L'Hotel degli Amori Smarriti (2019)
Chambre 212Dopo vent'anni di matrimonio, Richard scopre che Maria lo tradisce. Lei decide di lasciare il domicilio coniugale e di trasferirsi nell'hotel di fronte, dal quale avrà una vista privilegiata sul suo appartamento, su Richard e sul loro matrimonio. Nella stanza 212 Maria riceverà delle visite inattese dal suo passato, con le quali rivivrà i ricordi di amori sognati e perduti in una magica notte che le cambierà la vita.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 20 Febbraio 2020Uscita in Italia: 20/02/2020
Prima Uscita: 09/10/2019 (Francia)
Genere: Drammatico
Nazione: Francia, Lussemburgo, Belgio - 2019
Durata: 90 minuti
Formato: Colore
Produzione: Les Films Pelléas, Bidibul Productions, Scope Pictures, France 2 Cinéma, Cinémage 14 (in associazione con), La Banque Postale Image 12 et 13 (in associazione con)
Distribuzione: Officine Ubu
Note:
Presentato al Festival di Cannes 72. Premio per la Miglior Interpretazione a Chiara Mastroianni nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 72.
In HomeVideo: in Digitale da lunedì 25 Maggio 2020
Cast e personaggi
Regia: Christophe HonoréSceneggiatura: Christophe Honoré
Scenografia: Stéphane Taillasson
Montaggio: Chantal Hymans
Costumi: Olivier Bériot
Cast Artistico e Ruoli:
Chiara Mastroianni
Maria
Vincent Lacoste
Richard (25 anni)
Benjamin Biolay
Richard
Camille Cottin
Irène Haffner
Stéphane Roger
La Coscienza
Harrison Arevalo
Asdrubal
Produttori:
Philippe Martin (Produttore), David Thion (Produttore), Lilian Eche (Produttore), Christel Henon (Produttore), Genevieve Lemal (Produttore)
Casting: Mathieu Telinhos | Assistente alla regia: Marie Doller | Capo operatore: Rémy Chevrin | Ingegnere del suono: Carlo Thoss | Montaggio sonoro: Valérie de Loof, Angelo Dos Santos, Nicolas Leroy, Agnès Ravez | Sound Mixer: Thomas Gauder | Trucco: Fabienne Adam | Parrucco: Jane Milon.
NEWS E ARTICOLI
Immagini
Una stanza su ogni piano
Maggio 2019. Christophe Honoré.
L'anticamera svizzera
Come spesso accade, anche L'hotel degli amori smarriti proviene da un altro film che non è mai stato girato, a malapena è stato scritto, ma che è la sua fonte segreta. L'avevo intitolato Les Fleurs (I fiori). La storia era ambientata durante l'occupazione e fino agli anni '50. C'era un pittore immaginario, un pianoforte, la regione della Picardia, l'Opéra Garnier e due personaggi femminili che custodivano un segreto inaccessibile. Ho rinunciato a quel progetto dopo l'uscita di Plaire, Aimer et Courir vite, per paura che mi portasse a un livello eccessivamente solenne. Sono sempre più diffidente nei confronti di soggetti autoriali che alcuni film impongono al cinema stesso. Sono diffidente nei confronti di soggetti autorevoli e di registi pretenziosi. In poche parole, non volevo impegnarmi in questo progetto eccessivamente elevato. Era l'inizio dell'estate, ero al lago di Ginevra e mi ero sistemato al Vidy Theatre per provare "Les Idoles", uno spettacolo che chiudeva un progetto autobiografico di narrativa in tre parti. Non avevo fretta di scrivere il prossimo film, e onestamente mi sentivo quasi libero di non avere alcuna idea in mente, quando una sera mi sono ritrovato a guardare L'orribile verità di Leo Mc Carey: Irene Dunne e Cary Grant interpretavano una coppia perfetta anche dopo il divorzio. "Da quanto tempo sei in una relazione?", ho iniziato a chiedermi. E subito dopo: quanti cineasti si sono interessati al tema della conversazione coniugale? Quella stessa notte ho iniziato a scrivere con impazienza e gioia.
La stanza verde
Proust ha detto che "Gli scrittori che ammiriamo non possono servirci da guide, perché dentro di noi abbiamo qualcosa con un ago calamitato o un piccione viaggiatore che rappresentano il nostro senso dell' orientamento". Credo che sia lo stesso con i registi. Non è così facile deviare dal nostro percorso personale. Potremmo pensare che una sequenza girata in uno stile preso in prestito da altri, darà l'idea di un film costruito da più persone, ma non è così. Un'ondata solitaria, tenace e travolgente, porta via il film e noi stessi, in una terra promessa e inaspettata. I film di altre persone sono spesso paesaggi con cui si incrociano e su cui si lanciano occhiate a destra e a sinistra, sentendosi sorpresi e rassicurati nel trovare la stessa idea, lo stesso movimento con il quale stai girando. Ed è una dolce gioia sentirsi meno soli nelle proprie ossessioni, nei propri vicoli ciechi, per constatare poi che altri prima di noi hanno cercato di esprimere la stessa sensazione, lo stesso sentimento. Continuiamo sulla nostra strada, un po' meno preoccupati, accompagnati dalla speranza di finire un po' più universali di quanto pensassimo. Scrivendo e girando L'hotel degli amori smarriti, ho guardato diversi film di Sacha Guitry, Ingmar Bergman, Woody Allen e ognuno di loro, senza saperlo, e con un senso di fratellanza che ero l'unico a sentire, mi ha permesso di dare un'identità a questo nuovo film.
