Benedict Cumberbatch in La meravigliosa storia di Henry Sugar di Wes Anderson
Benedict Cumberbatch in La meravigliosa storia di Henry Sugar di Wes Anderson

La meravigliosa storia di Henry Sugar, recensione del corto di Wes Anderson


'La meravigliosa storia di Henry Sugar' è il cortometraggio di Wes Anderson che non riesce a colpire il segno
Voto: 5/10

Presentato in anteprima mondiale all’80a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, La meravigliosa storia di Henry Sugar è un cortometraggio di appena quaranta minuti che porta la firma di Wes Anderson e che è tratta da un racconto dello scritto per l’infanzia Roald Dahl, autore di capolavori come La fabbrica di cioccolato, Matilde e Le streghe, e di recente al centro di un caso piuttosto eclatante di censura e riscrittura che ha rischiato di uccidere la letteratura. Wes Anderson, che al Festival di Venezia ha ricevuto anche un premio, torna in laguna con un cortometraggio sorretto da un cast formidabile, che però mostra i segni del decadimento dell’arte del regista. Ma andiamo con ordine.

La meravigliosa storia di Henry Sugar, la trama

Dev Patel come Dr. Chatterjee, Sir Ben Kingsley come Imdad Khan e Richard Ayoade come Dr. Marshall in Roald Dahl's The Wonderful Story of Henry Sugar [credit: courtesy of Netflix]
Dev Patel come Dr. Chatterjee, Sir Ben Kingsley come Imdad Khan e Richard Ayoade come Dr. Marshall in Roald Dahl's The Wonderful Story of Henry Sugar [credit: courtesy of Netflix]

Di cosa parla La meravigliosa storia di Henry Sugar? Il cortometraggio si apre con Ralph Fiennes che veste i panni di Roald Dahl e si rivolge direttamente allo spettatore, decidendo di raccontargli una storia. Sullo schermo, allora, si fa un salto indietro nel passato e si viaggia nello spazio, arrivando dal dottor Chatterjee (interpretato da Dev Patel), in India. Qui il dottore, che continua a sfondare la quarta parete, rivolgendosi allo spettatore come se fosse sia un attore che colui che racconta la storia, accoglie un paziente particolare (Ben Kingsley) che confessa di aver appreso qualcosa di straordinario: riesce a vedere pur con gli occhi chiusi, bendati, accecati. La sua ”visione” non avviene con gli occhi, ma con la mente. Il che gli permette di vedere anche al di là degli ostacoli. Colpito da questa stranezza, il dottore decide di trascrivere tutto su un taccuino che, anni più tardi, entra nelle mani del giocatore d’azzardo Henry Sugar (Benedict Cumberbatch), che si addestrerà per imparare la stessa tecnica e cambiare così il corso della sua vita.

Un Wes Anderson che non ha più molto da dire

Quando si ha a che fare con registi che non sono solo ”mestieranti” ma dei veri e propri autori, è lecito aspettarsi che sullo schermo passi traccia della loro visione unica, del loro stile riconoscibile e analizzabile. Wes Anderson, in questo senso, è un regista che ha sempre lasciato traccia della sua visione surreale e distaccata, fatta di colori pastello e di un uso quasi smodato del grottesco e del surreale, anche quando si trattava di raccontare storie più o meno quotidiane e, passateci il termine, normali. Tuttavia lo stile, da solo, non può bastare a fare il successo di un film. Così come non possono bastare gli attori chiamati in causa e pieni di talento. La meravigliosa storia di Henry Sugar è un film sorretto da attori estremamente bravi, capaci di mettersi al servizio della storia e di irretire il pubblico con il loro eloquio e la loro presenza scenica. Ma cosa succede quando non c’è niente da raccontare? Il problema di questo film, che arriverà su Netflix a partire dal 27 settembre, è proprio questo: è un film vuoto, un film che è molto più concentrato nel rispettare i canoni e gli standard della forma dello stile di Anderson, rispetto alla voglia di raccontare qualcosa. Un problema che si era evinto già in The French Dispatch e che è apparso evidente anche in Asteroid City. Wes Anderson non ha più nulla da dire e tutto quello che sembra interessato a fare è portare sullo schermo l’ennesimo racconto surreale con colori pastello, basato su sceneggiature piene di parole pronunciate in fretta e personaggi al limite del grottesco. Tutti problemi che si trovano anche in questo nuovo cortometraggio: un’opera che appare priva di anima e di senso, che passa sullo schermo senza che lo spettatore riesca mai a entrare in empatia con uno dei personaggi o anche solo a seguire bene la storia senza sbadigliare e distrarsi. Da questo punto di vista si può considerare Wes Anderson come un regista adatto alla velocità della fruizione da social media: tutto, nei suoi film, è instagrammabile. Ma di content degno di questo nome non rimane poi granché.

La meravigliosa storia di Henry Sugar, trailer
La meravigliosa storia di Henry Sugar, trailer
Valutazione di Erika Pomella: 5 su 10
La meravigliosa storia di Henry SugarVenezia 2023
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