L'ora piu' buia (2017)
Darkest HourUn emozionante racconto ispirato dalla vera esperienza delle prime settimane di Winston Churchill alla guida del proprio paese agli inizi della Seconda Guerra Mondiale. La sceneggiatura originale, scritta da Anthony McCarten offre uno sguardo rivelatore sull’uomo, al di là dell’icona. Spiritoso e brillante, soprattutto per essere un membro del Parlamento, Churchill è un uomo coraggioso che all’età di 65 anni appare inadatto a ricoprire il ruolo di Primo Ministro, soprattutto in un contesto come quello europeo che è ai limiti della disperazione. Gli Alleati continuano a raccogliere sconfitte contro le truppe Naziste e con l’intero esercito britannico arenato in Francia, Churchill riceve la guida del governo con grande urgenza il 10 maggio 1940. Mentre la minaccia di un’invasione del Regno Unito da parte delle forze di Hitler insorge e 300.000 soldati della Regina sono bloccati a Dunkirk, Churchill si trova a combattere con le trame interne del proprio partito e con Re Giorgio VI (interpretato dal vincitore dell’Emmy Award Ben Mendelsohn) che mostra grande scetticismo sulle abilità da Primo Ministro nel riuscire ad affrontare la sfida. La situazione è drammatica: negoziare una pace con la Germania nazista salvando il popolo britannico a costi indicibili o combattere contro un destino che si mostra avverso.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 18 Gennaio 2018Uscita in Italia: 18/01/2018
Data di Uscita USA: mercoledì 22 Novembre 2017
Prima Uscita: 22/11/2017 (USA)
Genere: Biografia, Drammatico, Storico
Nazione: USA - 2017
Durata: 125 minuti
Formato: Colore
Produzione: Working Title Films
Distribuzione: Universal Pictures
Box Office: USA: 56.101.750 dollari | Italia: 4.424.733 euro
Classificazioni per età: ITA: 13+
In HomeVideo: in Digitale da giovedì 3 Maggio 2018 e in DVD da mercoledì 9 Maggio 2018 [scopri DVD e Blu-ray]
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Parole e Contesto Storico
Nel buio del giorno e della notte, quando la Gran Bretagna si è trovata sola, e molti uomini disperavano sulla salvezza dell’Inghilterra, ha dato la scossa con le sue parole e li ha spinti a combattere. La qualità incandescente delle sue parole illuminò il coraggio dei suoi compatrioti. — John F. Kennedy, 1963
“Le parole possono, e devono, cambiare il mondo. Esattamente come è successo con Winston Churchill nel 1940,” afferma il produttore e sceneggiatore, vincitore del BAFTA, Anthony McCarten. “Sotto un’incredibile pressione politica e personale, ha trovato la forza di raggiungere vette ineguagliabili in così pochi giorni – senza mai fermarsi.”
McCarten ha coltivato per lungo tempo un interesse sulla leggendaria vita dello statista inglese, e come molti altri ha trovato ispirazione nei discorsi e nelle abilità oratorie di Churchill. La sua sceneggiatura più recente, nominata per il Premio Oscar per La Teoria del Tutto – The Theory of Everything, ha esplorato la vita di un altro uomo grandioso, Stephen Hawking, capace di cambiare il mondo con le proprie idee anche dopo aver perso il dono della parola. McCarten ha poi sviluppato un grande interesse per l’intenso periodo vissuto “dal 10 maggio al 4 giugno”, durante il quale Winston ha trasformato il carbone in diamanti.”
I perni della sceneggiatura originale di L’Ora Più Buia – Darkest Hour sono tre discorsi scritti e pronunciati da Churchill esattamente in quel frangente.
È opinione comune che le prime settimane al timone sono le più complicate. Per un uomo di 65 anni, appena nominato Primo Ministro della Gran Bretagna, il 1940 ha rappresentato un ostacolo complesso da affrontare. Le Forze Alleate erano già da tempo coinvolte nel conflitto con Adolf Hitler, e una democrazia dopo l’altra aveva ceduto il passo alle forze Naziste. La Gran Bretagna si trovava sull’orlo del precipizio. Il dilemma si riassumeva nel bivio fra la volontà di mantenere saldi i nervi e proseguire nel conflitto o piuttosto ritirarsi dalla guerra e soffrire impensabili conseguenze per la sovranità inglese.
McCarten spiega, “L’interrogativo consisteva di fatto nel voler continuare a combattere da soli, probabilmente fino alla distruzione dell’esercito e forse della nazione, o scegliere la via più sicura – come suggerito dal Conte di Halifax e l’uscente Primo Ministro Neville Chamberlain – ed esplorare la possibilità di un trattato con Hitler. Winston si è trovato in grande difficoltà, ma ha combattuto, anche contro il sistema da cui proveniva”.
“Questa storia, pur legata al passato, risuona ancora fino ai nostri giorni. Troppo spesso, i nostri ‘leader’ seguono le scelte altrui. In questo caso, decisioni prese in un mese hanno avuto ripercussioni globali.”
In quel momento le vite di oltre 200.000 soldati britannici aspettavano di essere salvate sulle spiagge di Dunkirk, in Francia.
Le ricerche di McCarten hanno permesso di approfondire i passaggi fondamentali degli incontri tenuti durante quei giorni. Queste le sue considerazioni: “È emersa una grande incertezza, probabilmente inattesa considerando la sua autorevolezza. Winston era consapevole di aver fatto scelte sbagliate nel passato, senza dubbio durante la Prima Guerra Mondiale in occasione della Battaglia di Gallipoli.
“I piedistalli sono fatti per le statue, non per le persone, e una lettura di quei minuti rivela l’immagine di un leader in difficoltà, sotto attacco da tutti i fronti e incerto su quale scelta prendere, soprattutto sul pericolo di accettare di sedersi al tavolo con un nemico pronto a rivedere per sempre le sembianze di questo mondo.”
Per chiudere McCarten spiega come la sceneggiatura di L’Ora Più Buia – Darkest Hour ha preso forma “esaminando i metodi di lavoro, le qualità politiche e i percorsi mentali. Winston credeva fortemente nel valore delle parole e cominciò a scrivere per aiutare sé stesso e il proprio paese nel momento di maggior pericolo.
“In questo processo è venuta fuori la forza di volontà di un uomo che è diventato un’icona.”
Impegnato con un programma di lavoro serrato per ricreare il contesto storico, McCarten ha scritto in otto giorni 16 pagine. E le ha portate a Lisa Bruce, la produttrice nominata al Premio Oscar e vincitrice del Bafta, con cui aveva realizzato La Teoria del Tutto – The Theory of Everything.
Bruce ricorda, “Le ho lette e ho realizzato che Anthony stava costruendo anche in questa occasione un ritratto intimo capace di far emergere l’umanità di un’icona. Conosciamo tutti le vicende della Seconda Guerra Mondiale e forse pensiamo di ricordarle bene, per questo Anthony non ha voluto trascurare gli aspetti di contesto nella sceneggiatura. Anche se non sei pienamente informato, si può seguire quanto succede nel mondo in cui vive Winston.
“Con L’Ora Più Buia – Darkest Hour, senza sminuire la volontà e l’intelligenza per cui era celebre, lo osserviamo da una prospettiva diversa. Anthony si è focalizzato su un momento molto preciso della sua vita, per ritrarre l’impatto della visione di Churchill come leader e la sua abilità nel definire le priorità. Churchill era in grado di zittire una stanza e farsi ascoltare da tutti, compresi i suoi avversari politici, dentro e fuori dal partito. Ha convinto tutti della necessità di tenere duro e combattere Hitler, consapevole della minaccia che avrebbe ricoperto anche in un futuro.”
Il suo parere è che, “L’Ora Più Buia – Darkest Hour arriva in un momento in cui è evidente un vuoto di leadership; rimane forte il bisogno di una figura capace di emergere come fece all’epoca Winston. Il titolo arriva da una sua descrizione di quel periodo, riconosciuto come la maggior sfida che avesse mai affrontato. Tutta la sua vita, già impressionante, è stata un viatico per arrivare pronto ad affrontare quei giorni.”
Quando McCarten ha iniziato a portare altro materiale, Bruce lo ha presentato ai produttori con cui avevano vissuto l’esperienza di La Teoria Del Tutto – The Theory of Everything, nominati per il Premio Oscar e vincitori del BAFTA, Tim Bevan ed Eric Fellner della Working Title Films.
