Il mio amico Tempesta (2022)
TempêteNata nelle scuderie dei suoi genitori, Zoe è cresciuta circondata da cavalli e il suo sogno è sempre stato quello di diventare una fantina! Tempesta, una puledra che conosce fin dalla nascita, diventa il suo alter ego. Fino a una notte di bufera, quando Tempesta, in preda al panico, cade su Zoe e manda in frantumi i suoi sogni. Contro ogni previsione, Zoe si rialza e tenterà l’impossibile per ricongiungersi al suo destino.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 14 Settembre 2023Uscita in Italia: 14 Settembre 2023 al Cinema
Genere: Drammatico
Nazione: Francia, Canada - 2022
Durata: 109 minuti
Formato: Colore
Produzione: Nolita Cinema & Tv, France 2 Cinéma, Pathé Films
Distribuzione: Eagle Pictures
Soggetto:
Adattamento del romanzo francese 'Tempête au haras' di Christophe Donner, da cui è tratto il graphic novel 'Corri, Tempesta!' di Donner e Jérémie Moreau, edito in Italia da Tunué.
Cast e personaggi
Regia: Christian DuguaySceneggiatura: Lilou Fogli, Christian Duguay
Fotografia: Christophe Graillot
Scenografia: Frédérique Doublet, Frederic Grandclere
Montaggio: Maxime Lahaie, Sylvain Lebel
Costumi: Alice Cambournac
Cast Artistico e Ruoli:
Mélanie Laurent
Marie
Pio Marmaï
Philippe
Kacey Mottet Klein
Sébastien
Carmen Kassovitz
Zoe a 16 anni
Atmen Kelif
Haddid
Charlie Paulet
Zoe a 10 anni
June Benard
Zoe a 5 anni
Danny Huston
Signor Cooper
Carole Bouquet
Signora Cooper
Antoine Cholet
Éric
Paul Bartel
Barillot
Hugo Becker
Pierre
Marco Luraschi
Nico
Produttori:
Mathieu Ageron (Produttore), Maxime Delauney (Produttore), Christian Duguay (Produttore), Joe Iacono (Produttore), Marie-Claude Poulin (Produttore), Romain Rousseau (Produttore)
Casting: Valerie Espagne.
Immagini
Intervista A Christian Duguay
Com’è iniziata per te questa avventura?
I produttori Maxime Delauney e Romain Rousseau, che avevano apprezzato il mio film Jappeloup, hanno contattato il mio agente perché mi stavano prendendo in considerazione per l’adattamento cinematografico del romanzo di Christophe Donner. Devo ammettere che all’inizio ero un po’ reticente, perché pensavo che un altro progetto sui cavalli e i bambini avrebbe potuto etichettarmi. Ma il romanzo mi era davvero piaciuto, non tanto per la descrizione che fa del mondo delle corse dei cavalli, quanto per la sua forza emotiva.
Quale struttura narrativa hai sviluppato?
Volevo parlare di una famiglia alla ricerca del Graal, nonostante i grandi rischi finanziari, le cui speranze svaniscono quando vengono colpiti da una tragedia. Ma la famiglia si rimette in piedi, perché questo film parla soprattutto di resilienza. Philippe, il padre, è al centro della prima parte, ma l’asse narrativo si sposta poi su Marie, la madre, quando Zoe riprende il controllo sulla sua vita. Ciò che è piaciuto a me e a Lilou Fogli in questa costruzione, che si discosta dalla trama del romanzo, è che ognuno ha il suo posto e che Marie, che a un certo punto prende il comando, ha un’evoluzione emotiva. Il libro e il fumetto ci hanno offerto un mondo e una passione, ma non abbiamo fatto girare la trama intorno al gioco d’azzardo perché volevo concentrarmi sul personaggio di Zoe, senza tralasciare gli allenamenti. In realtà, a Christophe Donner è piaciuta molto la sceneggiatura ed è stato così gentile da farci da consulente.
Le relazioni tra i personaggi e i cavalli sono molto naturali…
Per me la cosa più importante era mostrare il mondo in cui si svolge la storia, dove c’è il massimo rispetto per gli animali. Il cavallo viene allevato con uno spirito di competizione, gli piace correre. Possiamo notare che le interazioni tra gli esseri umani e i cavalli possono essere benefiche e hanno virtù calmanti e spirituali. I cavalli comunicano con noi a modo loro, al di là del linguaggio verbale. Questo processo, rappresentato da Sebastien (interpretato da Kacey Mottet Klein), ha un ruolo nella rinascita di Zoe e nel suo percorso di resilienza.
La prima sequenza, molto potente, che mostra la doppia nascita, stabilisce il tono del film.
Era presente nel libro e l’abbiamo sfruttata appieno. Mi chiedevo se la sequenza non corresse il rischio di essere troppo cruda, ma ero sicuro che il risultato finale potesse essere molto bello: i legami tra i personaggi e tra i protagonisti e la cavalla Beautiful Intrigue sono stati stabiliti fin dall’inizio, in modo che il pubblico potesse tracciare delle somiglianze. Era il primo giorno di riprese e gli attori erano straordinari. Pio Marmaï, una persona molto concreta, affettuosa, così genuina, e Melanie Laurent, incredibilmente vera ed emozionante. Grazie a loro, la scena non è “recitata”, è straordinariamente autentica. Questo è ciò che cerco sempre negli attori. La sequenza ha richiesto una preparazione meticolosa e molta pazienza: abbiamo dovuto assistere al parto di tre puledri prima di girare la scena che appare nel film.
