John Wick 3 – Parabellum, la Recensione
Non è una saga che si è distinta per l'approfondimento tematico o le innovazioni narrative, ma continuiamo a godere del puro spettacolo visivo che questo mondo ha da offrire mentre continua a rivelarsi.
di redazione / 12.05.2019 Voto: 8/10
Colpevole di aver infranto le regole dell'organizzazione criminale di cui fa parte, John Wick (Keanu Reevs) si ritrova ferito e con una taglia di quattordici milioni di dollari sulla sua testa. Non potendo più contare su nessuno si ritrova costretto ad abbandonare New York, aprendosi la strada a forza di cadaveri dei sicari inviati per eliminarlo.
"John Wick 3 – Parabellum" riprende la storia di John nel punto esatto in cui l'avevamo lasciata nel secondo capitolo: un uomo ferito, in fuga, costantemente braccato da quelli che prima erano i suoi alleati. Siamo nuovamente trasportati in questo mondo fatto di luci al neon e organizzazioni criminali segrete, e come John non abbiamo il tempo di prendere fiato: il film scatena l'azione marchio di fabbrica della seria immediatamente, senza nessun timore di osare troppo o troppo presto. Vediamo John alle prese con sicari di ogni tipo, passiamo da scazzottate a inseguimenti, da lanci di coltelli a fuge al galoppo (letteralmente) senza un attimo di tregua, e tutto questo nei primi venti minuti del film. Difficilmente capita di assistere ad un primo atto così denso di azione, e ancora più raramente capita di poter assistere ad una tale creatività nel mettere in scena quello che, se spogliato del suo stile unico, sarebbe l'ennesimo film d'azione dimenticabile. È invece grazie al talento di Chad Stalheski (che nuovamente firma la regia) che la saga del killer è riuscita ad elevarsi ben al di sopra della mediocrità, e il terzo capitolo non fa eccezione: nelle scene di combattimento alla telecamera è dato ampio respiro, la macchina si muove con grazia in mezzo al caos e non ci sono tagli improvvisi, vediamo tutto quello che succede nei minimi dettagli. In questo modo possiamo vivere in prima persona le fatiche di John: sentiamo con lui ogni colpo, ogni ferita inferta e ricevuta, dall'inizio alla fine del suo estenuante viaggio.
Keanu Reeves si riafferma come icona del cinema d'azione. Nel corso degli anni il suo stile di recitazione è stato più volte criticato (non sempre a torto), ma riesce difficile pensare a qualcuno di più adatto di lui per questo ruolo: riesce ad esprimere, servendosi esclusivamente della sua fisicalità e del suo atteggiamento stoico e distaccato, tutta la stanchezza di un uomo che non riesce a liberarsi del proprio passato. E in tutto questo riesce sempre a mantenere quella calma tipica dell'uomo più comune alle prese con il proprio lavoro, con la differenza che in questo caso si tratta dell'assassino più letale del mondo. Un mondo, quello di John Wick, dove tutto quello che succede viene preso con la massima serietà, anche quando si tratta (e succede quasi sempre) di situazioni bizzare se non addirittura grottesche. Parabellum ripropone la carta vincente dei capitoli precedenti: il mondo criminale proposto dal film è pieno di regole, gerarchie e usanze che noi vediamo per la prima volta, ma che riusciamo a comprendere perfettamente senza che queste vengano spiegate. La pellicola si affida ad una messa in scena perfetta e ad un cast incredibile (oltre a Reeves vediamo Halle Berry, Ian McShane, Angelica Huston solo per citarne alcuni) per espandere questo mondo di sotterfugi e assassini prezzolati in cui John Wick ci ha portati per la prima volta nel 2014. E continuare ad espandersi è ci che ha permesso a questa serie di continuare rimanendo sostanzialmente invariata. Non è una saga che si è distinta per l'approfondimento tematico o le innovazioni narrative, ma continuiamo a godere del puro spettacolo visivo che questo mondo ha da offrire mentre continua a rivelarsi.
Se proprio si devono trovare dei difetti bisogna ammettere che, dopo l'inizio dirompente di cui abbiamo parlato prima, il film non ritorna mai alle vette di adrenalina raggiunte nel primo atto. Non si parla di un calo di qualità, ma di quantità: la portata principale viene proposta subito e proseguendo nella visione si può sentire la sua mancanza. Quello che rimane è comunque una gioia per gli occhi, il cinema d'azione portato alle sue vette più alte. Forse c'è poca sostanza sotto la superficie, ma quando la qualità dell'intrattenimento è così alta si fa fatica a considerarlo un difetto.