Quel fantastico peggior anno della mia vita
Quel fantastico peggior anno della mia vita

Recensione Quel fantastico peggior anno della mia vita


Arriva dal Sundance Festival un racconto di formazione, tra amicizia e malattia, con un tocco delicato e poetico
Voto: 7/10

Ha fatto innamorare tutti gli spettatori allo scorso Sundance Film Festival, che gli ha tributato il premio del pubblico e il gran premio della giuria; si tratta di Me and Earl and the Dying Girl (letteralmente: Io ed Earl e la ragazza in punto di morte), che arriva da noi con il titolo "ammorbidito" di Quel fantastico peggior anno della mia vita, ed è tratto dal romanzo di esordio di Jesse Andrews, che firma anche la sceneggiatura.

Protagonista della storia è Greg (Thomas Mann), studente all'ultimo anno in un liceo di Pittsburgh, che trascorre le sue giornate al liceo cercando di passare il più inosservato possibile, destreggiandosi fra i vari gruppi di studenti, senza entrare davvero in confidenza con nessuno; l'unico di cui apprezza la compagnia è quello che definisce il suo "collega" più che amico, Earl (RJ Cyler), con cui si diverte a girare filmini amatoriali parodiando capolavori del cinema d'autore. La situazione cambia quando la mamma di Greg lo spinge a trascorrere del tempo con una compagna di scuola, Rachel (Olivia Cooke), a cui è stata appena diagnosticata la leucemia; la frequentazione forzata costringerà Greg a mettersi in discussione, e ad affrontare quello che si rivelerà, appunto, un anno chiave per la sua vita.

Il regista Alfonso Gomez-Rejon ha iniziato la sua carriera come assistente personale di nomi del calibro di Martin Scorsese e Robert De Niro, per poi farsi le ossa come assistente alla regia sui set di film come BabelMangia prega ama e Argo; ha inoltre già dimestichezza con l'universo adolescenziale avendo diretto in tv episodi di Glee (oltre che di American Horror Story), ma ha scelto di realizzare Quel fantastico peggior anno della mia vita anche per elaborare il lutto personale della perdita di suo padre, e rendergli omaggio.

Il film infatti è una classica storia di formazione intrecciata a un cancer movie, che negli USA è stato paragonato al recente successo Colpa delle stelle, da noi potrebbe trovare un suo omologo in Bianca come il latte, rossa come il sangue.

Innumerevoli pellicole hanno già raccontato il difficile momento della fine dell'adolescenza, la perdita dell'età dell'innocenza con la sua sensazione di spaesamento, talvolta negazione, riguardo al futuro; in questo film è ammirevole il talento dell'autore nel saper descrivere un ambiente, come il microcosmo scolastico: riesce spesso a delineare in pochi tocchi personaggi e situazioni, caratterizzandoli nella loro particolarità, con uno sguardo inconsueto e incisivo.

Il regista ha poi il merito di creare sequenze affascinanti a livello visivo, su tutte il film per Rachel, e anche grazie alle musiche di Brian Eno, riesce a dare vita a momenti poetici, in equilibrio tra ironia e dramma.

I cinefili apprezzeranno certamente la collezione di film girati da Greg ed Earl, e i giovani interpreti si rivelano tutti validi, in particolare il volto espressivamente magnetico di Olivia Cooke.

Questi pregi non impediscono comunque al film di incappare ad esempio in qualche lentezza di troppo, e in alcune scene si rischia di forzare troppo sul versante del melodramma; si percepisce l'affetto verso i personaggi, seppure alcuni dei caratteri secondari tendano più alla macchietta; in definitiva, un tipico esempio di cinema indipendente d'autore americano, una variazione su un tema classico, con un tocco personale e delicato.

Valutazione di Matilde Capozio: 7 su 10
Quel fantastico peggior anno della mia vita
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