Confessions, tratto dal romanzo di Minato Kanae, in Italia dal 9 maggio
Confessions, premiato con il Black Dragon Audience Award 2011 al Far East Film Festival di Udine, esce nelle sale italiane il 9 maggio 2013, distribuito da Tucker Film.
di Redazione / 13.03.2013
Confessions è pronto per arrivare nelle sale italiane dal prossimo 9 maggio grazie alla Tucker Film. Il film per Michael Mann è “un capolavoro inquietante e assoluto” mentre per gli spettatori del Far East Film Festival di Udine, che lo hanno premiato con il Black Dragon Audience Award 2011, è un vero e proprio cult. Per chiunque lo abbia visto, Confessions è uno di quei rari film che non si dimenticano facilmente, di quelli che sanno riempirti gli occhi di cinema e il cuore di sensazioni.
Fedele all’omonimo romanzo di Minato Kanae, e portato su pellicola dal regista nipponico Nakashima Tetsuya (padre talentuoso di Kamikaze Girls e Memories of Matsuko), Confessions è un thriller? un revenge movie? un dramma psicologico? E’ difficile dare una categoria al film, perchè sono tutte valide e, al tempo stesso, tutte superflue, perché Confessions è pura narrazione: il racconto, struggente e glaciale, di un omicidio e di una vendetta che diventa il racconto, feroce e spiazzante, di troppe vite bruciate.
Con una colonna sonora che spazia da Bach ai Radiohead, e impaginato con autentica potenza visiva, tra eccessi e sottrazioni, tra freddezze minimal e deflagrazioni barocche, Confessions parla dell’adolescenza e della maturità come poche altre opere hanno saputo fare.
Bruciano, sì, i teenager di Nakashima, bruciano di follia e di espiazione, bruciano tiranneggiando i più deboli o nascondendo le proprie fragilità, e bruciano anche gli adulti, bruciano di dolore e di rabbia, muovendosi dentro un mondo che non capiscono e che li schiaccia contro il muro…
Una sceneggiatura tanto affascinante quanto allo stesso tempo spaventosa (nel 2011 per poco non ha ricevuto la candidatura agli Oscar) dove sono presenti le falle della società contemporanea e del sistema educativo, in un gioco di specchi e di metafore che grava sullo spettatore come un’imminente e implacabile apocalisse.