Un nuovo giorno, la Recensione
Il racconto della liberazione di un'anima coerente con il proprio sentire: Giulio cambia finalmente sesso.
di Marica Miozzi / 12.03.2016 Voto: 5/10
Un nuovo giorno è il racconto di un'anima che si sente intrappolata in una gabbia fisica che non riconosce come propria. Giulio, infatti, preferisce giocare con le bambole delle bambine, usare i trucchi della mamma e farsi chiamare Giulia. Il regista Stefano Calvagna percorrerà con il suo film le varie tappe del percorso di vita che porteranno il protagonista a intraprendere a 27 anni un viaggio a Bangkok, in Thailandia, per realizzare il suo più grande desiderio, ossia sottoporsi a un'operazione chirurgica finalizzata al cambio di sesso per diventare finalmente donna a tutti gli effetti, sia fisicamente che fisiologicamente. Per riuscire ad essere coerente e soddisfare così il suo sentire, la sua esigenza di essere donna, numerose sono le difficoltà che Giulio incontrerà fin da bambino. Travaglio, vessazioni, emarginazioni da parte dei compagni di scuola e incontri sbagliati con uomini che si rivelano essere per il ragazzo meri approfittatori delle sue fragilità. Le cose prendono poi il giusto verso grazie al sostegno del talent-scout e della sua collaboratrice a caccia di giovani modelli che si riveleranno essere preziosi amici, alla mamma e alla sorella che lo supportano con la loro accettazione, e al suo compagno Fabio, che ama il suo essere a prescindere dal genere.
La tematica scelta da affrontare in questa pellicola è più che mai attuale, ed è bello vedere come il cinema si stia cimentando con temi delicati come può esserlo il desiderio di cambiamento di sesso. Ne è recentissimo esempio l'ultimo film di Tom Hooper, The Danish Girl. L'idea tutta italiana è certo apprezzabile ma, ahimè, in questo caso, il risultato finale non si rivela all'altezza delle aspettative. Ciò che si vede e sente sullo schermo, ovvero interpretazioni artificiose, poco naturali e i dialoghi, semplicistici e banali, sono tali da distanziare lo spettatore dalla vicenda di Giulio, e di conseguenza non si riesce a suscitare la necessaria empatia nello spettatore. Fatta eccezione per le buone riprese aeree dei panorami della capitale thailandese e l'affascinante location entro cui l'analista raduna i pazienti, c'è ben poco degno di nota.
Rispettabile quindi il tentativo, ma purtroppo non arriva il coinvolgimento sperato nello spettatore, e questo spiace.