La casa di famiglia, recensione del film
Cosa fare se un padre, appena sveglio da un coma durato cinque anni, non deve sapere che i suoi figli hanno appena venduto la casa di famiglia? Ce lo racconta una commedia degli equivoci gradevole e leggera.
di Matilde Capozio / 15.11.2017 Voto: 7/10
La casa di famiglia è la villa di campagna dove sono cresciuti Alex (Lino Guanciale), Oreste (Stefano Fresi), Giacinto (Libero De Rienzo) e Fanny (Matilde Gioli). I quattro sono ormai adulti quando devono prendere una decisione: il padre Sergio (Luigi Diberti) è in ospedale, in coma da anni, e la casa di conseguenza è rimasta disabitata. Per risolvere alcune difficoltà economiche, i fratelli decidono di vendere l'abitazione.
Il giorno dopo la firma dal notaio, però, accade quello che dai medici viene definito come un miracolo: il padre si risveglia improvvisamente dal coma, perfettamente lucido e con il desiderio di tornare al più presto a casa. Per evitare stress improvvisi che potrebbero avere conseguenze drammatiche, i figli decidono che la cosa migliore da fare è una sola: recuperare casa, mobili, perfino il cane di famiglia, per fingere che nulla sia cambiato durante quei cinque anni.
Un'idea di partenza che fa pensare a un Goodbye, Lenin in salsa nostrana, per un film che punta l'obiettivo sulle relazioni familiari spesso complesse.
La casa di famiglia è diretto da Augusto Fornari, finora più noto come attore (Il commissario Manara, Basilicata coast to coast), che con questo film firma il suo esordio alla regia.
Con un occhio verso la commedia all'italiana e uno che punta su situazioni dal sapore più universale, la storia alterna gag riuscite e divertenti ad altre più ripetitive e meccaniche. Come già accennato, poi, le vicende legate alla casa diventano soprattutto un'occasione, per i quattro fratelli, di rimettersi in discussione, sia individualmente sia in quanto famiglia: all'inizio del film apprendiamo che ciascuno di loro ha collezionato fallimenti sul lavoro o nel privato (o in entrambi i settori), e il rapporto con gli altri tre è pieno di rancori e di non detti, accentuati dalle profonde differenze caratteriali. Nella rappresentazione dei quattro protagonisti non mancano alcuni cliché e soluzioni prevedibili, ma la storia può contare su interpreti affiatati e divertenti. Alcuni ruoli secondari sono stati, forse per questioni di tempo o di agilità, un po' sacrificati, come l'enologo di Michele Venitucci, o la fisioterapista russa interpretata da Nicoletta Romanoff, il cui potenziale comico non viene sfruttato abbastanza.
La casa di famiglia è una commedia leggera e scorrevole, che diverte senza volgarità gratuite.