Barriere
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Barriere, la recensione


Barriere porta sul grande schermo il dramma, premio Pulitzer nel 1985, di August Wilson. Ne risulta un film tutto di dialoghi, con attori molto bravi ma che rimane molto ancorato all'aspetto teatrale e molto poco a quello cinematografico.
Voto: 4/10

Barriere è il terzo film che vede Denzel Washington nella veste di regista, oltre a quella a cui siamo abituati tutti di attore, e lo fa portando sul grande schermo Barriere, un importante dramma teatrale di August Wilson, morto nel 2005 e considerato il più grande drammaturgo afroamericano, vincitore per ben due volte del premio Pulitzer, una delle quali, nel 1985, proprio grazie all'opera Fences, portara ben trent'anni dopo nelle sale cinematografiche da Denzel Washington. Il drammaturgo, nel corso della sua vita, aveva tentato più volte di realizzare una trasposizione cinematografica del suo dramma ma il progetto non era mai andato in porto perchè Wilson insisteva sul fatto che il regista dovesse essere afroamericano. Così anni dopo l'attore esprime il suo desiderio di portare avanti il progetto insieme all'attrice Viola Davis, sua moglie nella storia, con la quale aveva già recitato nei medesimi ruoli a teatro nel 2010 e che valsero ad entrambi i Tony Awards come migliori attori protagonisti in uno spettacolo.

Troy Maxon (Denzel Washington) è un ex giocatore di baseball, sposato con Rose (Viola Davis) ed ora fa lo spazzino. Il mondo di Troy entra in crisi quando suo figlio Cory gli disubbidisce e si presenta ad un provino di football che gli permetterebbe, se venisse scelto, di ottenere una borsa di studio per il college. Troy non vuole che suo soffra come ha sofferto lui per lo sport a causa del suo colore della pelle, anche se sia Rose che Cory sostengono che il fatto che Troy fosse stato scartato dalla squadra dipendesse unicamente dalla sua età ormai avanzata.

Barriere porta sullo schermo un'opera teatrale e come tale l'azione all'interno del film è molto poca, tutto si basa unicamente sui dialoghi e la recitazione. Gli attori sono tutti molto bravi ma è Denzel Washington il vero trascinatore della storia. L'attore entra nel personaggio in una maniera impressionante tanto da catalizzare completamente l'attenzione dello spettatore. Il problema è che questa è l'unica caratteristica positiva della pellicola. Per carità non è un'opera brutta o mal realizzata, è tutto curato e ben trasposto, peccato che probabilmente un'opera di questo tipo se fosse rimasta solo un importante dramma tetrale sarebbe stato meglio perchè non è una storia adatta a diventare una pellicola cinematografica. Soprattutto la prima ora di film, che dura ben 138 minuti, è un continuo di dialoghi sterili che servono solo a focalizzare i personaggi e la situazione ma che poteva durare ben meno della metà. 

Non mettiamo in dubbio che il film possa piacere, non a caso è candidato a ben quattro premi oscar tra cui miglior film, ma quando si pensa ad un'opera sul grande schermo si pensa ad altro, perchè se propongo un film che diventa quasi esclusivamente teatrale allora lo spettatore, che ha scelto di andare al cinema, tanto vale che vada a teatro. Poi però è tutta una questione di gusti. 

Valutazione di Giorgia Tropiano: 4 su 10
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