Buongiorno papà, intervista a Raoul Bova
L'intervista fatta al protagonista del film Buongiorno papà Raoul Bova, al cinema da Giovedì 14 Marzo 2013.
di Redazione / 11.03.2013
L'intervista fatta al protagonista del film Buongiorno papà Raoul Bova, che interpreta Andrea, un comune uomo che conduce un'esistenza agiata da single incallito, fino a quando non gli si presenta una ragazza che afferma di esser sua figlia. Buongiorno papà arriva al cinema da Giovedì 14 Marzo 2013.
Come e perché ha aderito a questo progetto?
Avevo letto e apprezzato una prima versione del copione tempo fa ma all'epoca non c'erano le condizioni giuste per svilupparlo, spesso le storie gravitano in una sorta di limbo fino a quando a un certo punto non arrivano le persone e le energie giuste. La produttrice Federica Luciano ha sentito che si trattava di una bella idea, si è partiti da un soggetto di Massimiliano Bruno ed è stata avviata felicemente la fase della scrittura e poi quella della d-scrittura. Edoardo Leo ed io ci conoscevamo da molto tempo nella vita ma non avevamo mai lavorato insieme, ci siamo ritrovati dopo tanti anni in questa occasione in cui lui mi presentava un progetto da regista che io avrei dovuto interpretare parlandomene in maniera molto appassionata, così come faceva da ragazzo. In questo caso Edoardo doveva occuparsi della regia oltre che della recitazione e io sono stato subito convinto che il film nelle sue mani poteva diventare qualcosa di speciale grazie al bel tipo di energie e di sinergie che si sarebbero create tra me, lui e l'intera compagnia di attori che ha dato un contributo eccellente alla riuscita del film.
Che cosa accade in scena?
Andrea, il mio personaggio, conduce un'esistenza agiata da single incallito, fino a quando non gli si presenta una ragazza che afferma di esser sua figlia e gli si "piazza" in casa insieme al suo nonno, giovanilista ex rockettaro, sconvolgendogli i parametri di vita. Strada facendo Andrea inizia a capire che la ragazza e quel nonno così atipico lo stanno sollecitando a interrogarsi e a mettersi per la prima volta di fronte a se stesso, si rende conto che non si è messo mai in grado di ascoltare (in senso ampio, né la musica né le voci delle altre persone) e realizza che essendo sempre stato troppo egocentrico e autoriferito la vita in qualche modo gli si ritorcerà contro. Comincerà ad assumersi gradualmente delle responsabilità e quando col tempo inizia ad innamorarsi di Lorenza, la maestra di ginnastica di sua figlia, sarà per lui la prima volta in cui si appassionerà davvero ad una donna. A proposito del suo inedito ruolo paterno c'è un momento molto significativo: ad un certo punto dice a sua figlia di non essere capace a fare il padre ma che ci sta provando e le chiede di aiutarlo. Layla stessa, a sua volta, ammette di non essere brava a fare la figlia. Una volta messi a confronto con la novità della loro condizione, i due si scopriranno a vicenda più tolleranti e generosi.
Che cosa l'ha colpita di Edoardo Leo come regista?
Avevo visto il suo primo film trovandolo molto interessante, era stato girato con pochi mezzi, aveva piccole ingenuità, come è normale per un'opera prima e lo stesso Edoardo quando lo ha analizzato lo ha fatto in modo molto lucido riproponendosi di evitare in futuro certi errori ed incertezze. Quando abbiamo iniziato a collaborare per questo film, mi ha sorpreso positivamente la sua chiarezza di sguardo sul lavoro: non anteponeva mai il suo ego (a differenza di tanti che si sentono offesi se ricevono qualche critica, anche se costruttiva), era consapevole di alcune cose, aveva ben presenti certe battute del film e dei personaggi ma aveva sempre l'elasticità di riscrivere delle scene quando si accorgeva che alcuni momenti non rivelavano la vera essenza delle situazioni, aveva sempre l'elasticità e l'umiltà di accettare consigli. E' davvero raro lavorare per il prodotto e non per se stessi, questa è la base di un grande regista.
Cosa le è piaciuto di più della storia e del suo personaggio?
