Recensione Hungarian Rhapsody: Queen Live in Budapest
Recensione di Hungarian Rhapsody: Queen Live in Budapest, uno spettacolo pirotecnico di novanta minuti, dove protagonista privilegiata è la Musica, nel senso più alto del termine. Un vero e proprio tuffo sensoriale nella musica e nell'arte con capolavori resi intramontabili dalla voce di Mercury e gli strumenti di Brian May, John Deacon e Roger Taylor.
di Erika Pomella / 17.11.2012 Voto: 9/10
Sono passati circa ventisei anni dallo storico concerto che i Queen tennero a Budapest il 27 Luglio 1986; un concerto entrato nella storia, oltre che per il grande afflusso di pubblico (furono 80.000 a riempire l’impianto ad oggi dedicato a Ferenc Puskas), soprattutto per essere stato una delle ultime testimonianze registrate di Freddie Mercury, prima della sua dipartita nel 1991. Oggi, grazie a Microcinema e ad un’azione di restauro e rimasterizzazione, quel concerto approda nei cinema italiani, in un evento unico che avrà luogo il 20 Novembre: Hungarian Rhapsody: Queen Live in Budapest.
Il risultato di questa azione è uno spettacolo pirotecnico di novanta minuti, dove protagonista privilegiata è la Musica, nel senso più alto del termine. Indiscussi re del Rock, i Queen furono tra i primi a travalicare i confini della cortina di ferro – prima di loro, ci erano riusciti solo gli Iron Maiden – e l’orgoglio per il successo di tale impresa si rispecchia in una foga interpretativa che conquistò gli ottantamila spettatori. La grande qualità delle immagini si sposa alla perfezione con un suono curato nei minimi dettagli, capace da una parte di sottolineare i capolavori della band, dall’altra di rimandare allo spettatore seduto in sala l’entusiasmo di una folla letteralmente in delirio, in fibrillazione quando Freddie Mercury si lancia in un duetto improvvisato sulle note della canzone ungherese Tavaszi Szel Vizet Araszt. A tutto questo si aggiunge il grande lascito della band, con canzoni come Bohemian Rhapsody, Radio Ga-Ga, Who wants to live forever, testi capace di emozionare oggi proprio come allora.
Ecco allora che l’esperienza ricettiva da parte dello spettatore si trasforma in un concerto vero e proprio, fuori dall’ordinario, dove si è portati ad alzare le braccia al cielo, a seguire i movimenti di quella folla umana che riuscì a sbalordire le autorità ungheresi, che dovettero far fronte ad un fiume in piena di fans, giunti da ogni angolo dell’Ungheria per poter dire di esser stati presenti ad uno degli eventi più importanti di tutta la storia del Rock.
Hungarian Rhapsody: Queen Live in Budapest è molto più che la ripresa acerba e arida di un concerto: è in realtà un vero e proprio tuffo sensoriale nella musica e nell’arte, dove ad accompagnare lo spettatore ci sono le note di capolavori resi intramontabili dal modo in cui la voce meravigliosa di Mercury si fondeva con gli strumenti di Brian May, John Deacon e Roger Taylor. Oltre a questo, in realà, il docu-film inserisce anche immagini di repertorio che seguono la band anche fuori dal palco, durante il viaggio, offrendo allo spettatore un’altra immagine di una band come oggi non ce ne sono più. Il film allora aiuta a ricordare e a recuperare, e allo stesso tempo protegge un patrimonio universale della musica rock e non solo. God save the Queen.