Il potere del cane, recensione del film di Jane Campion con Benedict Cumberbatch
L'acclamata regista neozelandese torna sugli schermi con un film d'ambientazione western interpretato da Benedict Cumberbatch, Jesse Plemons e Kirsten Dunst, in una storia familiare di gelosie, conflitti e vendetta.
di Matilde Capozio / 01.12.2021 Voto: 7/10
Il potere del cane è l'ultimo film di Jane Campion, presentato in anteprima lo scorso settembre al Festival di Venezia, dove ha vinto il premio alla regia.
La storia è ambientata nel 1925 in Montana, dove Phil (Benedict Cumberbatch) e George Burbank (Jesse Plemons) sono due fratelli che gestiscono un ranch, vivendo e lavorando così praticamente in simbiosi nonostante i due siano caratterialmente molto diversi; quando George si innamora di Rose (Kirsten Dunst), giovane vedova proprietaria di una locanda, nonostante la disapprovazione del fratello, la sposa e la porta a vivere con loro, una convivenza che si rivela da subito difficile e che spingerà così i personaggi a dover fare i conti con alcune parti di sé rivelando la propria essenza.
Alla base della storia, tratta da un omonimo romanzo di Thomas Savage (1967), c'è la contrapposizione tra i due fratelli, e gli opposti concetti di mascolinità che esprimono: Phil è rude e autoritario, in compagnia di altri uomini ostenta uno spirito cameratesco fatto di misoginia e omofobia, e in più è legato all'immagine mitizzata del cowboy, appagato solo dallo sporcarsi le mani, rifiutando così quelle forme di compromesso anche nei rapporti umani in favore di una visione antiquata e ristretta del suo mondo, restìa al cambiamento dentro e fuori casa. George invece mostra una maggiore gentilezza e sensibilità, più incline alla diplomazia e alla formalità anche nelle relazioni sociali, pronto quindi ad abbracciare e incoraggiare l'apertura a uno stile di vita diverso.
La trama lascia spesso che, più dei dialoghi, siano gesti, espressioni e silenzi a parlare, facendo intuire invece di spiegare, soffermandosi su immagini cariche di simboli e di significato, dai volti, agli oggetti, ai luoghi. I personaggi infatti sono sempre connessi all'ambiente che li circonda, caratteristica ricorrente nel cinema di Jane Campion che, come nella sua opera più celebre, Lezioni di piano, ha spesso osservato l'importanza e l'influenza della natura e del territorio, specialmente i luoghi isolati che portano le persone più a contatto con la vera essenza di sé. Anche in questo caso, infatti, a fare da cornice alla vicenda troviamo gli aridi paesaggi rocciosi (in realtà scovati in Nuova Zelanda) maestosi eppure alienanti, spazi aperti ampi e sconfinati in cui è possibile scorgere forme e profili sulle rocce, carichi di messaggi per chi li sa cogliere, suggestivi ma anche insidiosi, mentre alle immagini si accompagna l'originale colonna sonora firmata da Jonny Greenwood (Radiohead).
Il potere del cane (il titolo è una citazione biblica) è un western principalmente nella forma, per come ricorre a tutto l'immaginario visivo tipico del genere, ma per le sue tematiche si potrebbe definirlo anche un dramma familiare o perfino un thriller psicologico; la storia infatti esplora le dinamiche di potere all'interno degli equilibri familiari, in continuo spostarsi e comporsi delle geometrie che li regolano, tra alleanze e ostilità che vedono un alternarsi di sicurezza e vulnerabilità.
La narrazione è solennemente scandita in capitoli, una suddivisione che dà forma ordinata e regolata agli eventi, mantenendo così un andamento misurato anche nel montare della tensione verso l'inevitabilmente atteso climax finale, che avviene però in maniera non enfatica ma lucida e distaccata.
Il cast è di alto livello anche se non a tutti viene dato lo stesso spazio: il personaggio di George a un certo punto quasi scompare dalla storia, e così anche quello di Rose ha un minore impatto ed è meno centrato; la trama si concentra quindi principalmente su Phil e poi anche su Peter (Kodi Smith-McPhee), figlio del primo matrimonio di Rose, un ragazzo dotato di garbo e delicatezza ma anche di intuito e precisione minuziosa, che assumerà un ruolo sempre più importante nella vicenda.
Il potere del cane è quindi un esempio di cinema d'autore che trascende i generi, e che può contare su solide interpretazioni e su atmosfere suggestive.