Aspettando Green Book: 5 film sul razzismo che vi faranno sorridere
In occasione dell'uscita di 'Green Book' il 31 gennaio, vi suggeriamo cinque film che hanno trattato il tema del razzismo in modo brillante, facendo affidamento più sull'intrattenimento che sulle lezioni.
di Erika Pomella / 23.01.2019
Fresco di nomination per il Miglior Film e per il Miglior Attore Protagonista (Viggo Mortensen) Green Book arriverà nelle sale italiane il prossimo 31 Gennaio, dopo essere passato alla tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, dove fu presentato alla presenza dell'attore protagonista. Ambientato sul fiorire degli anni '60 Green Book racconta la storia dell'italo-americano Tony Lip (Mortensen), un uomo affascinante, con una punta di razzismo nella mente, che a seguito della perdita del lavoro come buttafuori, è alla ricerca di un nuovo lavoro. Lo troverà presso il famoso musicista jazz Don Shirley (Mahershala Ali, anche lui candidato come non protagonista), che deve intraprendere una tournée che lo porterà fino al profondo Sud degli Stati Uniti, dove la segregazione razziale è ancora attiva e nella quale i due saranno costretti a fronteggiare ingiustizie, atti di violenza gratuita e umiliazioni. Attraverso il lungo viaggio che taglia in due – in maniera quasi netta – il volto di un'America divisa per credenze e progresso, i due finiranno col fare amicizia e diventare alleati contro un mondo ancora troppo avvolto nell'oscurità. Al di là delle interpretazioni e della trama, che riflette su argomenti che mai come oggi risultano attuali, il vero punto di forza di Green Book è la sceneggiatura e il tono che il regista Peter Farrelly ha utilizzato per raccontare questa storia vera. Non i toni del dramma o dell'ingiustizia sociale, ma quelli della commedia. Il regista, dunque, per il suo film ha scelto la via che portava alla presa di coscienza tramite la risata, tramite il non prendersi mai troppo sul serio di Tony Lip e le occhiate altezzose di Don Shirley. Peter Farrelly che, probabilmente, avrebbe preso una candidatura alla miglior regia se non fosse stato per le accuse di molestie e comportamenti scorretti, ha realizzato così un film divertente e brioso. E in attesa che arrivi in sala e che possa essere visto da tutti, abbiamo pensato di consigliarvi altri cinque film che hanno fatto della commedia, di un certo tipo di umorismo, il proprio marchio per parlare di un tema mai banale come il razzismo.
BlacKKKlansman, Spike Lee – 2018
Candidato anch'esso ai prossimi Academy Awards per il miglior film e la miglior regia a Spike Lee, BlacKKKlansman è tratto dal romanzo Black Klansman di Ron Stallworth, edito da Edizioni Tre60, di cui vi abbiamo parlato qui. La storia è quella di Ron, afroamericano che entra in polizia, dove prova sulla propria pelle una certa forma di razzismo da un certo tipo di colleghi. Ma Ron è un uomo che ha chiare ambizioni e che, soprattutto, ama il suo lavoro. Quindi, quando riesce a mettersi in contatto con alcuni membri del Ku Klux Klan non perde l'occasione e mette su un'indagine in piena regola per arrestare i razzisti e, soprattutto, evitare un attentato pericoloso. In questo verrà aiutato da un collega (il nominato agli Oscar come miglior attore non protagonista Adam Driver) che interpreterà Ron con i membri del clan KKK. Spike Lee è stato uno dei più ferventi contattori degli Academy Awards e uno dei massimi esponenti del movimento #OscarsSoWhite in cui appunto ci si lamentava di come la minoranza afroamericana venisse in qualche modo sempre messa da parte in favore dei colleghi caucasici. Una lamentela, questa, che seppur ha ragione di esistere all'interno della fabbrica dei sogni di Hollywood è quanto mai sterile all'interno di una kermesse dove – in teoria! – si vanno a premiare i film migliori della stagione, a prescindere da etnia e razza. Ad ogni modo quest'anno Spike Lee con la sua commedia su un nero in grado di battere il KU Klux Klan è riuscito ad entrare in tre delle categorie principali (anche quello per la miglior sceneggiatura non originale) sebbene al livello attorico è stato candidato solo Adam Driver; ma al di là di questi discorsi BlacKKKlansman è davvero un film riuscito nel suo intento di intrattenere il pubblico parlando comunque di tematiche tanto care al regista. Sebbene all'interno della pellicola ci siano scene volte all'esaltazione del popolo nero – in maniera evidente e messa appositamente in primo piano – che rischiavano di trasformare il tutto in un'operazione di educazione piuttosto che in un prodotto cinematografico, Lee è stato molto bravo ad equilibrare le due cose, dirigendo un film intelligente, divertente e che vi dirà molte cose sul razzismo senza bisogno di doverle necessariamente spiegare.
