Come mai i personaggi dei cartoni animati giapponesi hanno gli occhi grandi?
Tra le caratteristiche principali di molti cartoni animati giapponesi c'è l'uso di grandi occhi per i loro personaggi principali. Perché?
di Amanda Merli / 10.10.2023
I cartoni animati giapponesi sono tra i più amati da grandi e piccini, e, ancora oggi, quando passano in televisione, in molti rimangono affascinati dalle loro trame e dai personaggi così ben delineati e soprattutto disegnati. Basti pensare a prodotti cult degli anni Ottanta e Novanta come Candy Candy, Occhi di Gatto e Sailor Moon. Tutti questi cartoons hanno la particolarità di prevedere per i loro personaggi, nella maggior parte delle volte, dei grandi e sconfinati ‘occhioni’. Qual è il motivo di tale scelta?
Perché i personaggi dei cartoni animati giapponesi hanno gli occhi tanto grandi?
Di solito, tra le risposte più gettonate in questo senso c’è quella secondo la quale i giapponesi vogliano in realtà sembrare ‘occidentali’ e avvicinino, quindi, al loro ideale i personaggi dei loro manga o anime. Questa affermazione, tuttavia, benché abbia un fondo di verità, non è del tutto corretta come si potrebbe facilmente pensare di primo acchito. I disegnatori dei cartoni animati o manga, infatti, non mettono a punto le loro opere con in mente un ideale occidentale, ma danno semplicemente loro uno standard messo a punto negli ultimi sessant’anni di storia.
Osamu Tezuka, creatore di Astro Boy, è ritenuto uno dei padri dei cartoni animati giapponesi e ha iniziato la sua attività disegnandoli ispirandosi a personaggi come Betty Boop o quelli della Disney, dando loro i caratteristici occhi grandi. Ciò ha fornito ispirazione ai disegnatori che sono arrivati dopo di lui, contribuendo quindi a formare uno standard che dura ancora oggi.
Il motivo dietro a questa sorta di occidentalizzazione non è tuttavia da imputare a un’ “invidia” da parte del Giappone. Negli anni del secondo Dopoguerra, il Paese si trovava distrutto non solo materialmente ma anche moralmente e aveva bisogno di trovare una spinta per risollevarsi. Ciò avvenne grazie all’industria dei giocattoli, che vennero creati usando materiali americani e avrebbe poi dato il via alla nascita del fenomeno esploso nei 2000 del cosiddetto Cool Japan.
I primi giocattoli giapponesi pensati per l’Occidente
Il mercato decise quindi di rivolgersi al ricco mercato legato ai bambini americani, di certo non interessati alle bambole tradizionali giapponesi e andò perciò incontro alle loro esigenze. Ormai, ai giorni nostri, anime e manga fanno parte della cultura giapponese, ma il suo popolo non si identifica con i loro personaggi.
Ecco perché non hanno nessun problema a vedere attori occidentali interpretare personaggi di live action basati sui cartoni animati giapponesi: si tratta di un lungo processo di esproprio e di influenza vissuto dal Paese e che non ha nulla a che fare con il desiderio di essere considerati occidentali. È quindi sbagliato ridurre questa scelta stilistica solo a un recondito desiderio da parte del Giappone, quanto a una scelta e necessità legata ai suoi anni più bui.