Fellner ha immediato avuto la sensazione che la storia di “uno statista che trova il proprio stato di grazia durante il momento di maggior pressione” sarebbe stata perfetta per coinvolgere uno dei collaboratori storici della Working Title, il regista vincitore del BAFTA Joe Wright; la società di produzione aveva già riscosso grande successo al fianco del regista, in particolare per il film Espiazione – Atonement, con le sue indimenticabili scene ambientate durante la Seconda Guerra Mondiale.
Wright chiarisce, “Il nostro rapporto è cresciuto e si evoluto. Alla Working Title c’è sempre una meravigliosa attitudine: questa è la sceneggiatura, questo è il regista, questi sono gli attori, facciamo il film! E cosi va!”
L’istinto di Fellner ha colto nel segno, come confessa lo stesso Wright “mi sono trovato immediatamente rapito da un testo coinvolgente, puro dramma. Ho sempre considerato la Seconda Guerra Mondiale il fulcro del ventesimo secolo. Ha cambiato tutto.
“Se il pubblico di oggi riesce ad appassionarsi alle vicende di un’icona di quei tempi, anche dal punto di vista umano, allora le sue qualità diventeranno ancora più fonte di ispirazione.”
Dopo che Wright ha deciso di guidare il progetto, si è affiancato al lavoro di scrittura della sceneggiatura. A confermarlo è McCarten, “Joe è diventato un compagno di avventura per tutto il processo. Ho passato intere settimane ad ascoltarlo mettere in discussione ogni riga della sceneggiatura. Sarò andato a trovarlo almeno 20 volte, e ogni occasione mi accoglieva con “Che bello vederti! Partiamo dalla prima pagina…”
“Questa accuratezza ha messo alla prova e rafforzato ogni passaggio della nostra storia.”
Wright spiega, “Ho interpretato questo film in una prospettiva universale, non esclusivamente per il pubblico britannico.
“Abbiamo visto molti film dedicati a personaggi dal grande carisma. A livello di tema, L’Ora Più Buia – Darkest Hour affronta le difficoltà che scaturiscono da una crisi di fiducia. Quello che riesce ad affascinare è vedere una vera leggenda affrontare alcune criticità personali che tutti noi abbiamo affrontato.”
Bruce sottolinea, “Ho imparato molto da Joe durante questa esperienza produttiva. Joe ha una visione molto alta del proprio lavoro: l’intera storia è nella sua testa e sa perfettamente dove vuole portare il pubblico a livello di emozioni.”
Considerata la difficoltà del ruolo, gli autori hanno cominciato a lavorare quasi da subito alla scelta dei protagonisti.
McCarten riflette, “Speravo che venisse scelto un attore capace di offrire il proprio contributo, intervenendo anche sul modello di Winston che avevamo costruito, un attore come Gary Oldman.”
Pertanto, quando è stato fatto riferimento all’attore, nominato per il Premio Oscar e vincitore del Bafta, sono uscite fuori ipotesi di tutta una generazione di attori che si è ispirata alla sua carriera.
Ma Fellner è stato da subito convinto che fosse necessario arrivare alla fonte, allo stesso Gary Oldman, con cui aveva cominciato la propria carriera cinematografica nel 1986 sul set di Sid & Nancy – Sid and Nancy, che di fatto è stato anche l’esordio di Gary in un lungometraggio.
La Trasformazione
Il commento di Douglas Urbanski, da molti anni al fianco di Gary Oldman come produttore, e vincitore del BAFTA Award, è chiaro: “Realizzare un film su Winston Churchill va oltre ogni logica, a meno che non si decida di esaminare un aspetto specifico o un frangente temporale, come nel caso di L’Ora Più Buia – Darkest Hour.
“Quando Eric Fellner ha iniziato a creare un gruppo di lavoro per affrontare il progetto, abbiamo capito che sarebbe valsa la pena di intraprendere un’avventura di questo calibro per un film che sarà in grado di intrattenere il pubblico e offrirgli l’opportunità di riflettere sull’importanza della storia.”
“Quando ho sentito la frase “Gary Oldman nei panni di Winston Churchill,’ ho pensato, “Questa è una di quelle interpretazioni che non mi voglio perdere,” dice Joe Wright. “È uno dei miei attori preferiti sin da quando ero adolescente: Sid & Nancy, Prick Up – L’importanza di Essere Joe – Prick Up Your Ears, The Firm…”
Ma un attore che ha già incarnato personaggi realmente esistiti, da Sid Vicious a Beethoven, passando per Lee Harvey Oswald, può essere interessato a vestire i panni di Winston Churchill?
Oldman riflette, “Sono sempre stato affascinato da Churchill e lo considero l’unico grande statista che abbiamo mai avuto. Ma non era di certo una figura che avevo mai preso in considerazione per un ruolo. Infatti, anni fa, si era presentata la possibilità e avevo rifiutato.
“Non si trattava tanto della sfida psicologica o intellettuale a bloccarmi, quanto la componente fisica. Intendiamoci, basta guardarmi…”
Nonostante questa ritrosia qualcosa è scattato, come lui stesso ammette, “Con il gruppo di lavoro che si stava creando per L’Ora Più Buia – Darkest Hour, ho cominciato a cambiare parere.”
“Ho apprezzato molto la sceneggiatura di Anthony, anche perché non si tratta di un “biopic” nel senso classico, ma sceglie di concentrarsi su poche settimane cruciali della nostra storia, senza aver bisogno di salti temporali o ringiovanimenti improvvisi.”
L’Ora Più Buia – Darkest Hour presenta anche un altro elemento di fascino per Oldman, che ammette “Volevo pronunciare le parole dei discorsi scritti dallo stesso Churchill, che rappresentano uno dei momenti più alti della lingua inglese. È memorabile l’uso della sua prosa, mai sovraccarica di metafore o perifrasi. I testi non hanno una virgola fuori posto e lui ha sempre avuto la consapevolezza che la gente a cui si rivolgeva aveva bisogno di parole che arrivassero dritte al cuore.
“Tutto di un tratto, si è trovato a dover affrontare una situazione estrema, Il suo stesso governo lo stava boicottando. Mentre si combatteva a parole nei gabinetti del potere, Churchill si preoccupava della vita di migliaia di uomini intrappolati a Dunkirk. Affrontare queste avversità, con una tale pressione, ed essere comunque in grado di modellare discorsi così pieni di ispirazione è stato semplicemente miracoloso.”
L’Ora Più Buia – Darkest Hour ha messo alla prova anche un attore del livello di Oldman. Come spiega lui stesso, “Tutto ha avuto inizio con la voce. Mi sono dovuto convincere di essere in grado di recitare con la sua voce. Ho preso uno dei suoi discorsi, un registratore e ho iniziato a sperimentare.
“Poi ho iniziato a scavare il testo per capire al meglio l’uomo che ha affrontato un dittatore come Hitler. Ho tentato di comprendere la sua psicologia e il suo modo di pensare. Ho costruito il mio personaggio mattone per mattone.”
Urbanski nota, “La sceneggiatura si concentra su poche specifiche settimane, ma Gary ha cercato di scoprire il più possibile sulla vita di Churchill.”
Dr. Larry P. Arnn, storico e biografo di Churchill, ha suggerito a Oldman la bibliografia essenziale “Un aiuto fondamentale, perché ci saranno almeno 1000 libri scritti sulla sua vita e potresti passare anni a leggere le pagine che gli hanno dedicato.”
Urbanski commenta, “Dr. Arnn e il nostro consulente storico, Phil Reed, hanno verificato tutto quello che gli abbiamo sottoposto per verificarne l’accuratezza. Hanno anche visitato il set quando gli è stato chiesto.”
Oldman conferma, “Ho lavorato molto sulla voce e ho guardato moltissimo materiale video che mi ha rivelato l’immagine di un uomo di 65 anni pieno di energia e piglio.”
La vita politica e i risultati ottenuti, inclusi quelli militari durante la Seconda guerra boera, sono ben documentati. Ma Oldman vive ancora un timore reverenziale a immaginare di averlo interpretato. È lui stesso ad elencarli “Più di 50 anni al governo, 50 libri scritti, per cui poi avrebbe ottenuto il Premio Nobel per la Letteratura. Decorato in 4 guerre, 500 dipinti realizzati, con 16 mostre alla Royal Academy.”
“Se non fosse stato per lui, dove si troverebbe il mondo? Non c’è molto che gli si possa criticare. Ancora oggi non abbiamo trovato uno statista del suo calibro.”