In un copione ci deve essere sempre qualche scena-chiave di cui ti innamori, una tra tutte per me è stata quella in cui Andrea, per recuperare il rapporto mancato con
sua figlia cerca di rivivere anno per anno i momenti in cui non le era stato vicino, tenta di conoscerla e ammette le proprie difficoltà, le debolezze, gli errori, anche se inconsapevoli… Del personaggio di Andrea ho apprezzato molto l'atteggiamento di accettazione dei propri limiti: in genere i padri vorrebbero essere perfetti. E spesso questo non è corretto: i figli vogliono vedere i propri genitori come esseri umani, anche nei loro difetti, coerenti ma non come dei super eroi. Il film poi, accanto a una tipologia di personaggio che finora non avevo mai incontrato, mi offriva anche la possibilità di recitare diversi momenti di commedia e perciò mi sono messo al lavoro su questo registro insolito; per un attore se viene fuori qualcosa dopo aver lavorato tanto su un certo progetto è davvero oro puro.
Che rapporto si è creato con Rosabell Laurenti Sellers?
Questa ragazza ha un talento speciale, è impressionante per la sua profondità, è un'adulta in un corpo di bambina, appare molto più matura della sua età, sembra avere dentro di sé una storia lunga millenni. Ha davvero un'anima saggia, è molto carina, rispettosa, mi ascoltava volentieri così come io ascoltavo volentieri lei che sapeva già tutto dei meccanismi del cinema. Certe cose ti nascono istintive, ad esempio il modo di vivere i ruoli e le regole: magari dopo 20 anni di carriera tanti attori ancora non le hanno imparate ma Rosabell a 16 anni sa come ci si comporta, rivela il rispetto e la civiltà di chi ha già vissuto a lungo e intensamente.
E con Marco Giallini?
Marco ed io avevamo recitato insieme a teatro nel 1994 in Messico e nuvole di Angelo Orlando e da allora c'eravamo sempre ripromessi di tornare a lavorare insieme. Abbiamo percorso strade diverse, spesso non è semplice incontrare i tuoi amici sul set anche quando lo vorresti, ma in certi momenti difficili e importanti della nostra vita siamo sempre stati presenti, so che lui è una persona su cui posso contare sempre così come lui sa che può contare su di me.
Cosa le piace di lui quando recita?
Questa volta Giallini, col personaggio del nonno rock Enzo, ha superato se stesso, ha saputo mostrare un proprio lato esilarante e inedito, si è sentito libero di tirar fuori l'aspetto da commedia pura che ha dento di sé, fidandosi molto di Edoardo Leo e del suo talento. Spesso quando un attore si apre certe cose le tiene un po'per sé, ha paura che vengano strumentalizzate. Marco sapeva di trovarsi in un gruppo di amici e che Edoardo era una persona perbene. Questo gli ha permesso di spingersi oltre il limite anche nell'istintività: era consapevole di essere in buone mani e certe sue esternazioru in libertà sono venute fuori in maniera sublime.
Come si è trovato con Nicole Grimaudo?
L'avevo incontrata la prima volta diversi anni fa, quando era soltanto una ragazzina e non faceva ancora l'attrice, io stavo recitando nel film La lupa. Nicole volle conoscermi e in quell'occasione suscitò molta simpatia in tutti i presenti, l'ho scoperta come una ragazza molto vivace e carismatica, una siciliana verace che non aveva nessun pelo sulla lingua e parlava con estrema sincerità, avevo capito subito che sarebbe andata lontano. Nicole ha poi lavorato insieme a me nella prima serie tv di Ultimo e ha compiuto poi un bellissimo percorso di attrice, interpretando anche ruoli importanti e di un certo spessore, e dopo tutto questo tempo l'ho ritrovata donna di grande maturità e attrice che ha acquisito una nuova consapevolezza di tante cose: è stato un bell'incontro, molto interessante, sono stato davvero felice di rivederla.
Che tipo di commedia crede che sia Buongiorno papà?
Quello che la rende unica secondo me è il rapporto che si crea tra Andrea, la ragazzina, il nonno e il suo amico Paolo che creano un supporto molto importante per la storia: sono quattro protagonisti ben strutturati che si supportano a vicenda e questo crea un'energia particolare nel film, molto bella, con intrecci psicologici e di commedia molto delicati. A differenza di tanti altre storie divertenti dove c'è un solo protagonista qui c'è un passaggio di attenzione, Edoardo durante il racconto si sposta volta per volta sui vari personaggi, li affronta, ne "sviscera" i rapporti e le dinamiche, ma con grande delicatezza, senza strizzare l'occhio, senza ammiccamenti o commenti musicali ridondanti. La sua è stata una scelta semplice e vincente, perché dal testo veniva fuori una gamma incredibile di sentimenti mentre tutti gli attori sembravano immersi in un particolare stato di grazia.
Fonte: Pressbook del film