Suburbicon, George Clooney – 2017
Presentato alla 74a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, il film di George Clooney – con un cast stellare che include Matt Damon, Oscar Isaac e Julianne Moore – è una pellicola che, a leggere la trama, si presenterebbe più come un thriller, ma che in realtà offre al pubblico le chiare atmosfere e le scelte narrative di una farsa, una commedia un po' grottesca sui desideri e le macchinazioni che gli esseri umani sono disposti a fare per ottenere quello che vogliono. Il titolo della pellicola, Suburbicon, si riferisce ad una piccola cittadina americana, uno di quei piccoli sobborghi con le case tutte in ordine, gli steccati bianchi e i colori pastello che Tim Burton aveva già realizzato in Edward Mani di Forbice. La tranquilla cittadina, però, viene sconvolta da due eventi principali. Il primo è quello dell'arrivo di una famiglia afroamericana nel quartiere, che sembra scuotere (in negativo, ovviamente) le coscienze dei bravi e onesti cittadini americani che non apprezzano nessuna macchia di colore nel loro mondo a tinte leggere. La seconda è l'aggressione misteriosa di due malviventi ai danni di una famiglia, dove una donna (Julianne Moore) viene assassinata. Il racconto di queste vicende è narrato soprattutto attraverso lo sguardo di un bambino che, a seguito della morte della madre per l'aggressione, osserva suo padre (Matt Damon) e sua zia (sempre Julianne Moore) cercare di tirare avanti, di ricostruirsi una vita, anche se le cose sembrano prendere direzioni strane e di difficile comprensione. Il tutto mentre la famiglia che vive accanto subisce attacchi razzisti con sempre maggiore forza. Interpretato magnificamente – soprattutto dalla doppia Julianne Moore e da Oscar Isaac che si "contenta" di una brevissima parte – Suburbicon è una favola nera, una storia dell'orrore che ci viene raccontata attraverso lo sguardo confuso di un bambino che ha visto la sua vita andare in pezzi e che non riesce a rimetterla in ordine. Ma queste sfide vengono raccontate da Clooney con un tale livello di ironia e sarcasmo che è impossibile non divertirsi durante la visione.
