Bridgerton
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Bridgerton, la nuova serie di Shonda Rhimes su Netflix


'Bridgerton' è una serie TV appena arrivata su Netflix che racconta la stagione di Londra in piena epoca Regency, concentrandosi su un patto tra una debuttante che sogna di trovare un marito e un duca che, invece, col matrimonio non vuole avere niente a che fare
Voto: 8/10

Non esiste social, oggi, che non sia stato preso d'assalto dall'arrivo di Bridgerton, serie che ha debuttato su Netflix proprio il giorno di Natale. Si tratta di una serie composta da 8 episodi di circa un'ora ciascuno, creato da Shonda Rhimes (anche in veste di produttrice esecutiva) e tratto dal romanzo Il Duca e Io di Julia Quinn. Bridgerton ha catturato immediatamente l'attenzione del pubblico, che in questi giorni non sembra avere altro di cui parlare se non di questo racconto che molti hanno paragonato ad un Gossip Girl in costume che strizza gli occhi al mondo di Jane Austen.

Si sta aprendo la stagione a Londra e sono molte le ragazze che devono affrontare il loro debutto e che sognano un segno di benevolenza da parte della regina Carlotta (Golda Rosheuvel). È quello che spera Dahpne Bridgerton (Phoebe Dynevor) che, presentandosi davanti la sovrana, riceve un impeccabile che la innalza al livello di diamante della stagione. Ben presto, però, il pessimo comportamento del fratello maggiore Anthony allontana da lei ogni possibile pretendente con cui la ragazza possa avere la speranza di sposarsi e creare quella numerosa famiglia che ha sempre sognato. Di colpo, sulle sue tracce c'è solo un uomo insignificante e fastidioso. La qual cosa la spinge a stringere un patto con il duca Simon Bassett (René-Jean Page): le attenzioni di un duca faranno alzare di nuovo le quotazioni di Dahpne, che sarà di nuovo appetibile. In cambio il finto interesse di Dahpne darà a Simon la possibilità di allontanare tutte le attenzioni di madri avide che sperano di poter "piazzare" la propria prole. Ma, come è facilmente intuibile, a forza di fingere sentimenti, i due protagonisti rischieranno di cominciare a provare qualcosa di decisamente più reale. Il tutto sotto lo sguardo misterioso di un'altrettanto misteriosa voice over (Julie Andrews) di Lady Whistledown, una donna che firma la cronaca mondana della stagione e che dietro l'anonimato del suo nome racconta scandali e intrighi: tra gravidanze nascoste, amori illeciti e tutto ciò che si nasconde dietro un bel merletto e una riverenza.

È Lady Whistledown che rende valido il confronto con Gossip Girl: lo spettatore, infatti, si trova davanti a una storia che intreccia più personaggi su cui si allarga la figura misteriosa di una "pettegola" che sembra non avere altro scopo se non svelare segreti e dichiarare scandali. Meno azzeccato, invece, il confronto con Jane Austen, se non per la scelta dell'epoca regency. Bridgerton, infatti, non ha la critica sociale dei romanzi di Jane Austen, né alcuna somiglianza tra i protagonisti messi in scena e, soprattutto, è un prodotto che tiene prepotentemente conto dell'anno in cui è stato prodotto. Tanto nei dialoghi quanto in alcune scelte narrative, Bridgerton è una serie che tiene conto della modernità e costruisce i rapporti con uno storytelling in cui lo spettatore può facilmente entrare in empatia perché, a dispetto dei titoli e degli abiti vaporosi, la maggior parte dei personaggi si comporta e parla come se fossero nel 2020 e non in piena epoca regency.

Detto questo, però, Bridgerton è una serie che giustifica molto il gran chiacchiericcio che gli si sta facendo intorno. È una serie che da dipendenza, che gioca con sagacia sulla curiosità del pubblico, intrecciando insieme più storie per far sì che ogni protagonista sia in qualche modo legato a qualcun altro, in una rete di sussurri e segreti che è un piacere scoprire pian piano. Soprattutto le prime cinque puntate hanno un ritmo che quasi impedisce di distogliere lo sguardo, che intrattiene con un'onestà lampante che fa sì che la serie non infastidisca mai, che non annoi mai e che rappresenti dunque il prodotto perfetto su cui fare una maratona in questi giorni di festa, caratterizzati da restrizioni e maltempo. Gli ultimi episodi, invece, sembrano scegliere una strada che conduce più verso il melodramma: non che la serie diventi di colpo brutta, ma di sicuro perde un po' di quel brio iniziale.

Va anche sottolineato che Bridgerton è una serie fatta e pensata soprattutto per coloro che amano le storie d'amore e alcuni cliché del genere romance: come il rapporto hate-to-love (due personaggi che si odiano, ma poi scoprono sentimenti romantici), o anche il finto fidanzamento. Si tratta di alcuni stereotipi che sono molto cari al genere romance e che vengono sfruttati spesso proprio perché, quando funzionano, rappresentano una marcia in più in una storia incentrata su due personaggi che si devono innamorare. Da questo punto di vista Bridgerton funziona alla perfezione. È indubbio che il cuore dello show sia l'incontro e il successo innamoramento tra i due protagonisti, con tutti gli ostacoli del caso affinché lo spettatore si trovi a tifare per il lieto fine.

In definitiva, coi suoi colori saturati al massimo e le canzoni pop declinate a una versione ad archi (uno degli elementi più belli della serie) Bridgerton manderà nel proverbiale brodo di giuggiole gli amanti del genere, ma non mancherà di intrattenere anche un pubblico più vasto e non prettamente legato al romance. Dopotutto, a chi non piace spiare le vite degli aristocratici?

Valutazione di Erika Pomella: 8 su 10
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