One Piece, recensione del live-action di Netflix
Su Netflix disponibile la serie in live-action del manga One Piece, uno dei più amati dagli appassionati di tutto il mondo: ecco la nostra recensione, con aspetti positivi e negativi.
di Massimino de Febe / 06.09.2023 Voto: 9/10
Lo scorso 30 agosto 2023, su tutti i Paesi in cui è disponibile la piattaforma streaming Netflix, sono stati rilasciati gli 8 episodi della prima stagione della versione live-action di One Piece, manga dei record creato dal mangaka Eiichiro Oda. L’autore dell’opera originale ha collaborato in modo molto attivo alla realizzazione della serie e questo ha fatto si che ci sia stata un’aderenza quasi totale al manga e che molti aspetti, colori e movimenti che sono stati anche mostrati nell’anime, che continua la sua programmazione settimanale in Giappone, dove si sono superati i 1070 episodi, sono stati adattati alla perfezione. In questa nostra recensione della versione di One Piece ora disponibile su Netflix andremo a raccogliere alcuni aspetti positivi e negativi.
Parola d’ordine: accettare il surreale
Sin dall’apertura del primo episodio della serie, possiamo notare un grandissimo lavoro riguardo il reparto fotografia e scenografia. Infatti, grazie alla gamma di colori usati e presente in tutte le otto puntate, possiamo vedere come la visione sia gradevole e come gli elementi più importanti risaltino all’occhio rispetto ad altri. La scelta sembra ben voluta per mettere in risalto, per l’appunto, quello su cui gli spettatori devono concentrarsi. L’utilizzo di colori come il rosso dello smanicato di Monkey D. Luffy, del naso di Buggy Il Clown, come il colore del blu dei suoi capelli o del verde di quelli di Zoro, danno alla serie un aspetto surreale ma allo stesso tempo divertente e caratteristico del mondo in cui la serie ci sta proiettando.
Lo spettatore nota, nel momento in cui comincia a guardare One Piece, come grazie ai suddetti aspetti e all’assurdità di alcuni colori di capelli o forme di frutti e di animali si entra in un mondo fantastico dove non bisogna chiedere il perché avviene una cosa che nella realtà non è possibile e pertanto deve accettare anche alcune situazioni surreali. Una di queste è per l’appunto l’assunzione di capacità speciali da parte di alcuni umani che ottengono mangiando dei frutti del diavolo. Quello ingerito da bambino da Luffy, gli da la capacità di allungare il suo corpo e quest’azione, nella serie in live-action, è stata resa grazie alla CGI e agli effetti speciali in modo davvero perfetto. I fan avevano diversi timori riguardo al modo in cui i poteri sarebbero stati mostrati all’interno del live action, ma questi sono stati realizzati in modo impeccabile. Lo stesso può dirsi riguardo l’aspetto di alcuni personaggi non umani, come gli uomini pesce, che in quanto strani da vedersi sono inquietanti e allo stesso tempo colorati e strambi e incutono terrore mantenendo anche un lato comico.
Narrazione rispettosa dell’opera originale di Eiichiro Oda, con qualche dinamica cambiata
La narrazione segue in modo quasi del tutto aderente l’opera di Eiichiro Oda, ma solo qualche dinamica è stata cambiata al fine della narrazione per poter accelerare le vicende del primo arco narrativo e racchiuderle in soli 8 episodi. Diversamente dal manga e dall’anime, viene data maggior attenzione ai personaggi di Garp e Koby, ossia il viceammiraglio della Marine, nonno di Luffy e l’aspirante marinaio, amico del capitano dei pirati di Cappello di Paglia. Nella serie, viene mostrato maggiormente il legame tra Garp e Luffy e il modo in cui questo nonostante faccia parte della marina, accetti il destino scelto da suo nipote come anche il rispetto di Luffy e Koby nei rispettivi confronti nonostante abbiano preso due strade diverse che li vedono agli antipodi. Questo, crea un conflitto d’interessi in quanto i marine dovrebbero fermare i pirati. Inoltre, la presenza di Garp e Koby è servito per avere sempre qualcuno che desse la caccia ai pirati di Cappello di Paglia mentre l’accelerazione della narrazione ha fatto si che Arlong, diventi il villain principale della prima stagione, colui da sconfiggere. Riguardo ai cambiamenti più evidenti tra manga e live-action di One Piece vi rimandiamo a questo nostro approfondimento.