Oldman ha sentito rapidamente di essere riuscito a trovare una chiave per raccontarne le gesta, anche se l’aspetto fisico continuava a essere un freno. Ha anche temuto di non essere in grado di interpretarlo, almeno fino a quando “non fossi riuscito a sentirlo anche dal punto di vista di energia, nel modo in cui si muoveva nello spazio…e potermi così guardare allo specchio e riconoscerlo, almeno riconoscerne lo spirito.”
“Da subito sono stato convinto che Kazuhiro Tsuji fosse la persona giusta, l’unica persona, che potesse aiutarmi a raggiungere l’obiettivo. In quello che Kazu fa, equivale a Picasso.”
Riconosciuto da tutto l’universo cinematografico come un fuoriclasse nello special make-up, Tsuji è stato nominato per due volte per il Premio Oscar nei suoi 25 anni di carriera. Ma dal 2012 si è ritirato per dedicarsi completamente alla sua ricerca di scultore contemporaneo iperrealista.
Oldman si è rivolto a Tsuji in prima persona. L’artista ricorda, “Gary mi ha detto, ‘Farò questo film solo se lo farai anche tu.” Abbiamo discusso, ma non sono riuscito a dirgli di no. Al contrario di molti altri, comprende e apprezza il lavoro che faccio.”
È stata una notizia straordinaria per tutti quando hanno saputo che Oldman era riuscito a convincere Tsuji a partecipare e quindi a sua volta ad accettare un ruolo talmente iconico e rischioso “come un salto dall’aeroplano senza paracadute”.
Tsuji ha immediatamente impostato il lavoro. È lui stesso ad ammettere, “È molto stimolante poter lavorare all’idea di creare una somiglianza con qualcosa che già è esistito. La parte più difficile da affrontare è stata la totale differenza di proporzioni e di dimensione del cranio. Gary ha una forma della testa ovale, mentre quella di Churchill era più compressa, rotonda. Gli occhi di Gary sono molto vicini fra loro, mentre per Churchill è l’esatto contrario. Ho dovuto lavorare con questi problemi di partenza.
“Nonostante tutto, se al make-up combini un attore che ci mette l’anima, si riesce a diventare la persona che volevi.”
Il lavoro realizzato fra supporti, trucco e capelli ha richiesto grande creatività. Da subito tutti hanno condiviso la necessità di trovare “una soluzione ibrida, come per un’impollinazione,” spiega Oldman. “Dovevo diventare Churchill e rimanere Gary; la faccia doveva permettermi comunque di lavorare al meglio.”
Ci sono voluti sei mesi di sviluppo e prove per ottenere il giusto equilibrio, fra scolpire, applicare, aggiustare, aggiungere e togliere. Il processo si è anche evoluto in funzione delle revisioni della sceneggiatura da parte di McCarten e delle ricerche realizzate di Wright.
Tsuji ha preso i calchi di Oldman, fra vita, corpo intero e testa, “per poi arrivare a cinque test generali per il trucco giusto. Il regista per aiutarci deve avere uno sguardo molto abituato a valutare i risultati e Joe Wright ci ha dato un contributo importante in questo senso.”
Per migliorare il processo è stata chiamata anche una professionista del calibro di Ivana Primorac, sei volte nominata per i BAFTA Award e una fra le collaboratrici preferite di Wright. Sin dalle prime battute il regista l’ha convocata per occuparsi di L’Ora Più Buia – Darkest Hour e “del look di tutti”, da quanto racconta.
“La silhouette di Churchill è unica, che tutto il mondo la riconosce, e non c’è attore che lo possa interpretare senza averla. Gary ha dovuto necessariamente ricostruirla per impersonare la fisicità di Churchill nei discorsi e nei movimenti. Passo dopo passo, è iniziata la trasformazione e verificarla a ogni passaggio è stato straordinario. I risultati ottenuti da Kazu sono straordinari: non ho mai visto nulla di simile.”
I calchi hanno permesso di produrre una maschera, a sua volta lavorata a mano da Tsuji: guardando fotografie e video ha scolpito i tratti di Winston sul materiale dello stampo. Da questo stadio “si è passati al passaggio in silicone che è stato finalmente applicato sulla faccia di Gary. Abbiamo anche realizzato una parrucca che ha definitivamente portato alla trasformazione di Gary in Winston.”
Il supporto di silicone è stato lavorato con una sostanza che potesse renderlo anche più morbido, così da dare un’impressione simile alla pelle, soprattutto una volta applicato alla faccia di Oldman, anche per valorizzare al meglio i movimenti del suo viso e tutta la sua espressività.
Alcune aree del volto sono comunque stati tenuti liberi dalla maschera, in particolare la fronte e le labbra: le prove hanno infatti rivelato che per entrambi diventava complessa la lettura delle espressioni e danneggiare la performance. Per sincronizzare al meglio le espressioni del viso, la protesi non poteva essere neanche un millimetro fuori posto.
Tsuji ha anche sviluppato per Oldman “un’armatura di schiuma che nonostante la sua leggerezza si è rivelata fondamentale per cambiare la forma del suo corpo e la postura”.
Dal momento in cui è iniziata la produzione del film nell’autunno del 2016 l’applicazione giornaliera è diventata una scienza esatta, per un percorso che portava fino a tre ore e mezzo, portando le giornate di lavoro di Oldman arrivare fino a 18-20 ore totali. “Arrivavo sul set alle 3 del mattino per iniziare a truccarmi,” ricorda. “La parte dei costumi prendeva un’altra mezz’ora, fino a quando la troupe non arrivava alle 7.”
Ci sarebbe voluto anche molto di più se Oldman non avesse preso la decisione radicale di rasarsi completamente così da eliminare l’impaccio dei capelli.
Come lui stesso sottolinea, “David Malinowski e Lucy Sibbick hanno lavorato al mio fianco ogni giorno, seguendo nel dettaglio le istruzioni di Kazu. Che squadra incredibile!”
Il duo ha applicato alla faccia di Oldman dei marcatori naturali che permettessero di guidarli ogni giorno nel sovrapporre perfettamente la protesi su collo, occhi e bocca, trasformandola di fatto in una mappa da consultare ogni giorno.
“Il materiale era molto leggero,” Malinowski spiega. “Come una calza che provi a mettere sulla faccia, in cui ogni piccolo dettaglio può creare una piega o un’increspatura.”
Oldman ha riposto grande fede nella seduta generale, perché una volta completata gli ha permesso di potersi completamente concentrare sulla propria performance. Alla fine, Primorac e la sua squadra hanno deciso di ridurre al minimo gli ultimi controlli, ben consapevoli che il protagonista si stesse sobbarcando un carico equivalente alla metà del proprio peso.
Anche la rimozione del trucco prendeva quasi due ore al giorno: purtroppo non poteva essere rimossa velocemente per evitare danni alla pelle di Oldman.
Wright confessa, “Durante le riprese tutto mi appariva totalmente reale. Sono arrivato a dimenticarmi che Gary stesse indossando costumi, protesi e trucco.”
La pelle della protesi ha avuto bisogno comunque di frequenti interventi da parte di Malinowski, per curare il rossore rubicondo delle guance di Winston. La base del silicone è diventata una tela su cui ricreare ogni volta i giusti toni, facendo comunque attenzione ai contorni scolpiti del viso. Anche ogni piccolo neo di Winston è stato delicatamente disegnato ogni volta…Una volta che i toni della pelle e i nei venivano aggiunti, Malinowski chiudeva il lavoro con il più delicato dei propri pennelli per disegnare le vene rossastre del viso.
Questi sforzi avevano la necessità di rispondere anche alle esigenze di scena, che fosse ambientata di giorno o di notte, o considerando lo stato fisico di Winston in funzione della scena in questione, senza trascurare neanche il minimo errore di rasatura.
Malinowski nota. “Abbiamo lavorato duramente per creare un personaggio con le stesse sembianze. Volevamo assolutamente evitare che il pubblico vedesse nello schermo l’intervento del trucco. Con la tecnologia digitale ormai la macchina da presa riesce a cogliere ogni dettaglio, per cui ti devi preoccupare che tutto funzioni al meglio.”
I 54 giorni di riprese non hanno previsto neanche una singola volta che Oldman non affrontasse la seduta di trucco, per un coinvolgimento totale di tutte le figure impegnate.
Tsuji ha sorvolato più volte l’Atlantico per visitare il set. Come lui stesso racconta “non sono venuto tanto per guardare Gary, ma piuttosto per ascoltare la voce di Gary durante la sua interpretazione. È stato eccezionale poterne vedere la sua trasformazione e poi ascoltarne la voce.”
