Green Book, recensione del film
La strana coppia Viggo Mortensen e Mahershala Ali protagonista di un road movie negli USA degli anni '60, tra risate e commozione.
di Matilde Capozio / 21.01.2019 Voto: 7/10
La storia di Green Book prende avvio nella New York degli anni '60, dove l'italoamericano Tony Vallelonga, in "arte" Tony Lip (Viggo Mortensen) abita con la sua famiglia e lavora come buttafuori in un locale, poi chiuso per lavori di restauro. Tony accetta così di fare da autista (e assistente personale) a Don Shirley (Mahershala Ali), un famoso pianista afroamericano, in procinto di partire per una serie di concerti nel profondo sud degli Stati Uniti. Comincia così un viaggio fra due personalità molto diverse, che sarà ricco di imprevisti, scoperte e cambiamenti per entrambi.
Ribaltando così la premessa del classico A spasso con Daisy (1989), qui troviamo invece un uomo bianco al servizio di un nero, in un'epoca in cui per gli afroamericani c'erano ancora molti divieti e restrizioni, specialmente in alcune parti del Paese (il titolo del film deriva proprio da una guida pubblicata annualmente, in cui si elencavano consigli utili per i viaggiatori di colore, come gli alberghi e motel in cui fosse loro permesso alloggiare).
Nel corso di questo road movie si trovano infatti molti esempi di razzismo, sia esplicito che strisciante, ma in primo piano rimane comunque il rapporto che si viene a creare tra i due protagonisti: Tony, uomo buono anche se un po' ottuso, teneramente ignorante e abituato ad affrontare di petto i problemi, e Don, colto, elegante, molto riservato, e in parte rassegnato ai pregiudizi su di lui.
Il film ha l'ulteriore attrattiva di essere ispirato a una storia vera (uno degli sceneggiatori,Nick Vallelonga, è il figlio di Tony, che nella realtà fece anche l'attore, comparendo nei Soprano, Donnie Brasco, e altri ruoli). Alla regia di Green Book c'è invece Peter Farrelly, autore (insieme al fratello Bobby) di alcune tra le commedie demenziali più famose degli anni '90, come Scemo e + scemo e Tutti pazzy per Mary; questa sua prova "solista" viene lanciata come il suo debutto nel genere drammatico, ma si tratta in realtà di una commedia, ricca di gag e battute (spesso ripetute) seppure con un retrogusto di malinconia, che deve gran parte della sua riuscita ai duetti verbali tra i due protagonisti: Viggo Mortensen, fisico appesantito e capelli impomatati, si diverte a impersonare lo stereotipo dell'italoamericano, mentre Mahershala Ali (premio Oscar per Moonlight) regala un'altra prova riuscita nei panni di un personaggio complesso.
Il risultato è un film gradevole, ironico, commovente, ruffiano quanto basta, ma che ha colto nel segno in un'America ancora oggi scossa dalle tensioni socio-economiche e dalla questione razziale: nella stagione dei premi appena cominciata Green Book ha già raccolto diversi riconoscimenti (fra cui tre Golden Globe) posizionandosi quindi in pole position anche per una probabile corsa all'Oscar.