggetto, a una sensazione o all'impressione che rappresenti molto più, e questo non è necessariamente immediato.

Ci introduci nel mondo scientifico della misurazione, allo stesso tempo sconosciuto e affascinante. Quanto tempo hai passato a fare ricerche e hai realmente filmato negli istituti di metrologia in Norvegia e in Francia?
Dopo questa trasmissione radiofonica che mi è rimasta in testa, ho letto un articolo di giornale che raccontava del direttore del dipartimento delle masse di Justervesnet che doveva trasportare il chilo norvegese all'Ufficio Internazionale dei Pesi e delle Misure (BIPM), al fine di tararlo rispetto al prototipo internazionale. Mi hanno sorpreso le difficoltà incontrate alla dogana per far entrare il chilogrammo sul territorio francese. Poi, qualche anno dopo, per caso, ho incontrato l'architetto che aveva progettato il nuovo Justervesnet, Kristin Jarmund, che mi ha proposto una visita guidata della "sua" casa. È finita che ci abbiamo girato alcune scene. Inoltre ho lavorato molto con la mia co-produttrice francese Marianne Slot per stabilire una relazione di fiducia e ottenere il permesso di girare al BIPM. Dunque sì, gran parte del film è stata girata in luoghi reali.

Diresti che, come in Kitchen Stories – I racconti di cucina, sia stato un concetto a muovere il film, grazie a una sceneggiatura lineare incentrata sul personaggio principale di Marie (Ane Dahl Torp), la cui apparenza di scienziata asociale crolla nel momento in cui si sposta dalla Norvegia alla Francia e scopre il senso della vita e dell'amore?
Kitchen Stories – I racconti di cucina era senza via d'uscita, mentre 1001 Grammi racconta il percorso di una persona ripiegata su se stessa che si apre al mondo. Ma possiamo dire che si tratta di una storia molto pianificata e "rigida". Certamente abbiamo pensato di sfruttare il contrasto tra il freddo norvegese e il clima più caldo di Parigi. Inoltre è la prima volta che il mio protagonista è una donna. Ane è stata formidabile. In ogni scena ha saputo far evolvere il suo personaggio secondo l'idea stabilita, tenendo sempre a mente il progetto nella sua integrità. Volevamo che mantenesse questa immagine di scienziata dal cuore di pietra, con il padre come unico legame emotivo. Solo alla fine dice sì all'amore e alla vita.

Come lavori, in generale, con attori e attrici?
Non ho proprio un metodo, non amo molto provare per lungo tempo. Scrivo, dirigo e produco per poter mantenere il controllo ma sapendo sempre che non si può fare una film da soli. Sì, il regista è colui che ha la visione generale ma deve anche contare molto sulle persone che ha intorno. Bisogna allo stesso tempo dare spazio e imporre la propria visione e anche il proprio gusto. Organizzo tutto minuziosamente in modo da lasciare spazio sufficiente alle sorprese.

Oltre alla metafora del peso o del chilo che porta Maria e del peso della vita, hai evidentemente giocato con questo concetto disseminando il film di modi di dire come "prima o poi arriverà l'ora della resa dei conti" o "porta il fardello più pesante chi non ha niente da portare". Sono avvertimenti per Maria, te stesso e il pubblico?
Sì, è una riflessione sulla vita ma che pone delle domande piuttosto che dare delle risposte. Se eleviamo il soggetto a un livello più filosofico, potremmo chiederci se una poesia è più esatta di un chilogrammo.

E come sempre nei tuoi film, sono presenti grandi momenti di humor per discutere di "pesanti" questioni esistenziali…
Le persone cercano spesso di far passare i miei film per delle commedie ma non ho mai fatto una commedia in vita mia. Semplicemente, mi sembra complicato rappresentare la mia visione della vita senza dello humor. Come potrebbe un essere umano dire qualcosa su un altro essere umano senza questo strumento polivalente?

Come Roy Andersson, con il quale condividi un'attenzione tutta particolare per l'inquadratura, i colori, lo humor e le riflessioni sull'esistenza, produci da solo i tuoi film. Non ti disturba l'eventualità di passare più tempo a lavorare al finanziamento del film che alla sua realizzazione?
Lavoro sempre così. All'inizio ho un'idea e desidero soprattutto proteggere il mio "bambino". Dirigere è un modo di essere, ma apprezzo anche la produzione. Non sono il genere di persona che si sveglia con la voglia di girare un nuovo film o una scena. Conservo il mio entusiasmo facendo al contempo la "semina" e la "raccolta".

Cosa bisognerebbe fare per rendere permanente l'attuale successo del cinema e della televisione norvegese sul piano nazionale e internazionale?
Siamo un piccolo paese che produce circa 20 film all'anno, il che è più che dignitoso. Alcuni registi realizzano importanti film di genere all'estero. Questo dimostra ancora una volta che sono capaci di essere all'altezza di registi provenienti da paesi più produttivi, la cui cultura cinematografica è più radicata. L'essenziale è che gli autori prendano dei rischi con la sceneggiatura. In seguito, bisogna definire i propri obiettivi: arrivare al grande pubblico o no. Il cinema non è solo divertimento, può anche essere arte, e in fin dei conti nessuno saprebbe dire quale film avrà successo al box-office.

Qual è la tua prossima tappa?
Lavoro su diversi progetti. È troppo presto per svelare qualcosa.

Ti interesserebbe lavorare per la televisione, che permette maggiore libertà in termini di sviluppo dei personaggi?
Perché no. Amo molto guardare le serie televisive e ce ne sono di molto buone, soprattutto quelle che vengono dagli Stati Uniti. Se si dovesse presentare l'occasione, ci rifletterei. Sono totalmente aperto, ma so dire no. Ho lavorato spesso all'estero e mi piace. Quando ho girato Factotum, è stato un piacere lavorare negli Stati Uniti. Hanno ottimi attori, ma ammiro anche gli attori e le attrici inglesi.

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