Urbanski esprime tutta la propria meraviglia, “Gary ha mostrato tutta la propria grandezza interpretando Winston. Pur essendo due figure nettamente differenti, è riuscito a farmi pensare a George C. Scott in Patton, Generale d’Acciaio – Patton. Ti lascia letteralmente a bocca aperta.
“Il dono di Gary è di aver mostrato un’eccezionale capacità di concentrazione, presentandosi tutti i giorni sul set con più energia di qualsiasi altra persona; avrebbe avuto il diritto di essere il più stanco, invece è riuscito a motivare tutti gli altri.”
“Senza ombra di dubbio,” conclude Oldman, “si è trattato del lavoro più difficile della mia vita professionale.”
“Nonostante ciò, l’ho trovata anche un’esperienza liberatoria. Non vedevo l’ora di lavorare e ritornare a essere Winston. Mi svegliavo ogni giorno e pensavo “Quanto sono fortunato a fare quello che mi piace.””
Entrare nel Personaggio
I discorsi di L’Ora Più Buia – Darkest Hour pronunciati da Winston Churchill fra maggio e giugno del 1940 non hanno mai perso la loro forza iconica né la capacità di ispirare. Fra i più influenti oratori del ventesimo secolo, con i suoi discorsi ha mobilizzato una nazione che continua a citare, riproporre e adattare le sue frasi. Le parole usate vanno oltre il tempo e i luoghi, ormai anche sulla rete: visitando ogni sito di aforismi ed è immediatamente chiaro che Winston è ai primi posti fra i più citati.
Joe Wright afferma, “Con L’Ora Più Buia – Darkest Hour, abbiamo dato nuova vita a discorsi eccezionali pronunciati in circostanze eccezionali che ne hanno comunque modellato la scrittura.
“Spesso non si ricorda che Winston iniziò la propria carriera come giornalista. La scrittura è stato il suo primo grande talento, quello in cui è riuscito sempre meglio.”
Anthony McCarten aggiunge, “Era uno scrittore prima di qualsiasi altra cosa e le sue parole sono diventate un patrimonio per tutti.”
I primi mesi di preparazione di Gary Oldman sono iniziati sull’aspetto vocale e i colleghi sono rimasti stupiti quando arrivati sul set ogni dettaglio era curato perfettamente.
Oldman ha notato inoltre un aspetto sfuggito a molti, anche alle orecchie più educate, “Ascoltando i suoi discorsi, non solo quelli mostrati nel film, ho scoperto che Winston aveva un difetto di pronuncia. Inoltre aveva anche un elemento nasale nel parlare, come chi soffre di adenoidi. Dovevo capire quando farlo emergere e quando no.”
Wright ha seguito dal principio il lavoro impostato da Oldman, conservando i passaggi in maniera riservata in un rapporto di fiducia fra regista e attore. È iniziata così una corrispondenza fra i due per valutare le prime registrazioni. Il ricordo di Wright: “Mi trovavo nel Regno Unito, mentre Gary era a Los Angeles. Ha iniziato a registrarsi mentre interpretava uno dei discorsi, nel corridoio di casa, così da trovare un’acustica funzionale. Ho avuto da subito la sensazione di ascoltare Churchill.
“Non era ancora una completa interpretazione. Gary ha lavorato per arrivare a ogni sfumatura espressa nelle parole di Winston.”
Fondamentale per Oldman nella costruzione del personaggio è stato “lavorare con i costumi. È un aspetto personale che aiuta l’attore con il contatto.”
Per dare un senso alle protesi e alla voce è stato necessario iniziare a coinvolgere i responsabili dei costumi: la vincitrice del Premio Oscar Jacqueline Durran, veterana dei film di Wright, è tornata a occuparsi di vestire Oldman dopo il film della Working Title La Talpa – Tinker, Tailor, Soldier, Spy, dove aveva una fisicità totalmente diversa.
“Mi fido completamente di lei ed è un piacere lavorarci insieme,” dice Oldman. Aggiunge Wright, “Jacqueline, che Dio la benedica, ha approcciato L’Ora Più Buia – Darkest Hour con la passione e l’entusiasmo che ha mostrato su tutti i nostri film precedenti – anche se in questo caso si è dovuta occupare principalmente di uomini in giacca e cravatta!”
Di fatto, Durran ha dedicato tempo extra per lavorare con Oldman, Wright e Kazuhiro Tsuji, impegnando addirittura sei mesi prima dell’inizio delle riprese.
Durran conferma, “Quando si è presentata la possibilità di vestire Winston Churchill, ho capito che la chiave di volta era di studiare attentamente i suoi vestiti e cercare poi di replicarli accuratamente.
“Mi è stato chiesto di dare a Gary gli strumenti per diventare il Winston che voleva, raggiungendo contestualmente gli obiettivi di Joe.”
Oldman ricorda, “Ci sono alcuni elementi molto specifici: il sigaro, l’orologio, l’anello, gli occhiali e i cappelli – era un uomo tipicamente da cappello.”
I cappelli di Churchill sono sempre stati prodotti e forniti esclusivamente da Lock & Co. Hatters, il più vecchio negozio di cappelli al mondo. Fondato nel 1676, ha adornato le teste di tutti, da Lord Nelson a David Beckham. La produzione è andata direttamente alla fonte: “È stato come fare una passeggiata nella storia,” spiega Oldman.
Durran conferma, “Gary ha lavorato molto con i cappelli per la costruzione del personaggio. Ha usato un Homburg, un Cambridge, un cilindro. C’erano anche un cappello da ammiraglio e un fez, ma abbiamo stabilito di non utilizzarli.”
Per gli abiti, la produzione si è rivolta alla sartoria originale che riforniva Churchill. Fondata nel 1806, Henry Poole & Co. Tailors of Savile Row “ha realizzato tutti i suoi abiti. Poterli indossare mi ha dato un contatto fisico con la persona che interpretavo,” nota Oldman.
Continuando a cercare tutti gli elementi giusti per vestire Churchill, i sigari erano Cohiba Siglos e l’orologio da tasca era prodotto di Montres Breguet. Le scarpe, invece, sono l’unica eccezione alla regola; è stato necessario farle su misura, in quanto il fornitore originale non era più in attività.
Oldman sorride, “È stata un’esperienza equivalente alla preparazione di un pugile prima di salire sul ring, con tutti i rituali che precedono la battaglia. Una volta che la faccia è stata applicata, gli abiti e gli accessori sono stati indossati, a quel punto c’eravamo: sono diventato Winnie.”
Per tutti è stato straordinario assistere a quanto lontano potesse arrivare un attore: la prima cartina tornasole è stato il giudizio di chi lavorava sul set.
Sul set, Lisa Bruce dice di “aver avuto i brividi. Ogni momento ho avuto l’impressione di trovarmi di fronte al vero Winston. Quello che Gary è stato in grado di dare all’interpretazione, attraverso gli occhi, la postura, i movimenti del corpo – ha ricreato perfettamente Winston.
“Il trucco e le protesi hanno dato un contributo insostituibile, ma poi è lo stesso Gary Oldman a fare il miracolo.”
Wright ha imparato negli anni a creare un legame forte con i propri protagonisti. È lo stesso regista ad affermarlo, “Su L’Ora Più Buia – Darkest Hour, Gary è diventato il mio primo punto di riferimento. In quanto regista – Niente Per Bocca – Nil by Mouth è un piccolo capolavoro – ho potuto confrontarmi con lui su ogni scelta, anche registica, in un modo che solitamente non faccio con gli altri attori.
“Ho titubato, anche pensando che ognuno si dovesse occupare del proprio ruolo. Ma Gary è un collaboratore eccezionale, che vuole discutere e contribuire alle scelte prese. Lavorare insieme per L’Ora Più Buia – Darkest Hour è stato veramente eccitante.”
Oldman aggiunge, “Ci sono stati film in cui ho lavorato dove non ho incontrato né parlato con il regista prima di arrivare sul set. Per questo è stato splendido poter lavorare con Joe, che è totalmente coinvolto, dalla scrittura della sceneggiatura alla creazione della giusta atmosfera sul set. Joe ha messo in gioco tutto sé stesso per realizzare L’Ora Più Buia – Darkest Hour.”
Le donne al suo fianco
Come si dice spesso, dietro a un grande uomo c’è una donna ancora più grande. La donna più importante nella vita di Winston Churchill durante quelle quattro intense settimane nella primavera del 1940 fu sua moglie Clementine, conosciuta come Clemmie, e al suo fianco già da 31 anni. Sposarla, come disse lui stesso, è stato il suo maggior successo nella vita.