The Help, Tate Taylor – 2012
Tratto dal romanzo omonimo di Kathryn Stockett, The Help racconta la storia di Skeeter (Emma Stone, candidata quest'anno per il suo ruolo in La Favorita) una ragazza che, negli anni '60, tornata a casa e decisa a diventare una giornalista, decide di dare voce alle cameriere di colore che lavorano e vivono nelle case delle sue amiche d'infanzia. La voce prediletta è quella di Aibeleen (Viola Davis), una donna coraggiosa che da principio aiuta Skeeter nel rispondere alle lettere della rubrica di economia domestica per cui scrive e poi diventa in qualche modo il leader di un movimento che mira a mettere in luce le ingiustizie e le umiliazioni che le cameriere sono costrette a patire a causa di datori di lavoro che sono razzisti, convinti della superiorità della razza bianca. Ne è un chiaro esempio Hilly (Bryce Dallas Howard) che dietro i suoi modi da gran signora e le attività di beneficienza ha un cuore duro e crudele che la spinge a trattare malissimo la sua cameriera Minny (Octavia Spencer) fino a licenziarla e a lasciarla in mezzo a una strada. Ma Minny riuscirà a trovare lavoro dalla svampita Cynthia (Jessica Chastain), che viene messa al bando da tutte per volere di Hilly, anche se non ha fatto nulla di male. Man mano che ascolta le storie delle cameriere – le the help del titolo – Skeeter apre gli occhi sul mondo che la circonda e sulle persone con cui è cresciuta. Il film è brillante, e non manca di scene e aneddoti volti in qualche modo ad alleggerire la tematica senza mai renderla superficiale.
The Blindside, John Lee Hancock – 2009
Basato su una storia vera e tratto dal romanzo The Blind Side: Evolution of a Game di Michael Lewis, The Blind Side racconta la vita del giocatore Michael Oher, giocatore professionista di football americano, e del modo in cui è stato salvato e adottato da Leigh Anne Tuohy, interpretata da Sandra Bullock, che per la parte ottene l'oscar alla miglior interpretazione femminile. Nel film Michael è un ragazzo afroamericano che vive in una periferia dove sembra non esserci niente, nemmeno l'affetto di una madre che è sempre occupata a drogarsi o a trovare un modo per racimolare soldi che usa per una dose. Ma la vita di Michael cambia quando incontra Leigh Anne, che lo ospita in casa sua e finirà col costruirgli intorno non solo una famiglia, ma anche una carriera, introducendolo al ruolo di offensive tackle, ossia quei giocatori che, nel football, si devono occupare di proteggere i quaterback dagli attacchi che gli avversari possono fargli dai lati ciechi (appunto, il blind side del titolo).
il film tratta del razzismo basandolo sulla figura di Michael: un ragazzo nero, di bassa estrazione sociale, che non va bene a scuola e che sembra non avere alcuna prospettiva per il futuro. Il film, che ha ottenuto un successo inaspettato di pubblica e critica, racconta dunque la vita di un ragazzo di colore che scopre una nuova vita e tutte le sue potenzialità, in un racconto che fa del brio il suo marchio di fabbrica.
Indovina chi viene a cena, Stanley Kramer – 1967
In un articolo in cui si parla di commedia e di razzismo è pressoché impossibile non fare un cenno al famoso film di Stanley Kramer Indovina chi viene a cena? Per i pochi che non conoscono questo film o che non lo hanno mai visto, la storia è quella di Joey (Katharine Houghton), figlia di una famiglia di liberarli di San Francisco che, durante un viaggio alle Hawaii si innamora di un medico (Sidney Poitier) e decide di sposarlo. Così, tornando a San Francisco, si appresta a presentare John ai genitori, prima che il futuro sposo parta alla volta di Ginevra.
Joey trova subito l'appoggio della madre (Katharine Hepburn), che è commossa dalla profondità dell'amore che vede negli occhi della figlia e dal legame tra i due ragazzi. Il padre di Joey, Matt (l'iconico Spencer Tracy), tuttavia, è più restio ad accettare l'unione, portando avanti la scusa che la coppia andrebbe incontro a numerose problematiche che potrebbero farli soffrire. E la situazione non è destinata a migliorare quando, invitati da Joey, arrivano anche i genitori di John, che ignorano che la loro futura nuora sia bianca.
Il film riflette – coi toni della commedia brillante – su un tema tanto banale quanto importante da ricordare: ossia che l'amore va oltre il colore della pelle, la razza o qualsiasi altra barriera imposta dalla società. Un film assolutamente imperdibile non solo per chi cerca film che parlino di questo argomento, ma per chiunque si ritenga un amante del cinema.