La stanza con vista
Volevo che L'hotel degli amori smarriti esprimesse, in modo sentimentale e testardo, il mio attaccamento al cinema di finzione dove il "facciamo finta" ha più valore del "facciamo così com'è". Qui intendo "finzione" nel senso di "incantesimo". Mi sono lasciato trascinare in una danza dai passi dimenticati, affascinata da questo incantesimo. E a poco a poco mi è sembrato che non ci fosse niente che reclamasse, in questo giorno e in questa epoca, i preziosi strumenti di recitazione, di metafora, che favorissero la magia del backstage, dei trucchi, in un'opera che mirasse a creare la vita durante un film. Nabokov ha scritto: "Definire una storia -una vera storia- è un insulto all'arte e alla verità." Sin dall'inizio, volevo che la mia storia assomigliasse più a un racconto coniugale che a un resoconto sulla vita di coppia.
La stanza dell'amore
"Non dovresti dimenticare che avevo venticinque anni e che mi amavi follemente quando avevo quell'età!". Durante gli anni ho imparato molto dalle storie d'amore che hanno punteggiato la mia vita. "Era quando stavo con X o quando stavo con Y", le mie storie di un anno, un mese o una notte sembravano essere i punti più alti della mia esistenza… Poi ho iniziato a fare film, e i film hanno sostituito le relazioni amorose, almeno come indicatori del tempo. "Prima o dopo Les Chansons d'amour?" … "Durante la post-produzione di Non ma fille, tu n'iras pas danser o durante la preparazione di Homme au bain?" …ho notato che più giravo, più le mie storie duravano nel tempo. Come se le relazioni romantiche mi permettessero di moltiplicare i progetti. Sono consapevole che è alquanto arbitrario e forse irrilevante sollevare queste due parole, veridicità e film. Eppure, sono piuttosto tentato di affermare che amare lungamente (oh, che avverbio atroce) mi ha certamente permesso di girare più spesso.
La dependance
"In me stesso celo tante facce, ma nessuna di quelle si può dir contenta." Credo che questo versetto di Shakespeare, che John Irving ha preso in prestito per il titolo di uno dei suoi romanzi, definisca abbastanza bene il mistero iniziale in quella storia. Facciamo finta che una donna, Maria, una notte scopre di avere un dono che le permette di vedere che attorno a lei ci sono molte più persone di quello che credeva. Suo marito, Richard, è anche Richard il suo giovane fidanzato e anche Richard il teenager che lei non ha mai conosciuto. La sua rivale Irene è anche Irene il modello della sua vita futura. Il suo amante Asdrubal è tutti i suoi amanti in una persona …Maria è come una stella che attrae a sé tutti i satelliti che le gravitano intorno e che continuano a moltiplicarsi. La storia segue i passi velenosi di questa invasione e simultaneamente compone con Maria l'antidoto per fuggire da loro. Facciamo finta che una donna, Maria, abbia provato a trovare la sua voce tra tutte le voci che la bloccano.
La propria stanza
Più Maria vorrebbe pensare alla sua vita, più la sua vita risulta essere piena di protagonisti che vogliono parlare per lei. Maria attraversa la strada, sperando in qualche nuova prospettiva, di vedersi dall'esterno, di vedere il suo appartamento, suo marito e il suo matrimonio dall'alto. Eppure ora non sta affrontando la solitudine, ma il gruppo rumoroso di persone che sostengono di aver sofferto a causa sua, della sua libertà e dei suoi desideri. Tra loro, Maria è come una prigioniera di segnali più o meno insidiosi che lei deve interpretare. Era da tempo che volevo mettere in scena i pensieri di un personaggio. E siccome volevo riprendere la fronte ansiosa e le fossette iconiche di Chiara Mastroianni, ho iniziato subito la produzione di questo film.
La stanza con 4 letti
Raramente ho incontrato attori sorridenti e rilassati nei camerini al mattino come durante le riprese di L'hotel degli amori smarriti. Qualunque fosse il problema del giorno – trucco e acconciature, i costumi, dialoghi che avevo riscritto durante la notte, l'inverno, il cibo della caffetteria, posso dire che non c'è stata una mattina in cui io abbia avuto la sensazione che avrebbero preferito essere ovunque tranne qui, in questo studio sperduto in mezzo alla campagna lussemburghese, nel bel mezzo del nulla, con un regista che continuava a chiedersi perché avesse deciso qualche settimana prima di non girare in location. E non ho molte spiegazioni per questo tranne che erano tutti incredibilmente dolci e gentili: questi quattro attori si piacevano a vicenda. Nelle nostre grandi idee sui film e su come si fa cinema, dimentichiamo questo elemento essenziale, prezioso e raro: l'amore che gli attori provano l'uno per l'altro. La fiducia, l'umorismo, l'affetto, l'amicizia tra loro e come noi registi siamo così fortunati da catturare questi flussi di gioia che ci danno. Questo film deve tutto all'animo, alla gentilezza, alla tenerezza, alla spontaneità e al calore delicato e benevolo di Vincent Lacoste, Benjamin Biolay, Camille Cottin e Chiara Mastroianni.
HomeVideo (beta)
info: 20/02/2020.
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