Confidente, compagna, coscienza critica, Clemmie era in assoluto la persona di cui Winston si fidava più di tutti. Joe Wright rivela, “Clemmie era al fianco di Churchill tanto nella vita domestica quando nell’attività politica. Aveva posizioni molto più liberali di Churchill e molto spesso discutevano sulle questioni. A volte le dava ascolto, ma non sempre. Rimaneva comunque fondamentale nel suo processo di scelta.”
Per interpretare Clemmie, è emersa la necessità di trovare una figura capace di combinare classe e stile, intelligenza e sagacia. “Chi meglio di Kristin Scott Thomas?” dice Eric Fellner.
Wright ha immediatamente espresso il proprio gradimento valutando l’attrice nominata per il Premio Oscar ideale per affiancare Gary Oldman sullo schermo. “Quando Kristin parla, ti fermi ad ascoltarla,” spiega. “Ho sempre voluto lavorare con lei e non nascondo di aver avuto una piccola cotta per lei durante la mia adolescenza.”
Scott Thomas ha molto apprezzato i film di Wright Orgoglio & Pregiudizio – Pride & Prejudice ed Espiazione – Atonement, “e lavorare con Joe è stato esattamente come immaginavo; permette agli attori di sperimentare, senza costringerli a seguire una sola strada.”
La sua visione di Clemmie è “di una colonna. Lei e Winston si adoravano a vicenda e avevano un rapporto molto saldo.
“Il modo in cui ha guidato il Paese in quelle settimane di Maggio e Giugno istillando un senso di patriottismo, coraggio e orgoglio è stato straordinario.”
Come Oldman, ha avuto a sua disposizione “un materiale da studiare di una mole abbastanza scoraggiante. Ho ricevuto questa scatola piena di libri dagli uffici di produzione, e ogni singolo libro era enorme. Mi ci sono comunque immersa e nel fare le mie ricerche sono rimasta affascinata.
“Inoltre ero cosciente di quante attrici hanno in passato interpretato Clemmie, ognuna con la sua versione. Il mio obiettivo è stato di trovare la mia strada, con la mia interpretazione e la mia visione di Clemmie.”
Ancora una volta, sono le parole di Winston a offrire una spiegazione. Come riporta Scott Thomas, “In una delle sue lettere Churchill afferma che non sarebbe stato in grado di sopravvivere alla guerra senza la vicinanza di Clemmie. È chiaro che fosse di grande supporto con idee politiche molto decise, ben consapevole di come suo marito dovesse guidare la situazione e molto chiara con Winston sulle proprie idee.”
Lisa Bruce commenta, “Tanto a livello emozionale che intellettuale, Clemmie e Churchill erano alla pari. Nessuno era in grado di leggere l’animo di Winston come Clemmie riusciva. Kristin ne è stata ben consapevole da subito ed è riuscita a portarla in scena con il contributo di Gary. È stato come un ballo a due, e guardarli insieme è stata una gioia.”
Oldman afferma, “Credo che l’interpretazione di Kristin segni un punto definitivo. È stata un’interpretazione straordinaria. Credo che siamo riusciti a trovare un’ottima chimica in L’Ora Più Buia – Darkest Hour.”
Scott Thomas sottolinea, “Mi sono completamente dimentica che fosse Gary. Eravamo semplicemente Winnie e Clemmie.”
Coinvolta in quella che lei stessa definisce “una potente vicenda della nostra storia, della storia di tutti, che dovremmo ricordare e ricanalizzare,” l’attrice Lily James si è unita al cast di L’Ora Più Buia – Darkest Hour per interpretare il personaggio di Elizabeth Layton, la segretaria personale di Churchill.
James è stata contenta di “lavorare su un progetto in cui non c’era alcuna componente sentimentale né romantica. C’è soltanto un incredibile legame che si sviluppa fra Churchill ed Elizabeth.”
Lo sceneggiatore Anthony McCarten ha preso ispirazione dalla Elizabeth reale, che pubblicò un libro di memorie dettagliate sugli anni passati al fianco di Churchill firmato con il suo nome da sposata Elizabeth Nel.
McCarten ha sviluppato il personaggio per offrire al pubblico una prospettiva anche più intima di un uomo portato a vivere circostanze eccezionali e così Wright ha proseguito lavorando su scene dedicate al rapporto fra segretaria e datore di lavoro.
“Elizabeth è lo sguardo del nostro film,” spiega Wright. “Non volevo nessun ostacolo fra Lily e il pubblico. Il suo punto di vista nella storia è molto accessibile e ci accompagna ad approfondire quello che reputo un aspetto molto importante della storia: il rapporto a fasi alterne di Winston con il popolo britannico.
“In una certa misura, ha vissuto in un contesto protetto e sicuro. Nel momento in cui si è rivelato essenziale la presenza di un leader forte, è dovuto uscire dalla sua bolla ed entrare in connessione con la gente comune. Solo creando un contatto con il popolo e ascoltando le loro preoccupazioni, ha potuto comprendere tutte le possibili ripercussioni che le enormi decisioni da prendere avrebbero scatenato.”
James riporta, “Ho molto apprezzato la lettura dell’autobiografia di Elizabeth. Era consapevole di avere un ruolo e lo ha affrontato con uno spirito battagliero. Il suo libro è pieno di ammirazione e ne emerge un grande affetto per Churchill, come credo da parte di tutto il suo staff; sapeva essere molto rigido e severo e voleva che le cose venissero fatte a modo suo, ma aveva anche grandi impeti di generosità e un’incredibile ironia.”
“Ho sempre avuto la sensazione di essere al suo fianco; Gary Oldman è stato molto gentile con me.”
Aggiunge, “Joe Wright crea sul set un’atmosfera che aiuta a tirar fuori tutta l’umanità dei personaggi piuttosto che la pesantezza della politica e della storia.”
“Tutti sono stati molto collaborativi, a partire dalla creazione del personaggio realizzata con Jacqueline Durran e Ivana Primorac; Joe si fida pienamente di tutti i suoi collaboratori.”
Anche Primorac conferma, “È un sistema collaudato in cui nessuno riuscirebbe nel proprio intento senza l’aiuto dell’altro. Joe è veramente in grado di farci lavorare come una squadra.
“Lily è una giovane donna espressione della modernità, ma siamo riusciti a trasformarla in una donna comune degli anni ’40”
Durante le riprese, James ha cercato di lavorare su alcuni dettagli che ha considerato più importanti, come il fatto che “Elizabeth lo deve seguire, anche nella macchina sempre con un taccuino o battendo a macchina. Mi ci sono voluti un paio di mesi per imparare a battere professionalmente a macchina, peraltro con la tecnica dell’epoca.
“Di base, Elizabeth era a disposizione ogni ora del giorno e della notte e io mi sono dovuta settare per entrare nella mente di una giovane donna poco più che ventenne trovatasi al fianco di un tale genio, a lavoro su discorsi e telegrammi che hanno cambiato il corso della storia.”
Durran ha sviluppato per il personaggio un’evoluzione per gli abiti che indossa, più di altri presenti nel film. Mentre nelle prime scene Elizabeth indossa vestiti più morbidi e graziosi, si nota con il passare del tempo un passaggio ad abiti più rigorosi, come se si adeguasse al cambiamento di atmosfera nella vita di Churchill.
Lisa Bruce sottolinea, “Elizabeth è come una graziosa margherita che spunta fra questi potenti anziani politici. Porta con sé un’energia totalmente differente nella storia e anche al suo rapporto con il protagonista. Con lei, Churchill tende ad abbassare un po’ la guardia; attraverso la sua figura si vedono elementi di Winston che altrimenti non avremmo potuto notare.
“Lily ha un approccio totalmente naturale che ha permesso di far emergere l’innocenza e la lealtà che prova per il proprio capo. La vera Elizabeth scrisse di quanto fosse duro il lavoro ma anche grande fonte di ispirazione, per quello che è stato il periodo più importante della sua vita. Lily è riuscita a cogliere questo sentimento nella sua interpretazione.”
Gli Uomini al suo fianco
Nonostante i tanti anni passati in Parlamento, Winston Churchill non era visto come la figura giusta per il ruolo di Primo Ministro. Un’impressione stravolta il 10 Maggio 1940, giorno in cui Re Giorgio VI lo nominò, nonostante fosse molto debole il supporto datogli dal Partito Conservatore (conosciuto come i Tories) o l’establishment britannico.
Dopo aver invitato immediatamente il precedente Primo Ministro, Neville Chamberlain, e Lord Halifax (conosciuto come Edward) al suo Gabinetto di Guerra, Churchill si rese definitivamente conto che Chamberlain guidasse ancora saldamente il Partito Conservatore e che Halifax rappresentasse la prima scelta per molti, compreso il Re.
