L'attore Richard Gere partecipa al photocall di 'The Dinner' durante il Festival Internazionale del Cinema di Berlino 67 al Grand Hyatt Hotel il 10 febbraio 2017 a Berlino, Germania [credit: Denis Makarenko/Shutterstock.com]
L'attore Richard Gere partecipa al photocall di 'The Dinner' durante il Festival Internazionale del Cinema di Berlino 67 al Grand Hyatt Hotel il 10 febbraio 2017 a Berlino, Germania [credit: Denis Makarenko/Shutterstock.com]
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Richard Gere non vuole più essere chiamato Sex Symbol


Richard Gere avrebbe sempre rifiutato l'etichetta di 'sex symbol': ecco l'inaspettato racconto dietro le quinte di un'intervista

Era il 1980 quando Richard Gere ottenne il ruolo da protagonista in American Gigolo, pellicola firmata da Paul Schrader in cui l’attore prestava volto e fisico a un “accompagnatore per signore”, che riusciva a soddisfare ogni singola fantasia e che rappresentava un po’ il sogno femminile dell’epoca. Insieme ad altri film come Ufficiale e Gentiluomo Pretty Woman, Richard Gere è diventato un “uomo da sogno”, uno di quegli attori che per lungo tempo sono stati considerati anche (e, a volte, soprattutto) grazie al proprio aspetto fisico e ai comportamenti perpetrati dai personaggi che interpretava. In altre parole, dunque, l’attore era diventato un sex symbol. Un’etichetta che, tuttavia, sembra non aver mai incontrato il favore di Richard Gere.

Richard Gere non ha mai voluto essere un sex symbol

Richard Gere
Richard Gere

A ricordarlo, come segnala Variety, è stato Michael Aspel, storico conduttore britannico alla guida per anni del talk show dal titolo Aspel & Company, che andò in onda dal 1984 al 1993, aprendo le porte a numerose celebrità del calibro di Jack Nicholson e Barbra Streisand, giusto per fare qualche nome. Questo serve a sottolineare che Aspel è un professionista che conosce(va) il suo lavoro, che sapeva come intervistare un divo di Hollywood, quando si è trovato a condiere il suo studio televisivo con Richard Gere. Parlando con il Daily Mail il professionista del piccolo schermo ha ricordato quando ha ospitato nel suo “salotto” Richard Gere nell’ormai lontanissimo 1989, dicendo:

“Quando Richard Gere venne allo show lo presentai e alla fine dissi “ha fatto questo, ha fatto quello” e usai l’espressione “sex symbol”. Dopo aver concluso l’intervista abbiamo ricevuto una telefonata dal suo agente che diceva che se non avessi tolto il riferimento alla frase “sex symbol”, avrebbero fatto in modo di obbligarmi a farlo attraverso gli avvocati.”

Il racconto del conduttore televisivo continua con queste parole:

“Non avrebbe accettato di essere conosciuto come un sex symbol. Era molto strano. Ma lui prese la cosa molto seriamente, probabilmente perché aveva fatto molte cose per le persone del Tibet.”

Richard Gere in Hachiko - il tuo migliore amico [tag: Richard Gere] [credit: courtesy of Lucky Red]
Richard Gere in Hachiko - il tuo migliore amico [tag: Richard Gere] [credit: courtesy of Lucky Red]

In effetti, Richard Gere non ha mai fatto segreto del suo impegno per il Tibet. Sin dagli anni Ottanta si è battuto per i diritti umani e civili in Tibet e nel 1987 divenne co-fondatore della Tibet House. È chiaro che con un ruolo umanitario così specifico, l’attore non volesse a prescindere essere associato ad un personaggio legato alla sessualità, percepito solo come un uomo capace di accendere le fantasie del pubblico grazie al suo aspetto o a quello dei suoi addominali. La testata Variety ha cercato un contatto con i rappresentanti dell’attore, alla ricerca di un commento a questa storia sulla frase “sex symbol”, ma, almeno per il momento, non c’è stata alcuna risposta. Nel corso dell’intervista con il Daily Mail, comunque, Aspel non si è limitato a parlare del solo Richard Gere, ma ha riempito la sua “chiacchierata” di un mucchio di aneddoti sul dietro le quinte del suo show, incluso uno con la diva Elizabeth Taylor che il giornalista ha ammesso essere “l’unica persona al mondo a cui abbia mai mandato una lettera da fan.”

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