I personaggi ed antagonisti principali di One Piece
Tra gli antagonisti incontrati negli 8 episodi che compongono la prima stagione della serie live-action One Piece di Netflix va dato un enorme plauso al personaggio di Buggy Il Clown e al modo in cui questo è stato presentato. Creando uno spettacolo in una città da lui conquistata, dove costringe il popolo ad applaudirlo a comando, entra in scena come fosse un direttore artistico e va elogiata la grande interpretazione da parte di Jeff Ward, che sembra essere nato per interpretare questo personaggio. Se si paragonano gli atteggiamenti e lo spirito folle di Buggy mostrato nel manga e nell’anime possiamo notare come Ward abbia dato giustizia al capitano dei pirati di Bagy. Infatti, dopo la visione della serie, in molti sono quelli che hanno considerato Buggy il personaggio meglio riuscito.
Continuando a parlare degli attori, tutti i protagonisti principali sono risultati perfetti nei loro ruoli, cominciando da Iñaki Godoy nei panni di Luffy, che riporta nel live action la gioia di vivere e la sfrontataggine a volte anche ingenua del protagonista di One Piece; Mackenyu nei panni di Roronoa Zoro, ancora una volta alle prese con l’interpretazione di uno dei personaggi più amati proveniente dal mondo dei manga e degli anime; Jacob Romero è praticamente perfetto nei panni di Usopp e l’assenza del suo lungo naso non è un problema, rendendo più simpatico rispetto all’opera originale e all’anime il personaggio del cecchino; Nami, interpretata da Emily Rudd, appare più smorfiosa e fastidiosa nella serie rispetto al manga e all’anime e questo a volte potrebbe infastidire lo spettatore. Infine, Taz Skylar mostra grandissime abilità nell’interpretare Sanji e si vedono tutti i frutti dell’allenamento fatto per poter combattere senza controfigure nelle scene d’azione.
One Piece di Netflix, considerazioni finali sulla prima stagione
Proprio le puntate che si concentrano sulla storia di Sanji e del perché è diventato cuoco sono tra le migliori sia dal punto di vista narrativo che visivo tra tutte le 8 puntante della prima stagione della serie live action di One Piece, al contrario di quelle incentrate su Kaya, l’amica di Usopp, e sul combattimento contro il suo maggiordomo Kuro che poteva essere concluso più rapidamente invece di ricoprire quasi due puntate intere.
Non convince molto l’aspetto del Re del mare, Padrone della scogliera, mostro marino che mangia il braccio di Shank il rosso, così come quello del frutto del diavolo mangiato da Luffy, che sembra una torta ricoperta di pasta di zucchero, e i lumacofoni, animali usati per le comunicazioni che hanno l’aspetto del loro possessore: per quanto possano sembrare attraenti, sono leggermente inquietanti e potevano essere realizzati in maniera migliore, visto come sono stati resi alla perfezione altri elementi della serie.
La serie live-action One Piece, seppur a volte si perde in momenti che possono sembrare lunghi e sembra soffermarsi molto su alcune questioni, è un ottimo prodotto ed è molto fedele all’opera originale e tutti i cambiamenti sono fatti senza stravolgere la storia originale e sono impercettibili (qui un approfondimento al riguardo). Si tratta di uno dei miglior adattamenti mai realizzati e la sfida era davvero ardua dato che la stranezza del mondo di One Piece era qualcosa di molto azzardato da realizzare. Pertanto, il lavoro è ben riuscito e, si spera, che alcuni aspetti di piccole sbavature che ci sono state nella prima stagione possano essere perfezionate in una eventuale seconda stagione del live action del manga più venduto di sempre nel mondo.