Il vincitore dell’Emmy Award Ben Mendelsohn, scelto per interpretare il Re, nota che L’Ora Più Buia – Darkest Hour esplora i sentimenti di Giorgio VI su Churchill e la guerra. Fu un momento di grande pressione su entrambi e si trattò di un rischio enorme che si trovarono a correre fianco a fianco.
“Sono stato onorato e sorpreso dalla proposta di poter interpretare Sua Maestà. Ho valutato che avere un ruolo di una figura inglese di tale statura fosse una sfida molto ambiziosa da lasciarmela sfuggire.”
Lisa Bruce spiega, “È stata un’idea di Joe Wright il coinvolgimento di Ben. Da australiano, Ben ha dovuto lavorare sul proprio accento integrando anche la nota balbuzie del Re. Non è stato sicuramente facile.”
Joe Wright spiega, “Da subito sono stato certo di volere Ben a interpretare quel ruolo. L’ho molto apprezzato in Il Ribelle – Starred Up, e ho notato quanta energia fosse in grado di trasmettere arrivando alla giusta concentrazione. Scavando nella sua interpretazione trovi molti elementi che hanno aiutato le scene fra il Re e Winston.”
Ivana Primorac nota, “Joe farà sempre la scelta migliore per gli attori dei suoi film, io e Jacqueline Durran, con i nostri reparti, lavoreremo con l’attore per la creazione del personaggio.
“Ben avrebbe potuto presentarsi di fronte alla macchina da presa praticamente così come è fatto, ma dovevamo necessariamente aumentare il senso di regalità. Siamo intervenuti, anche sui capelli, per aumentare la somiglianza con il Re e per suggerirgli una modifica della postura e dei movimenti. È entrato perfettamente nel ruolo.
“Quando vedi Churchill e il Re nella stessa scena, c’è una trasformazione meravigliosa perché da protagonista indiscusso il Primo Ministro si rende piccolo, quasi disordinato e fuori registro rispetto a Sua Maestà, per una scena sorprendente.”
Gary Oldman sottolinea, “Colin Firth [che ha interpretato Il Discorso del Re – The King’s Speech] è un modello difficile da seguire, ma Ben ha fatto un ottimo lavoro, riuscendo a dare un’interpretazione unica e personale.
“Ben ha fatto presente a Joe di un’eccessiva presenza di parole con la lettera r nelle proprie scene. Sensibile nei confronti delle problematiche dei balbuzienti, come lo stesso Re, ha chiesto di evitare alcune parole in favore di altre. Ben ha analizzato la sceneggiatura con grande attenzione facendo controproposte di assoluto senso. Questi cambiamenti sono stati una scelta completamente condivisa.”
Mendelsohn racconta, “Non voglio mai lasciare nulla di intentato, tendo sempre a provarci. Per impersonare Re Giorgio VI dovevo riuscire a cogliere nel segno alcuni aspetti.
“È stato un grande onore poter lavorare insieme a Gary Oldman, uno dei migliori attori al mondo. Senza dimenticare che è stata l’unica possibilità della mia vita di ritrovarmi in una stanza con Winston Churchill.”
Mentre il rapporto fra Churchill e il Re evolve durante la primavera del 1940, le strategie e le opinioni divergenti con Chamberlain, Halifax, e altri sono documentate nelle trascrizioni lette da Anthony McCarten e poi riproposte nei dialoghi di L’Ora Più Buia – Darkest Hour.
Per Wright, le scene ambientate nel Gabinetto di Guerra “sono fondamentali per il film e centrali per la storia che abbiamo raccontato. I dialoghi nella sceneggiatura di Anthony sono stati ripresi dai verbali di questi incontri, da cui è emersa una forte energia drammatica. Ho voluto dargli una forza cinematografica, pur con 17 attori in un solo spazio. Spesso la gente immagina che il cinema è una semplice sequenza di inquadrature, mentre per me è una tela da dipingere.
“Per alcune inquadrature ho usato Winston di spalle. Per dare forza all’opposizione delle persone che lo osteggiavano ho voluto mostrare i loro visi durante queste riunioni.”
McCarten nota, “Da una parte alcuni erano convinti di dover scendere ai patti con i Nazisti, mentre per altri era fondamentale rimettersi in piedi e combattere Hitler. Il conflitto fra Winston e Halifax si può sintetizzare su queste posizioni e rivederle ci permette di comprendere la pressione vissuta dal Regno Unito e Churchill in quei frangenti.”
Wright elabora, “Non puntavamo a fare un film che celebrasse la grandezza di Churchill. Eravamo convinti che il pubblico dovesse venire a contatto con le questioni in ballo e valutarle. La forza di Churchill è stata esattamente la stessa: da leader, ha ascoltato e valutato tutte le posizioni in ballo e poi ha preso una decisione. Più di una volta nel film viene presentato questo approccio.
“Nelle scene allestite mi auguro che il pubblico possa dare ascolto alle parole di Halifax e considerare attentamente la sua posizione; se la Gran Bretagna non avesse vinto la guerra, gli avremmo dato ragione? In quel caso Churchill avrebbe perso i galloni da eroe? Vincere una guerra è il risultato di molte scelte, combinate alla fortuna, alla tragedia e a tanto altro.”
Nota con sollievo, “La storia ha provato che le scelte di Churchill fossero corrette e vale la pena celebrarle. Ma nel maggio 1940 c’erano comunque le condizioni per valutare l’opportunità di un negoziato di pace, anche solo per le condizioni in cui si trovava l’esercito britannico; l’armata di terra era intrappolata a Dunkirk, dall’altro lato del Canale, con il serio rischio di rimanere bloccata e indifesa.”
Per il ruolo di Halifax, un aristocratico dal profondo sentimento religioso, Wright era convinto di aver bisogno di un attore che potesse portare una bella dose di autorità e persuasione piuttosto che un semplice antagonismo. Il vincitore del Tony Award Stephen Dillane è una delle candidature uscite durante il casting e il suo nome ha immediatamente intrigato il regista.
“Stephen è un attore rigoroso e sono stato immediatamente certo che avrebbe sviluppato un personaggio capace di colpire l’attenzione del pubblico,” conferma Wright. “Porta con sé una forza morale, al punto tale da poter persuadere anche gli spettatori sul fatto che Halifax avesse le sue ragioni.”
McCarten commenta, “Non si possono trascurare i vantaggi che offre la pace, ma la conoscenza della storia che aveva Churchill lo portò a ricordare quei paesi che arrivati a stringere patti non recuperarono mai la propria forza e lo convinsero a combattere per non perdere mai l’opportunità di farlo.”
Per impersonare Halifax, Dillane ha lavorato fianco a fianco con Primorac – al punto di “rasare metà del proprio cranio” – e ha scoperto attraverso le proprie ricerche di sentirsi perfettamente a proprio agio in quel ruolo. Come lui stesso spiega, “È stato difficile trovare qualcuno che volesse mettere una buona parola per lui. Halifax è diventato il simbolo di chi ha torto, ma è difficile valutare quanta obiettività vi sia nel giudizio e quanto sia ormai divenuto leggenda.
“È stato anche interessante considerare il suo interesse a esercitare influenza sul Partito sulla questione dell’azione militare.”
Lisa Bruce riflette, “Stephen ha studiato ogni prospettiva sull’uomo Halifax, sezionando ogni aspetto. Il personaggio è così composto da vari strati ed è in grado di essere una perfetta controparte per Churchill, per un contributo unico alle potenti scene nel Gabinetto di Guerra.”
L’attore veterano Ronald Pickup è subentrato per il ruolo di Neville Chamberlain, dopo la morte di John Hurt, che era stato originariamente scelto per la parte. “Mi sento privilegiato ad essere parte del cast di L’Ora Più Buia – Darkest Hour,” racconta Pickup. “È una storia molto emozionante capace di offrire grande ispirazione.
“Neville Chamberlain era in favore di una pace con Hitler e il rifiuto della Camera dei Comuni ne ha forzato le dimissioni. Rimase comunque leader dei Tories, sui quali esercitava ancora una certa influenza.”
Douglas Urbanski spiega, “Ciò che Ron ha portato alla parte è una combinazione di vulnerabilità e forza. Con la sua interpretazione, nei suoi occhi, si riesce a vedere molto del Chamberlain di quelle settimane.
“Molti sono stati convinti che fra lui e Churchill ci fosse una rivalità. Quello che non ricordano è che Churchill abbia pronunciato uno splendido discorso funebre dopo la morte di Chamberlain in una seduta plenaria della Camera dei Comuni.”