Come spesso accade nei tuoi film, i personaggi costruiscono se stessi attraverso le avversità…
Mi piace che le personalità siano plasmate dalle loro esperienze di vita. Lungi dall’essere feriti dagli ostacoli, i miei personaggi ne escono migliorati. Nei miei primi film, Giovanna d’Arco e Human Trafficking, come nei più recenti Jappeloup e Un sacchetto di biglie, i personaggi diventano quello che sono perché superano le difficoltà.
A volte la famiglia è sull’orlo della disgregazione, ma sopravvive contro ogni previsione…
Assolutamente. Una scena in particolare lo testimonia: quando una disperata Marie chiama Philippe lanciandogli in faccia la domanda: “Cosa ci resta?”, lui esplode e risponde: “Noi! Abbiamo noi!”. È un momento cruciale, quando sono sull’orlo dell’abisso e stanno per precipitare, ma lui le fa capire che non si lasceranno andare, che supereranno questa avversità. È una scena molto commovente, interpretata magnificamente da Mélanie e Pio.
Affronti il tema della diversità attraverso i personaggi di Sebastien, che si intuisce avere problemi legati all’autismo, e di Zoe che perde l’uso delle gambe.
Si tratta di persone un po’ ai margini della società che, nonostante le loro disabilità, riescono a farsi strada grazie alla loro resilienza, alla loro passione comune e al fatto di avere un nucleo familiare molto potente, il cui amore, lealtà e sostegno indissolubili non potranno mai essere messi in discussione. Non c’è bisogno di spiegare la condizione di Sebastien. Probabilmente soffre di Asperger o di una leggera forma di autismo. Mi ha commosso molto The Specials, che è stato il mio punto di riferimento sull’argomento, e ho incontrato il comportamentista che ha fatto da consulente per il film di Olivier Nakache ed Eric Toledano, affinché gli atteggiamenti di Sebastien fossero il più autentici possibile. Ci sono momenti in cui si blocca e altri in cui è profondamente felice, proprio come voi e me. Queste persone ci mostrano che il percorso della vita è fragile se non si è strutturati da una spina dorsale emotiva solida e ben ancorata.
Philippe, il padre, è un uomo testardo e determinato, ma profondamente affettuoso.
Sì, ma è un uomo che porta dentro di sé la voglia di vincere, nel senso buono del termine, e di trasformare i cavalli in cavalli da corsa. Ho immaginato che il padre di Philippe fosse anch’egli un addestratore di cavalli, dal quale lui si fosse separato per vivere appieno la sua passione, diventando addestratore grazie alla fiducia in se stesso. Pian piano si è fatto un nome nel settore e ha incontrato Beautiful Intrigue, con la quale ha vinto diverse gare, fino al giorno in cui la cavalla si è infortunata e ha dovuto smettere di correre. È anche grazie a Beautiful Intrigue che Philippe ha conosciuto Marie, una veterinaria, ed è quindi attraverso l’animale che si è formata la sua coppia. Ora Beautiful Intrigue non corre più ed è diventata una fattrice. Marie e Philippe si sono stabiliti in Normandia, terra dei migliori trottatori, per ridare vita a una scuderia abbandonata, dividendo equamente il loro lavoro tra addestramento e allevamento. Fin dall’inizio, Philippe si chiede se non abbiano commesso un errore, se questo non sia più di quanto potessero gestire. Marie risponde con calma che devono avere fiducia in se stessi. È tipico delle famiglie l’interrogarsi, il chiedersi se abbiano fatto le scelte di vita giuste.
Marie allena la figlia per farla ritornare alla sua vita.
Certo, la allena nell’acqua, il che è profondamente simbolico, e la dolcezza trasmessa in questi momenti è magnifica. Mélanie mi ha confidato di aver amato la sceneggiatura ma di avere una profonda paura dell’acqua. Per il film, tuttavia, ha voluto accettare la sfida. Si è impegnata moltissimo e ha cercato i migliori allenatori di nuoto. All’inizio delle riprese era un po’ nervosa, ma l’ho sostenuta e il lavoro che ha fatto per interpretare le scene in piscina con tanta dolcezza – e la magia di quei momenti – è stato ammirevole.
Le tre giovani attrici che interpretano Zoe nelle diverse età sono incredibilmente reali.
Inizialmente avevo scelto Carmen Kassovitz, che è una brava cavallerizza; quindi, ho dovuto trovare un’attrice di 10 anni. Poiché avevo in mente Carmen per il ruolo di Zoe, dovevo trovare una giovane donna con una fisionomia specifica, che assomigliasse al padre. Avevo bisogno che tutte e tre le ragazze avessero qualcosa in comune. Senza mai scoraggiarci, io e la mia direttrice del casting, Valerie Espagne, abbiamo cercato e ricercato. Volevo qualcuno con cui potessimo immedesimarci, ma che avesse anche una certa caparbietà. Abbiamo lavorato alla riscrittura di alcune scene una volta trovata la mia attrice. La talentuosa interpretazione di Charlie Paulet ci ha fatto sentire come se, a 12 anni, fosse cresciuta in questo ambiente fin dalla nascita. Per quanto riguarda June Benard, che interpreta Zoe di cinque anni, la sua follia e la sua passione riescono a far scaturire una tenerezza incredibile.
dal pressbook del film
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