Pickup racconta che poter recitare con Oldman “è stato emozionante e stimolante per il modo in cui Gary ha preso i panni di Winston, mettendo in gioco tutto sé stesso per la sua performance. Penso che sia un attore straordinario perché lo fa senza alcun commento.”
“La sceneggiatura, scritta meravigliosamente da Anthony, riesce a non esprimere alcun giudizio. Joe ha evitato anche eccessi di ogni tipo, mostrando un grande amore per i propri personaggi.”
Bruce nota che ogni membro del cast ha beneficiato della dedizione di Wright e del suo essere “molto attento a ogni dettaglio. Non mi sono mai trovata su un film in cui il regista ha organizzato due settimane di prove con gli attori, permettendogli di lavorare alla ricerca della giusta interpretazione. Sono molti gli attori che sono rimasti sorpresi da questa opportunità.”
Oldman rivela “Sono state 10 settimane per me, una gioia assoluta, se penso che non provavo così tanto dagli anni in cui calpestavo i palcoscenici teatrali.”
Bruce aggiunge, “Joe ha coinvolto ricercatori e storici per confrontarsi con gli attori, organizzando anche delle gite in alcuni luoghi simbolici e invitando ai lavori anche alcuni membri della famiglia Churchill…
“È un regista di tutto altro livello per il modo in cui lavora. È ancora più evidente in questo ultimo film in cui non hai mai l’impressione di vedere qualcosa di artefatto; la preparazione di queste interpretazioni è stata eccezionale.”
Le Scenografie
Il contesto in cui si tiene L’Ora Più Buia – Darkest Hour è quello di una Gran Bretagna logorata. La Prima Guerra Mondiale ha lasciato un conto salato sull’economia e sulla popolazione, e i due decenni successivi non sono riusciti a recuperare la forza industriale e militare del passato, per un’incombente nuova ondata di austerità.
Per ricostruire lo stato generale del paese, Joe Wright si è avvalso nuovamente della collaborazione della scenografa, nominata al Premio Oscar, Sarah Greenwood e dell’arredatrice Katie Spencer. È lui stesso a spiegare, “Siamo una squadra, di cui Sarah e Katie sono parte integrante. Dopo tanti film insieme, abbiamo una grande confidenza.”
Questo rapporto privilegiato ha contribuito alla costruzione di set circolari, che Wright preferisce per la flessibilità che garantisce ai movimenti di macchina e agli attori.
Wright ha dato alla coppia delle linee guida partendo dal fatto che “Londra, nel 1940, era molto diversa da quella contemporanea, molto più sporca. Abbiamo dovuto evitare tutte le location più classiche.”
Colori smorzati, ombre tenui, divani d’epoca e tappeti logori sono diventati la regola. Gli interni della base del Primo Ministro a 10 Downing Street sono stati ricreati seguendo la gamma di colori definita dal direttore della fofografia nominato per il Premio Oscar Bruno Delbonnel insieme a Wright.
Una soluzione ideale per Greenwood che rivela “Questo periodo, sullo schermo, rischia di apparire fiabesco, ma abbiamo lottato duramente per evitare un tale effetto su L’Ora Più Buia – Darkest Hour.
“Quando è arrivato il momento di ricreare gli interni di 10 Downing Street, siamo stati fortunati abbastanza da trovare una villa nello Yorkshire che ci ha lasciato grande libertà per realizzare quanto volevamo, inclusa la realizzazione di set circolari come richiesto da Joe.”
Il reparto non ha dovuto realizzare una copia esatta di quegli uffici, in parte perché c’è una scarsa documentazione su come fosse allestita nel 1940, rivelandosi un grande vantaggio per il loro lavoro.
Greenwood sorride, “Ci ha permesso di muoverci liberamente per ricreare la nostra versione, anche se non ha nulla a che vedere con l’originale. Basti pensare che le scale vanno nella direzione sbagliata…”
Buckingham Palace è stata sostituita da un’altra location, chiamata Wentworth Woodhouse, un imponente palazzo neo-classico conosciuto per essere il più grande di proprietà di un privato nel Regno Unito.
Delbonnel ha illuminato le scene negli interni attraverso piccoli buchi perché Greenwood e la sua squadra “hanno serrato le finestre con enormi persiane laminate. Del resto anche Buckingham Palace durante quegli anni non era scintillante, e anche nel rispetto del sentimento nazionale manteneva luci costantemente soffuse.”
Considerando su quali siano stati i luoghi in cui Churchill ha passato maggior tempo durante le quattro settimane raccontate sullo schermo, L’Ora Più Buia – Darkest Hour è caratterizzato maggiormente dalla Camera dei Comuni e dal Gabinetto di Guerra e per entrambi si è cercato di garantire il massimo di fedeltà.
Gli originali ambienti del Gabinetto di Guerra sono stati conservati come musei e non è stata concessa l’autorizzazione per girare all’interno. La produzione ha avuto però il permesso di prendere misure e scattare fotografie, oltre a lasciare Gary Oldman libero di muoversi all’interno, fino a potersi sedere sulla sedia di Churchill.
Per la ricostruzione ci sono voluti mesi di pianificazione e ricerca nella prospettiva di arrivare a un modello fedele del bunker in cui venivano dibattute le strategie. Il set è stato realizzato negli Ealing Studios, il set cinematografico più antico al mondo, in cui sono stati girati classici come La Signora Omicidi – The Ladykillers e It Always Rains on Sunday. Nulla è stato lasciato al caso, neanche la font e i colori delle mappe.
Oldman aggiunge, “Ogni dettaglio è stato curato perfettamente. È stato come trovarsi nelle stanze reali, certamente per la cura è il set migliore su cui sia mai stato.
“Nulla era fuori posto: ho aperto un paio di libri appoggiati sulla scena e ho scoperto che erano delle notevoli riedizioni dell’epoca.”
Lily James conferma, “È stato straordinario, ho aperto un cassetto e ho trovato delle bustine di zucchero e delle matite pronte all’uso.”
Il consulente storico Phil Reed è stato il responsabile del Gabinetto di Guerra per 23 anni, un periodo che definisce “probabilmente i migliori 23 anni della mia vita.” Reed ha dato la sua approvazione per la ricostruzione fatta dai reparti di Greenwood e Spencert. Come confermano le sue parole, “Le mattonelle, le travi, anche il sistema di areazione, sono tutti fedeli all’originale. Per alcuni elementi è stato necessario ricalibrare la scala per permettere alla macchina da presa di muoversi senza intoppi.
“In ogni caso l’atmosfera e lo spirito sono stati colti in maniera esatta e rievocati brillantemente.”
Il reparto ha guidato la creazione di un ufficio dotato di vita per un’attività di 24 ore, con distese di telefoni, pile di carta che cresce, mappe e giacigli per dormire. L’immagine generale da riproporre è stata quella di un caos organizzato, in cui far sentire il dinamismo continuo.
Greenwood spiega, “Il Gabinetto di Guerra sono un casino in movimento, da cui nasce l’ispirazione di Churchill per ogni sua scelta. Erano stanze sottoterra, che danno la sensazione di una tana. Joe voleva che si percepisse una linea guida di pronto intervento.”
“I dialoghi presenti in sceneggiatura rendono perfettamente il clima esplosivo e la tensione nel dover gestire le informazioni da condividere con il resto della nazione.”
James racconta, “È una sorta di labirinto, in cui puoi vedere perdere la testa. Joe e Bruno hanno colto delle immagini che sorprenderanno il pubblico.”
Douglas Urbanski rimorso, “Le spettacolari scenografie realizzate avevano dei muri molto spessi, ma nonostante tutto potevano essere rimossi così da lasciare a Joe un prospettiva da un angolo diverso, avvicinandosi ancora di più ai personaggi.”
Wright nota, “Essendo buona parte del film realizzata in quell’ambiente, volevamo un’atmosfera claustrofobica, in cui tensione e condivisione degli spazi fossero ben percepibili. Non c’è nulla di tecnologico in queste stanze ed è impressionante ripensare che tutta questa gente lavorasse con strumenti molto basici. L’ho trovato molto commovente.”
In un contrasto dichiarato con l’alacre alveare sotto terra, la Camera dei Comuni ha una dimensione più alta. La ricostruzione degli ambienti che sarebbero stati poi toccati dal bombardamento di Londra pochi mesi dopo è stata fatta negli imponenti studi di Warner Bros., a Leavesden, nell’Inghilterra del sud.
Greenwood ammette, “Costruire un set ha lasciato maggiori margini a Joe e Bruno. A un certo punto si era presentata l’opportunità di girare nella vera Camera dei Comuni, anche se ultimamente è stata ristrutturata e avrebbe presentato molte inesattezze, ma alla fine ci è stato detto che nessuno fra troupe e attori si sarebbe potuto sedere sui seggi.”
Wright la prende con una risata, “Solo i membri del Parlamento sono ammessi a sedersi nella Camera dei Comuni! Ne abbiamo dovuto costruire una da zero e abbiamo optato per una versione più ricca e cupa, per renderla più vittoriana.”
Greenwood conferma, “È stata un’operazione difficile e rischiosa, condotta con il contributo del supervisore Nick Gottschalk che ha lavorato attentamente per capire fino a dove ci potessimo spingere, soprattutto a livello di budget. Ma alla fine ne è valsa la pena per tutto quello che ha potuto fare Bruno in termini di illuminazione e movimenti.
“Bruno è un maestro della luce; ha un approccio che definirei naturalista, in cui prevale la consapevolezza di dover lasciar parlare la storia e l’interpretazione degli attori.”
Wright ci tiene a sottolineare, “Tutta la sceneggiatura si sviluppa per arrivare a quello che è successo in quell’aula, quando Winston pronunciò l’indimenticabile discorso del 4 giugno 1940.”
Con 450 comparse, utilizzate per rappresentare tanto il Partito Conservatore che Laburista, Jacqueline Durran e il suo reparto si sono impegnati per vestirli tutti da testa ai piedi. Il set è stato riempito anche per alimentare l’energia di Oldman. “Avere persone reali durante un monologo, non folle generate dal computer, contribuisce a far alzare l’adrenalina,” ricorda Wright, che per tenere alto l’umore dei presenti fra una scena e l’altra utilizzava anche brani musicali come “Hey Jude” dei Beatles.
Urbanski spiega, “Le comparse sono state incoraggiate a reagire ai discorsi di Winston, con risatine e brusii.”
Greenwood si meraviglia ancora, “Ci sono stati così tanti momenti in cui abbiamo visto Gary pronunciare quelle parole e ritrovarci sorpresi, tanto nel bunker che nella Camera. Rimaneva addosso la sensazione di essere testimoni di un momento storico.”
Seguendo Le Sue Impronte
In L’Ora Più Buia – Darkest Hour, nel momento in cui Churchill attraversa St Stephen’s Hall e si toglie il cappello alzando il bastone verso le statue dei Primi Ministri passati, Gary Oldman sta di fatto camminando nelle stanze del Parlamento.
La produzione ha richiesto e poi ottenuto i permessi per girare all’interno del Parlamento, conosciuto anche come il Palazzo di Westminster. L’Ora Più Buia – Darkest Hour è il secondo film ad aver avuto accesso a quelle sale: il primo è stato Suffragette. Il processo di approvazione della pratica è durato sei mesi.
La procedura di sicurezza è stata la più rigida mai incontrata per le riprese di un film da tutti i componenti del cast e della troupe, considerando che ogni singolo pezzo è stato controllato in un luogo concordato; una volta passata la verifica, sono stati portati sulla location delle riprese per un percorso definito. Ogni deviazione avrebbe portato al punto di partenza e fortunatamente è successo una sola volta.
All’interno del Parlamento è stato possibile entrare nella St Stephen’s Hall senza dover cambiare la sceneggiatura e addirittura con il permesso di far fumare Churchill durante le scene.
Se per gli interni di 10 Downing Street è stata necessaria la ricostruzione, gli esterni sono reali. Anche in quel caso ci sono state misure di sicurezza ferree, considerando che si è trattato della seconda produzione che ha avuto questa opportunità: fino a poco tempo fa non era possibile girare neanche documentari e reportage giornalistici. Ovviamente ci sono voluti mesi per approvare gli interventi necessari per garantire la verosomiglianza.
Controlli di sicurezza sono stati richiesti per i veicoli e la troupe, ma si è percepito un grande entusiasmo quando la macchina da presa di Bruno Delbonnel ha seguito Churchill non solo all’ingresso ma anche sulla strada.
La giornata più difficile per tutta la produzione è arrivata il 12 novembre 2016 quando è stato ricreato l’attacco a Calais del Maggio sul set di Chatham’s Fort Amherst. 110 comparse vestite in uniforme militare sono state coinvolte per la messinscena. Per dare il giusto tono alle ore di lavoro Wright ha chiesto che venisse suonata “Sleep” di Max Richter. L’assedio di Calais vide uniti le armate francesi e inglesi nel resistere ai duri attacchi tedeschi per tre lunghi giorni, permettendo l’evacuazione delle truppe bloccate a Dunkirk – ma con il sacrificio di questa guarnigione.
Delbonnel e Wright hanno studiato per questa scena di iniziare da una croce illuminata a lume di candela e poi un altare di fortuna, prima di seguire il percorso fatto dal Brigadiere durante la lettura del telegramma che sancì il destino dei suoi uomini. Per la ripresa fatta con la Steadicam, l’operatore di macchina è stato legato a delle corde: al momento di fare una panoramica per leggere il testo, il tecnico è stato lanciato in aria da un braccio salendo a un’altezza di 12 metri. Da lì è stata pensato un passaggio con un drone che salendo in cielo aumentasse la sensazione funerea.
Wright confessa, “Era la prima volta che lavoravo con Bruno, ed è stata un’ottima esperienza perché mi ha messo spesso alla prova. È stato fondamentale per la realizzazione di L’Ora Più Buia – Darkest Hour.”
Il montatore Valerio Bonelli, al suo primo film con Wright, è stato messo al fianco dell’autore della colonna sonora Dario Marianelli, già vincitore del Premio Oscar, che aveva già iniziato a lavorare sui brani prima delle riprese. Wright ha anche fatto sentire sul set le composizioni di Marianelli.
Wright aggiunge, “È stato importante ed appropriato per questo progetto che racconta un passaggio critico per la storia di tutta Europa coinvolgere talenti britannici, francesi e italiani.”
Prendere Possesso
Anthony McCarten riconosce che “ci sono scene in L’Ora Più Buia – Darkest Hour in cui Winston Churchill non ha alcun elemento che lo faccia sembrare un Primo Ministro.”
Joe Wright conferma, “Per Winston i pranzi erano spesso accompagnati da un bicchiere di vino bianco e magari anche uno scotch, e considerando gli orari non era inusuale che tenesse qualche appuntamento a letto o addirittura nel bagno. Dettava gli appunti per la giornata dal letto e riceveva gli ospiti con cui parlava di questioni di stato ancora in pigiama.
“Inoltre, non c’era ragione per cui non si ritagliasse lo spazio per un sonno alle quattro di pomeriggio, anche nel Gabinetto di Guerra dove faceva tenere una piccola branda. Era la sintesi perfetta dell’eccentricità inglese.”
McCarten continua, “Per cogliere l’uomo che c’è dietro l’icona, era importante far emergere anche i tratti del suo carattere. Abbiamo drammatizzato alcuni momenti specifici, ma tutto è uscito fuori dalle nostre ricerche.
“Un aspetto rivelante che non viene raccontato spesso dai libri di scuola è che fu la mente dietro all’Operazione Dynamo che permise l’evacuazione da Dunkirk, in cui civili e militari parteciparono alla messa in salvo dei loro connazionali.
“L’operazione fu un’idea di Winton Churchill con cui salvarono migliaia di vite, inglesi e francesi.”
In ultima battuta, lo sceneggiatore ha voluto “superare i confini soliti nella comprensione di questo personaggio. Con tutto il rispetto, credo che la storia abbia sepolto sotto un sentimento di stima le sfaccettature di Churchill. Più una figura storica è celebre, maggiore è la sensazione che appartenga a tutti.
“Le debolezze, le fobie e i dubbi di Winston sono stati raccontati su tutti i libri che gli sono stati dedicati. Credo che gli si debba maggiore riconoscenza.”
Phil Reed, OBE, Direttore Emerito della Churchill War Rooms è stato consulente storico di L’Ora Più Buia – Darkest Hour. Questo è il suo commento, “Winston Churchill è spesso visto come l’uomo che ha salvato il proprio paese e conseguentemente il mondo. Questo film riesce a dare visibilità a un periodo della sua vita in cui si è guadagnato il proprio posto nella storia.
“La trasformazione è avvenuta quando da essere circondato di persone che non si fidavano di lui è divenuto la guida capace di dare una direzione a un intero paese, ai suoi concittadini e di fatto a tutto il mondo…”
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info: 18/01/2018.
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